06 dicembre 2007

Abbinarsi in tutto

Raccolgo la mia borsa termica, apro il congelatore e infilo nelle tasche interne due piastre di ghiaccio artificiale. Esco. Oggi voglio comprare il pesce alle sette di mattina e non di sera. Una nebbia bastarda mi fa vedere cinquanta metri di strada, il traffico è scarso. Ogni tanto lungo la strada incrocio, ferme ai bordi, piccole figure sltellanti nel freddo: il bus della scuola non è ancora passato. Parcheggio, scendo e vado verso la porta. Chiusa. Guardo l'insegna, è proprio quella della pescheria, poi guardo dentro. Il locale è bianco, deserto, da qualche buco sui muri si affacciano grovigli di fili, degli aloni più scuri ricordano le forme di un banco, di una vetrina, di una cassa. Sembra di stare in quel film con Michael Douglas, dove tutto è un gioco. Un gioco assurdo e bastardo, come la nebbia, ma io stasera che ceno? Mi guardo intorno, magari sperando di trovare qualcuno a cui chiedere dove sia finita quella pescheria, magari si è trasferita a cento metri ma io non la troverò mai, magari invece è fallita, non che si possa tenere in piedi un'attività a cassette di sgombro. Ma non passa nessuno e se qualcuno passasse, dentro la nebbia, sul marciapiede opposto non lo vedrei comunque. Risalgo in auto, triste e sconsolato, debbo rifare il menu per la cena. Torno indietro, sulla strada, in punto in cui al Sile han fatto fare un ansa strettissima, c'è una chiesa, quattro case è un negozietto di alimentari. Il padrone mi accoglie in grembiule bianco da lavoro, annodato sopra un giaccone pesante, mi accoglie con fare cortese, timido, lo sguardo nascosto dietro alle lenti degli occhiali, un sussurro di voce, un viso magro nascosto da un cappellaccio imbottito con una lunga visiera. Mi guardo attorno, la merce è disposta con cura, ma lo spazio è poco e la fa sembrare accatasta, i biscotti troppo vicini ai saponi, i formaggi appoggiati sopra e dentro al banco con cartellini scritti a mano per decretarne la provenienza e la DOP. Vago per l’ovale che il negozio disegna, uno spazio lungo e stretto che diviene un corridoio circondato da prodotti. E un negozio che non fa venire troppe idee, anzi le poche che hai te le confonde, le mischia diluendole e le annacqua rendendole informi, piatte e le senti uscire dalla porta come un secchio d’acqua gettato sul pavimento, saturo di sapone ma senza schiuma.
E' solo la zona della verdura che evita di farmi fare la stessa fine del secchio d’acqua. Ci sono due cassette di radicchio trevigiano, ci mancherebbe, freschissimo ! Non ho idea della ricetta ma ne prendo due ceppi, magari per mischiarli all’insalata che già ho, qualche pera da usare come dolce, un etto di prosciutto e una fetta di quel formaggio lì, che sembra Asiago ma che ha la crosta nera. L’ uomo taglia, affetta, pesa, incarta, chiude con lo “scoc” e scrive con un penna, che appare e scompare veloce dal taschino, l’importo di ogni cartoccio. Era tempo che non vedevo questo gesto ormai “antico” e soppiantato dalle bilance elettroniche che sputano quei cartellini appiccicosi.
Esco deluso e triste e me ne vado al lavoro rimandando alla sera il pensiero della cena, probabilmente prosciutto e insalata, pera e formaggio… E invece no il mio spirito indomito guidato da pscicofame atavica, si inventa un:

Risotto al radicchio con pere caramellate e asiago



Dosi per 4 anche se ero solo.
In una casseruola fate caramellare due pere fatte a tocchetti piccoli per una decina di minuti, poi tenete poi da parte. Nella stessa casseruola lasciate ora andare a fuoco basso in poco olio un trito di scalogno e di cipolla. Appena prende colore aggiungete le pere, e un ceppo di radicchio trevigiano tagliato sottile. Lasciate che il radicchio appassisca e poi aggiungete il riso 80g a persona che lascerete tostare a fuoco medio per un paio di minuti. Ricordate che il riso deve “scrocchiare” nella padella. Sfumate con del vino bianco meglio se dealcolizzato , e poi cominciate a cuocere il riso aggiungendo di volta in volta del brodo vegetale. Quando il riso sarà cotto, che vuol dire al dente, spegnete il fuoco, aggiungete 200g di Asiago DOP grattugiato grossolanamente, una noce di burro e mezzo ceppo (la parte colorata superiore) di radicchio trevigiano tagliato finemente. Mantecate finché formaggio e burro non siano sciolti completamente, coprite con un canovaccio lasciate riposare per un paio di minuti


Non ci ho bevuto il bianco per sfumare, non lo cito neanche, ma va da se che terra chiama terra, un bianco veneto con una bella alcolicità ci muore, mi viene in mente, così al volo, un Soave Superiore.
Comunque non è facile "abbinarsi", credete. E poi mi chiedo, ma a che ora cantano i galli?

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi intriga questo risotto, ma le pere le lasci caramellare nel loro succo o aggiungi un pochino di zucchero?
Buona giornata,
Pegaso

Anonimo ha detto...

strano, mi sono detta, mentre scorgevo le immagini di questo splendido risotto, 'sto radicchio ha delle incredibili sfumature turchesi.
turchese acceso, per la precisione.
proverò a farlo nella maniera tua, anche perchè il risotto col radicchio è un mio cult, ma fino ad oggi l'ho sempre fatto nella versione base, senza pera, grazie bella idea.
e grazie per questo radicchio turchese.


fiordisale

Loste ha detto...

@Pegaso: mastica una foglia di radicchio e un pezzetto di pera assieme, se ti sembra troppo amaro, caramella con mezzo cucchiaino di zucchero, a me non è servito.
@Fiordisale: anche io mentre lo postavo mi chiedevo di che colore fosse 'sto radicchio... In effetti guardandolo bene, è proprio turchese di un turchese quasi marino ;)
Loste

Chimera ha detto...

...interessante e sfizioso...da provare!
ciao!!

FrancescoP ha detto...

Bello e gustoso. Come sempre!
Sembra che siamo tutti dati appuntamento a fare risotti con pere!
Ciao dal belgio/olanda

Anonimo ha detto...

quando vuol nevicare, dicono che i galli cantano in piena notte, prima che sorga il sole, dicono...

Anonimo ha detto...

prima l'anonimo ero io...

Anonimo ha detto...

Al di l� della ricetta, � sempre un piacere leggere i tuoi post. Trovo che prendersi lo spazio necessario per trasmettere emozioni come fai tu, sia sempre pi� raro. Il mio � un elogio alla lentezza intesa come intimit� non so se riesco a spiegarmi. Grazie infinite.

Anonimo ha detto...

Ottima scelta alternativa agli sgombri, bel topolone.
Cavami una curiosità: appurato che ti sei o ti hanno confinato in terra benedetta, continuo a chiedermi - dopo il post sullo strudel - ma dove parlano tedesco in quella terra? I più vicini sono i Doblacensi, ma siamo in Pusteria, e i Tarvisiani, ma siamo in Friuli.
Andocacchio stai?

Anonimo ha detto...

radicchio adorabile il suo gusto amaro dolce adattabile su molti piatti ottimo sulla brace
marco
www.chefmarco.splinder.com

Loste ha detto...

@grazie Chimera
@TFT è vero ho visto che anche tu ti sei buttato sul riso
@Marzia non lo sapevo interessante... anche se dovrei esser coperto di neve per un due o tre metri .....
@si Monica ti spieghi, prego infinite
@Maurice sono a Treviso, ma lo strudel risale a qualche tempo fa, zona Grigioni valle di Davos.
@vero Marco ottimo anche alla brace
Loste

Geillis ha detto...

non deve essere un posto allegro, soprattutto in inverno...e io, che vivo a Roma, mi lamento del freddo! Però avverto dalle tue parole una certa atmosfera suggestiva...
P.s. il radicchio è buonissimo anche al forno...

Luc ha detto...

bella la nuova testata !!!!

Loste ha detto...

@Luc: detto da te è un onore... Tu faresti sicuramente di meglio sia in grafica che in fantasia. Grazie
Loste

adina ha detto...

...maa... come va? lassù, nel profondo nordest? terra veneta, piena di tradizioni e contraddizioni?