Un taxi per quattro
Un brivido freddo mi sveglia dal sonno. Sono ancora sul divano, adesso mi alzo e vado a letto. Adesso spengo la televisione, che imperterrita continua a parlare. Adesso me ne vado a dormire. Un brivido ancora, lungo la gamba. Infilo la mano nelle tasche della tuta, il cellulare mi vibra in mano. AAALEO, dice il display, illuminato, e poco sopra al nome 23:43 in cifre grandi e nere. Sono indeciso su quale tasto pigiare ... ma si va, verde!
Si.
Papà ?
Credo di si, sempre che tu sia mio figlio.
Papà, tra venti minuti alla stazione di Fabriano. Click
Ah ecco. Mi pareva troppo godurioso alzarsi dal divano e tuffarsi nel letto. Adesso ricordo: il ragazzo è andato al cinema con i suoi amici. Due coppiette di liceali, e un tassista nella notte. Infilo le scarpe, la giacca a vento e un cappello nero di lana. Esco.
Il freddo della notte, non mi prende a schiaffi. Mi molla invece un calcio diritto in mezzo alle gambe e mentre mi piego, mi assesta un colpo secco tra spalle e collo. Riparo in auto, ghiacciata come un congelatore, infilo la chiave, le cifre rosse appaiono appannate sul cruscotto, cerco quella della temperatura: -4. Meno quattro, ripeto, solo meno quattro dai. Che vuoi che sia un attimo fa eri sdraiato al caldo del divano, cullato dalla luce azzurina della tv, una coperta leggera ai piedi, e adesso sei a meno quattro. Roba da farsi venire una sincope.
Armeggio con lo stereo, ogni volta ho lo stesso dubbio: quale musica mettere per dei quasi quindicenni? Symple Red? Un po' datati. Eminem? Eccessivo. Keith Jarret? Seee bonanotte. Moby? Magari potrebbe anche andare, certo loro avevano sei o sette anni quando uscì Play e quindi che ne sanno. Ligabue? Ligabue va bene. Si capiscono le parole, è moderno, ma non troppo, è rock. Ligabue allora!
Volume non troppo alto, ma neanche troppo basso. Ma non è che questo album l'ho già messo la volta scorsa con loro? No. Non mi pare. No. Sono sicuro di no.
Si.
Papà ?
Credo di si, sempre che tu sia mio figlio.
Papà, tra venti minuti alla stazione di Fabriano. Click
Ah ecco. Mi pareva troppo godurioso alzarsi dal divano e tuffarsi nel letto. Adesso ricordo: il ragazzo è andato al cinema con i suoi amici. Due coppiette di liceali, e un tassista nella notte. Infilo le scarpe, la giacca a vento e un cappello nero di lana. Esco.
Il freddo della notte, non mi prende a schiaffi. Mi molla invece un calcio diritto in mezzo alle gambe e mentre mi piego, mi assesta un colpo secco tra spalle e collo. Riparo in auto, ghiacciata come un congelatore, infilo la chiave, le cifre rosse appaiono appannate sul cruscotto, cerco quella della temperatura: -4. Meno quattro, ripeto, solo meno quattro dai. Che vuoi che sia un attimo fa eri sdraiato al caldo del divano, cullato dalla luce azzurina della tv, una coperta leggera ai piedi, e adesso sei a meno quattro. Roba da farsi venire una sincope.
Armeggio con lo stereo, ogni volta ho lo stesso dubbio: quale musica mettere per dei quasi quindicenni? Symple Red? Un po' datati. Eminem? Eccessivo. Keith Jarret? Seee bonanotte. Moby? Magari potrebbe anche andare, certo loro avevano sei o sette anni quando uscì Play e quindi che ne sanno. Ligabue? Ligabue va bene. Si capiscono le parole, è moderno, ma non troppo, è rock. Ligabue allora!
Volume non troppo alto, ma neanche troppo basso. Ma non è che questo album l'ho già messo la volta scorsa con loro? No. Non mi pare. No. Sono sicuro di no.
Allora via si va. Lungo la strada Cerco di darmi un tono, ostentare una certa indifferenza, un po' di distacco, ma non troppo. Alla fine sono sempre un papà, anche se questa è la terza volta, che tassino i ragazzi. Ma il ruolo è il ruolo. E quindi faccia seria e leggero ghigno di altezzoso distacco.
Alla stazione non c'è nessuno. Giusto un taxi, vero, fermo in sosta. Un polizziotto della polfer che mi guarda, e a cui rivolgo un incerto sorriso, probabilmente non visto nel buio della sera. Ligabue che dice di aver lasciato qualcosa sul comodino. In quel momento tutte le portiere si spalancano, e l' auto si riempie. Ciao Papà. Buonaseraaa ! Ciao Marco. Ciao come va ?. Sorrido soddisfatto a quel distacco che non c'è e non ci sarà mai, al mio leggero ghigno di altezzoso distacco, che non si è mai stampato in faccia.
Ciao ragazzi com'è?
Bene dai!
Ma lei ascolta sempre Ligabue ?
Merda. Mi pareva che l'avevo già messa. Ha parlare è stata lei laaa... di Leo. Che andesso prende e mette Moby: Play.
Figo! Bello ! Meglio Moby no ?! Grande !!
Quando si dice non capirci una mazza. A casa via. Il film era bello? Vi siete divertiti? Mangiato ?
Le chiacchiere viaggiano tra di loro, Moby grida "eeh!" tra le note del piano e il ritmo della batteria "eeh!": Porcelain. I miei pensieri turbinano alla luce dei fari, come pezzi di carta mi svolazzano intorno, tanti fogli di "moleskine" strappati. Scritti non scritti, piegati e rimessi in scatola. Così quando arriva la domanda, non capisco che è per me. Leo mi tocca la spalla e con la coda dell'occhio vedo il viso di lei tra me e Leo che chiede. Ma a lei piace il cinghiale? Bé si certo perché ?! Perché mio nonno è un cacciatore e ne prendono tanti. E già oramai i cinghiali da queste parti devono essere abbattuti per legge regionale, tanti sono. Ma si va! E' quasi mezzanotte e mezza, per quando li avrò portati tutti e tre fino all'uscio di casa e riuscirò a buttarmi a letto saranno le una. Il sonno sarà andato a farsi benedire... Mi butto: bé certo un po' di cinghiale per un bel ragù non sarebbe male! Non vedo gli occhi di Leo, ma percepisco la sua occhiataccia al buio. Ammicco soddisfatto: proviamo a mettere insieme l'utile al dilettevole no ?!
E così è stato qualche giorno fa mi chiamano da casa e: ti hanno mandato il cinghiale! Bene. Bene tieni lì che per domenica, nessuno ci toglie, una:
Pappardelle con ragù di cinghiale
Per 4 persone dovrebbero bastare un 400 grammi di cinghiale, che andranno tenuti a bagno nel vino rosso e odori (alloro, ginepro, pepe) dalla sera prima. La mattina buttate tutto il vino e anche gli odori, battete al coltello il cinghiale e aggiungete un paio di etti di polpa di maiale magra. Fate un soffritto fine di cipolla, carota e sedano, che lascerete soffrigere a fuoco basso in poco olio evo. Aggiungete la carne e rosolatela benissimo, rimettete gli odori: una foglia di alloro, alcuni grani ginepro e di pepe, io ho aggiunto anche un chiodo di garofano e un pezzetto di Macis. Sfumate con due dita di grappa buona e vino rosso, lasciate evaporare. Aggiungete poca passata di pomodoro, o del concentrato sciolto in brodo, o in poco fondo. Lasciate andare a fuoco basso per un paio d'ore e più, io ho usato la "slowcooker" per cinque ore.
Lessate le pappardelle fatte in casa o di buona fattura, condite spruzzando un po' di parmigiano e una volta impiattato ... senza scandalizzarvi ma provandoci... un velo di cacao fondente in polvere. Un altro mondo !!!
Alla stazione non c'è nessuno. Giusto un taxi, vero, fermo in sosta. Un polizziotto della polfer che mi guarda, e a cui rivolgo un incerto sorriso, probabilmente non visto nel buio della sera. Ligabue che dice di aver lasciato qualcosa sul comodino. In quel momento tutte le portiere si spalancano, e l' auto si riempie. Ciao Papà. Buonaseraaa ! Ciao Marco. Ciao come va ?. Sorrido soddisfatto a quel distacco che non c'è e non ci sarà mai, al mio leggero ghigno di altezzoso distacco, che non si è mai stampato in faccia.
Ciao ragazzi com'è?
Bene dai!
Ma lei ascolta sempre Ligabue ?
Merda. Mi pareva che l'avevo già messa. Ha parlare è stata lei laaa... di Leo. Che andesso prende e mette Moby: Play.
Figo! Bello ! Meglio Moby no ?! Grande !!
Quando si dice non capirci una mazza. A casa via. Il film era bello? Vi siete divertiti? Mangiato ?
Le chiacchiere viaggiano tra di loro, Moby grida "eeh!" tra le note del piano e il ritmo della batteria "eeh!": Porcelain. I miei pensieri turbinano alla luce dei fari, come pezzi di carta mi svolazzano intorno, tanti fogli di "moleskine" strappati. Scritti non scritti, piegati e rimessi in scatola. Così quando arriva la domanda, non capisco che è per me. Leo mi tocca la spalla e con la coda dell'occhio vedo il viso di lei tra me e Leo che chiede. Ma a lei piace il cinghiale? Bé si certo perché ?! Perché mio nonno è un cacciatore e ne prendono tanti. E già oramai i cinghiali da queste parti devono essere abbattuti per legge regionale, tanti sono. Ma si va! E' quasi mezzanotte e mezza, per quando li avrò portati tutti e tre fino all'uscio di casa e riuscirò a buttarmi a letto saranno le una. Il sonno sarà andato a farsi benedire... Mi butto: bé certo un po' di cinghiale per un bel ragù non sarebbe male! Non vedo gli occhi di Leo, ma percepisco la sua occhiataccia al buio. Ammicco soddisfatto: proviamo a mettere insieme l'utile al dilettevole no ?!
E così è stato qualche giorno fa mi chiamano da casa e: ti hanno mandato il cinghiale! Bene. Bene tieni lì che per domenica, nessuno ci toglie, una:
Pappardelle con ragù di cinghiale
Per 4 persone dovrebbero bastare un 400 grammi di cinghiale, che andranno tenuti a bagno nel vino rosso e odori (alloro, ginepro, pepe) dalla sera prima. La mattina buttate tutto il vino e anche gli odori, battete al coltello il cinghiale e aggiungete un paio di etti di polpa di maiale magra. Fate un soffritto fine di cipolla, carota e sedano, che lascerete soffrigere a fuoco basso in poco olio evo. Aggiungete la carne e rosolatela benissimo, rimettete gli odori: una foglia di alloro, alcuni grani ginepro e di pepe, io ho aggiunto anche un chiodo di garofano e un pezzetto di Macis. Sfumate con due dita di grappa buona e vino rosso, lasciate evaporare. Aggiungete poca passata di pomodoro, o del concentrato sciolto in brodo, o in poco fondo. Lasciate andare a fuoco basso per un paio d'ore e più, io ho usato la "slowcooker" per cinque ore.
Lessate le pappardelle fatte in casa o di buona fattura, condite spruzzando un po' di parmigiano e una volta impiattato ... senza scandalizzarvi ma provandoci... un velo di cacao fondente in polvere. Un altro mondo !!!