20 dicembre 2009

Fino alla fine: le ricette del pranzo di Natale che non cucinerò


Piano così, stringi piano, chiudi la carta forno e poi fallo rotolare. Matti rotolare avanti e indietro dove mi stai andando?
Leo aiutami a piegare qui ... forte dai! No piano che me lo spezzi! Forte, piano ma che stai a fa ? Io devo continuare a rotolare avanti e indietro? No Matti vieni qui che adesso mi devi fare un'altra cosa. Ecco vedi devi rifarmi questa cosa qui, che poi la mettiamo lì. Papà volevo dirti ... Leo scusa ho da fare, anzi, tu aiutami a fare queste qui, un po' verdi, un po' rosse e un po' marroni. Si papà ma ti vorrei dire una cosa... Non ora, preparami quelle.

Papà va bene questa che ho fatto ? ... Matti sembra tutto tranne una civetta ! In effetti sembra un... un... Leo non dirlo ! No Matti no, adesso ti aiuto io. Papà però ti volevo dire quella cosa. Leo, scusa, ma non vedi come siamo messi ? Dai dopo me la dici.
Ora Matti guarda qua: facciamo una pallina grande rotonda e poi rotolandola tra le mani l'allunghiamo. Poi ne facciamo una piccolina, la schiacciamo un po', tra sotto e sopra e poi gli facciamo due puntine qui che diventano le orecchie. Vedi poi dobbiamo schiacciare con il mignolo qui in modo che diventano gli occhi, anzi il posto dove faremo gli occhi. Papà io più guardo questa cosa e più .... Leo dai maperfavore finisci quelle foglie, ne hai fatte solo tre!
Ecco vedi adesso le montiamo e cominciamo a decorarle, occhi, piume, ali e così via...


Mmmmh si non sono malvage, ma sai una cosa a me sembra sempre di più ... Leo tieni assaggia e dimmi com'è!... Buono, anzi buonissimo e come si fa ?
Facile: fai sciogliere 200 gr di cioccolata fondente 70% a bagnomaria con mezzo bicchiere di latte. Un volta sciolta, quando è ancora calda, circa 66°, incorpori un uovo intero molto velocemente e 100 gr di zucchero semolato. Poi aggiungi la buccia grattugiata di una mezza arancia e un paio di cucchiai di rum. Ora devi incorporare 200 gr di biscotti secchi sminuzzati e 100 gr di mandorle triturate. Giri e rigiri fintanto che non senti che rassoda raffreddando. E niente burro notare. E questa è la base del nostro:

Tronchetto di Natale, quasi un condominio di civette



Quindi un salame dolce, tutto qui ! Si Leo tutto qui a parte la forma, di albero, i rami, le foglie colorate. Che ho fatto io ! Ma che ho preparato io, se no il marzapane rimaneva quello che era. Poi le civette quella grande quella piccola... Quella l'ho fatta io ! Si Matti bravo l'hai fatta tu. Si quando l'hai fatta tu sembrava. Leo noooo ! Va bé papà tra l'altro ti volevo dire ...
Guarda è carino dai, sembra proprio un pezzo di bosco... Oppure papà se ti metti da qui, ecco qui, guardalo bene, tutto insieme. Eh ?! Non ti sembra un Gattomorto ?!


13 dicembre 2009

Potrei provarci: le ricette del pranzo di natale che non cucinerò

Potrei ritrovare la strada ad occhi chiusi. Scendere lungo il viale costeggiato dalla siepe, con gli alberi del giardino che salgono come colonne ai lati e formano una volta che nasconde il cielo. Percorrere quella navata verde e semi buia fino a quando si apre in un prato e sale verso la vecchia villa.

Potrei spingere quel portone pesante e sentirlo cedere sotto lo sforzo di un bambino. Ritrovare il fresco dell'androne, il sole bollente del pomeriggio d'estate. La vecchia specchiera con la cassapanca, e dentro un'esercito di soldatini di legno con la giacca rossa, i pantaloni celesti e il cappello nero col pennacchio.
Potrei risentire l'odore del miele dietro la porta della cantina. E il ronzio lontano, nelle canicole d'estate, delle arnie sotto il muro del giardino. Salire lungo le scale in silenzio, osservare i vecchi quadri, bisnonni sconosciuti di una famiglia poco mia. Arrivare al pianerottolo, e camminare in punta di piedi cercando di evitare lo scricchiolio del legno.
Potrei sentire l'odore di tabacco che arriva dallo studio di mio zio sulla destra. Muovermi silenzioso verso il salone a sinistra, affacciarmi sul mosaico antico del pavimento: il tavolo al centro e oltre, l'enorme camino. Il vecchio appisolato sulla sedia davanti al fuoco, la testa abbandonata sul petto, il raspare sordo del respiro, tra le gambe il bastone e il lungo tubo nero per soffiare sul fuoco.
Potrei scivolare silenzioso verso la cucina, seguendo la losanga rotonda che incornicia il pavimento. Rivedere il cielo plumbeo fuori dalla finestra, nelle mattine d'autunno inoltrato, le nubi rincorrersi verso il mare lontano, talmente lontano da non entrare nei pensieri.
Potrei aspettare, gli occhi chiusi, la mente che ritrovi i profumi di quel luogo. Rivedere le spalle di mia zia si muove veloce e sicura. Le salsicce alla griglia, servite con un fiasco di chianti, il rosso rubino nei bicchieri dei grandi, e il rosa chiaretto della mia acquaevino. Il profumo del sugo messo a sobbollire pian piano su quegli strani fornelli a carbone. E poi quell'odore unico di salvia e limone de

Gli involtini che faceva mia zia, ma senza la carne


Per otto involtini prendete una bella rana pescatrice a cui eliminerete la testa, questa la userei per un rigatone tranquillo, tranquillo. Comunque sfilettate in due la coda (ora) di rospo. Con un coltello affilato apritela praticando un taglio a spirale di un giro e mezzo per la lunghezza del pesce. Oppure se il filetto è piccolo praticate un taglio al centro che arrivi giusto alla metà. Coprite il filetto con carta forno e con un batticarne allargate delicatamente la polpa ... mooolto delicatamente.


Dividete in quattro i due filetti, salate pochissimo disponete su ciascun pezzo mezza fetta di prosciutto crudo, qualcosa di più saporito di un Parma: un Norcia o un Carpegna. Aggiungete due o tre foglioline di salvia. Arrotolate il filetto, passatelo prima nella farina, poi nell'uovo battuto e salato e infine nel pan grattato.
Preparate delle patate al forno insaporite con aglio e rosmarino, una volta cotte tenetele da parte al caldo. Nella stessa teglia cuocete gli spiedini di rana a 180 gradi per una decina di minuti, bagnateli poi con un emulsione di 2/3 di evo e 1/3 di succo di limone. Finite la cottura per dieci minuti con il grill al massimo, in modo che i gli involtini risultino belli dorati.

Servite su un letto di patate al forno schiacciate e con un insalatina mista a parte.



E questo era il secondo, ora manca solo il dolce !

08 dicembre 2009

Lentamente si avvicina: le ricette del pranzo di Natale che non cucinerò

Lento come un risveglio domenicale questo post, stenta a nascere. Si affaccia come un ombra dietro ai vetri di una finestra, poi scompare. Per riapparire poco dopo in sembianze diverse, vigliacco e indeciso. Lo scrivo, poi lo cancello, poi torno a riscriverlo. Il buio dell'alba ha lasciato il posto ad un cielo plumbeo, pesante, generoso di pioggia, avaro di luce. Mi stacco da qui e sbuco in cucina: preparo , correggo, giro e rigiro. Poi torno a riscrivere nel silenzio di questo tardo mattino. Matteo arranca intorno all'albero di Natale troppo grande per lui. La concentrazione di palline al centro indica la sua altezza. Appare al mio fianco, sillaba l'incipit del post: "Len-to co-me un ris-ve-glio..." Poi mi guarda mi carezza la nuca e se ne va, trotterella scalzo inciampando nel pigiama.

Sarà stato un gesto d'affetto o di commiserazione? Intanto il post non esce, è in cucina continua a cucinarsi il pranzo di questa festa che domenica non è. I rumori arrivano ovattati e lenti come se fossi ancora sotto le coperte. Sono in sala a guardare mio figlio. Ancora un paio di anni e supererà la metà di questo albero. Lo guardo mentre lancia un fiocco rosso verso la cima. Il fiocco ha una traiettoria quasi verticale: parte veloce, poi l'aria lo rallenta, resta sospeso per una frazione di secondo e poi ricade sul viso di Matti. Al quinto tentativo rimane appeso ad un ramo. Un equilibrio precario, quasi miracoloso. Restiamo con il fiato sospeso in attesa della caduta, del crollo, del precipitare che non avviene. Con un filo di voce sussurro: "Che cosa sarebbe Matti ?". Lui si volta senza staccare gli occhi da quel fiocco rosso che rimane aggrappato con tutte le forze all'ultimo ramo su in alto. " E' per la punta papà, ma non ti ricordi ? Lo mettiamo al posto del puntale, per la tradizione!"

Mai piaciuti i puntali in cima agli alberi di natale, mi danno un che di anticoncezionale, di robotico, di ferroso e di poco naturale. Meglio un fiocco sempre che riesca a stare appeso fino al sei di gennaio. E' per la tradizione, giusto per quella. Tranne che in questo pranzo che niente ha di tradizionale e che non cucinerò. Non cucinerò il giorno di Natale, ma si costruisce pian piano, e noi che lo mangiamo commentiamo, come se Natale fosse già, passato ad ogni piatto. Niente tradizione, oppure si in queste:

Seppie con i piselli quasi un risotto


Per 4 persone
vi occorrono 8 seppie di media grandezza, pulite e lavate. Separate i tentacoli e le braccia e divideteli al centro facendone due o tre ciuffi ciascuna. In una casseruola mette a soffriggere due spicchi di aglio in poco evo, quando l'olio è a caldo tuffate i tentacoli e lasciate rosolare bene bene. A parte sempre in un filo di evo saltate 200 gr di pisellini (vanno bene anche quelli congelati). Quando i tentacoli delle seppie sono ben rosolati: salate e pepate, aggiungete i piselli, che a quel punto saranno anch'essi rosolati, e i pomodori pelati. Per quest'ultimi regolatevi voi in termini di quantità, più sugoso o meno sugoso, ma un 400 gr dovrebbero essere sufficienti. Lasciate sobbollire per almeno trenta minuti.

Per il riso
Prendete le seppie e tagliatele a striscioline sottilissime e poi ancora fino a formare delle specie di chicchi di riso, avrete ottenuto un riso di seppia. Mentre fate questo lavoro da certosino, mi raccomando di procurarvi un coltello affilatissimo, mettete a bollire un 60 gr di riso vero, in acqua salata. Il riso, quello vero dovrà bollire fino a che non sarà stracotto. Dopo 40 minuti di cottura scolatelo, ma non del tutto, tenete l'acqua da parte e passate il riso con un frullatore ad immersione fino ad ottenere una crema, aggiungete acqua di cottura se occorre.


Per la preparazione
In una casseruola antiaderente, scaldate dell'olio evo e quando ben caldo buttate il riso di seppia, lasciate rosolare a fuoco vivace per 3 o 4 minuti, sfumate con due dita di vino bianco: un Verdicchio tanto per essere di parte. Lasciate evaporare, aggiungete la crema di riso, un trito di prezzemolo e lasciate asciugare fino ad ottenere la mantecatura desiderata. Impiattate, aggiungete al centro il ragù di seppia e piselli e condite con un filo di olio evo a crudo.



La base di questo piatto: il riso di seppia, è spudoratamente rubata a Ivano Mestriner che cucina nel suo ristorante Dal vero di Badoere in provincia di Treviso www.dalvero.it

Sarà male non rispettare la tradizione ?