Viatici Pasquali
Sto arrivando eh ! Sono qui sul primo treno.
Spaccabal ha sottratto il cellulare alla genitrice e mi chiama. Il suo non è un avvertimento, una constatazione di luogo; è un messaggio tranquillizzante: una sorta di viatico, una consolazione che va oltre al semplice "sto arrivando". E’ lui che viene a far compagnia a me, quello solo sono io, e non lui.
In questa realtà, che a volte sembra quasi virtuale, ci incrociamo per il mondo tra skype, feisbuc, treni, stazioni, autostrade, code e caselli. La logistica del nostro vivere ha preso forme organizzative inaspettate, impensate. L’ultima valigia viene caricata con i vocabolari di greco e latino, con il libro di Pinocchio, la scuola italiana non demorde, rimane attaccata addosso, terrorizzata di essere dimenticata nel breve lasso di tempo di una vacanza. Ogni tanto il telefono vibra, seguo il loro percorso attraverso gli sms che mi manda: Ancona, Fano, Jesi… Jesi ? Non faccio in tempo a finire il pensiero, oddio stanno tornando indietro, che arriva un altro messaggio: no era Pesaro, scusa mi ero sbagliato B-). A Rimini mangia un panino fatto con una brioche a metà, come dice lui, con dentro il prosciutto e il formaggio, ma non mi piace, mi porti a mangiare la pizza stasera?
Certo che lo porto a mangiare la pizza, poi a comprare un libro in quella libreria che resta aperta fino a mezzanotte, e poi anche un gioco, sì dai, che dobbiamo risanarci da un inverno passato distanti e troppo poco insieme.
A Bologna mi informa che ha comprato un giornalino di paperino. E’ diventato un rito oramai, leggere al ristorante le storie di paperino in dialetto anconetano. Qui dove la Lega è il primo partito con il trentacinque percento, io mi dileggio in parlate pseudo-terroniche che strappano occhiate interrogative dei commensali vicini.
Un ultima riunione pomeridiana mi distrae dai messaggi in arrivo, saluto, spengo il computer lo infilo nello zaino, e questo in spalla, scendo le scale e guardo il cellulare: B-) siamo a padova B-). La “p” minuscola è la sua firma. Merda, e io ancora a Treviso. Mi tuffo in autostrada, poi la tangenziale che mi ingoia stanca e lenta come al solito, mi infilo dentro la baillamme architettonica di Mestre. Mi fermo un secondo in faccia alla stazione, le quattro frecce accese, salgono al volo, veloci, ma non serve ad evitare una strombazzata, riparto: la baillame, la tangenziale, l’autostrada, il garage di casa, giù le valige, dentro all’ascensore ed è solo lì che riusciamo a guardarci negli occhi. In silenzio sorride, mi guarda, le sue mani ingombre del giornalino e dello zaino di scuola, e allora si avvicina, infila la testa nell’incavo del mio braccio destro, lo stringo in un abbraccio gli carezzo la nuca, i capelli cortissimi che pungono, il suo respiro stanco: Visto ? Sono arrivato!
E visto che lui è arrivato quassù, noi non cucineremo il pranzo di Pasqua laggiù, ma se lo avessi cucinato, avremmo cucinato un:
Coniglio ripieno con i carciofi
Giuro che è più lunga da leggere che da fare !!
Dunque, disossare un coniglio è più complicato di un pollo. I polli nascono consapevoli di essere disosatti, mentre i conigli non ne vogliono proprio sapere, e quindi ? Quindi fatevelo disossare da chi ve lo vende: il vostro macellaio. La mia macellaia, per certe cose mi affido al lato femminile del mio fornitore, non solo me lo disossa, ma su certe elaborazioni, alla Daniela, affido anche la preparazione, su precise istruzioni o su sua iniziativa. Salate quindi la parte interna del coniglio, a parte preparate una sorta di polpettone che deve costituire il ripieno con circa 500 gr di polpa di maiale macinate finissima, usate 2/3 di arista e 1/3 di capocollo, fate macinare insieme alla carne anche 150 gr prosciutto crudo, ora salate, pepate e profumate con una grattata di noce moscata. Componete il polpettone e a questo punto inserite 6 cuori di carciofo metà interi e metà sminuzzati nel polpettone. I carciofi dovranno essere cotti in padella con aglio, prezzemolo e sale, lasciateli belli al dente che poi cuoceranno ancora nel forno. Riempite il coniglio, chiudetelo fissandolo con degli stuzzicadenti e poi legatelo con dello spago foderando l'esterno con qualche fetta di pancetta.
Rosolatelo in olio evo profumato con aglio, rosmarino e salvia, lasciatelo dorare da tutte le parti, sfumate con mezzo bicchiere di vino rosso e mezzo di brodo. mette in forno coperto con carta alu e lasciate andare a 160° per 60 minuti. Se avete un termometro: dovete raggiungere 85° al centro dell'arrosto. Dopo un'ora togliete la carta alu, raccogliete buona parte del sugo e guarnite con delle patate novelle. Rinfornate fino a cottura ultimata delle patate e dell'arrosto, bagnando ogni tanto con parte del sugo. Con la parte restante fate una riduzione tirando un roux: una noce di burro, la stessa quantità di farina, che lascerete cuocere fino a che prende un colore dorato, poi aggiungete il fondo dell'arrosto.
Mentre l'arrosto và, preparate i carciofi, uno per persona, mondateli eliminate le foglie esterne, tenete a bagno in acqua e limone. Cuocete i carciofi al vapore, metteteli nella vaporiera capovolti e controllate che rimangano croccanti. Freddateli adagiandoli in una ball con del ghiaccio. Preparate la farcia con 100 gr di mollica di pane, 70 gr di caciotta fresca, un uovo intero, prezzemolo tritato, sale e pepe (postcorrezzione: a piacere aggiungete una punta di aglio schiacciata con il piatto del coltello). Riempite i carciofi e passateli al grill per 15 minuti prima di servire. Servite il coniglio a fette, guarnendo con le patate e con il carciofo.
Fate una Buona Pasqua !!
Spaccabal ha sottratto il cellulare alla genitrice e mi chiama. Il suo non è un avvertimento, una constatazione di luogo; è un messaggio tranquillizzante: una sorta di viatico, una consolazione che va oltre al semplice "sto arrivando". E’ lui che viene a far compagnia a me, quello solo sono io, e non lui.
In questa realtà, che a volte sembra quasi virtuale, ci incrociamo per il mondo tra skype, feisbuc, treni, stazioni, autostrade, code e caselli. La logistica del nostro vivere ha preso forme organizzative inaspettate, impensate. L’ultima valigia viene caricata con i vocabolari di greco e latino, con il libro di Pinocchio, la scuola italiana non demorde, rimane attaccata addosso, terrorizzata di essere dimenticata nel breve lasso di tempo di una vacanza. Ogni tanto il telefono vibra, seguo il loro percorso attraverso gli sms che mi manda: Ancona, Fano, Jesi… Jesi ? Non faccio in tempo a finire il pensiero, oddio stanno tornando indietro, che arriva un altro messaggio: no era Pesaro, scusa mi ero sbagliato B-). A Rimini mangia un panino fatto con una brioche a metà, come dice lui, con dentro il prosciutto e il formaggio, ma non mi piace, mi porti a mangiare la pizza stasera?
Certo che lo porto a mangiare la pizza, poi a comprare un libro in quella libreria che resta aperta fino a mezzanotte, e poi anche un gioco, sì dai, che dobbiamo risanarci da un inverno passato distanti e troppo poco insieme.
A Bologna mi informa che ha comprato un giornalino di paperino. E’ diventato un rito oramai, leggere al ristorante le storie di paperino in dialetto anconetano. Qui dove la Lega è il primo partito con il trentacinque percento, io mi dileggio in parlate pseudo-terroniche che strappano occhiate interrogative dei commensali vicini.
Un ultima riunione pomeridiana mi distrae dai messaggi in arrivo, saluto, spengo il computer lo infilo nello zaino, e questo in spalla, scendo le scale e guardo il cellulare: B-) siamo a padova B-). La “p” minuscola è la sua firma. Merda, e io ancora a Treviso. Mi tuffo in autostrada, poi la tangenziale che mi ingoia stanca e lenta come al solito, mi infilo dentro la baillamme architettonica di Mestre. Mi fermo un secondo in faccia alla stazione, le quattro frecce accese, salgono al volo, veloci, ma non serve ad evitare una strombazzata, riparto: la baillame, la tangenziale, l’autostrada, il garage di casa, giù le valige, dentro all’ascensore ed è solo lì che riusciamo a guardarci negli occhi. In silenzio sorride, mi guarda, le sue mani ingombre del giornalino e dello zaino di scuola, e allora si avvicina, infila la testa nell’incavo del mio braccio destro, lo stringo in un abbraccio gli carezzo la nuca, i capelli cortissimi che pungono, il suo respiro stanco: Visto ? Sono arrivato!
E visto che lui è arrivato quassù, noi non cucineremo il pranzo di Pasqua laggiù, ma se lo avessi cucinato, avremmo cucinato un:
Coniglio ripieno con i carciofi
Giuro che è più lunga da leggere che da fare !!
Dunque, disossare un coniglio è più complicato di un pollo. I polli nascono consapevoli di essere disosatti, mentre i conigli non ne vogliono proprio sapere, e quindi ? Quindi fatevelo disossare da chi ve lo vende: il vostro macellaio. La mia macellaia, per certe cose mi affido al lato femminile del mio fornitore, non solo me lo disossa, ma su certe elaborazioni, alla Daniela, affido anche la preparazione, su precise istruzioni o su sua iniziativa. Salate quindi la parte interna del coniglio, a parte preparate una sorta di polpettone che deve costituire il ripieno con circa 500 gr di polpa di maiale macinate finissima, usate 2/3 di arista e 1/3 di capocollo, fate macinare insieme alla carne anche 150 gr prosciutto crudo, ora salate, pepate e profumate con una grattata di noce moscata. Componete il polpettone e a questo punto inserite 6 cuori di carciofo metà interi e metà sminuzzati nel polpettone. I carciofi dovranno essere cotti in padella con aglio, prezzemolo e sale, lasciateli belli al dente che poi cuoceranno ancora nel forno. Riempite il coniglio, chiudetelo fissandolo con degli stuzzicadenti e poi legatelo con dello spago foderando l'esterno con qualche fetta di pancetta.
Rosolatelo in olio evo profumato con aglio, rosmarino e salvia, lasciatelo dorare da tutte le parti, sfumate con mezzo bicchiere di vino rosso e mezzo di brodo. mette in forno coperto con carta alu e lasciate andare a 160° per 60 minuti. Se avete un termometro: dovete raggiungere 85° al centro dell'arrosto. Dopo un'ora togliete la carta alu, raccogliete buona parte del sugo e guarnite con delle patate novelle. Rinfornate fino a cottura ultimata delle patate e dell'arrosto, bagnando ogni tanto con parte del sugo. Con la parte restante fate una riduzione tirando un roux: una noce di burro, la stessa quantità di farina, che lascerete cuocere fino a che prende un colore dorato, poi aggiungete il fondo dell'arrosto.
Mentre l'arrosto và, preparate i carciofi, uno per persona, mondateli eliminate le foglie esterne, tenete a bagno in acqua e limone. Cuocete i carciofi al vapore, metteteli nella vaporiera capovolti e controllate che rimangano croccanti. Freddateli adagiandoli in una ball con del ghiaccio. Preparate la farcia con 100 gr di mollica di pane, 70 gr di caciotta fresca, un uovo intero, prezzemolo tritato, sale e pepe (postcorrezzione: a piacere aggiungete una punta di aglio schiacciata con il piatto del coltello). Riempite i carciofi e passateli al grill per 15 minuti prima di servire. Servite il coniglio a fette, guarnendo con le patate e con il carciofo.
Fate una Buona Pasqua !!