Un anno di Colica
La conobbi già vecchia, ma con una forza nel carattere, che solo le persone di quella generazione hanno saputo avere. Quando nacque l'800 era finito da qualche mese. Vide la Grande Guerra, e subito dopo sopravvisse alla spagnola. Lo fece mangiando spicchi di aglio, e tutti i suoi racconti partiranno da lì. Si sposò ebbe quattro figli, l'ultima poco prima della seconda grande guerra. Per procurarsi le cose essenziali camminava per ore. Per salvare una pista, dalla ritirata tedesca, raccontava di averla murata in uno stipite della casa. E noi sembravamo tanti pulcini, di fronte ai suoi racconti, seduti ai suoi piedi a bocca aperta. Quando all'inizio degli anni '60 gli morì il marito, lasciò la sua terra, delimitata da quattro colline, e seguì uno dei suoi figli al nord, lui scapolo, lei madre, donna, "moglie". Prima in Trentino poi a Baveno, dove, forse mia madre, scattò quella foto, che ci ritrae assieme. Poi vicino ad Aosta e poi giù a Viareggio. Una contadina marchigiana a sgomitare nel mondo. E io dietro a seguire i suoi racconti, a fare vacanze a turno con i miei fratelli. La merenda fatta con il mottino e il carrarmato, lusso, per chi come me era abituato a pane e marmellata e succhi di frutta fatti in casa. La sua cultura era solo esperienza diretta, la maestra, ci raccontava sempre, invece di tenerla in classe la mandava in casa a farle le pulizie. E quindi le situazioni venivano risolte con la saggezza popolare, con i proverbi e i modi di dire. Non ci è mancato mai nulla.
E come avrei dovuto chiamare questo blog ? Tutto è stato naturale, facile, spontaneo pensando alla donna che per me impersona(va) la cultura del cibo, come essenza di vita: mia nonna.