Un filo mi lega
C’è un filo leggero che mi lega, mi tiene legato; agli affetti, alla terra, la mia, quella che vivo. Alle cose che amo, e porto lontane, più strette vicine.
Una bava di ragno che si sfila sottile, quando io parto. Un legame leggero, aereo, quasi diafano, evanescente, come il respiro di un figlio che dorme, spiato nel buio. Lo sento tirarmi, a volte, come un guinzaglio che strappa alla fuga. Lo ritrovo negli occhi di un bimbo sorpreso dal mondo, nell’ arrancare gobbo di un vecchio. Nel sorriso timido di una ragazza che guarda il mio libro: sfogliato al contrario del suo, in questo treno che attraversa la notte.
Lo perdo a volte distratto dai suoni, dalla cacofonia urlante, della gente "vomitata" per le strade che viaggio. A volte distratto dai profumi non miei, dai sapori lontani che annullano quasi, senza tagliarla quella bava di ragno.
E' allora che torno a cercarla nelle voci allegre che mi parlano dal video, in una foto cercata tra tante che porto, che faccio. Ricordi affollati, in profumi che non trovo, che sanno di casa diversa. E a poco serve provare a chiedere:
Il Barcarolo consolidato
Che il barcarolo fosse un prodotto da export non era immaginabile, quando lo facemmo nascere tra Umbria e Marche. Questa sorta di caffè corretto a metà strada tra il caffè bevuto dai bambini e la Moretta di Fano sta guadagnando mercati e "marchet scear" che neanche la gieffecappa riesce a stargli dietro. Me lo faccio fare nel profondo Coneglianese nella modaiola Milano, nella ridente Firenze. Sono arrivato a farmelo fare nelle capitali Europee, a Sidney qualche mese fa, qui ad Hong Kong ma non l'altra sera. La preparazione originale prevede: un caffè d'orzo in tazza grande, tazza in cui prima va strizzata e poi lasciata una buccetta di limone, alla fine si corregge il tutto con Varnelli o Sambuca se si ci si trova in territori estranei.
Ma qualche giorno fa, certamente prima che partissi per venirmene qui, ho consolidato la preparazione:
Ho incorporato a 250 cl di panna 250 cl di caffè d'orzo molto ristretto . Potete farlo anche con l'orzo bimbo solubile viene benissimo l'importante e che si bello carico. Ho aggiunto una buccia di limone intera e ho la sciato sobbollire per una ventina di minuti. Ho tolto la buccia di limone, zuccherato a piacere e ho aggiunto 4 fogli di gelatina per dolci:la quantitá dipende da quanto vi piace densa la panna cotta, perchè alla fine di qualcosa di simile stiamo parlando. Ho riempito di un terzo degli stampini di alluminio. Ho inserito un disco di pan di spagna bagnato con il barcarolo in forma di caffè. Ho finito con il resto del composto fino a riempire gli stampini. Ho lasciato raffreddare.
Per completare ho preparato una crema al cioccolato senza farina: ho battuto un tuorlo d'uovo con due cucchiai di zucchero, ho incorporato 200 cle di latte e 50 gr di cioccolato 75% sciolto a bagnomaria. Ho ricotto tutto a bagnomaria finché la crema non ha preso corpo e lucidità. Alla fine ho corretto con del Varnelli abbondante.
E quando l'ho fatta assaggiare a Matti mi son dimenticato che la crema fosse alcolica ... piuttosto.
Una bava di ragno che si sfila sottile, quando io parto. Un legame leggero, aereo, quasi diafano, evanescente, come il respiro di un figlio che dorme, spiato nel buio. Lo sento tirarmi, a volte, come un guinzaglio che strappa alla fuga. Lo ritrovo negli occhi di un bimbo sorpreso dal mondo, nell’ arrancare gobbo di un vecchio. Nel sorriso timido di una ragazza che guarda il mio libro: sfogliato al contrario del suo, in questo treno che attraversa la notte.
Lo perdo a volte distratto dai suoni, dalla cacofonia urlante, della gente "vomitata" per le strade che viaggio. A volte distratto dai profumi non miei, dai sapori lontani che annullano quasi, senza tagliarla quella bava di ragno.
E' allora che torno a cercarla nelle voci allegre che mi parlano dal video, in una foto cercata tra tante che porto, che faccio. Ricordi affollati, in profumi che non trovo, che sanno di casa diversa. E a poco serve provare a chiedere:
Il Barcarolo consolidato
Che il barcarolo fosse un prodotto da export non era immaginabile, quando lo facemmo nascere tra Umbria e Marche. Questa sorta di caffè corretto a metà strada tra il caffè bevuto dai bambini e la Moretta di Fano sta guadagnando mercati e "marchet scear" che neanche la gieffecappa riesce a stargli dietro. Me lo faccio fare nel profondo Coneglianese nella modaiola Milano, nella ridente Firenze. Sono arrivato a farmelo fare nelle capitali Europee, a Sidney qualche mese fa, qui ad Hong Kong ma non l'altra sera. La preparazione originale prevede: un caffè d'orzo in tazza grande, tazza in cui prima va strizzata e poi lasciata una buccetta di limone, alla fine si corregge il tutto con Varnelli o Sambuca se si ci si trova in territori estranei.
Ma qualche giorno fa, certamente prima che partissi per venirmene qui, ho consolidato la preparazione:
Ho incorporato a 250 cl di panna 250 cl di caffè d'orzo molto ristretto . Potete farlo anche con l'orzo bimbo solubile viene benissimo l'importante e che si bello carico. Ho aggiunto una buccia di limone intera e ho la sciato sobbollire per una ventina di minuti. Ho tolto la buccia di limone, zuccherato a piacere e ho aggiunto 4 fogli di gelatina per dolci:la quantitá dipende da quanto vi piace densa la panna cotta, perchè alla fine di qualcosa di simile stiamo parlando. Ho riempito di un terzo degli stampini di alluminio. Ho inserito un disco di pan di spagna bagnato con il barcarolo in forma di caffè. Ho finito con il resto del composto fino a riempire gli stampini. Ho lasciato raffreddare.
Per completare ho preparato una crema al cioccolato senza farina: ho battuto un tuorlo d'uovo con due cucchiai di zucchero, ho incorporato 200 cle di latte e 50 gr di cioccolato 75% sciolto a bagnomaria. Ho ricotto tutto a bagnomaria finché la crema non ha preso corpo e lucidità. Alla fine ho corretto con del Varnelli abbondante.
E quando l'ho fatta assaggiare a Matti mi son dimenticato che la crema fosse alcolica ... piuttosto.