06 aprile 2011

Corsia 1

All’inizio era nella “pozza”. Ottanta centimetri di acqua invasa da post neonati sguazzanti e schizzanti. Lui quasi decenne, un po’ in disparte, l’acqua a lambirgli la pancia, le braccia conserte, cuffia e occhialini calzati. Espressione tra la commiserazione e l’incazzato, per tutti gli schizzi che gli arrivavano. Quattro lezioni in cui ci si è messo di “buzzo buono”: galleggiamento, sbattimento, schiumeggiamento, annaspamento; alla quinta lezione è stato trasferito nella piscina grande.

“Non tocco !” mi ha detto al telefono dopo la prima sessione nel piscinone. La voce aveva una nota di leggera preoccupazione, un qualcosa che mi ha fatto dubitare sul fatto che “annaspamento” sia un sinonimo di nuoto. Attaccarsi al bordo alla fine di ogni vasca, con leggera indifferenza da nuotatore navigato, suggerii indifferente al tono preoccupato. Rimorsi a non finire e immagini di affogamenti vari.
“E’ lunga !” è stato il commento dopo la seconda lezione. L’ho rassicurato suggerendogli pause di riposo tra una vasca e l’altra, che saranno mai venticinque metri. Bé io che non ho la tecnica, tengo la prima vasca ma a metà della seconda comincio a sentirmi un filino pesante.
“Vado storto !” terza lezione, commento tombale. Preoccupazione della mamma sulle capacità natatorie del pargolo e su difetti di fabbricazione legati a orecchi, equilibri e chiocciole varie. Nuota te a dorso la prima volta e vammi dritto come un fuso, ho rassicurato per procura telefonica tutta la famiglia.
“Non mi muovo !” alla quarta lezione immagino una sindrome da regresso natatorio. Mi sorgono dubbi di fisica e di dinamica dei fluidi: può una massa di acqua dieci volte superiore ad un’altra influenzare il movimento di un corpo che in essa viene immerso e subisce una spinta costante? “Questa rana proprio non mi riesce !” Ah ecco, era la rana che non lo fa muovere.

Alla quinta lezione presenzio con un giorno di ferie per osservare il giovane natante. Mi seggo sulle gradinate della piscina e lo vedo entrare in acqua nella corsia più lontana da me: la numero otto. Metà dei natanti di quella corsia hanno tutti la cuffia uguale al giovane sotto osservazione, l’altra metà simile. Però riesco comunque ad individuarlo: nel libero, stile che gli si addice di più, invece di fare tutta la vasca fa una sosta alle scalette della piscina: recupero netto di quattro metri complessivi. Nel dorso, che va molto migliorato, rimedia, per ogni vasca, due craniate al bordo di cemento e due invasioni di campo sulla corsia sette, ma non è vietato e non è fallo. Nella rana, nonostante la partenza in “pole” viene doppiato inesorabilmente, causa gambe non sincronizzate nella spinta e testa che asincrona respira nel momento sbagliato.

La sera me lo prendo in camera sua, lezione di vita natatoria. Le scalette non servono, dal lì manca solo una bracciata e ora sei talmente bravo che puoi farla senza problemi (autostima). Sul dorso guarda il soffitto di tavole di legno, prendi una striscia di tavole e seguila (concentrazione). Per la rana simuliamo fino a notte fonda il movimento prima in piedi nella stanza uno di fronte all’altro e poi su uno sgabello (problem solving).

Dopo qualche lezione ancora nella corsia otto, l’altro giorno mi chiama la genitrice, con voce fiera mi spiega che è arrivato un altro maestro, ha detto al nostro natante di farsi una vasca a dorso e una a rana. Non ha craniato contro il bordo della piscina e non ha fatto invasioni di campo, il tempo della rana era uguale a quello del dorso e la testa usciva sicura sulla spinta delle gambe. Il nuovo maestro lo ha fatto uscire dall’acqua senza spiegazioni. Mi è stato raccontato che il piccolo pesce aveva un’espressione triste e impaurita tipo “e adesso che ho fatto?” E’ stato invitato a prendere il suo accappatoio e a seguire il nuovo maestro, mentre la maestra di sempre lo salutava con un sorriso, e lui continuava a non capire.

Il telefono ha squillato dodici minuti dopo la fine della lezione, ho simulato indifferenza e distacco mentre la vocetta del natante diceva tutta soddisfatta: “Papà ?!... Corsia Uno… con quelli grandi!”


Fish&Chips


Il trucco di questo piatto sta tutto nel farlo sembrare o il più britannico possibile, o l'esatto contrario a seconda dei gusti. Personalmente le poche volte che ho avuto l'ardire di testarlo in terra britannica ho sempre trovato la panatura o la doratura, a seconda, carica di olio. E si che se ben fatto alla fine piace e aggrada tanto quanto un cartoccio di polpette. Ma parliamo della ricetta.

Le patate: farinose e tagliate abbastanza grandi (diffidate da chi ve le rifila per farle piccole) io le scotte due minuti in acqua bollente, le asciugo bene e le friggo in olio di semi a 180°. Per questo piatto mi piacciono poco croccanti onestamente.
Per il pesce: Merluzzo tutta la vita, se possibile tranci di filetto di animale di grandi dimensioni, carne più consistente, altrimenti filetti interi di merluzzetti locali (quelli in foto) ATTENZIONE: estremamente delicati e a rischio di rottura, ma di una dolcezza impagabile. A mali estremi anche filetti congelati, ma proprio estremi.
Il filetto di pesce, dopo esser stato asciugato anche esso, va passato nella pastella. Io preferisco la pastella alla panatura.
Per la pastella: un uovo che va battuto con un pizzico di sale, 100 gr di farina "00" e acqua gassata (la più gassata che trovate in commercio) e ghiacciata, talmente ghiacciata che io la metto in congelatore per un 40 minuti e poi la utilizzo fino ad avere una consistenza bella cremosa della pastella. Passo il pesce velocemente e lo friggo prima che si alzi la temperatura della "crema".


Servo subito senza salse e senza limone ma con una spolverata di sale appena.

The little big Fish !!!!

17 commenti:

Caty2 ha detto...

ogni momento di loro crescita sembra una nostra vittoria !
Ricordo ancora l'orgoglio che ho provato quando l'allenatore di basket mi ha comunicato di aver scelto Andrea tra tutti i '90 per mandarlo al summerbasket nel 2000 a Sanremo in rappresentanza di tutta Genova.
Ho toccato il cielo con un dito.
Come penso tu.
Caty2

Fra ha detto...

Manco da tanto ma è sempre bello rileggerti!
Un saluto
fra

MG ha detto...

che bel racconto :)) e che ricetta interessante!!! Le tue foto rendono perfettamente l'idea... e poi il tuo piccolo nuotatore è la dimostrazione del fatto che è pure buonissima!!! :)
Baci

Cannella ha detto...

Pesce grosso mangia pesci piccoli...
Se l'è meritato questo pranzetto il tuo pesciolino!Bravo a tutti e due1

Glu.fri cosas varias sin gluten ha detto...

Speriamo che anche la mia faccia cosí, per ora penso di mangerebbe volentieri fish & chips...

Maurice ha detto...

"a metà della seconda comincio a sentirmi un filino pesante": direi che sei in perfetta forma, considerando le schifezze che mangi in giro.

Anonimo ha detto...

Pensa Oste che quello che sta passando il tuo piccolo io ho deciso di affrontarlo a 40 anni decidendo di imparare a nuotare e non mi sono sentita tanto diversa da lui! Per quanto riguarda fish and chips contributo britannico alla cucina mondiale solo una volta ne ho mangiato un cartocci magnifico in un piccolo paesino dello Yorkshire il pesce era dorato..unica esperienza positiva! proverò la tua di ricetta ! Ciao Claudia

luby ha detto...

questo si che è essere campioni nel dna!
un applauso al pesciolino!!!!!

Loste ha detto...

Eh si @Cathy2 son soddisfazioni :)

Ben ritornata allora @Fra :) noi siam sempre qui :)

Grazie @Luna in effetti è piaciuta più di una spigola sotto sale :D

Grazie @Cannella

Ci vuole tempo @Glu.fri l'errore che noi genitori facciamo troppo spesso è quello di chiedere ai nostri figli di fare cose che piacciono a noi e non ascoltare i loro desideri ... Io per esempio non amo il nuoto e le piscine :)

Zitto per carità @Maurizio il mio metabolismo sta impazzendo :( cmq grazie della pacca sulla spalla ;)

Bé brava @Claudia :) io l'ho mangiato qualche volta nei miei viaggi anglosassoni ... diciamo che la metà delle volte ha avuto poco successo, ma ancora non ho avuto l'esperienza dell'indimenticabile :)

Grazie @Luby ... inchino della compagnia di canto :D

LA LUNA NERA ha detto...

sei la dimostrazione che si può essere degli ottimi papà (e mamme) anche se spesso divisi dai figli da notevoli distanze chilometriche. anche per merito di una santa donna che fa il "lavoro sporco" immagino!
comunque bravo! i complimenti per piatto e foto ormai sono scontati...
buon fine settimana!

Loste ha detto...

Eh si c'è una santa donna a fare il "lavoro sporco" @Luna : ) Sai forse il fatto di non poter essere vicini responsabilizza ancor di più. A volte la poca distanza, la normalità, la consuetudine non ci fa render conto di quello che abbiamo : )

Uno straordinario fine settimana anche a te

Anonimo ha detto...

Il titolo mi aveva preoccupato...il post mi ha intenerito!!;)
Mìgola

LA LUNA NERA ha detto...

Parole sante: a dare tutto per scontato si perde davvero tanto.
Si, bella passeggiata sulla spiaggia ventosa scambiando pensieri con un'amica e...parlando anche di te. Adesso però non fare il vip!

Anonimo ha detto...

ciao,
ti seguo da un po' ma non ho mai lasciato commenti... oggi non posso esimermi: il mio piatto preferito!
Non ho mai provato a farlo in casa... questo fine settimana proverò.
PS io lo amo molto con il vinegar inglese o con la salsa di piselli!!!
Francesca

Loste ha detto...

Ah si @Migola ?! pensavi ad un'altra corsia ? :)

Tranquilla @Luna non ho più l'età per montarmi la testa :)

Ah @Francesca ti ho stanata :D e portato allo scoperto ! Bene !
Salsa di piselli onestamente non mi fa impazzire :( forse il vinegar ci potrebbe stare... ma io sono molto più mediterraneo sale e limone ;)

Gloria ha detto...

MA che emozione 'sto racconto! Già me lo immaginavo, sai...

e poi... buonissime le fish and chips, quasi quasi le rifaccio!

Gata da Plar - Mony ha detto...

Con un papà come te probabilmente anch'io imparerei a nuotare!!! :DDD

e... SBAGLIO o il Pupo, nella foto centrale sta facendo un bel OK con pollice alzato??!! ^____^