14 febbraio 2010

Quando c'eran i Comunisti

C’è stato un tempo si, in cui ho fatto politica. O almeno così mi sembrava. Un tempo in cui giovane studente iscritto ad una federazione giovanile, affrontavo i massimi sistemi e mi confrontavo con i piccolissimi. Un giaccone a scacchi neri e azzurri, sinonimo di nessuna fede calcistica ma di limitata disponibilità di scampoli. Cucito da mia madre, per economia familiare, con tanto di pelliccetta sintetica sul collo a competere con il freddo umido di Ancona. Una borsa a tracolla, stile militare, vuota di libri, e con pochissime scritte, che sono ancora qui a pensare cosa scriverci sopra. Un’ accenno di barba, il pugno chiuso in corso Stamira, seduto in mezzo alla strada sotto il palazzo della Provincia dove lavorava mio padre. La prima manifestazione a recriminare una scuola che non fosse in un vecchio convento. Una decina di celerini che neanche si scomodorano a tirar fuori i manganelli, ma che ci presero a schiaffi e calci in culo. Politici di oggi, allora estremisti della parte opposta, che osservavano soddisfatti. Ma sì va, che son quasi le una e mi tocca ritornare a casa per pranzo.

Un’ elezione nel consiglio d’Istituto delle superiori strappata con un “c’hanno rotto i coglioni” Io Anconetano emigrato nella scuola di campagna. Una convocazione dal preside perché era meglio non usare parolacce, e un paio di scapaccioni di mio padre che faceva da segretario nella stessa scuola. E poi si senton repressi oggi (!) Una politica passata nella sezione del paese, il direttivo mensile la domenica mattina, la prima giunta di sinistra “ insieme ai comunisti”, lo studio delle delibere settimanali, i consigli comunali, perché non vuol dire forse: “arte di governare la città”? E quel quasi ci siamo, dai che è fatta, stavolta governiamo l’Italia, in quel giugno dell’ottantaquattro il sorpasso impossibile inimmaginabile “l’effetto Berlinguer” lo chiameranno poi. Quell’ esser di sinistra ma non così tanto da farmi votare “si” un anno dopo a quel referendum che divise per sempre la sinistra, ma che riportò l’inflazione sotto le due cifre.

Un “guerreggiare politico” che si combatteva finanche nelle feste di partito, nelle estati paesane, in quelle cucine improvvisate negli spogliatoi del campo sportivo. Una guerra combattuta a suon di menù: noi con due piatti imbattibili un paio di mila porzioni di fagioli con le cotiche e di trippa alla parmigiana. I comunisti, che con senso progressista da “nuvel cusin” tutta indigena, si spingevano fino al mare e al sugo di pesce per condire le tagliatelle. Camei iconografici della politica di quei tempi. Senza contare le salsicce e le braciole che sfrigolavano a moto continuo, ma che erano scontate come il pane, dovevano esserci e basta. Noi a scippare concetti tutti territoriali del comunismo più radicato, un furto a mani basse sulle origini più profonde della sua storia: la piadina con il prosciutto. Loro che rispondevano con una lasagna che poco si prestava alla “provvisorietà” della cucina e del “ristornate” che la serviva, ma che faceva tanto novità.

Poi quell’estate come tante altre estati: superai lo striscione con su la scritta “Festa dell’Unità” preceduta da un numero che non ricordo. Buttai una carta da cinquecento lire nello scatolone con su scritto “offerta libera”. Superai la ruota della fortuna, ammiccai un saluto all’amico, più che compagno, che grigliava salsicce. Ignorai volutamente l’orchestra “Mario Riccardi” con tanto di pullman cinquanta posti sponsorizzato, e andai verso la cassa . Lessi il menù attaccato sul piano del tavolino, con quattro passate di "scotch" e vidi quel piatto. Curioso abbinamento senza politica identità. Ritirai il bigliettino con il numero e con scritto sopra la consumazione. Mi passarono il piatto sformato dal peso del cibo e bollente nel tepore dell’estate di agosto, nell’altra mano un bicchiere di vino rosso ghiacciato, che poco conoscevamo delle temperature di servizio. Mi sedetti sotto il tendone, sordo ai “compagni”, che discutevano di massimi sistemi, affondai la forchetta nel piatto e in quel momento l'orchestra "Mario Riccardi" intonò l'Internazionale, rimasi estasiato, perduto, e vacillante da quel primo indimenticabile boccone di:

Polenta alla Carbonara



Non state a fare storie è chiaro che la mia è una variante di quella che facevano i comunisti, ma d'altronde anche i comunisti son cambiati nel frattempo.
E dunque rimediate polenta del giorno prima, oppure fatela appositamente per usarla il giorno dopo, Oppure compratela già pronta che a volte si può anche fare di queste cose. Per quattro boccucce preparate un soffritto con quattro salsicce, quattro braciole di capocollo e un paio di etti di pancetta affumicata. Se pensavate a qualcosa di "light" cambiate canale. Sciogliete pancetta e salsicce in una casseruola aggiungete il capocollo tagliato a cubetti, fate assorbire il liquido e poi rosolate bene, sfumate con un mezzo bicchiere di vino bianco ghiacciato, (giusto per rimanere in tema). Tagliate la polenta a fette e in un contenitore: teglia, cocottina, formina o quel che volete voi componete il piatto "stratificando" la polenta, seguita dal sugo bene spruzzata di parmigiano e poi ancora polenta a fette e via così. Mettetela in frigo per un paio d'ore, o in congelatore per mezz'ora. Quindici minuti prima di servire toglietela dalla formina passatela nel forno con funzione grill al massimo spolverata di un poco ancora di parmigiano. Nel frattempo preparate una salsa di carbonara: battete due uova intere, salate, pepate aggiungete se piace noce moscata, e parmigiano. Cuocete a bagnomaria finché la crema non diventa densa e conditeci la polenta caldissima.


Eh si quando c'eran i comunisti !

25 commenti:

Alem ha detto...

Oggi fa freddo, è lunedì mattina e tu mi proponi questo "piattino" qui.
Già tutto quello che è alla carbonara a casa nostra è ben accetto, ma il racconto di te che la mangi con l'internazionale di sottofondo... :)

Caty2 ha detto...

io mangiavo le rane fritte con sottofondo di bandiera rossa......altri tempi. Ora alla Festa dell??? (già che festa é?) ci sono ristoranti carissimi con rumori assordanti e prezzi assurdi.Non ci sono mai neppure entrata ...da quando hanno messo il tendone del CASINO' dove vinci non soldi ma "buoni" anzi tiket da spendere nell'area della Festa(?) non ci vado proprio più. Ma da te fa ancora freddo? Caty2

Solema ha detto...

Goduriosa questa carbonara!!!

Anonimo ha detto...

Mmmm... qui nevica senza pietà ( sesta volta in 2 mesi, Madrid quest'anno ha deciso di ricordarci che è una città sui monti!), quella polenta ci starebbe proprio bene! Nei miei ricordi le feste dell'Unità erano popolate di piatti di penne alla pecora, indigeribili ad agosto!Aiutando in quelle cucine comunque ho imparato a preparare tanti piatti delle mie terre che altrimenti non avrei saputo riprodurre, anche se le cose, preparate lontano dalle loro zone d'origine, non hanno mai gli stessi aromi.Le foto del blog sono sempre bellissime, vorrei sapere perchè le mie non hanno quasi mai una luce così calda!Bentornato.Cinzia

Gambetto ha detto...

Trasversalità della memoria tra impegni politici, im-preparazione gastronomica e pegni di gioventù...che altro dire se non "...adesso assaggiamo questa fumante 'Polenta alla Carbonara'...".
Complimenti, non dico altro :))

silvia ha detto...

e come al solito a solleticar, sollecitar ricordi. che il mio impegno si mostrò nel '77 a scuola. alle feste ci si andava mica a mangiare ma ad ascoltare morandi e c'erano le rane o i cappelletti. le tue polente mi conquistano sempre.

Fra ha detto...

Wow! Non so se mi piace di più il calore che sprigiona questo piatto o i ricordi che mi hanno fatto riafforare le tue parole! I menuù della Festa dell'Unità, io che sono bolognese, me li ricordo benissimo! Si variava dai piatti più tradizionali composti da tortellini, lasagne e tagliatelle, alla carne alla brace. Indimenticabili poi le crescentine. Però questa tua polenta alla carbonara, mi intriga tantissimo. Ce la vedo davvero bene come cena per queste serate ancora freddissime ;)
Un abbraccio
fra

Maurice ha detto...

Sento in mezzo alle tue righe un piacere nostalgico per quella polenta, ma anche per quei tempi in cui la militanza politica era fatta per passione e per intima adesione ad ideali (non ideologismi) di tanti giovani come noi. Pensi che tornerà un tempo della polenta alla carbonara?
P.S. In menu io ho una polenta carbonera. E' diversa dalla tua e pochi la sanno apprezzare (anche nei gusti c'è imbarbarimento).

Virò ha detto...

...e pensare che da piccola mi avevano quasi convinto che mangiavano i bambini!...

Loste ha detto...

Bé se ti piace la carbonara @Alem fammi e facci sapere come ti è sembrata :)

Le rane ? @Caty2 dove? Io adoro il risotto con le rane e le rane fritte ma non ne trovo :( Il casinò mi mancava

Grazie @Solema

Madrid mi manca @Cinzia andavamo sempre in locale che si chiamava "diecisiete" un buco dove si ascoltava musica e si ballava ... poco ;) Azzarola penne con la pecora in estate !!!! Abruzzo ?

:)) eravamo abbastanza im-preparati si @Gambetto ;)

Loste ha detto...

Eravate avanti @Silvia: Morandi e mica l'orchestra Mario Riccardi :))) anche tu rane ?!

Bisogna decidersi @Fra o l'una o l'altro o tutti e due ;) ... le crescentineeeee (sbavata)

Eh si @Maurizio direi che il velo di nostalgia non è per la polenta ... ma tutto per quei tempi, Ideali... di quelli veri. Io spero che tornino Maurizio e mi sto lavorando i miei figli non perr trasmettergli un idea politica, ma per trasmettergli la Politica come idea.

Eeeh @Virò e invece scopri che mangiavano polenta :))

Marco Fraschetti ha detto...

io mi aspettavo che eri un'attempato borghese ricco reazionario...ma guarda un po... certe volte...oggi le feste del pd come ti sembrano? dai un po di coscie lunghe e piu raffinate ci sono...

Loste ha detto...

Ma io sono un ricco, reazionario, borghese attempato ... per chi mi hai preso !

pinar ha detto...

mi hai fatto ripensare al libro della Comencini "L'illusione del bene"! ci si illudeva? può darsi ma tutto aveva un altro sapore!
ciao

MarinaV ha detto...

Senza sapere quello che stavi cucinando tu, domenica 14 per pranzo a Roma - prima di tornare in queste lande piatte e innevate - ho fatto una cosa del genere: nella polenta a grana grossa che deve cuocere almeno due ore, ho messo un paio di salsicce a pezzetti e della pancetta affumicata più un pezzo di cotica. Direttamente dentro alla polenta. Non proprio light ma taaaanto bona!
La tua salsina all'uovo è stuzzicosa, chissà che non ci provo :)

Loste ha detto...

Bé l'illusione @Pinar è comunque frutto di un processo mentale e psicologico che trova ragioni o risposte in fattori esterni a noi stessi (qui avrei dovuto usare la parola "esogeni" ma magari Marco mi dava anche del trombone :))) ) quindi se uno è portato ad illudersi o ne ha le ragioni o è dissociato dalla realtà. Eravamo tutti dei dissociati impenitenti ? Non credo...

Ah @MarinaV da noi una polenta così si faceva con le fave che si cuocevano assieme. Ho avuto sempre un rifiuto per questo tipo di preparazione la trovavo povera di succulenza... Ma forse con il condimento come dici tu potrebbe fare la sua porca figura ;)

marzia ha detto...

alle nove del mattino la tua polenta... è un po' troppo ;-)
per quello che riguarda la politica, ho assaggiato appena appena un po' di passione dello stare di qua o di là ai tempi del liceo, poi è arrivata questa poltiglia informe ed incolore, che non mi accende nessuna emozione a parte lo schifo generalizzato, ahimè

JAJO ha detto...

Beh, non ci crederai, ma al mio paese i Comunisti, alla Festa dell'Unità (ma perchè sempre in agosto ? :-D) preparavano fagioli con le cotiche e trippa al sugo (oltre le immancabili salsicce alla brace da mettere nella rosetta).
Ma i Comunisti cambiano e, purtroppo, soprattutto, spariscono :-/ : meno male ci sei sempre tu :-D

Loste ha detto...

E allora @Marzia è meglio la mia polenta rispetto a questa poltiglia informe ... fidati

Bé @Jajo fagioli con le cotiche e la trippa "alla parmigiana" li facevamo anche noi in contrato con la polenta loro :)

Patrizia (melagranata) ha detto...

Buona la tua polenta, e buoni i ricordi di impegno, di ideali, d'amore per gli altri ( per me la politica è /era questo).
Ma lo è ancora, per tanti giovani, come noi/diversi da noi! Ho una figlia impegnatissima nella giovanile, che si incazza, cucina, discute, studia e parla e canta con altri come lei (come noi?)che passano le notti in Federazione, che si prendono le ferie per le Feste (dell'..?), che viaggiano di notte per arrivare a Roma ad incontrarsi e provare a ri-disegnare-costruire-progettare un paese diverso...migliore? Spero di si!
Buono il profumo della tua polenta, dei tuoi ricordi...Buono il profumo della speranza...nei nostri figli, in tanti giovani come loro...
Patrizia

Loste ha detto...

Io sono convinto che la generazione che sta arrivando @Patrizia sarà la generazione del cambiamento, una generazione che sembra dissociata dal mondo ma che lo ascolta molto attentamente... Speriamo !

losmilzo ha detto...

peccato averlo letto solo ora questo post da post-comunista...

Loste ha detto...

Anche se tu sai bene @Smilzo che il mio non è un post-comunismo vista la sinistra da dove vengo :)

Avalon ha detto...

Io sono anarchica (sul serio) ma 'sta polenta comunista cos'è... mi garba, ohi se mi garba.
Grazie della condivisione, del ricordo e della polenta.

Anonimo ha detto...

Marco... penne alla pecora... festa dell'Unità fiorentina... era l'apporto dello stand di Campi!

Madrid continua ad essere bella, ma la crisi economica l'ha aggredita alla gola. VIvere qui è impressionante, ogni giorno si scopre di un nuovo licenziamento e si aspetta il proprio. Per quest'anno il tasso di disoccupazione previsto è il 20%. Io so solo che la fila dell'ufficio di disoccupazione ogni mattina è lunga piuù di 200 metri e temo che presto dovrò cambiare paese. Mi sto studiando un po' di tedesco, mi preparo per approdare a Zurich o a Frankfurt, ma le incognite sono ancora tante.

Un abbraccio

Cinzia