24 novembre 2009

The Human Tree

Se ne sta ancora lì fuori della finestra, immobile, silenziosa. E’ tutta la mattina che sta lì, e se ci sta anche adesso, che è quasi mezzogiorno, vuol dire che non se ne andrà più per oggi. Non mi piace questa nebbia immobile poco pesante, buia di un grigio fastidioso. Una via di mezzo tra nebbia, foschia e fumo inesistente. Una cosa che rimane a mezz’aria e che lascia vedere anche oltre il ciliegio dell’orto. Meglio quella densa, bianca e lucente della mattina, che ti fa andare a tastoni fin verso le nove, ma che poi si alza ed esplode in una giornata di sole. I vetri del salone cominciano a velarsi di condensa.

Lui è seduto al tavolo. La testa china sulle inseparabili parole crociate. L’auricolare della vecchia radiolina nell’orecchio, quasi nascosto dal biondo dei capelli. La matita sospesa nell’aria, in attesa di scendere in picchiata verso il foglio a riempire caselle, come un falco ad abbrancare un coniglio. La legge della natura fatta gioco e sapere. Le ciglia folte che nascondono lo sguardo e i pensieri. Cadrà un passo più in là, abbandonando falchi e conigli per sempre, incapace di nuove picchiate. Gli scivolo piano davanti, il mio passo leggero fa vibrare i bicchieri nella vetrina della dispensa. Sotto hanno scavato una cantina, ed ora il pavimento galleggia in precario equilibrio in un piccolo vuoto. Mi guarda sardonico e abbozza un sorriso, restiamo a fissarci per un attimo, per tanti attimi, per tutta una vita: la mia da quando mi ha conosciuto, la sua finché c’è stata. Poi scappo in cucina.

L’aria è calda, densa di profumo di brodo. Le maniche corte di mia nonna contrastano con la temperatura del resto della casa. La vampa di caldo mi si infila sotto il maglione pesante. Mi seggo sul davanzale della finestra: il marmo fresco. il freddo attaccato ai vetri. Lei si muove per la cucina come se ballasse, in quelle vecchie balere qua attorno. Veloce passa dal brodo alla sfoglia, la stende sottile e poi la piega. Gli anni sono solo anagrafe, e quando comincia a tagliare la sfoglia il suono mi prende: tutumtata tutumtata tutumtata …
Faccio scorrere la manica sinistra sul vetro: e tutto quel profumo che fino all’attimo prima era condensato in un etereo velo, esplode in acqua che distorce la vista, mi bagna il maglione e allaga il davanzale. E se prima vedevo offuscato, ora proprio non vedo. Non vedo il marciapiede lì fuori, non vedo gli alberi che circondano il vecchio campo da tennis. Non vedo quel cielo sopra quella casa, che grigio o azzurro che fosse è stato il cielo di me bambino. Non vedo. Ma sento quel profumo di brodo caldo e quel tutumtata, di quando mia nonna faceva:

I tagliolini in brodo



Si lo so con i tagliolini di nonna questi non c'entrano nulla. Non li faceva proprio così e di questa grandezza.
Ma ogni volta che vado in Cina e mangio un piatto di noodles, penso a come è strano esser partiti tutti dallo stesso posto, dall’Africa, attrezzati di uova, farina e matterello ed esser finiti ad essere così diversi da non capirsi. A parte poi ritrovarsi a cucinare le stesse cose o quasi.

No non erano neanche questi i tagliolini di mi nonna, i suoi erano sottilissimi ma la preparazione non cambia.



Si fa un brodo di carne buono, lo si filtra e sgrassa per la salute. Lo si riporta ad ebollizione, mentre a parte in una padella si fa soffriggere un "battuto" di guanciale e maggiorana, sempre per la salute. Quando il grasso è sciolto, si aggiunge mezzo cucchiaio di salsa di pomodoro. Nel frattempo si buttano i taglioni fatti con 100 gr di farina ogni 3 tuorli d'uovo, tagliati sottilissimi. Dopo un minuto, massimo due si aggiunge, al brodo e ai tagliolini, il condimento di guanciale. Attenzione che quando lo incorporate tende a "scoppiettare" da cui un'altra preparazione di questa terra: i "tagliolini al chioppo" dove al brodo è sostituita semplice acqua salata, e ai tagliolini all'uovo si usano quelli stile cinese acqua e farina. Comunque alla fine entrambi si impiattano e si condiscono con pecorino grattugiato. Parmigiano se li volete più delicati.



Se invece volete fare dei noodles cinesi, o qualcosa che gli somigli, da mangiare con i ravioli di gamberi: gli Har Gau. Dovete limitiarvi ad un impasto di acqua e farina, io ho aggiunto due albumi, ed un pizzico di sale. Con lo stesso impasto tirate anche una sfoglia sottile per i ravioli. Saltate i gamberi in padella con un po' di olio aromatizzato, come questo qui, o semplicemente con aglio. Li disponete sulla sfoglia e li chiudete a fagottino. Lessate i tagliolino e a metà cottura aggiungete i ravioli. Potete usare un brodo di verdure, o lo stesso brodo di carne come ho fatto io.

Tanto qualcuno affamato lo trovate sempre



14 commenti:

silvia ha detto...

a parte che alle 5 e 29 avresti dovuto dormire per far riposare la tanto testa che ti ritrovi...mi sono seduta a tavola con te, ma soprattutto con tuo figlio. che sembravo io con cucchiaio e forchetta e tanto parmigiano da far le fila la domenica della mamma. la nonna mia era meno evocativa, tornava dal collettivo e voeva far presto tutto.pochissime parole, gesti e affetti. ma questi tagliolini...finalmente in brodo...

Virò ha detto...

Bella questa considerazione sul cibo come origine comune...

Forse la cucina sabbe un comune denominatore più potente di molte considerazioni politiche!

marzia ha detto...

nebbia anche qui, ma non c'è nessuno che fa bollire il brodo... ;-)

Ivana ha detto...

oh che mi fai il brodo fusion????
fantastico!!!

giusy ha detto...

strano fenomeno la nebbia, almeno qui a Palermo, quando capita come è successo 2 giorni fa, ne parlano i giornali ed anche i tg!
ciao passavo per caso,
ti lascio un saluto!
giusy

Loste ha detto...

@Silvia io non dormo :))) e quindi alle cinque e mezza ho già fatto mezza giornata ... sulla testa magari esageri :))) ... si ti ci vedo a fianco all'idrovora umana :))

Io lo credo profondamente @Virò il minimo comun denominatore assoluto ;)

Azza... rola @Marzia ... tocca rimediare :))

Ma è tutto tranne che fusion @Ivana :))

ah ci credo @Giusy che ne parlano i telegiornali :)) bé passavi per caso e adesso che fai ? Resti con noi ?! ;))

Acquolina ha detto...

io resto, anzi, ripasserò, troppo interessante.
Ciao da Francesca

enza ha detto...

A volte dispiace non avere certe cose scritte nel DNA.
Certo quanto a provenienza noi siciliani siamo africani ma evidentemente prima di partire per il nostro lungo viaggio verso l'isola si son scordati di fornirci di mattarello farina e uova.
si può recuperare, magari così ci si capisce ancora meglio.
comunque questi sono i casi in cui la mia natura rifiuta il fusion in favore della nonna.

Anonimo ha detto...

i tagliolini in brodo della mia nonna marchigiana (montedinove, ascoli)...magna cocca, magna!
grazie.

roberta

Loste ha detto...

Bene benvenuta @Acquolina ... yta acque ! ;)

Siamo tutti Africani @Enza per il mattarello c'è sempre tempo ... sinceramente i noodles non mi sembrano così fusion te lo garantisco. Hai mai pensato che una nonna c'è anche dietro a quel piatto quasi sicuramente :)

Prego @Robé e me raccomando magna cocca ... ! :))

enza ha detto...

Loste mi son malespressa il fusion era rivolto al gambero :)

Loste ha detto...

Bé @Enza mi sono limitato a copiare un piatto che mangio spesso e che è onestamente considerato, almeno ad Hong Kong, il nostro spaghetto al pomodoro. e' piuttosto DOZZINALE e lo si può ordinare con il raviolo di gambero o di carne di maiale. Lo si trova in qualsiasi chiosco lungo la strada e, ma non lo dire a nessuno, l'ultimo piatto me lo faccio il giorno della partenza intorno alle undici di sera prima di salire in aereo :)))

enza ha detto...

devi smetterla di scrivere così bene.
qui c'è un bel nebbione fuori dalla finestra e il pensiero (e le dita) son corse a questo post.
sdogano la mia perplessità allora.

Marco Fraschetti ha detto...

piatto senza dubbio della mia infanzia lo mangiavo a pasqua spesso fatto dalla mia nonna in ristorante....tre tuorli per 100 gr di farina...?mhhh comunque io li faccio per quattro persone 500 gr fi farina 5 uova tre tuorli... esagero?cotti sopra una spolverata di pepe nero
bello come sempre il racconto