21 agosto 2008

Il marketing che non sapremo mai fare

Onestamente siamo un popolo che non sa farsi rispettare. Usando un detto contadino, sostanzialmente contiamo "come il due di coppe quando a briscola comanda bastoni" rende l'idea no?
Godiamo anche di quel sottile piacere di farci del male da soli, basta pensare al recente scandalo del vino che non si sa dove sia finito; lo scandalo, non il vino, o a quello del Brunello, cha magari in rete siamo aggiornatissimi ma fuori di qui non ne sa più nulla nessuno, se non constatare con amici d'oltralpe che "... non parlarmi di Brunello dopo quello che avete combinato !" Alè un altro esempio di argomento buono per l'autocommiserazione tutta italiota.

Appunto siamo bravissimi a parlare, parlare, parlare, "identità territoriale", "tracciabilità della filiera", "dop","igp","stg", mozzarella alla diossina, olio adulterato, lanciamo strali scandalistici ai quattro venti per poi dimenticarcene la mattina dopo, quando una nuova notizia appare in prima pagina. E lo scandalo ? Quale scandalo ? Ma  daaai, namosene affantuffo.

E' tutta qui la nostra cultura è semplicemente la nostra incapacità di finire le cose, iniziamo ma non finiamo mai, il nostro bisogno di trovare la scorciatoia da furbetti. Ecco perché i formaggi Francesi sono più famosi degli Italiani, anche se i nostri sono di gran lunga migliori. Ecco perché i nostri vini novelli non sono per niente "novelli". Ecco perché, nonostante possiamo vantare una cultura culinaria strepitosa e più stelle Michelin, tanto per prendere un riferimento, della Gran Bretagna, a raccontare il nostro cibo e la nostra cultura è un inglese.


Un inglese che spiega che la penna è "a great all rounded": un grande tuttofare, o che l'olio extravergine di oliva è "nice and peppery": buono e piccante o che l'aceto balsamico è "dark and tangy": scuro e penetrante o che il sugo all'arrabiata "has a hit of chili": ha un colpo di peperoncino. E' normale che questo sia il vocabolario di uno che allevato a "full english breakfast", spiega ai suoi simili i sapori veri del buon mangiare. E si perché se tu alle otto del mattino ti spari pancetta, uova, funghi e pane fritto, fagioli, salsicce e sanguinaccio, e se alla sera è andata bene hai cenato a fish&chips, bisogna che qualcuno ti spieghi che oltre a questi "sapori" esiste un mondo diverso di "flavour". Anche se a spiegartelo è uno che, tanto di cappello per la capacità manageriale nel gestire la sua immagine, va in giro a fare queste porcherie con il cibo:



15 commenti:

Arsein Lupin ha detto...

Bravo Cesare, per non parlare dei francesi: hanno un terzo dei formaggi che abbiamo noi (di cui la metà sono camebert) ma li sanno valorizzare sui mercati mondiali come nessuno mai.

Basti pensare che noi siamo capaci di subire le "direttive" europee che ci vogliono cambiare il nome al Parmigiano (chiamandolo Parmesan), togliere di mezzo il formaggio di fossa perchè "non è igenico" e dulcis in fundo pensiamo alle ultime e tristi vicessitudini a proposito dell'eliminazione dei vigneti italiani considerati "Overized" e quindi da SFOLTIRE....

Comunque rimaniamo sempre i milgiori, tutto il mondo lo sà.

Anonimo ha detto...

Anche questo è italiano:
Ci lamentiamo sempre che ci trattano male ed in modo ingiusto se si parla del calcio o delle direttive della CE. Si, piangiamoci addosso ... Sempre gli arbitri che ci hanno impedito il mondiale?

Si, giusto dimenticato, alla fine sempre la frase patriottica: siamo sempre i migliori del mondo.

Piena soddisfazione dei cliché.

A proposito, la metà dei formaggi francesi non è un Camembert. Si deve sempre parlare male degli altri per giustificare/mettere nella luce giusta i propri prodotti/proprie qualità? Perché non sottolineare le qualità con testa alta anziché mostrare con il dito agli altri?

Non c'è neanche nessun altro paese europeo in cui esistono così tanti scandali alimentari dove _dopo_ non cambia in accidente. Una tristezza totale e una vergogna. Il male ce lo facciamo noi, da solo.

Per far funzionare un marketing come quello del video devi avere pure il pubblico cioè cultura adatta. Non è trasferibile uno a uno. Per cui l'equazione non funziona così facilmente. Dall'altro lato sono contento che non funziona così. Non vorrei sapere che cosa mangiassimo oggi. Già il fatto che i miei nonni cominciano a nutrirsi da "4 salti ..." mi fa male.

Una piccola critica. Secondo me, non si potevano unire così facilmente due argomenti così diversi. A parte che meritassero un proprio articolo ognuno, tematicamente non azzeccano bene. Mia opinione.

Loste ha detto...

@Matidio: benvenuta/o :)

Nessuno sta qui a piagnucolarsi addosso e ad accusare gli altri per difendere le patrie virtù, anzi è vero il contrario. La mia critica è verso noi stessi visto che un Jamie Oliver qualsiasi, se ne va in giro con una linea di prodotti italiani, per la cronaca quelle foto sono state scattate in Svizzera, a raccontare come usare la nostra cultura, la cosa mi è sembrata un tantino assurda. Mi sarebbe piaciuto vederci il faccione di Vissani o Piarangelini o qualcuno che ci capisce insomma.

Lo sappiamo che la metà dei formaggi Francesi non sono Camembert, ma leggiamola così: la metà dei formaggi Francesi sono a pasta molle come il Camembert ergo stagionatura inferiore ai 30 giorni: bravi i Francesi a renderli famosi.

E' vero non c'è nessun paese dove ci siano così tanti scandali, ma siamo sicuri che siano veri scandali? Il caso della mozzarella di bufala è finito in una bolla di sapone: 3,5% dei sequestri a titolo cautelativo, senza nessuna conseguenza acertata, potevamo anche farlo sapere con la stessa enfasi di quando se ne è annunciato l'inizio; e lo scandalo del vino, che fine ha fatto?

Sono strafelice se un marketing come quello del video rimanga circoscritto all'isola d'oltremanica, non considero quella, cultura del cibo. E qui la pensiamo allo stesso modo mi pare.

Accetto la critica, in un post non è facilissimo sintetizzare tutto, ma opinoone mia, non ci sono due argomenti ma uno solo: il fatto che non sappiamo fare marketing della nostra cultura, e un filo conduttore nel personaggio Jamie Oliver.

Loste

Scribacchini ha detto...

Posso? Anche se sono nata francese ? ;-) Anch'io nel tuo post vedo un argomento solo. Epperò... Ben venga Jamie! Spero ancora che, di riflesso o di rimando, ci renda orgogliosi di quello che mettiamo in tavola.
Hai sfogliato il suo Jamie is italian? Credo che la (bella e intelligente) traduzione italiana sia stata pubblicata da Tea. Imparare il marketing sarà un lungo cammino giacché ancora non abbiamo il senso dell'immagine e della durata, però il suo amore è contagioso.
Kat

Anonimo ha detto...

E quando un Maestro rimanda al mittente la stella appena ricevuta??
E quando i "grandi" se osano tornare alle tagliatelle della nonna o al minestrone della mamma vengono derisi?
Anche in casa nostra ne abbiamo delle belle vamolà!!!

P.S Del resto, bastrebbe un post così ogni tanto per sentirsi meno soli ;-)

Anonimo ha detto...

Mammamia... non mi ci far pensare alla storia delle Mozzarelle !
Se ricordi, qua o a casa di Maurice, avevo scritto che chi aveva dato fuoco alle polveri sputtanando la faccenda e dandole un'enfasi esagerata era stato proprio il Presidente del consorzio mozzarella.
Probabilmente un emerito signor nessuno che voleva il suo quarto d'ora di celebrità. Non credo si saprà più nulla di lui, anche perché credo sia stato come minimo gambizzato da un po' di produttori trovatisi a rischio di fallimento con le sue uscite.
Mah.

Per arrivare al signor Oliver, a parte il fatto che mi sta sulle palle come pochi, nulla da dire.
La tendenza è questa.
Semplificare e spettacolarizzare ad ogni costo, se possibile insultando l'intelligenza umana.
Ha iniziato Mengacci coi programmi della domenica, e non commento oltre.
Poi pensa alla "Prova del Cuoco", nato come programma sobrio e diventato anno dopo anno un contenitore di canzoncine e ritornelli idioti. Non mi stupisco che a Bigazzi ad un certo punto sia venuto il coccolone.
O fai caso all'emulo italiano di Mister Oliva, Simone Rugiati, che come l'inglese cucinicchia e fa battute, racconta, ammicca e se la ride.
Sai che ti dico ?
Ti saluto come farebbe il primo grande cuoco del piccolo schermo:
" E a Dio piacendo, arrivederci a domani "
:)


Ah, ti ho copiato la peperonata...
Ma ho avuto un problemino !

Loste ha detto...

Si @Kat ho sfogliato e ho letto, di solito evito di basare i miei giudizi sulle apparenze :) Su Jamie c'è poco da dire, è bravo, non tanto a cucinare ma ha sfruttare quello che si è costruito dietro alla sua immagine: il fifteen, la campagna per le galline il "chicken out", il manifesto per un cibo fresco nelle scuole britanniche ecc. Il fatto che voglio sottolineare è che il portabandiera del cibo italiano nei supermercati Svizzeri, ma mi dicono ancge Austriaci e Tedeschi, è un inglese che, se leggi le sue ricette, cucina piatti italiani che un italiano non mangerebbe mai. :))))

Si ma vedi @MQ noi alla fine siamo quelli che si accontentano delle "tagliatelle della nonna pina" o che stanno dietro ad un ragazzino emulo di Jamie che insegna a cucinare in 10 minuti. Ma guarda anche le riviste, dopo la scomparsa di Gourmet, di cucina, solo il Gambero parla di cibo in modo serio. Poveraccio lascialo stare a Gianfranco, ho visto che ora è da solo a gestire la trasmissione su non mi ricordo dove, almeno mi pare. Che è successo alla peperonata?

Loste

Loste ha detto...

@Faccia da ...scusa ma ti avevo saltato :) Bé la mossa del Maestro di restituire le stelle è sicuramente servita a riportarlo fuori dall'ombra dei tanti giovani che sbracciando lo oscuravano ;) Chi torna al minestrone e alle tagliatelle è un grande. Non ho capiro il P.S. ma fa niente Benvenuto ! :)

Loste

Anonimo ha detto...

Sentirsi meno soli quando si pensano certe cose ;)

Per quanto riguarda il Maestro, nn credo lo abbia fatto per quel motivo!
Uno che ha il coraggio di tornare al minestrone(nn in tempi sospetti ehhh)dicendo che il suo periodo nouvelle cuisine è stato un pò,come dire..na stupidata?
Ahahahaha
Cmq sia caro Loste, i primi restiamo cmq noi,senza togliere a maestri francesi, americani e anche asiatici,alcune LORO indiscusse capacità ;-)

P.S Continuando così finiremo noi all'estero per imparare a cucinare..VERY ITALIAN STYLE ;-))

Anonimo ha detto...

torno ora da un viaggio a londra..e la cosa che più mi ha spaventato è il pululare di catene di "cucina italiana" che in italia non mi pare mai d'aver visto.ovviamente gli odori e sopratutto i sapori non hanno nulla a che fare con quella che è la ns cucina..per quanto riguarda jamie,lho seguito per un periodo su gambero rosso chanel,e devo ammettere che ha un modo di fare in cucina che davvero ti travolge..pensa..una mia amica che vive a basilea mi ha detto che i suoi libri sono diventati best seller!..povera italia..

Anonimo ha detto...

L'Italia no xe mai existia, o comunque non la lo xe ancora! La Serenissima xe durà più de 1000 a'ni, l'Italia (quela finta de adesso) par ora manco de 250... e se podaria continuar.
L'Italia nel rinascimento gavea el redito pro-capite fra i più alti, se non el più alto, del mondo; inutile inventarse de novo l'acqua calda, tornemo indrio, ed almanco nel magnare e nel bevare dasemo de novo vita al periodo cinque-seicentesco dei vari stati.
Noaltri Italici semo i mejo artigiani del mondo co scarpe, machine, ociali, carne, pese e vin e sigari toscani (e tutto mejo se in nero): tornemo ae origini!
In Francia, ghe so sta 'sta estate e la go girà tuta, i xe 'na nazion parché i ga solo raquanti formaji, raquanti vini (boni comunque) e no più de zinque/siè pietanze ben presentà, ma sempre zinque/siè al maximo; noantri a semo geograficamente la maxima espressione dela dimensione verticale: ottimizziamola!

Loste ha detto...

@Veronica: benvenuta, tutto il mondo sa che il prodotto Italiano è sinonimo di qualità, ecco perché il "medinitali" è così presente, il problema è quello che dici tu che di Italiano c'è ben poco. Jamie ha capito che poteva coprire una fetta di mercato italianizzando la sua immagine internazionale. Poteva pensarci un italiano? A noi manca quel marketing che gli altri hanno.
E qui ga ragione @Juanin Salabà, quando dice che dovremmo ottimizzare la nostra verticalità. Cosa sifgnifica? Signidica che in un settore come quello alimentare, ma non vale solo qui, noi possiamo ottimizzare tutta la catena produttiva a partire dalla terra per arrivare al design delle cucine, possbile che è così difficile? Eppure qualche esempio ce lo abbaimo davanti agli occhi, basta pensare ad "Eataly" di Farinetti.
Juanin benvenuto, anche a te ;)

Loste

sergio ha detto...

heilà carissimo amico, certi paragoni italo-francesi in (particolar modo vino-formaggio, andrebbero soppesati con maggior attenzione e discernimento(sic).
La tradizione, specialmente se porta sulle spalle secoli di esperienza, non andrebbe discussa.

ciao (non volermene).

Loste ha detto...

Ciao @Sergiott, non capisco dove avrei mancato di attenzione e discernimento. Sul non discutere la tradizione ho un'idea diversa, ma vivvadio siamo liberi di pensarla ognuno a modo suo.
Figurati se te ne voglio :)
Stammi bene Loste

Anonimo ha detto...

Tutto tristemente vero...!! :(
Complimenti,molto chiaro e esplicativo.. ho conosciuto questo blog da poco e ti seguo con interesse.. Ciao!