27 settembre 2007

Croce e Delizia

Ho un amico "ancunetano", con cui condivido chiacchiere mattutine prelavorative. Tanto per non sentirsi soli, e non dimenticare tempi passati. Lui da buon "ancunetano" non può risconosce la mia adolescenziale permanenza a Palombina Vecchia, come una succedanea cittadinanza del capoluogo. "Stavi delà de Collemarì". E quindi mi fa, ogni volta che gliene offro l'occasione, da cicerone nella tradizione dorica. E' accaduto spesso di ritrovarci a cena insieme. L'ultima, a Portonovo, il menù, contemplava il misto antipasto tipico di queste parti. Tra cui le "crocette". La crocetta è un "mesogasteropode strombaceo", cugino del più famoso "garagolo" protagonista della sagra di Marotta. Ma la crocetta è solo anconetana, e ogni volta che gli finisce sul piatto, Lui il mio amico, ne prende una in mano si siede vicino a me, mi mette una mano intorno alla spalla e recita, con fare farzesco, le istruzioni per mangiare la crocetta:

Se pine 'n tra do' deti com'un fiore;
le bagi come fosse el primo amore;
prima in tel cuderizo un bagio seco,
pò volti e bagi in do' che c'era el beco.
Ciuci e riciuci, lichi scorze e deti;
è un ino de chiopeti e de fischieti
e te viènene su qùi ciciolini
che udorene de mare e de giardini.
Ricòrdete ma prò che la cruceta
da per lia sola è misera, pureta,
è com'un quadro pieno de vernige,
un quadro bèlo senza la cornige.
E alora, perché el gode sia completo,
ce vòle, digo vòle, un bichiereto
de vi' ogni sete cici, in abundanza,
de modo che ce sguazi in te la panza...
Io guardo 'sta cruceta sbruzulosa
cun 'st'anima gentile;
cià qualcosa del caratere nostro anconità;
rozo de fòra, duro, un po' vilà
ma drento bono, un zuchero, 'n'amore...
ché nun conta la scorza, conta el còre.




E come si cucinano le:
Crocette in porchetta ?

da " 'Na chiachiarata cun nona bon'anima "
Se sbeca, sarìa a di' se leva vìa,
i bechi e el cuderizo, po' se pìa
l'aqua salata e lava che te lava
fino a che c'è la bava.
Po' ce vole 'na pigna; ce se mete
oio, fenochio forte, do' brancete
d'usemarì, do' spichi d'aio, sale,
i dài (che n'j fa male)
de pépe a stufo e apena rusulato,
buti gió le crucete ch'hai spurgato.
Per fai pià l'onto j dai do' o tre sbalzate
e, quando ch'ène bèle che rivate,
daqui c'un po' de vi' de la chiaveta.
Dài qualch'altra scosseta,
gióntece la conzerva ch'hai squaiato
e, quando che 'l ciciolo s'è stacato
dala scorza, leva la pigna e svòta
che la cruceta è cota.


Le due poesie sono di: Eugenio Gioacchini ( detto Ceriago)

La ricetta, per chi magari è rimasto con qualche dubbio, è questa. Tagliete le punte (bechi) e i fondi (cuderizo) aiutandovi con una tenaglia. Lavate e rilavate cambiando spesso acqua fino a che non scompare la bava, qualcuno sbollenterebbe ma è meglio di no. In una casseruola (pigna) fate soffriggere due spicchi d'aglio, con finocchio selvatico tritato e rosmarino in olio evo buono. Si sala e si pepa il soffritto. Poi si abuttano le crocette che si fanno scottare a fuoco vivo. Si aggiuge un bicchiere di vino bianco e si lascia sfumare, per aggiungere alla fine dei pomodori pelati e passati o pomodori freschi finemente sminuzzati. La crocetta è cotta quando si stacca dalla conchiglia.
Da annaffiare con un Verdicchio dei castelli di Jesi classico superiore, da provare per questo piatto il TERRE DEI GOTI di
Stefano Mancinelli, non freddo ma ghiacciato.

Una considerazione: di solito con questi piatti ci si mangia unchilo, unchiloedeucentogrammi di pane. A testa naturalmente.

9 commenti:

Lory ha detto...

Non puoi farmi questo di prima mattina,farei la strada a piedi per arrivare laggiù,l'ho scritto, ho lasciato un pezzo di cuore appeso da qualche parte!
E quando leggo certe cose,nn posso fare a meno,vabbè...Grazie bellissimo post!

graziella ha detto...

Ti scopro ora e mi trovo di fronte queste meraviglie?
Qui a Venezia li chiamiamo "garusoli" e li mangiamo quasi esclusivamente lessati, ma l'arte sta nel movimento del polso per far uscire l'ultimo pezzetto di "ciccia" che resta all'interno della conchiglia, possibilmente senza schizzare il commensale al proprio fianco!
A presto!

k ha detto...

E' da ieri che guardo e riguardo questa ricetta e mi viene l'acquolina. Ma per propinarla al mio compare senza ritrovarmi inaspettatamente single, credo mi ci vorrà ancora un po' di tempo.
Sempre belle le tue storie, ma già lo sai ;-)

Anonimo ha detto...

Che meraviglia !!!
Tra le tante bottiglie da assaggiare, me la segno, ma rilancio con un altro verdicchio che mi è rimasto nel cuore, per la situazione e gli amici con cui l'ho bevuto.
http://www.zaccagnini.it/maestro_di_staffolo_riserva.htm
Anche lì freddissimo, sennò i 13,5 gradi ti tagliano le gambe a metà piatto ! :)
E tanto che sono in vena di spam, visto che sto caricando la macchina in direzione Morrovalle, ti dirò che farò colazione al Bar Fortuna a Montecosaro Scalo. Mi sa i migliori Babà mangiati a nord di Napoli !
Buona domenica !
:)

Loste ha detto...

Non sapevo che da quelle parti si praticasse il tuo sport. :^)
Ma se ti fermi per colazione, allora facci anche pranzo:ristorante "Due Cigni" di Rosaria Morgante. I veri princisgrass, una zuppa inglese con granita di alchermes, da strappare la lacrimuccia anche a quest'ora.
Stammi bene.
Loste

P.S. quel verdicchio lo conosco Zaccagnini son bravi.

Anonimo ha detto...

Sempre più belli i tuoi post.

Loste ha detto...

@Lory,e mia cara devi aver pazienza che qui, ogni tanto si parla Ancunetano.
@Graziella, benvenuta esi con questo piatto ci si lorda.
@K, bisogna lavorarci ai fianchi, a noi uomini, poi dipende ;)
@Maruzzella, grazie Mara i complimenti fan sempre orgoglio ;)
Loste

Anonimo ha detto...

Vorrei segnalare il sito Toscana e Tirreno.com, che in particolare, con la sezione delle sagre e feste in Toscana spero che ti possa interessare

conventodigiaccherino.it ha detto...

è curioso come si possano trovare similitutidini di tradizioni fra località diverse...