20 agosto 2007

Oggi dove andiamo ?

“Oggi dove andiamo?”
“Spaccaball” (Matteo) ha appena aperto gli occhi e spara la prima domanda della giornata. Dubito che la mia risposta gli possa piacere, ma tanto …
“Andiamo su una montagna a vedere come fanno un formaggio”.
“Uffa sempre i formaggi dobbiamo andare a vedere, basta non potete comandare sempre te e mamma!”
La ribellione scorre nelle vene del piccolo. Avrei voluto vedere la Montessori: convincere il ribelle che siamo una famiglia e che le cose si fanno assieme. Un paio di promesse e un paio di minacce e si va.
Partiamo da Cevio e percorriamo l’ultima parte della Valle Maggia, quella che da Bignasco sale ripida verso l’ultimo paese della valle: Fusio.
Passiamo per Peccia dove il fiume Maggia scava senza sosta, e imbroglia i colori delle pietre con quelli della sua acqua. Più su è di nuovo la pietra di questi luoghi a tornare protagonista: a Mogno nella nuova chiesa ricostruita, dopo che una valanga si portò via la vecchia.
La strada sale e dopo Fusio diventa strettissima e si arrampica nel fianco della montagna a superare la diga del Sambuco. Ci inerpichiamo su verso l’alpeggio. Sembra che la pendenza voglia ributtarci indietro. E quando penso che alla prossima curva torno indietro, si apre una valletta come un anfiteatro. Un paio di costruzioni basse, segni della presenza umana: l’alpe Campo la Torba.
Saliamo e il signor Dazio, uomo di contate poche parole, è lì a casare. Gli rubo trenta secondi e mi racconta quello che ancora non so del Valmaggia. Lui lavora con 90 mucche e 180 capre. Si perché il valmaggia ha la caratteristica di essere di latte misto capra e vaccino, è un formaggio a pasta cotta, stagionato fino a settembre in alpeggio e poi venduto con 5/6 mesi di stagionatura come fresco e fino a 12 mesi come invecchiato. Le forme sono rotonde alte circa dodici centimetri e con diametro di circa trenta, ha facce piane, un occhiatura minuta e con colorazione gialla che si accentua con l’invecchiamento. Il sapore è caratteristico e forse, a parte il latte di capra, e magari per la vicinanza del Piemonte a me ricorda un po’ il Bettelmatt, e magari ne è anche un lontano parente. Dazio ha da fare, ci manda a farci un giro nelle cantine di stagionatura.


Due tetti in lamiera ad isolare la parte superiore, vuota, delle cantine scavate nella roccia. Un operaio spazzola, non più a mano, le forme bagnandole con la salamoia.

Compriamo un pezzo di formaggio e salutiamo il casaro, torniamo indietro, si discute su come sfruttare al meglio l’acquisto: al naturale con salumi, nella polenta che non possiamo fare per ovvi motivi logistici, o in un risotto con poca cipolla soffritta e appassita e mantecato alla fine, invece che con il burro, con il Valmaggia.

Ma adesso zitti che c’è la discesa e il lago del sambuco è ancora lontano.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sapresti rendere incantevole anche la valle della morte. Complimenti, Marco, una volta devi passare dalle mie parti.

Anonimo ha detto...

bel posto... alla fine come l'avete mangiato, il formaggio????

Anonimo ha detto...

Che bei posti, cmq concordo con Maurice ,sei bravissimo a raccontare i luoghi e persone!!!

Naki

Loste ha detto...

Grazie Maurice, penso che una di queste volte lo faccio, ti vengo a trovare e a farmi due chiacchiere con te davanti a dun buon bicchiere ;)
Cara Marzia alla fine ci abbiam fatto un risotto, gli appartamenti vacanze non consento grandi voli....
Grazie Naki, mi fa piacere.
Loste