Ricordarsene
Ogni terra ha le sue tradizioni. Elementi caratterizzanti che diventano i tratti fisiognomici di un viso che non esiste. Ogni terra racconta attraverso le sue tradizioni, il suo essere, il suo pensare, il suo modo di porsi verso il resto del mondo, verso il futuro che l'aspetta. E' facile dire che oggi le tradizioni stanno scomparendo, la causa? La cultura globale, le mode, la pubblicità, il consumismo la televisione ? E che ne so io !! So solo che la gente e quindi la cultura, tende ad esser uniforme, piatta e senza caratterizzazione, siamo nell'era dell'imitazione. La massima aspirazione di un adolescente è assomigliare a qualcuno: nel vestire nel parlare e nel pensare. L'altra massima aspirazione è il possedere. Quando Fromm scrisse il suo pensiero su questo tema, credo che il mondo lo considerò una teoria astratta. Mai teoria fu più indovinata.
L'altro lato della medaglia, è che oggi abbiamo più facilmente accesso a maggiori fonti di informazioni e a molti più dati, e quindi a molte più culture. Ma tra venti anni ci saranno ancora così tante culture? Tra venti anni avremo ancora le tradizioni? Tra venti anni esisteranno ancora queste cose lungo le strade? Qualcuno costruendo una casa "incastonerà" ancora una figurina nei muri a protettivo ringraziamento? Uno sciovinistico slancio di religiosità? Chi mi conosce sa che non è così, è che la nostra storia è molto legata all'iconografia religiosa. Per dare un giusto equilibrio chiedo anche se tra venti anni qualcuno erigerà ancora questi simboli pagani. Che da una veloce ricerca sono strettamente limitati all'entroterra marchigiano, o qualcuno di voi ne conosce il significato anche fuori dalle Marche.
Ma tra venti anni qualcuno si ricorderà dei piatti della tradizione, quelli legati strettamente alla terra e alla stagione? Tra venti anni si parlerà ancora di miaccetto, di frascarelli, di brustenga di passatelli? Quest'ultimi forse si. Ma già oggi in molti mi dicono, eh si una volta si faceva anche da noi, ma oggi non la fa più nessuno. E allora per evitare che la gente se ne dimentichi vi racconto la tradizione di:
Fare le olive
L'altro lato della medaglia, è che oggi abbiamo più facilmente accesso a maggiori fonti di informazioni e a molti più dati, e quindi a molte più culture. Ma tra venti anni ci saranno ancora così tante culture? Tra venti anni avremo ancora le tradizioni? Tra venti anni esisteranno ancora queste cose lungo le strade? Qualcuno costruendo una casa "incastonerà" ancora una figurina nei muri a protettivo ringraziamento? Uno sciovinistico slancio di religiosità? Chi mi conosce sa che non è così, è che la nostra storia è molto legata all'iconografia religiosa. Per dare un giusto equilibrio chiedo anche se tra venti anni qualcuno erigerà ancora questi simboli pagani. Che da una veloce ricerca sono strettamente limitati all'entroterra marchigiano, o qualcuno di voi ne conosce il significato anche fuori dalle Marche.
Ma tra venti anni qualcuno si ricorderà dei piatti della tradizione, quelli legati strettamente alla terra e alla stagione? Tra venti anni si parlerà ancora di miaccetto, di frascarelli, di brustenga di passatelli? Quest'ultimi forse si. Ma già oggi in molti mi dicono, eh si una volta si faceva anche da noi, ma oggi non la fa più nessuno. E allora per evitare che la gente se ne dimentichi vi racconto la tradizione di:
Fare le olive
Il periodo è questo quando l'oliva diventa nera ma, non è ancora, del tutto matura per farne olio. Allora si comprano le olive dai fruttaroli, una volta si andava dal contadino. Ci si procura qualche barattolo, a seconda della quantità, di vetro a chiusura ermetica. Si lavano le olive e le si asciugano bene. Si mangia una certa quantità di arance, perché la buccia, eliminato il bianco, serve ad insaporire la salamoia.
Si va a fare una passeggiata in campagna e si osserva con molta attenzione i bordi delle strade, per riconoscere gli arbusti di finocchio selvatico che in questo periodo, raggiungono anche il metro e mezzo di altezza, prima di seccare e rinascere a nuova stagione. Ci si procura il finocchio che dopo lavato va tagliato a pezzetti e mischiato ad olive e buccia di arancia. (Aggiornamento un anno dopo : non ci si dimentica di qualche abbondante spicchio di aglio, che va lasciato in camicia). Si mette il tutto nel barattolo, alternando strati di olive con pizzichi di sale grosso. E qui si fa ad occhio, perché a volte bisogna improvvisare. Magari per evitare risposte come quella che questa mattina la mia fruttarola ha dato ad una signora che insisteva nel conoscere le dosi di sale: "Cocca mia. Se non sai quanto sale mettece, ché le comprate a fà quelle du cassette de olive!".
Mettete i barattoli fuori all'aperto sulle terrazze di casa o sui davanzali, lontani dal sole, perché deve essere il freddo a "cuocere" le olive. Ogni mattina girate più volte il barattolo. Venti giorni, o un paio di settimane se dovesse capitare qualche gelata, e saranno pronte. Allora una sera, magari insieme a qualche amico, rimediate un salame buono, un pecorino più buono, del pane fatto in casa o un pane tipo toscano, aprite una birra e con qualche cucchiaiata di quelle olive cenate così. Raccontandovi, magari, di quando eravate bambini e facevate cose che oggi non fate più.
Mettete i barattoli fuori all'aperto sulle terrazze di casa o sui davanzali, lontani dal sole, perché deve essere il freddo a "cuocere" le olive. Ogni mattina girate più volte il barattolo. Venti giorni, o un paio di settimane se dovesse capitare qualche gelata, e saranno pronte. Allora una sera, magari insieme a qualche amico, rimediate un salame buono, un pecorino più buono, del pane fatto in casa o un pane tipo toscano, aprite una birra e con qualche cucchiaiata di quelle olive cenate così. Raccontandovi, magari, di quando eravate bambini e facevate cose che oggi non fate più.
20 commenti:
Anche mia nonna da di quelle risposte, ma le quantità vanno estorte eccome. Altrimenti che senso ha parlare di scomparsa delle tradizioni?
Baci pugliesi di olive fritte in padella con tanto peperoncino Chef.
Concettì
I tuoi racconti - che sarebbe riduttivo parlare semplicemente di ricette- mettono spesso addosso un po' di malinconia. E non potrebbe essere diversamente quando si parla di tradizioni e saperi che scompaiono. Saperi che magari i giovani (?) della mia generazione non hanno neppure avuto modo di acquisire. Grazie per questo modo così elegante con cui riesci a raccontare e a tenere vivo un po' di questo sapere.
katia
ps: come mi piacerebbe fare queste olive! A trovarle...
Se questo commento arriva doppio, ti chiedo scusa... l'ho scritto e inviato ma... non so dov'è finito! :D
Comunque, volevo solo ringraziarti perchè anche stavolta, leggendoti, mi sono ricordata della prima cosa "marchigiana" che ho preparato appena approdata in quel di Osimo quando avevo "solo" 24 anni! :DDD
Un bacione!
Ecco le Olive come vanno fatte !
Ti confesso che qualche giorno fa, leggendo Fiordizucca, ho trovato una ricetta di olive in salamoia che mi ha lasciato a dir poco perplesso...
Mi chiedevo:
"Ma sarà davvero necessario buttarci della potassa caustica dentro ? Vabbè che si elimina... ma..."
Poi mi arriva Loste mio con la sua ricetta fatta di calma e freddo, e tiro un sospirone.
Mia nonna Fiamma nata Piergentili faceva quelle secche e le condiva con olio, aglio, semi di finocchietto e buccia d'arancia. Erano una di quelle cose che non mancavano mai durante l'inverno.
caro loste, perchè non lo scrivi veramente, un libro di ricette narrate?
k dice che le tue ricette mettono un po' di malinconia... ma è così che deve essere, parlando di sapori che ci ricordano qualcosa del passato.
Contraddizione in termini: il tentativo di rimediare alla perdita di identità e tradizioni attraverso il mezzo che le uccide..il web
sono d'accordo con marzia. Dai, dai!!!
@anonimo: sinceramente non sono d'accordo. Secondo me il web aiuta proprio a conservarle, o a ritrovarle e diffonderle. Se si son perse non è certo colpa di internet, ma della globalizzazione che tende ad appiattire le differenze, anziché arricchire con la conoscenza delle tradizioni altrui. Ed è colpa dei ritmi della vita moderna e della cultura dominante, fatta di velocità e piatti pronti. Internet è solo uno strumento, potenzialmente meraviglioso. Poi dipende dall'uso che se fa.
I tuoi post inducono sempre alla riflessione...e di questi tempi non è male!! Ieri al telefono con una amico chef, che fà della qualità e della ricerca delle tradizioni il suo punto di forza, dicevamo che il tramandarsi della tradizione gastronomica è fatta anche dal ricordo di sapori...i biscotti che ci faceva nonna ecc... Quindi dobbiamo operare sulle nuove generazioni e boiccottarle quando si vogliono ingozzare di schifezze.
Seeeeeeeeeera ;-)
caro Loste è sempre un piacere leggere i tuoi racconti. Sono un 'umbra marchigiana e per questo ritrovo tante cose in quello che dici. A proposito delle cappelle votive ti volevo raccontare di una cappella eretta in fondo alla via dove sono nata, a Foligno.La via si chiamava Via Madonna Delle Scuffiole perchè in fondo alla strada era stata eretta una costruzione a rinraziamento della Madonna per il bambino nato in salute. era propiziatorio e tutte le partorienti andavano a deporre le cuffie (dette cuffiole)dei propri figli in segno di ringraziamento per la nascita di un bambino sano e libero!era bellissima quella cappella piena di cuffiette e fiori deposti ai piedi di un quadro raffigurante la Vergine Maria.Pur bambina di pochi anni ogni volta che passavo con mia nonna davanti alla cappella lasciavo un fiore o un soldino!Ricordo con molto affetto questa cosa e anche la ricetta delle olive nere che mia nonna e mia zia preparavano e mettevano sulla finestra aspettando le gelate invernali per "cuocerle". grazie ancora
Mia madre aveva incastonato nel cortiletto della sua casa di giovane sposa una di quelle statuette della madonna. Aveva un bellissimo mantello rosso. Ho, e qui do ragione a K, una grande nostalgia di quando, bambina, raccoglievo insieme a lei le rose per metterle alla madonna.
ciao Marco...e noi cosa ci stiamo a fare?
Siamo ancora capaci di ricordare?
Siamo capaci di trasmettere?
Siamo padroni di una tecnologia meravigliosa: siamo capaci ad usarla?
ciao
Le edicole votive si trovano anche qui in Puglia, nei vecchi centri storici, o anche in alcuni angoli dei nostri borghi ottocenteschi.
In toscana, nelle campagne, ai crocevia o nei muri dei borghi medievali.Insomma sono un simbolo della nostra iconografia religiosa, un punto dove raccogliersi in silenzio, pregare o anche solo riflettere.
Le olive proverò a farle, mai tentata esperienza simile.Grazie dei tuoi spunti
Valentina
www.lemaghedellespezie.com
@Concettì: si devono estorcere sempre le quantità a nonne, mamme e blogger.
@K: la malinconia è parte del mio carattere... ma anche l'ironia ;)
@Gata: e si Osimo non è distante.
@SignorQ: la chimica (che magari ci sta tutta) non è per me.. io sono per il freddo, la natura, il tempo.
@Mara: proprio così queste sono cose che non dovrebbero mancare mai.
@Marzia: per scrivere un libro bisogna essere in due: chi scrive e chi pubblica. La seconda parte qui, latita :)))
@Anonimo: battere il nemico con le proprie armi ;). Un consiglio: un nome inventato è molto meglio del nulla.
@Glori: riflessione? Vedrai il prossimo !!! Sul boicottaggio sono d'accordissimo.
@Lory: cara, BEN TORNATA.
@Anonima(2): interessante questa "Madonna delle scuffiole". C'è ancora? Tra un mese passo per Foligno (faccio il pieno di olio) e la vado a cercare. Stesso consiglio, di cui sopra, per il nome ;)
@Gio: è vero anche raccoglier fiori per le figurine era una tradizione.
@Sergio: uno degli scopi del mio blog è lasciare queste cose ai miei figli e a chi vuole leggerle. Per il resto sta alle persone, internet non è diversa dalla società, e solo più veloce e più visibile.
@Vale: Giusto. Facci sapere come vengono.
Loste
è bello arrivare qui (anche se con notevole ritardo) e sapere che non si troverà semplicemente una ricetta, ma di più... :-)
Ho capito bene, senza acqua?
@anonimo: assolutamente niente acqua, magari qualche spicchio di aglio in camicia che non ho citato nella ricetta.
..ho acquolina in bocca..e mi consolo aprendo il barattolo con delle olive nere denocciolate sottovuoto comprate al supermercato--però le accompagno con una birra buonissima fatta ha San Marino -AmaRcord-La mi dòna-di più sui prodotti AMARCORD sul sito amarcord.it ...anche La Bachéra -10%alc.vol.ambrata doppio malto è come dicono proprio loro -per intenditori!...adesso vado a sfornare lo strudel ;)...le mie dita profumano ancora di cannella ..mmm con quella pasta "nonnesca" come dicevi tu...non vedo l'ora di assaggiarlo....
...uffa non lo so come quella lettera "h" è finita li...sicuramente per la fretta...
Posta un commento