29 aprile 2007

Fast food

Sfrutto la visita di un'amica blogger: Chiara, che qualche giorno fa mi ha invitato nel suo "monolocale" in cui, in bella vista, c'era un link a questo film, per dire che io ADORO il "fastfood". A me piace arrivare ordinare veloce prendersi il proprio panino e il bicchiere, sedersi al tavolo in mezzo ad altra gente e mangiare, magari non troppo fast ma anche un tantinello slow. Considero il fast food una valida alternativa al pasto di mezzogiorno di una mensa aziendale, e spesso ne approfitto. Dirò di più lo predico anche ai miei figli e spesso lo replichiamo a casa.

Bè? E chiaro no, e che pensavate? Che andavo a mangiare in quei posti che puzzano di olio di frittura vecchio, e che se ci stai cinque minuti cinque, devi bruciare i vestiti che indossavi?
Il mio fastfood preferito è questo, in effetti di odori ce ne sono anche lì, ma di pecorino, mortadella, salame. Il pane fresco scrocchia "scraaack" sotto ai denti, e che quando trovano la mortadella affondano "sluooop" in un insieme grasso e succulento. Non c'è fastfood migliore: i tavoli sulla strada, tre auto ogni mezzora se ti va male, il sole che ti scalda la birra.
E pare che funzioni, se ad Altamura, come dice Gianna nel suo blog, una panetteria di quelle tradizionalissime ha fatto chiudere un Mac che gli stava di fianco.

Poi che c'entra, anche noi qualche volta facciamo un 'eccezione e allora può capitare che una sera a casa facciamo un:

Sacchetto da viaggio con polpette e patatine


Per le polpette, per un "viaggio" piuttosto lungo e per un viaggiatore affamato: 200gr di polpa di manzo freschissima, tritata molto finemente con almeno tre passaggi in macchina o battuta, bene, al coltello. Disponete la polpa in una bastardella, aggiungete la mollica di una fetta di pane raffermo bagnata con poco latte, un uovo, noce moscata, prezzemolo, sale e pepe quanto ne occorre. Ammalgamate benissimo e fatene delle polpette.
Frigette delle patate novelle fatte a rotellini sottili, qui per memoria i consigli sulla frittura. Mentre le polpette le cuocerete in padella caldissima in cui aggiungerete un "mezzo dito" di olio di oliva, le lascerete, il tempo dipenderà molto dalla grandezza, dorare prima da una parte e poi dall'altra. Servitele in coni di carta paglia, risparmiarete i piatti, e faranno felici i commensali, mangiateli con le dita per questo è anche un : finger-food. Io non disdegno alla fine una bella insalata mista a rinfrescare il tutto.

26 aprile 2007

Solo per Passione

Quello che dice Maruzzella commentando un mio post di qualche giorno fa, è proprio tutto vero. Scrivo per me e per chi ha voglia di leggere. In effetti questo blog è nato come "database" per raccogliere le mie ricette, e quando non ne avrò più ... si vedrà. Intanto vorrei dire a Maruzzella che io non sono uno "chef", categoria nella quale mi ha inserito nei suoi link. Non che abbia qualcosa in contrario, se non si fosse capito è il mio sogno "segreto", sono anzi onorato di dove mi abbia messo, ma non vorrei che qualche vero "chef" se ne abbia a male. Io faccio un altro mestiere e se cucino lo faccio solo per un motivo: la passione.
.... Però, un momento, pensandoci bene, leggendo le loro cronache, fondamentalmente, anche i veri chef sono guidati da una grande passione, altrimenti perchè dovrebbero starsene fino alle tre del mattino ad aspettare che il pane sia cotto, perchè dovrebbero starsene chiusi in una cucina: posto poco raccomandabile, tutto il giorno ad inventare, provare, preparare e servire piatti. E' solo per la passione, la differenza, per me, è che io lo faccio per passatempo e loro per mestiere, ergo sacrificio: no non sono uno "chef", sono uno a cui piace cucinare, il culo me lo faccio in un'altro modo. Ma la passione è la stessa, altrimenti perchè mi sveglio alle sei del mattino per preparare una:

Insalata di cannocchie, seppie e orzo perlato, su passatina di lenticchie con olio allo zenzero.


Alzatevi presto, non c'è alternativa. In una pentola fate soffrigere in poco olio buono, mezza cipolla, uno scalogno e 4 carote fatte a pezzi anche grandicelli, lasciate andare per qualche minuto poi tuffateci 4/5 pomodori rossi e senza pelle. Profumate con del basilico e poi aggiugete della lenticchia di colfiorito, che avrete lasciato ad ammollare per qualche ora, coprite di acqua e lasciate sobbollire per un paio d'ore, la lenticchia deve risultare (solo per questa volta) scotta, aggiungete "alla bisogna" acqua fredda. Pulite le seppie e le cannocchie, poi sbollentatele per dieci minuti in acqua bollente o ancora meglio cuocetele al vapore per un cinque minuti. Fate raffreddare e tagliate le seppie a julienne mentre le cannocchie vanno tolte dal loro carapace senza romperle. Preparate l'orzo perlato facendolo bollire in abbondante acqua salata, deve risultare al dente (questo si). Raffredate l'orzo, incorporatelo al pesce e condite il tutto con qualche goccia di limone, olio buono, origano fresco (non usate il secco: troppo forte, fresco) sale e pepe. A piacere potete aggiungere una brunoise di verdurine croccanti, cotte al vapore o saltate in padella, io ho usato: carote, zucchine e funghi.

Impiattate specchiando le lenticchie, che avrete ridotto ad una passata con un frullatore ad immersione, componete l'insalata con un coppapasta, guarnite con dell'olio buono che avrete lasciato ad insaporire con dei pezzetti di zenzero fresco per almeno dodici ore.

Maruzzella, il link è qui a fianco, ha un ristorante in quel di Roma... da andare a trovare. ;-)

22 aprile 2007

Visite di cortesia

Checco ha i capelli ricci, lunghi sulle spalle, due occhi neri. Non è alto, la corporatura piazzata di chi lavora duro. Ci accoglie in casa alle nove passate di sera, i modi sbrigativi ma gentili, i convenevoli di rito. Apre una bottiglia di rosso, e ci offre due bicchieri, ringrazia per quelle che gli ho portato, poi prende il coraggio a quattro mani e dice, scusandosi “Io debbo mangiare. E' da oggi a mezzogiorno che giro come un matto. Allora posso fare due cose, darvi quello che siete venuti a prendere e mandarvi via, o chiedervi di pazientare e gustarvi questo bicchiere mentre io ceno.” Figurati se ci/mi scandalizzo. Mi accomodo sul divano il bicchiere in mano il camino acceso che mi coccola. Un casale in cima ad una collina dell’entroterra pesarese, una bella casa ristrutturata in maniera lineare e con gusto, evidente la mano femminina di Elena, che si divide tra il suo lavoro e la casa, senza che l’ospite se ne accorga. L’ Umbria ad uno sputo il mare lontano.
Non mangiano, si strozzano, e dopo neanche dieci minuti si siedono con noi davanti al camino. Una fetta di dolce, la scoperta di amicizie comuni, roba dei tempi di scuola. Frequentazioni passate “Ci saremo sicuramente incontrati”.
Poi attacco con le domande. Checco fa il Pastore. Quasi quattrocento pecore che se passi di giorno vedi pascolare nelle colline intorno casa. Un paio di cento di queste da mungere due volte al giorno tutti i giorni, rigorosamente a mano, nessun mungitrice automatica, niente sabato e domenica, nessuna festa, nessuna malattia. Il latte conferito ad un consorzio per la trasformazione, gli eccessi lavorati direttamente in casa, tra qualche giorno torno a provare il pecorino. Checco sembra instancabile e se fosse per Lui potremmo star lì a chiacchierare fino a notte fonda, ma mi metto nei suoi panni, e se fossi io mi sarei già mandato via. Salutiamo Elena che ci ha accolto con garbo e cortesia.

Carico in macchina il motivo della mia visita e me ne ritorno a casa. Lungo la strada penso: Checco non ha telefonino, non ha connessione internet, probabilmente è più importante la salute di una delle su pecore che la sua. La "civiltà" non è lontana come lo è dall’alpe di Torricella, ma anche qui si respira la stessa aria: quella dell’essenzialità.

Cosciotto di agnello ripieno di fave e pecorino, con patate novelle.


Prendete un coscio di agnello, aprendolo al centro disossatene il femore che staccherete dal ginocchio. Preparate un trito di profumi: salvia, rosmarino, santoreggia e uno spicchio di aglio, aggiungete sale e pepe, spalmate il composto all'interno del coscio. Prendete le fave, che avrete preparato precedentemente, sono sufficienti circa 500 gr di fave che vanno pulite e sbollentate 3/4 minuti in acqua, sbucciate e tritate al coltello, incorporate alle fave 2 o 3 fette di pecorino fatto a piccoli tocchettini, aggiungete poco olio buono e farcite l'interno del coscio, richiudete il coscio ricucendolo con dello spago.
In una teglia da forno fate sciogliere una noce di burro con poco olio buono, (sempre extravergine mi raccomando), e gli odori usati all'interno, fate rosolare ben bene il coscio, sfumate con una spruzzata di grappa e una di vino, infornate a 180° per circa 45/60 minuti. Prima di tagliarlo lasciate riposare, rischiate che il ripieno se ne vada per conto suo, servitelo con delle patate novelle con la buccia (dolcissima) sbollente e cotte al forno insieme al coscio.

Da accompagnare con Rosso Conero (prossimamente DOCG) Cumaro della Umani Ronchi, morbido e persistente ideale pe una carne come quella di agnello.

19 aprile 2007

Rassegna stampa mattutina

E’ stata una nottataccia.
E quando questi giorni sottolineo che dormo dalle tre alle tre ore e mezza per notte, mi sento spesso rispondere: “… è la primavera!”.
Io non lo so se è la primavera, ma sta di fatto che in una settimana mi sono finito l’ultima fornitura di libri ordinati via rete, che la sera provo camomille, nerveentee, valeriane e tutto il corollario del non farmacologico per dormire, e che questa “primavera” comincia a diventare una voce di costo del mio bilancio familiare.
Comunque questa mattina, mi trascino fuori dal letto, più stanco di ieri sera, rinuncio alla barba e spero solo nella doccia tiepida per riuscire a respirare. La primavera ha qualche effetto anche su “Chi?Che?Co?Io?”: se ne sta in piedi in fondo al letto a fissare il muro la giacca del pigiama ancora addosso, una gamba infilata nel jeans e una no, le braccia lungo il corpo le mani che tengono il pantalone in equilibrio precario, ho paura che se gli parlo, come ad un sonnambulo, lo possa traumatizzare. Forse potrebbe esser d’aiuto uno scappellotto sul coppino, giusto per renderlo partecipe del fatto che tra dieci minuti passerà il bus per la scuola.
Scendo in cucina e mentre sorseggio un caffè con tre biscotti striminziti, ascolto distrattamente la rassegna stampa in tv. L’onta di aver perso il treno per gli europei del 2012 ha praticamente monopolizzato l’etere e la carta stampata. Sinceramente mi meraviglio che qualcuno sia meravigliato, io non seguo il calcio, ma se dici la parola "calcio" mi vengono in mente un paio di scandali, un morto, immagini di scontri e poco altro, un pallone proprio non passa per la mia testa. E poi sento che il presidente dello Juve clube di Montecitorio ha dichiarato…
Non so cosa abbia dichiarato, me ne sono andato con un “…Fanculo” lanciato al televisore, non so chi sia sto Presidente, non so dove c***o possa trovare il tempo per fare il presidente dello Juve Club Montecitorio, presumendo che debba fare anche il deputato. So solo una cosa: sinceramente non mi risultano altri club di ultras in ambienti lavorativi.
E a voi?
P.s. in rete ho trovato questo link: sarei curioso di vedere la nota spesa di questa trasferta !

17 aprile 2007

Da dove si comincia e dove si finisce ?

Da dove si inizia un esperienza? Dalla gavetta, di solito. A volte per qualcuno direttamente dal punto di arrivo, ma qui oggi parliamo del perscorso per gente normale, visto che trattiamo con figli da educare.

Il ragazzo, "Chi?Che?Co?Io?" ha voglia di cucinare, in primis è una buonissima forchetta, nonostante la sua magrezza, in secundis ha una curiosità irrefrenabile. Mi fai cucinare? Ultimamente la domanda ricorre abbastanza spesso. Ma come faccio a fargli capire che come per tutte le cose si comincia dai fondamentali?

Potrei fargli leggere il libro di Chelminski che racconta la vita del grande Loiseau, "l'uccello volato via", così da capire da dove si comincia a cucinare, e dove si finisce per arrivare. Potrei raccontargli di tanti cuochi che si fanno il mazzo, due volte al giorno al caldo mangiando alle 11.00 e alle 18.30 tutti i santi giorni, a sopportare clienti rompic***i, l'incompetenza e il fancazzismo dei collaboratori senza passione. Potrei cominciare con un "Ai miei tempi...". Ma poi scelgo la strada del pseudo divertimento, "Va bene dammi una mano a preparare questo piatto":

Tartare di astice al vapore con crema di fave e fave, pecorino e lonza.

Saremo in quattro a mangiare, e io e Leo ci guardiamo negli occhi, tra di noi una bastardella piena a metà di fave scottate in acqua bollente per quattro minuti, in origine erano un chilo da pulire, e due astici, 2 chili complessivamente, anche loro cotti al vapore ma per 15 minuti. "Cosa vuoi fare, pulire gli astici o sbucciare le fave?".
"Le fave". Prendo un coltello da pomodoro e gli faccio vedere come incidere la buccia della fava per estrarre l'interno: morbido e dolce. Io pulisco gli astici ma vado più veloce e allora riduco la carne del crostaceo a tartare battendola con un coltello, la condisco con olio, qualche goccia di limone, una punta di cucchiaino di senape dolce, un cucchiano di maionese, qualche goccia di salsa Worcester, aggiungo un cucchiano di foglie di origano fresche, colte dal giardino e tagliate finissime, salo e pepo e rimetto in frigo a insaporire. Leo è a metà del lavoro, dice: "Mi si incrociano gli occhi... ma devo sbucciarle tutte?", "No solo metà per le altre chiamiamo Gualtiero". Prendo metà delle fave, le metto nel frullatore con olio buono e qualche foglia di basilico, aggiungo poco pecorino grattugiato, frullo e assaggio per corregere di sale, in frigo anche questa. Intanto comincio a preparare il resto dei piatti della giornata, Leo combatte ancora con le fave, non le mangia più, segno di limite raggiunto in termini di fastidio. Prendo tre fette di pecorino fresco, tagliate a circa un centimetro e le riduco a tocchetti. La pulitura delle fave è quasi finita. Ora tocca a 60 gr di lonza, circa 8 fette, le riduco a julienne e le metto in una padella caldissima, le lascio andare per un minuto appena e poi le tengo da parte, così mezze croccanti. Leo ha finito di pulire le fave, che condiamo con poco sale e olio buono ed incorporiamo al pecorino.
Lo stesso giorno preparerà anche le zucchine per la pasta e le fragole per il gelato di crema al balsamico, e si farà anche un andata e ritorno in bici in paese a comperarlo, porterà via i rifiuti un paio di volte, e apparecchierà. Ci si può accontentare.

Chi non è contento, invece, è lo Chef Nico che ha deciso di chiudere il suo blog dopo due anni di post e di storia di vita, un vero peccato. Ma sicuramente le motiviazioni ci sono tutte, anche io a volte ho la sensazione di scrivere al vento: quasi un anno, quasi cento post, più di settanta ricette, poco meno di cento commenti (di cui qualcuno mio).... Serve continuare? Mah...

13 aprile 2007

Porta bene, o porta male?

Fortuna che era venerdì, perché se fosse stato giovedì mi sarei preso venerdì di ferie, ma visto che era venerdì mi è andata bene e quindi niente ferie. E sì che per esser stato un venerdì, non è stato mica un venerdì semplice, poi mi rendo conto solo ora che si trattava di un venerdì 13 ...........

Forse è stato per questo che il pesce stamattina costava come il fuoco, chè l'ho comperato solo perché dei cari amici verranno a pranzo da noi, che non c'era ragione di prezzi come quelli, visto che la Pasqua è passata.
Forse è stato per questo che il numero di rotture e di "smarronamenti" in ufficio oggi è stato di gran lunga superiore alla media giornaliera degli ultimi quattro mesi.
Forse sarà stato per questo che la signora, che in palestra pedalava al mio fianco, durante l'ora di spinning, non ha mai chiuso bocca, ed è stata sempre a commentare qualsiasi cosa, certo che se non stringi la resistenza è come andare in discesa, altro che salita e sudore.
Forse sarà stato per questo che mentre me ne andavo dal medico, l' "apetto" della foto me lo sono ritrovato davanti alla grandiosa velocità di cociera di quindici (dico 15) km/orari, in un tratto tutte curve di circa 3 chilometri, che per la cronaca vuol dire dodici (dico 12) minuti di guida in stato di assoluto incredulo torpore.
Forse sarà stato per questo che quando, finalmente, sono riuscito a superare l'apetto mi sono dimenticato che in quel tratto hanno costruito un dosso rallentatore in cemento, e che ci debbo essere passato sopra un pò troppo veloce se il cassetto portaoggetti si è aperto, gli occhiali sono volati nel sedile dietro, la valigetta è finita sotto il sedile davanti, il telefonino non l'ho ancora trovato ed ho un leggero malessere al collo causato presumibilmente dal contraccolpo.
Forse sarà stato per questo se tornando a casa ho scoperto che al telecomando del garage si è scaricata la batteria e che ha suonare se non hai un campanello che fa: "AAAAAARGGHHH..." ma uno che fa "plin, plen, plon, plan" ci puoi stare anche una mezz'oretta se tutta la famiglia è disopra davanti al televisore.
Forse sarà per questo che stasera "spaccaball" si è infilato nel mio letto accanto alla mamma, relegandomi a contorsionismi sul suo letto.

E allora venerdì 13 porta bene o porta male? Perchè se porta bene sono leggermente preoccupato per la giornata di domani.

P.S. In comepnso oggi ho conosciuto una bella coppia di assidui frequentatori di questo blog, è stato un vero piacere.

11 aprile 2007

Ricette sparse (8)

Quando vado in bicicletta, penso.
Che altro dovrei fare? Parlare da solo è da escludere, si rischia di venir "chiacchierati" se non peggio. Non posseggo uno di quegli strumenti fichi che vanno sotto il nome di "aipod", nè nessun altro strumento che divulghi musica in auricolare. In effetti un paio di anni orsono ci provai: cablando all'orecchio la radio del telefonino. Scoprii che partendo da casa con "Radio Deejay" dopo cinque chilometri non la si sente più, allora si punta tutto su "Radio2" che nei giorni festivi te la raccomando, chè Fiorello non ci pensa proprio di lavorare la domenica. E comunque anche questa dopo quindici chilometri dalla partenza, e circa quaranta minuti di programma, scompare coperta dalle montagne, a quel punto con le scariche che ti entrano diritte nel cervello, mentre pedali, devi aprire la tasca posteriore della giacca, estrarre il telefonino, cercare una nuova stazione con dita infreddolite e guantate. Roba che se non ti schianti alla prima curva in discesa o contro qualche auto è solo per una questione di mancanza totale di traffico e di estrema bravura nella guida del velocipede. Sta di fatto che a parte una finestra di pochi minuti in cui si riesce ad ascoltare "Radio Subasio", la sola radio ascoltabile in mezzo alle montagne tra Marche e Umbria, è "Radio Maria", la quale, garantisco, ha un'efetto estremante poco efficiente sul ritmo della pedalata. Considerate poi che in cima alle salite, già di suo, si registrano visioni misitico religiose, santi che appaiano di fianco con secchiate d'acqua, personaggi biblici, rovi in fiamme e per ultima la madonna, faccio notare che in zona, a dimostrazione che non vaneggio, ci sono due salite chiamate rispettivamente "Madonna della cima" e "Passo della Madonna". C'è poco da ascoltar la radio, quindi, penso.
Ed un paio di giorni fa, appunto, pensavo a questo post e alle ricette da scriverci dentro, e pensavo magari a qualche piatto di pesce, pensavo di passare verso qualcosa di più estivo, di più fresco, leggero. Quindi le mie buone intezioni c'erano tutte, e se ripropongo due ricette di asparagi (tanto per cambiare) prendetevela con "Chi?Che?Co?Io?" che appena tornato a casa, con fare esultante ha annunciato: "Sono andato ad asparagi con il nonno e ne ho trovati un bel mazzetto". Ecco quindi:

Uovo a bassa temperatura
e crema di asparagi


Prendete un uovo rompetelo in un "contenitore" non troppo grande: tazzina, bicchierino, ecc. Mettetelo in forno ventilato a 85 gradi, lasciatelo cuocere per circa un'ora. A parte lessate gli asparagi, frullateli incorparate della panna fresca e aggiungete abbondante parmigiano, montate la panna con una frusta e distribuitela sull'uovo, che avrete appena salato, con una sac-à-poche. Servitelo con crostini di pane caldo come ottimo antipasto.


Tagliatelle con asparagi e pancetta affumicata.



In una padella con poco olio buono fate rosolare a fuoco basso uno spicchio di aglio, aggiungete delle fettine sottilissime di pancetta affumicata, fate andare per qualche minuto e poi incorporate gli asparagi che avrete precedentemente sbollentato, lasciate insaporire per un paio di minuti, salate, poco se la pancetta e saporita, pepate e poi scolate le tagliatelle, che avrete fatto come da vecchie istruzioni, e fatele saltare nell'intingolo insaporendole con poco parmigiano e una noce di burro. Servite con un filo d'olio buono a crudo.

Per tutti e due un bianco di giusta struttura magari l'ultimo interessantissimo prodotto Friuliano proposto dall'amica "Alice"

09 aprile 2007

Scoccetta

Qui le foto di ieri

07 aprile 2007

Accessori per l'antipasto

Un pranzo di Pasqua strettamente familiare, nessun invitato, ma comunque qualche idea vecchia e nuova che finiranno nel piatto di domani. Ed è appunto una di queste idee che diventata un "Equipement d' entrée" o uno "Starter kit" o più semplicemente un "Accessori per l'antipasto".
Così già da questa mattina ho distribuito ad un panel di quattro gruppi di assaggiatori, numero di famiglie che costituiscono la cerchia parentale, l'occorrente per preparare l'antipasto di domani.
La cultura del patè l'ho appresa in quei pochi anni passati in terra Svizzera, anche in questo caso la guida spirituale è la cheffa Lucia.
Arrivavamo nel suo ristorante, a volte senza prenotare, la prima lavata di testa la prendevamo proprio per questo, Lei alzava la voce, poi ci guardava e scoppiava in una sonora risata ci metteva seduti al tavolo del bar. E mentre ci apparecchiava si informava di tutto: come stavamo, come stava la famiglia, come andava il lavoro, eravamo tutti figli suoi (non me ne voglia il mio caro amico e suo vero figlio). Ma il clima era quello che vivevi ritornando a casa. Finito di apparecchiare mi metteva una mano sulla spalla e domandava "Lo vuoi un pò di patè con il culatello?" Il patè di carciofi sul panecaldo, il culatello sottilissimo appena accompagnato da un velo di burro o da olio buono, un bicchiere di Merlot del Ticino, sono stati spesso il pranzo o la cena, miei e di qualche fortunato che mi accompagnava.
Come facevo ad andarmene senza portar con me la ricetta del patè della Lucia, in questo caso a completamento ad un'altro per avere:

Terrina di coniglio e taggiasche con "patè di carciofi alla Lucia".

Per la terrina di coniglio: rosolate in un casseruola con poco olio e due noci di burro mezzo coniglio disossato (circa 400 gr) e fatto a tocchetti, profumate con erba salvia e alloro. Fate andare a fuoco vivo fintanto che il coniglio non inizia a caramellare, a quel punto sfumate con mezzo bicchiere di vino bianco e una spruzzata di grappa, coprite con carta alluminio e mettete in forno a 180° per circa un'ora. Una volta freddato passate la carne al frullatore aggiungendo 50 grammi circa di olive taggiasche snocciolate quelle di San Lorenzo sono ottime, incorporate olio di oliva e un rosso d'uovo, salate e pepate. regolate la consistenza aggiungendo eventualmente un poco di panna.
Per il patè di carciofi: pulite sei carciofi privateli delle foglie esterne lasciando solo i cuori e i gambi, cuoceteli in una casseruola con poco olio e uno spicchio di aglio, quando risulteranno spappolati passateli in un frullatore fino ad ottenere una crema. In una casseruola incorporate, alla crema, parmigiano reggiano, un uovo battuto sale e pepe, ed una grattata di noce moscata, anche in questo caso regolate la consistenza aggiungendo eventualmente della panna. Cuocete a bagnomaria in forno per circa 120 minuti a 180°.
Fermo restando che con i carciofi l'abbinamento è quasi impossibile consiglierei per memoria di berci un merlot del Ticino: il Comano, la Montgna magica, o il Colle d'Avra.
Fate, o spero abbiate fatto, una buona Pasqua

06 aprile 2007

Buoni o cattivi ?

Ho vissuto la prima parte della mia vita da “buono”, direi quasi da “coglione”.
Ho sempre cercato di non imporre le mie idee e di cercare di trovare un punto d’incontro con le persone che avevo di fronte.
Ho sempre detto “buongiorno”, “ciao” e “buona giornata” anche se la persona a cui era rivolto il saluto non rispondeva.
Ho sempre detto “D’accordo lo faccio”, anche se quello che mi chiedevano di fare era una palese stronzata.
Ho sempre detto “Mi scusi…”, “Posso….” anche se chi avevo di fronte era arrogante e ipocrita.
Ho sempre dato ascolto alle persone più anziane perché da piccolo mi hanno insegnato che loro erano più saggie di me.
Ho sempre fatto la fila senza passare davanti a nessuno, e quando qualcuno mi passava davanti, ho evitato di farglielo notare per salvarlo da una figuraccia in pubblico.
Ho sempre dato tutte le spiegazioni che mi venivano chieste, anche se chi me le chiedeva non aveva nessun diritto di farlo, e doveva semplicemente eseguire un compito.
Ho sempre detto “Per favore e per piacere” quando ho chiesto qualcosa, anche se quella cosa mi era dovuta.
Ho, allo stesso modo, detto sempre “Grazie”, “Ti ringrazio” anche se la cosa che mi era dovuta, mi veniva data con disgusto e di malavoglia.
Ho sempre detto “Non fa niente, cerchiamo di risolvere il problema” anche se il problema non lo avevo creato io, ma qualche incompetente con cui ho avuto a che fare.


Ecco dopo 43 anni vissuti così ho deciso di vivere i prossimi 43 (non ne disdegno qualcuno di più, nell’eventualità tornerò ad essere “buono”) da emerito s*****o, corretto, ma s*****o.
Ecco perché un paio di settimane fà di passaggio in un paese che non frequento, ho fatto prendere un accidenti e sicuramente tutta una serie di crisi di coscienza, alla farmacista locale che non mi ha voluto vendere il Bentelan, nonostante la crisi di allergia, in quanto sprovvisto di regolare ricetta. Cosa ho fatto ? Nonostante la gentilezza e l’assicurazione che di quel farmaco ne faccio uso normalmente, all’ennesimo rifiuto altezzoso e pieno di superbia ho simulato un attacco asmatico improvviso (molto di più di quello che avevo) con mancanza di respiro, colorito che passava dal rosa al rosso al blu, mancamento, occhi strabuzzanti e rantoli vari. Quando la gentile signorina si è precipitata nel retro per chiamare la guardia medica, me ne sono tranquillamente andato, sono risalito in auto ed ho proseguito il viaggio.
Oppure, ecco perché, al signore che un paio di giorni fa faceva la fila dietro di me, praticamente sfiorandomi ripetutamente il c**o e alitandomi sul collo, in un laboratorio di analisi, nonostante fosse stato presente un cartello che recitava: “Per il rispetto della privacy degli altri pazienti, attendete il vostro turno dietro la riga gialla”, non ho trovato di meglio che umiliarlo facendolo vergognare e dicendogli che nonostante la mia grave malattia (inesistente) “…non ho neanche il diritto di viverla nel mio dolore, trovandomi gente come lei a sbirciare le mie ricette.”


Esagerato ? Scorretto ? Che dovrei fare rimanere il buon Loste di sempre ?

Fatto sta che questa mattina, mentre facevo la spesa nel piccolo "alimentari" dove mi servo di solito, una signora anziana mi è passata avanti al banco dei salumi e formaggi, ho provato a dire qualcosa, ma costei mi ha risposto, indirettamente, rivolgendosi alla commessa con fare acido "... muoviti che c'ho tanta fretta". Poco dopo mentre ero alla cassa, in attesa del mio turno, mi giro per prendere le solite cose che trovi in prossimità della cassa: cingomme scoreggianti, ovvetti con sorpresa..., e quella mi ripassa davanti. La cassiera mi ha guardato con una faccia tipo: "Ti prego non dire niente, faccio il conto veloce veloce, e la mandiamo via senza parlarle... senza considerarla..."
Ecco vedi non sono capace di essere s*****o, che ci vuoi fare. Ma alla fine una salutare sciatica bloccante a letto per un paio di giorni, la auguro di tutto cuore all'acida signora di questa mattina.
Ancor di più che tornando a casa arrabbiato, più con me che con lei, ho completamte sbagliato a fare la:

Crostata con confettura di fragole allo sciroppo balsamico e crema allo zabaione

Per la frolla andate a vedere qui, io questa mattina dai nervi non mi sono reso conto di aver usato farina lievitante... che ci starà a fare dentro casa poi una farina lievitante?!
Per la crema allo zabaione battete il rosso di un uovo con un cucchiaio di zucchero e uno di fecola di patate, aggiungete un dito di marsala e mezzo bicchiere di latte. Cuocete a bagnomaria e lasciate raffreddare.
Per la confettura, usate una buona marmellata tipo questa. In mezzo barattolo aggiungete dello sciroppo di aceto balsamico che potete comperare già preparato o facendo uno sciroppo con 2 cucchiai di zucchero e 5 di condimento balsamico. NON USATE gli aceti balsami industriali (Ponti, ecc.) avreste sgradite sorprese.
Statemi bene.

02 aprile 2007

Le Pasque presenti

E' ora di decidere cosa fare per Pasqua, non solo come piatto, di quello parliamo dopo, ma proprio decidere dove andare e cosa fare.
Quindi se non avete già preso impegni per incontaminate e deserte isole esotiche, tipo sciarmelsceich dove nessuno ma proprio nessuno ha pensato di andare quest'anno, voglio proporvi un paio di mete, legate alla Pasqua. E' chiaro che se parli di Pasqua l'evento religioso si intreccia e si fonde con l'evento folcloristico, e nulla possiamo farci se siamo di questa nazione che ha una forte tradizione religiosa sia dal punto di vista folcloristico che da quello architettonico.
Bene se quindi non avete nulla di meglio da fare, ma ci sta anche che decidiate di sceglierlo come meta, "fate una scappata" in centro Italia. Oltre la bellezza dei posti segnalo due eventi: Cantiano piccolo paese dell'entroterra Pesarese, tanto entroterra, così tanto che in Umbria ci arrivi con uno "sputazzo" offre la famosa (magari per chi la conosce) Turba. Lo spettacolo è unico garantisco, la bellezza del luogo e l'impegno delle persone fanno di questa rappresentazione, diffusa in tutti i paesi della zona, la più famosa. Lo stesso giorno alle stesse ore (ahimè sa da scegliere) a Gubbio, poco oltre lo sputazzo, si tiene la processione del Cristo morto, meglio conosciuta come la "processione dei sacconi", magari meno suggestiva, ma che affonda le sue radici nella tradizione. Cosa faccio io? Certamente una cosa: la mattina di pasqua vado a giocare alla "scoccetta", in famiglia abbiamo un fuori classe ("chi?che?co?io?").

Per parlare di cibo giocoforza la tradizione ci porta verso l'agnello, sembrerebbe che questo piatto ultimamente non è proprio "politically correct", qualcuno anche su questo blog ha lasciato il suo messaggio, liberi di farlo, ma il mio non è un blog vegetariano. Di più per me l'agnello è un piatto ricorrente che non si lega alla sola tradizione Pasquale, anzi dico chiaramente che acquistare agnello nel periodo di Pasqua porta sicuramente a pagarlo più caro e a ritrovarsi a mangiare prodotti d'importazione e di qualità più scadente. Quindi come per tutte le cose la materia prima e il fornitore sono fondamentali per poter fare delle:

Costine d'agnello al forno con salsa di miele e verdure al burro.

Prendete un lombo di agnello scopritene le costine, conditelo con salvia, rosmarino, timo, santoreggia e aglio. legatelo con lo dello spago per tenere la carne compatta rosolatelo in un padella con poco olio e burro e ancora gli stessi odori, salate e pepate. Una volta rosolato trasferitelo su di una placca e infornate per circa 30 minuti la carne deve rimanere leggermente rosata.
Deglassate la padella con del vino bianco ed un cucchiaino di miele, aggiungete una noce di burro e lasciate rapprendere la salsa, tenet in caldo.
Per le verdure cuocete al vapore a mezza cottura delle patate novelle fatte a rondelle senza privarle della buccia, delle carote e un paio di zucchine che avrete privato dei semi. Freddatele immediatamente in H2O e ghiaccio,(o H2O fredda). Mentre l'agnello è in forno ripassate le verdure in padella con del burro e lasciatele rosolare aggiungete ora una cipolla novelle a testa che rosolerete in padella per teminare la cottura in forno.