18 marzo 2009

Chissà cosa sarà


Sono tutti uguali i fine settimana in giro per lavoro. Sono sempre stati così, a cercare di capire il mondo, in una sorta di spirale che, piano piano, si è sempre più allargata arrivando fino a qui.
Il pomeriggio sa, stranamente, di sole, per un attimo, ma solo un attimo, profuma d'infanzia. M'incammino leggero e sbracato, un taxi mi carica per lasciarmi nel centro di questa città fatta da contadini che son venuti fin qui per fare gli operai.
Cammino con la musica che mi isola da questo mondo, in una sorta di colonna sonora della giornata.

Vago tra la folla, il traffico, e gli odori. Schivo, bambini in fuga, auto indifferenti, e puzze nausenati.
Ogni tanto ascolto, sfilo una delle due cuffie, e la musica diventa il sottofondo della cacofonia. Torno a questa realtà di gente, che per due ore scende in centro a vivere l'illusione di un' improbabile ricchezza. Di un tentativo di occidentalizzarsi? In abiti, in telefoni, ma non in cibo

Un cibo che incontro solo per strada, fatto di polpette di pesce, dal moderno imballaggio, a scimmiottare i grandi del fast-food. I loro spiedini multi-animali, fatti di calamari, salsiccie, maiale e pollo. Cosparsi di salsa e "avvelenati" da una mistura di pepe e peperoncino del Sichuan, che farebbero impallidire il più calabrese dei calabresi mangiatori di piccante. Una frittura che pesa come la sugna che crea. Un venditore di papate bollite, offeso dalla mia macchina, o forse dal mio non acquisto. Ristoranti improbabili dove il cibo resta per strada, esposto ad attirare clienti, che come le mosche fuggono via. O dove cuoche veloci preparano i piatti in strada per clienti seduti nel locale.

Contraddizione, è la parola che più spesso mi ritrovo a ripetere. Contraddizione tra dentro e fuori, tra povertà e ricchezza, tra essere e avere. Tra un mondo che era e che non è, e che chissà cosa sarà.





13 marzo 2009

Si fa quel che si può

Se il regalo vuoi trovare
Questo gioco devi fare
Fai un saltino fanne un altro
Poi di sotto devi andare.

Dove stavi, se di sotto devi andare?

Se non stavi nel tuo letto
il di sotto non è detto.
Torna dritto nel tuo letto
poi di sotto devi stare

Ora in sala tu starai e la porta guarderai

Cerca dietro a quella porta
Dove stanno quelle cose
Che se è freddo metti in testa.
E se levi una “p” li ritrovi sempre lì

Bravo dunque lo hai trovato il biglietto numerato

Ora corri svelto svelto
Dove giochi a quel giochetto
Che ha un pallone ma è piccino
Come fosse un b…

Bravo ancora
L’altro numero hai trovato
Come fai ha ricordare
Quando invece tu sei nato

Prendi il giorno e Sali piano
Per la scala al primo piano
Cerca bene cerca stretto
Cerca sotto il tavoletto

Finalmente tu ce l’hai, la parola che poi avrai

Ora pensa a dove tieni
Quelle cose dritte dritte
E che ti fanno scivolare
Quando tu vai a sc….

Bravo nano bravo grande
Corri presto fin laggiù
Guarda dentro guarda su
Guarda il lato guarda giù
Ma poi dimmi che vuoi tu ?

Matti ha 8 anni !!!




Io in Cina Loro a casa

10 marzo 2009

Prima mai


Accadeva domenica.
Due occhioni azzurri mi fissano inconsapevoli. Seduto su una delle poltroncine del mio studio le gambe raccolte in una posa rilassata, i capelli sconvolti dalla notte, Matti aspetta che gli parli. Sono le "parlate" serie che un papà fa, magari prova, ad un figlio di otto anni. Sono quelle chiacchierate che più che servire a lui, servono a me stesso per tinteggiare i sensi di colpa delle occasioni mancate. Per passare una mano di bianco sulle mia coscienza di padre.

Senti Nano. Tu lo sai che le sacre scritture dicono che prima del compleanno non si può festeggiare un compleanno vero ?
Aggrotta la fronte, dubbioso.
Volevo fare una torta per il tuo compleanno! Ma il tuo compleanno non è oggi giusto ?!
No è il tredici marzo, giorno di venerdì.
Ecco appunto, e quando saresti nato ?!
Nell'anno del duemilaeuno.
E quanti anni avevi quando sei nato ?
Zero anni. Adesso ne ho sette. Venerdì ne compio otto.
Calca il tono sui numeri come a sottolineare questo passaggio enorme, per lui, da zero a sette, e poi venerdì addirittura a otto.

Bravo nano ! Ma io non ci sarò, lo sai vero ?
Si parti per la Cina, vai a comprare il mio regalo.
Bé diciamo che ho anche un paio di altre cose da fare, e un paio di altre da comprare. Comunque sì non ci sarò per il tuo compleanno e magari la torta la mangiamo dopo che dici?
Va bene, tanto io faccio una festa con venticinque amici... e devo fare venticinque inviti.
Ecco appunto guardiamo le cose pratiche che i sentimenti li teniamo per quando saremo vecchi e si apprezzano meglio, sai nano ?!

Ecco... !
Una macchina fotografica come la tua.
Cosa ?
Per regalo voglio una macchina fotografica come la tua, come questa qui che fa anche i film.
Senti nano, dovrei dire, in effetti io il regalo l'ho già fatto e anche incartato. E invece spiego che un regalo è tale se resta una sorpresa, se resta la gioioa di scoprirlo, per banale e piccolo che possa essere. Un regalo è tale se la gioia di chi lo riceve contagia anche chi lo fa.

Senti nano. Ma visto che non facciamo la torta, allora che vuoi che ti faccio da mangiare?
Lasagne. Anzi no Cannelloni.

Cannelloni ripieni di verdure con i due pomodori



Facili facili, per quattro coscienze. Una melanzana grande privata della buccia, ridotta a tocchettini molto piccoli che lascerete perdere acqua salandoli appena. Due zucchine, private del bianco interno, anch'esse tagliate a brunoise. Asciugate le melanzane con un panno e saltatele in poco olio evo ben caldo, per una decina di minuti. Scolate su una carta assorbente e tenete da parte. Fate la stessa cosa alle zucchine, salando queste a fine cottura. Incorporate le verdure a 400 gr di ricotta di pecora freschissima. O una ricotta vaccina che insaporirete con del parmigiano reggiano stagionato. Preparate la sfoglia nel modo classico e riempite i cannelloni. Io li ho accompagnati ad una salsa di pomodoro fatta con dei pelati della San Lorenzo davvero spettacolari, e ad una salsa di pomodoro fresco e profumata con un pesto di basilico.



Nano ha apprezzato. Cinque papà, prima tre poi due. Bravo nano !


03 marzo 2009

Cento ne pensa ... qualcuna ne faccio

Ho il cellulare che mi sta sparando musica nelle orecchie. Sto andando a raccontare il mio mestiere ad un gruppo di laureandi, che magari non sanno neanche cosa sia il mio mestiere. L'irrisolto problema italiano della dissociazione tra scuola e mondo del lavoro. Viaggio mentre la musica riempie i pensieri: ambient ritmato, leggero e poco impegnativo. Lo sento quando arriva perché interrompe la musica e stona sul ritmo del pezzo: un messaggio. Rallento, verifico il traffico, e leggo: "... sto facendo un esperimento."
Mi vengono in mente nell'ordine: sta meglio! E te pareva! See esperimento!

Di solito un ricercatore fa centinaia di esperimenti, e dopo centinaia di fallimenti forse uno gli riesce, a volte neanche quello. Lei è un po' l'antitesi del ricercatore classico, i suoi esperimenti riescono tendenzialmente tutti. Roba da far incazzare l'intero CNR.
Chiedo. Le informazioni arrivano sbocconcellate, desiderate, con il ritardo tipico di una conversazione via sms. Quello che a voce si estinguerebbe in cinque minuti netti, qui impiega quasi quaranta chilometri e quando ne ho palle piene del T9 che traduce come gli pare il mio pensiero, chiamo. Sta meglio si. Un fiume in piena si riversa nell'auricolare. Pane, caffè, una meraviglia, gonfio, vedessi. Provo qualche domanda per chiarirmi qualche passaggio, ma quando lei la recepisce e la contestualizza, è già vecchia di due o tre passaggi. Figurati se ti fa parlare, meglio così ! Resto ad ascoltare. Comunque da ragazzo sveglio, capisco, interpreto e ... e poi, oh, ma pubblica sta ricetta no!

Sabato mattina è come una frenata dell'ultimo momento, tutte le cose che sono sui sedili si riversano a terra in una confusione "puzzleiana". In una mattina si concentrato tutte le cose che non fai nella settimana che non ci sei. E anche quelle che non hai fatto nei sabati passati. Spesa, medico, denunce di smarrimento, barbiere. E' quasi mezzogiorno quando arrivo a casa, il pranzo, un'idea per la cena, e poi il suo pane. L'impastatrice mi sostituisce mentre spadello le due cucine del pranzo, l'influenza bussa alla porta. Per una volta salto l'appuntamento con Matti all'uscita della scuola, me la farà pagare, con un muso lungo e uno sguardo arrabbiato. Basterà una lottata dopo pranzo con coccola finale per ritrovare l'intesa.

Lievita.
E mentre lievita scoppia l'emergenza. Organizzo la cosa al volo, carico in auto l'extraterrestre che vive sul pianeta "adolescenza" e lo porto a comprarsi due paia di scarpe. Ché l'inverno è finito e abbiamo aggiunto centimetri a quelli che qui sulla terra chiamiamo piedi. Siamo sul filo dei centesimi di secondo a rischio di perdere il "rendez-vous" con l'astronave madre dei suoi simili. Dieci minuti netti per tre paia di scarpe, le commesse commentano qualcosa sul fatto che se tutti fossero... Guardi che abbiamo un'astronave da prendere signorina, il conto per favore e veloce, che rischia di finire nel raggio traente anche lei. Torniamo.
E' un blob quasi immondo. Il pane non è lievitato, di più, è andato in giro per casa ed ha afferrato Matti per le gambe, salvato grazie all'intervento miracoloso di un padre che neanche su io sono leggenda. In questi casi solo la cottura ti salva la vita.

Profuma.
Profuma di pane, di caffè, di crosta croccante. Quando lo tiro fuori non resisto e comincio a sgranocchiare a cercare l'abbinamento, magari diverso dal suo. Arrivano anche Nano e l'extraterrestre, la faccia lunga, l'astronave ha avuto un contrattempo, forse a largo dei bastioni di orione, forse vicino alle porte di tannoiser, pazienza dai ragazzo, resta con noi sulla terra, ho fatto:

Il pane al caffè della Lori


Quando nano lo assaggia resta dubbioso, si mi piace ma ce qualcosa di diverso che non capisco. Così va meglio nano ? Con burro e petto d'anatra affumicato ?


Meglio vero!?


si, si vede che è meglio...



La ricetta? La ricetta da Lori qui, che di comune accordo ritiene di doverla correggere con l'aggiunta di 45 grammi di zucchero.