28 febbraio 2007

Io non lo sapevo... ma

Ma probabilmente abbiamo un sesto senso abbastanza affinato, se tra me e Lella facciamo a "gara" a preparare succedanei delle merendine industriali per la colazione della mattina. Così quando questa mattina ho letto il post di Beppe Grillo, non è che mi sia meravigliato più di tanto, che il grande gruppo produttore di pasta, mulini bianchi, famiglie felici e fancazziste, avesse qualche scheletro nell'armadio era risaputo, una leggera meraviglia; leggera eh ! L'ho avuta per gli omogenizzati infantili. Ma lì tanto vale cominciare da subito, a capire di che pasta, meglio, carne è fatto il mondo e allora dagli giù di "merda" da mangiare fin da piccolo, senza tralasciare la lobby dei latti in polvere. Dai via non mi sono meravigliato di nulla, o quasi, in effetti un nome, mi ha stroncato la carriera di cuoco mancato: il PANEANGELI... il PANEANGELI... sul loro sito ci hanno messso una musichina cantata da un coretto di bambini innocenti, che fa: LALA-LALA-LALA-LALA LAAA LALA LA-LA LA-LA, e poi mi vendono il lievito per i dolci con l'alluminio e il silicio. Ma dai....! Anche loro, gli angioletti della Cameo...... Noooooo. E io che andavo a comperare i confetti argentati, con quello che costa di questi tempi l'alluminio, vuoi vedere che se comincio a vendere ciambelloni a qualche fonderia ci faccio qualche soldo, altro che Low Cost Country Sourcing ;-).
Il problema è nostro, siamo noi, la nostra mancanza di educazione all'informazione. A parte le "informazioni" che riceviamo dalla pubblicità, nessuno ci insegna altro, e noi non facciamo neanche uno sforzettino a cercare. Quindi non sapremo mai riconoscere un grasso idrogenato da uno naturale, nessuno ci ha mai raccontato che il burro italiano è peggiore degli altri, perchè la nostra legge consente di farlo nel peggiore dei modi, nessuno ti dice che il novello italiano potrebbe essere meno nuovo di quanto tu creda, continuano a rompere le palle con questa aviaria che nessuno ha mai visto, ma non ti dicono come crescono i polli italiani. Qualcuno ha proposto una legge per obbligare i produttori a scrivere, sui prodotti, la data di scadenza più grande, ma fai scrivere più grande la merda che ci mettono dentro, come gli aromi naturali, ma fateci il piacere. Non so quanto durerà, ma io continuo a farmi, in casa, la:

Crostata di frutta

Per la frolla:

2 tuorli e un uovo intero (allevamento della suocera, galline in suite imperiale a razzolamento libero dall'alba al tramonto, con vista sulla campagna marchigiana);
300 gr di farina (grano locale macinato dal molino del paese, qualche anticrittogamico, ma poca cosa);
100 gr di burro (tedesco);
150 gr di zucchero (a rischio);
buccia di limone grattugiata (da agricoltura biologica);
un pizzico di sale (a rischio);
200 gr di marmellata di albicocca, (fatta in casa da frutta prodotta in proprio);

Ammalgamate il burro ammorbito (non fuso) con lo zucchero, incorporate le uova, il sale e la buccia di limone, aggiungete la farina, lavorate fino ad ottenere un composto omogeneo e liscio. Coprite con pellicola (a rischio) e lasciate riposare in frigo per un'ora. Stendete 3/4 dell'impasto in una teglia da forno, bucherellate con una forchetta, disponete la marmallata, con la parte restante dell'impasto decorate. Infornate per 40 minuti a 180°.

P.S: una precisazione qualcuno è convinto che la crostata debba essere morbida, se così fosse perchè qualcuno si è disturbato a chiamarla costata da crosta dal latino CRUSTA (CRU) che significa: esser duro, rapprendere?

25 febbraio 2007

Ricette sparse (7) anche se manca il 5

Anche l'influenza quest'anno è diversa dal solito, come il tempo, come l'inverno che è solo di calendario. Un'influenza stupida che da due settimane mi tiene fermo: solo casa e lavoro. Frega niente da domani si ricomincia e domenica si va a correre dal basso verso l'alto, come questi. Nonostante l'impegno mio, e del produttore (...), sono ancora senza computer e quindi scrivo con il piccolo, ma tanto piccolo, che la punta di un dito tocca 3 tasti, quindi scrivo il post due volte, prima con gli errori e poi senza. Spero di non fare la fine dell'amico di questo amico. Quindi complessivamente una domenica mattina destinata a cucinare, sfruttando la "sfiga" di chi vive in campagna: lontani dai cinema, lontani dai teatri, lontani dagli happyhour, dai brunch, dai locali alla moda, dalle luci colorate, dal traffico, dalla confusione dei centri commerciali, dai PM-10, dalla "bella vita". Qua èpcaa gente, a parte i familiari stretti e i negozianti, ieri ho parlato con due persone: un'amico che tornava dal monte del Gobbo, in cerca di asparagi, asparagi a febbraio; di solito ci si va a maggio, ne ha pure trovati e me ne ha regalati, stagione del mengha. Poi sono andato a trovare mia suocera che vive più in campagna di noi, ho rimediato: uova fresche e due piccioni, provenienza: suo personale allevamento, che sfiga abitare da queste parti. Con quelle cose, tornato a casa ho fatto:

Risotto allo zafferano con asparagi e piccione al profumo di salvia.


Dosi per quattro persone.
Disossa i petti e i cosci di due piccioni (con le carcasse ci si può fare un ragù), mettili a rosolare per cinque minuti in una padella antiaderente, sala, pepa e sfuma con pochissimo vino rosso. Metti i piccioni in forno caldo a 160° e lasciali andare per il tempo che cuocerai il riso: dieci minuti. In una casseruola con poco olio buono prepara un soffritto di cipolla, scalogno e carota, fai cuocere per qualche minuto, aggiungi gli asparagi tagliati a pezzettini fai cuocere per dieci minuti allungando con un poco di brodo (verdure o pollo) che farai bollire a parte per tirare il risotto, aggiungi qualche pistillo di zafferano. Quando il brodo si è rappreso aggiungi il riso e lascialo tostare per un minuto, sfuma con del vino bianco. Comincia a cuocere il risotto aggiungendo il brodo di volta in volta. Quando il riso è al dente spegni il fuoco, aggiungi del parmigiano rattugiato e un paio di cucchiai di olio e manteca il risotto lasciando riposare un paio di minuti coperto. Impiatta scaloppando i petti di piccioni e guarnendo con un filo di olio.

Latte alla portoghese (o Creme Caramel)


Il nome è di mia zia Ada che mi ha insegnato a farlo così. Per cinque porzioni mettete sul fuoco sei decilitri di latte con la buccia intera di un limone, fate bollire abbassate il fuoco e continuate a far bollire fintanto che il latte non si sarà ridotto quasi alla metà, raffreddate. Battete, molto bene, 4 rossi d'uovo con cinque cucchiai di zucchero incorporate il latte alle uova e aggiungete tre cucchiai di porto invecchiato (o marsala, o rhum, fate voi). Laciate riposare in frigo per un'ora. Preparate cinque contenitori in cui avrete versato zucchero carammellato, preparato sciogliendo cinque cucchiai di zuchero con due di acqua. Riempite le forme con il composto che farete scorrere suttutto il recipiente e coprite con carta alluminio. Mettete a cuocere in forno a bagnomaria, disponendo i contenitori in una placca con bordi alti in modo che l'acqua arrivi alla metà dei contenitori, cuocete per novanta minuti a 180°.

Ahhh come mi manca la città !

22 febbraio 2007

Muffin supermeme

Nel blogfoodworld qualcuno lancia una sfida, un concorso, una gara, a fare "Il muffin della tua vita". A me i muffin dolci non piacciono, li guardo e già sento il sapore del lievito in bocca, e quindi i muffin dolci li faccio moooolto raramente, o quasi mai. Però il "supermeme" parla del muffin della tua vita, ancora: il muffin è generalmente destinato alla colazione della mattina. Così mi sono ricordato delle colazioni che un buon amico di famiglia, e in passato vicino di casa, si faceva e mi raccontava. Impero, uso un nome di fantasia, faceva (e forse ancora fa) due colazioni, la seconda è quella che conosciamo e che facciamo quasi tutti, ma la prima era avaaaanti.... tanto!
Una fetta di pecorino con il pane, un paio di fette di ciauscolo, un uovo strapazzato e un bicchiere di vino. Il tutto mentre fuori sta albeggiando e poi giù di sotto, a vangare l'orto fino alle sette, una lavata un caffè e poi via. I muffin.. tze! roba da stomaci delicati, direbbe lui. E allora eccolo il mio:

Muffin "Imperiale"

2 uova intere;
60gr di parmigiano grattugiato;
30gr di pecorino grattugiato;
200gr di farina 00;
60gr di farina manitoba;
60gr di fecola di patate;
80gr di ricotta vaccina;
20gr di lievito di birra sciolto in mezzo bicchiere di latte;
due cucchiai di olio, sale e pepe q.b.
Pecorino fresco e ciasculo per guarnire.

Battete le uova, aggiungete sale e pepe, incorporate i formaggi grattugiati, la ricotta, l'olio e le farine. Aggiungete il latte con il lievito di birra e impastate fino ad ottenere una massa abbastanza morbida e appicciosa, correggete di sale. Lasciate lievitare per 3 ore. Riprendete l'impasto e dividetelo in piccoli panetti a cui aggiungerete qualche pezzo di pecorino fresco e di ciasculo tagliati a cubetti. Mettete i panetti negli stampini dei muffin (io uso stampi di silicone) e lasciate lievitare per un ora. Accendete il forno ventilato a 180°, spennellate i muffin con del rosso d'uovo e infornate a forno caldo per circa 20 minuti.

Io non sono stato invitato a partecipare alla gara, ma magari un contributo fuori dal coro può anche starci che ne pensate?

17 febbraio 2007

Una vita da Càboi

Sono stato sempre un Càboi. Ma non ricordo di aver scelto io, questo ruolo che mi ha accompagnato nei carnevali scolastici della mia infanzia, è stata sicuramente mia madre. Altrimenti perchè all'età di quattro anni sarei vestito sempre da Càboi al centro di questa foto scattata alle materne di un altro paese. Invece la foto qui sopra ritrae la mia classe nel 1970. Classe...! è meglio dire scuola, con due classi e due maestre si faceva tutte le elementari del paese e delle campagne intorno, ventuno bambini in tutto il comune, di cui tre, quasi il quindici percento, dalla stessa famiglia: noi.
Io sono il secondo in piedi da destra, sono quel càboi circondato da indiani [sic!], il giubbetto comincia ad andarmi corto rispetto alle materne, e credo che l'anno dopo sia stato costretto ad abbandonarlo in qualche saloon, visto che non mi entrava più. Davanti a me ci sono i miei fratelli, "il mezzano" è quello seduto per terra vestito da indiano con un'ascia in mano, non quello con tante piume in testa, quello che ne ha solo tre. Poi dicono che tra fratelli si litiga, per le eredità, per i soldi, per "spartisse" le cose di famiglia. Come fai a non litigare se già da piccoli ti mettevano uno contro l'altro?
Un càboi e un indiano, vanno d'accordo solo sul giornaletto di "Tex", in tutto il resto del mondo, litigano.

Vestiti così quando tornavamo da scuola, dovevamo fare la battaglia, ora io vi chiedo: avete mai visto vincere un indiano in un qualche film uscito prima di "Balla coi lupi"? Ve lo dico io: no, mai.

Gli indiani perdevano sempre, se attacavano una diligenza arrivavano i soldati amici della diligenza e li ammazzavano tutti. Se attacavano un carro di contadini, c'era l'amico della figlia del contadino che arrivava e li ammazzava tutti. Se rapivano una donna, c'era l'amico della donna che arrivava e li ammazzava tutti. Se attaccavano una prigione per liberare uno di loro, l'amico dello sceriffo arrivava e li ammazzava tutti. Conclusione: i càboi avevano tanti amici, gli indiani pochi e mio fratello le doveva prendere.
Poi la sua ascia quella della foto, era di gommapiuma e quando me la dava in testa non faceva granchè male, le mie pistole, invece, erano fatte con le costruzioni rosse (mai avute pistole vere) e oltre al rumore con la bocca, poco efficace, io usavo dare colpi con il calcio di queste, sulla testa di mio fratello: come faceva Jonwein quando tramortiva gli indiani. Non credo che mio fratello abbia mai capito a fondo, la finezza del fatto che non lo uccidevo, ma lo tramortivo, colgo l'occasione per farglielo notare oggi.

L'altro fratello, il piccolino che neanche andava a scuola e che stava lì solo per avere tutti i bimbi del comune ritratti in una foto, in modo che se serviva ricordarseli tutti, chiunque ne poteva approfittare, è quello in piedi tra noi due: vestito di rosso con quel cappello verde e la visiera oro. Ora torno a chiedervi: se tu stai giocando a indiani e càboi, uno vestito così, cosa gli fai fare? Autista della diligenza? Barista del saloon? Sceriffo? Vicesceriffo? Becchino del cimitero? Ma fatemi il piacere...! Solo un personaggio poteva fare: l'amico degli indiani, con quel cappello!
Anche lui aveva difficoltà a capire la differenza tra morire e essere tramortito, correva sempre da mamma a piangere. E poi spiegagli tu, a tua madre, che stai lì a prenderti il rischio di essere scoperto per tramortire i tuoi fratelli, piuttosto che ammazzarli. Finiva che rimediavo due boccatoni, mi venivano requisite le pistole e toccava adattarsi con le mani nude, a lottare con gli indiani e i loro amici.

Il tutto durava fino al momento della merenda allora si correva di sotto a mangiare: castagnole con il miele, cicerchiata, scroccafusi e:

Ciambelline fritte di carnevale
(ricetta di Lella)


Per l'impasto

300gr di patate lessate e sbucciate;
300gr di farina manitoba;
50gr di burro fuso;
3 uova;
una busta di zucchero vanigliato e due cucchiai di zucchero semolato;
20gr di lievito di birra sciolti in un goccio di latte;
la buccia grattigiata di un limone.

Impastate tutti gli ingredienti, fino ad ottenere un impasto morbido, formate dei piccoli panetti che bucherete con le dita, lasciate riposare e lievitare le ciambelline in un luogo caldo, coperte da un panno per un'ora.



Preparate in un piatto grande dello zucchero semolato in cui gratterete la buccia di un arancio. Fate scaldare l'olio di arachidi e friggete le ciambelline, tuffandole poi nello zucchero, mangiatele calde e leccatevi le dita.

15 febbraio 2007

Alternativa e alternanza

La dieta deprime, rattrista, innervosisce e rompe. La faccio solo perchè a fine ottobre voglio fare una cosa, che con dieci chili di meno mi riuscirà sicuramente meglio. Però sono già stufo e ad un mese di distanza smetterei e tornerei a divertirmi davanti al cibo, ma per il momento continuo. La cosa diventa ancor più difficile quando ti accorgi che qualcuno mangia il triplo di te ed è costretto a farsi di dolce ogni tanto perchè continua a dimagrire, e se poi con questo qualcuno ci devi andare anche a pranzo un paio di volte a settimana......
Il tempo, avete visto il tempo di questi giorni? Pioveva, ma oggi non piove più. Mi si è rotto il computer, e sto scrivendo da uno che ha i tasti piccolissimi che ogni uno che ne schiaccio, ne prendo due.

Ho girato per la blogsfera e quello che per me è un fatto ridicolo, nel senso che ci rido sopra, per molti è una cosa estremamente seria. ci sono blog e blog di gente a dieta, quasi essenzialmente ragazze. Non vuol dire che gli uomini non fanno diete, vuol dire che non lo scrivono. Ho letto le storie, le ansie, le paure e le crisi, se volete fare un giro ne ho scelti alcuni.
C'è questa ragazza che scrive tutto quello che mangia e come sta andando il suo peso, questa ha fatto un'operazione che non ho ben capito cosa sia, questa vive di aforismi, questa non si sazia con 1700 kcal, questa sta arrabbiata con quella che ha vissuto per 23 anni nel suo corpo, qui invece si ritrovano un pò tutte.

Strano il rapporto che la gente ha con il cibo vero?
Bene stufo del petto di pollo e dell'insalata.... Chissà cosa mangeremo in quei quindici giorni di ottobre? e a chi toccherà di cucinare? Bisogna che chiedo...!Diveco stufo del petto di pollo stasera mi sono inventato:

Pollo e scampi grigliati con verdure croccanti in salsa di miele al caffè

Per due persone: prendete un coscio di pollo disossato quttro scampi una zucchina, una melanzana, quattro funghi coltivati e due pomodorini.
Lavate la verdura, tagliate zucchina e melanzana a rondelle, mondate e lavate i funghi privateli del gambo, tagliate a metà i pomodori. In una padella antiaderente cuocete a fuoco vivo e senza olio la vedura, salate e mettetela da parte. Dividete il coscio di pollo in quattro pezzi, rosolatelo sulla padella senza olio, salate e pepate poi passatelo in forno ventilato per 10 minuti. Pulite e grigliate gli scampi, un minuto per parte, sulla stessa padella delle verdure e del pollo (non sporcat troppa roba), salate appena e tenete in caldo. Deglassate la teglia con cui avete cotto il pollo con qualche cucchiano di miele, succo di mezza arancia e un cucchiano di caffè amaro. Impiattate il pollo, gli scampi nappateli con la salsa al miele e guarnite con la vedura.

13 febbraio 2007

Piatti non di stagione

A me, quest'anno, manca il freddo ! Mi manca quel freddo carogna che quando esci di casa lo senti asciugarti le narici ad ogni respiro, mi manca quel freddo che ti rende soddisfatto del giaccone che ti sei comperato in svendita in pieno agosto scorso, mi manca quel freddo che ti svegli la doemnica mattina alle sette con i termosifoni che lottano contro i dieci gradi sottozero di fuori, mi manca quel freddo che nella stessa mattina ti fa andare in un garage polare a prender la legna da accendere il camino. A me manca l'inverno che ammazza gli insetti rompipalle, il freddo che ammazza tutte le puzzolane che ci sono ancora in giro, il freddo che ammazza i quattro mosconi grossi come passeri che due giorni fà mi sono entrati nello studio, il freddo che fà stare i gatti rompicoglioni, anche loro, dentro le case dei loro padroni invece di farli andare in giro per il mio giardino. Mi manca la neve e i meno diciassette di due anni fà. Mi sono rotto di poter andare in giro con una felpa e una polo, mi sono rotto di sentire caldo di notte nonostante il riscaldamento spento, mi sono rotto di stare con la finestra aperta la sera mentro scrivo questo post.
Mi mancano le domeniche mattina presto, passate a leggere un libro davanti al fuoco, mentre il pane lievita più in là, mi mancano quei bei piatti da inverno, carichi, calorici, roba buona per il freddo. Mi mancano le polente, quei brasati che quando si fanno cinque ore in forno, e il forno che scalda la cucina, mi manca una fondue al formaggio, "un tiers, un tiers, un tiers", mi manca una sella di capriolo, mi manca .... mi mancava un:

Raviolo allo "zola" con fondutina al bitto e composta di lamponi

Per la sfoglia, fatevi un giro qui a fianco su "pasta indoor".
Per la farcia per 6 porzioni: 300gr di ricotta, 300gr di gorgonzola dop, 60gr di parmigiano un pizzico di sale (se alla fine l'impasto dovesse risultare poco sapido).
Ammalgamate il tutto, fino ad ottenere una crema morbida, inserite il tutto in una sac-à-poche, disponete l'impasto in modo rettangolare per ottenere ravioli della misura di circa sette centimetri per tre di lato. Chiudeti con la rotella e metteteli da parte.
Per la composta: fate bollire per dieci minuti la stessa quantità di lamponi (anche congelati) con la stessa quantità di zucchero, lasciate raffreddare.
Mentre portate a bollore l'acqua per lessare i ravioli, preparate in una casseruola la fondutina di Bitto, incorporando con poca panna e poco burro, 200gr di formaggio fatto a tocchettini.
Lessate i ravioli e impiattate, disponendo un poco di fonduta sul fondo del piatto, poi i ravioli che napperete con i resto della fonduta, da ultimo aggiungete un cucchiaino o due di composta di lampone.

Un pensiero perticolare alla mamma di un mio amico che dopo averne avuta la descrizione, aspettava la ricetta di questo piatto. Spero di essere all'altezza delle aspettative.



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11 febbraio 2007

Che pasta mangi ?

In una sera di depressione dietologica, da sindrome da astinenza da carboidrato, roba da "metadonfarinaceo" se esistesse, mi sono dilettato in un sondaggio in cui ho coinvolto la solita decina di amici. la domanda chiedeva, senza tener conto del "formato" di citare tre marche di pasta conosciuta e/o consumata normalmente. In più al risultato del sondaggio associerò il rapporto tra i quintali di pasta e il numero di dipendenti, sono convinto che più questo è basso più la pasta è artigianale, più cresce più si fa uso di macchinari, in particolare dell'essicatoio, collo di bottiglia della produzione di pasta.
Il risultato è abbastanza scontato, il 66% delle preferenze se lo dividono in parti uguali due grandi gruppi: De Cecco e Barilla, potenza dei media. Il primo con sede in quel di Fara S.Martino con rapporto tra q.li potenziali e dipendenti di 19,14 q.li/dip., il secondo è colosso della famiglia "tuttovabene, tuttoaposto, nonceproblema" con i suoi due marchi di punta: Barilla e Voiello (preferiti in parti uguali), con un rapporto di 22,20 q.li/dip., stabilimenti in tutta italia, approvigionamento del grano in tutto il mondo.... Andiamo avanti al terzo posto si piazza: "Ghigi", bisogna essere marchigiani o romagnoli per conoscere questa marca, che fa capo oggi ad una cooperativa, distribuzione estremamente circoscritta, qualche dubbio sull'artigianalità, nonostante quanto dichiarato nel sito, qui il rapporto sale a 28,0 q.li/dip., visto l'assetto societario, il volume come leva economica.
L'altro 25% del campione cita Del Verde (11,54 q.li/dip), Garofalo (30,0 q.li/dip) come si fa a star dietro alla domanda crescente, LaMolisana (15,76 q.li/dip), Cocco non cito il rapporto ho qualche dubbio sull'attendibilità del dato.

Solo un amico, tra l'altro napoletano [sic!] , cita la Marchigianissima di Osimo pasta Latini, nessuno sà della cooperativa pastai di Gragnano (7,86qli/dip.) grande prodotto , nessuno cita il pastificio Setaro di Torre Annunziata o il pastificio Benedetto Cavalieri (8,17 qli/dip) da urlo, nessuno sa più nulla della pasta Portoghese.
Ora qualcuno penserà che sono un rompicoglioni fissato, e che le paste da me citate costano care. E' vero... costano care 4,5€/Kg per la Cavalieri contro i 2,5/3 €/kg delle altre, ma fatevi quattro conti in casa su quanta pasta consumate, e da bravi contabili scoprirete che mangiando una pasta industriale riuscite a risparmiare tra i 50 e i 70 euri all'anno. Un consiglio: andateci a cena fuori, ma, se siete una famiglia di quattro persone come la mia, limitatevi che ci scappa una pizza o poco più .
Se invece amate il piacere di sentire in bocca la consistenza, e il sapore del grano vero, fatevi uno:

Spaghetto "Setaro" con olio piccante "Pianogrillo" su letto di ricotta


Prendete della ricotta freschissima e aggiungete del parmigiano, ammalgamate con un cucchiaio fino ad ottenere la consistenza di una crema, con un coppapasta disponete la ricotta al centro del piatto. In una padella con poco olio fate rosolare uno spicchio di aglio e del peperoncino, appena inizia a sofffriggere tuffateci 2/3 pomodorini a testa, privati di buccia e semi, togliete dal fuoco. lessate gli spaghetti, scolateli al dente e saltateli nel sugo a fuoco vivo, spegnete la fiamma incorporate poco parmigiano e impiattate sopra la ricotta aggiungendo ancora un poco di olio Pianogrillo.


A proposito e tu che pasta mangi?

07 febbraio 2007

Costa brasata

Giro annoiato per l'etere televisivo del dopocena, del dopotelegiornale, ogni tre o quattro secondi avanzo di un canale, film, telefilm, medico, sala operatoria, polizia, elicottero, africa, animali, alpinista, guerra, pubblicità, cucina... cuoco... ricetta.

Lui ha quella parlata "pulita" e senza accenti particolari, il viso glabro e rotondo, il capello corto e brizzolato sulle tempie, lo sguardo da bravo ragazzo. Nicola Cavallaro, giacca nera irrompe nel mio salone. In mano tiene un costa di manzo di quattro anni di razza Piemontese selezione Alberto Masseroni, suo amico, ne parla come solo chi ha la passione per la cucina, per i piatti, e per il suo mestiere può parlarne.


La costa, fatevela magari tagliare in due dal vostro macellaio, finisce prima infarinata e poi a rosolare in olio buono sul fuoco. Nicola racconta delle sue esperienze, sala e pepa la costa che contiunua a rosolare, a parte in una padella fa saltare pezzi di carota, sedano e cipolla in olio e poi sfuma tutto con del vino rosso. Quando la costa è rosolata incorpora verdure e vino e copre con carta alluminio, mette in forno a 135°/140° per cinque (cinque) ore. Da una parte fa una polenta , io a differenza sua ho preparato un classico e tranquillo purè di patate. Frigge dei cuori di carciofo tagliati sottili, impiatta un pezzo di costa che si stacca dall'osso: morbida e succosa, mette un paio di quenelle di polenta (purè) e ci adagia sopra i carciofi fritti, nappa con il fondo di cotture ristretto, e su invito del cuocopresentatore cita il nome del piatto, il mio: "Costa brasata con purè e cuori di carciofo fritti.

03 febbraio 2007

Questa mattina ...

Questa mattina mi sono svegliato con tutte le buone intenzioni di postare una nuova ricetta, ne ho un paio in "canna" da metter giù, ma poi quando ho accesso il computer ho letto la notizia di quel pover'uomo ammazzato da un branco di bestie, giù a Catania. Ecco mi è passata proprio la voglia.

E allora me ne sono andato a fare un giro con la famiglia, fino nell'Umbria che è quasi Lazio. Ma ogni tanto la radio ripeteva quella notizia "...il campionato sospeso fino a tempo indeterminato...", "...il governo che si riunirà per attuare drastica misure...".

C'era un bel sole, ho sentito almeno una decina di persone commentare che non si può andare avanti così, che è un inverno strano, che di questo passo quest'estate moriremo tutti di caldo.... Ho ripensato a quel poveretto, una volta il destino mi ha fatto tenere la mano di un ragazzo ustionato, continuava a ripetermi "... tenente sento tanto freddo."

Sulla strada del ritorno ho trovato un paese che si chiama Torricella, ma non è in Svizzerra e non ci sono montagne; anzi, c'è un lago. Ho visto due pescatori tirare a secco una barca, dei gabbiani litigare e poi ho fatto una foto mentre il sole se ne andava.