Cronache "Cantiane"
E' stata una visita veloce, un paio d'ore per passeggiare tra gli stand del pane e degli altri prodotti tipici della zona. Il clima è quello della festa tra amici, più ristretta di quella paesana, un clima stile: "...toh va chi si rivede". La gente di Cantiano è gente di montagna, meglio gente di monte, nati e vissuti sotto al Catria refrattaria all'inizio ma poi accogliente, aperta e sincera. L'occasione è servita per riallacciare un paio di rapporti, uno in particolare da rinnovare ogni anno: la frutteria di "Bronzo". Lui conosce i posti e quando è il momento chiama per i porcini. L'uomo è "particolare" siamo arrivati a lui, (ci saremmo arrivati ugualmente), seguendo Leo il quale a sua volta seguiva, in senso contrario, il flusso di pannocchie cotte che incrociavamo nel nostro passaggiare. Bronzo ha concepito una macchina per cuocere il granturco, roba da museo delle invenzioni, ne ha apportato addiruttura delle modifiche perchè dice: "... all'inizio me se bruciava tutto fori e non se coceva dentro. Allora ho capito: i rulli se infocava troppo. Allora l'ho modificati e c'ho messo quel filo intorno e adesso vanno benissimo. Poi c'avevo messo un motore de na lavatrice per farli girare. Ma andava troppo forte, allora c'ho comprato un motoriduttore e adesso è un gioiellino. Ho modificato pure le leghe dei materiali perchè ferrocontroferro stride e allora c'ho messo un pannello d'ottone...". Due pannocchie e poi un salto alla macelleria del paese, perchè qui a Cantiano, la carne che la fa da padrona, è quella del cavallo. Scopriamo poi che la signora in occasione della festa oggi la cuoce pure: grigliata e spiedini, salsicce, carne panata cotta in forno, tagliata, rost-beef freddo, filetto, puntine. In caso di visita, da non dimanticare il salame e le salsicce stagionate. Non vale la pena di andare a cercare un risotarante seduti lì a fianco dell'entrata, una birra, una grigliata e il pane di Chiaserna.
E ora di andare due passi e un'ultima occhiata al tramonto che lasciamo alle spalle.
E ora di andare due passi e un'ultima occhiata al tramonto che lasciamo alle spalle.
3 commenti:
Mi ricordo che ho imparato a mangiare la polenta dopo i vent'anni. Un capodanno andai a Piobbico e riportai qualche chilo di polenta dal locale mulino ad acqua. In casa si sparse un meraviglioso odore di granturco che mai avrei immaginato. Fu così che imparai ad amare la polenta. Mi chiedo se quel mulino esiste ancora...
Tu non immagini quanto ti invidio. Non sono ancora riuscito a capire - e sono mesi che ti seguo - se vivi in posti magici o se sei tu che riesci a farli diventare magici.
Più ti leggo e più mi vien voglia di venire a rifornirmi lì.
-> Maruzzella, te lo faccio sapere presto: Piobbico è nel mio stradario ciclistico, impegnativo, ma c'è. Io di quel paese ricordo un ottimo ristorante lungo quel viale alberato.
-> Maurice, hai fatto la domanda del secolo, se era una domanda, non so rispondere. C'è da sottolineare che spesso non sappiamo apprezzare le cose che abbiamo, e questo è abbastanza comune da queste parti. Chiederò in giro.
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