05 novembre 2006

Novello...! Ma siamo sicuri ?

Dalla mezzanote e un minuto di questa notte (0:01 del 6/11), come prescritto dal DM 13/7/99, è commerciabile il novello italiano 2006. Ma come è fatto un vino novello? Ho chiesto a dieci amici se lo sapevano? Nessuno conosce il metodo di produzione di questo vino, men che meno il disciplinare. La convinzione più comune e che esso sia una parte della nuova produzione messa in commercio anticipatamente, il famoso "mosto". Tutti rispondono, in maniera più o meno diretta, che viene fatto "con l'uva nuova". Teniamo a mente questo concetto.
Spieghiamo allora come è fatto un vino novello.
Pare che esso abbia origini francesi (tanto per cambiare). Se ne attribusce la nascita intorno al 1930 quando un ricercatore, tale Flanzy, sperimentò la conservazione dei grappoli sotto CO2 (anedride carbonica), ed ottenne involontariamente un mosto gradevole e profumato. Il Novello si produce attraverso un processo che prende il nome, appunto, di: macerazione carbonica. Questa tecnica esalta la freschezza e il sentore fruttato, regalando un prodotto apprezzato, beverino e molto commerciale.
Il processo produttivo prevede che i grappoli interi, la rottura degli acini innescherebbe la fermentazione tradizionale, vengano messi all'interno di apposite vasche da 50-70hl. Nelle vasche viene prodotto il vuoto d'aria e poi si immette CO2. L'uva resta lì per un paio di settimane ad una temperatura di 30°. In pratica in questa atmosfera "marziana" i lieviti (batteri) indigeni (presenti naturalmente nell'uva), migrano dalla buccia alla polpa alla ricerca di ossigeno, che trovano solo nell' acqua di qui è compsta la polpa, innescando un processo di fermentazione intracellulare. Dopo queste due settimane l'uva viene pigiata e la si lascia fermentare per altri 3-4 giorni. Successivamente il vino può essere imbottigliato, entro comunque il 31 dicembre dell'anno di produzione.
Dicevamo che questo metodo di vinificazione nasce in Francia, i primi a produrre questo vino furono i vignaioli del Beaujolais, la regione a sud della Borgogna, con l'appellativo di Beaujolais Noveau. In Italia questo fenomeno arriva intorno al 1970 i primi ad impossessarsene sono Angelo Gaja con il «Vinot» e Giacomo Tachis, per i Marchesi Antinori, con il «S.Giocondo». Oggi il fenomeno conta in Italia oltre 350 produttori, suddivisi in 60 denominazioni di origine e 160 indicazioni geografiche, con circa 20 milioni di bottiglie.

Ma diamo unìocchiata più approfonfita ai disciplinari di produzione francese e italiano.
Francia: il vino viene prodotto nella zona di Beaujolais sud della Borgogna, 22.500 ha circa vitati (due volte Parigi e quasi quanto la superficie di vite nelle Marche), di cui solo un 30% destinato al noveau.
Italia: può essere prodotto in tutto il territorio italiano all'interno delle doc e delle igt che lo prevedono.
Francia: può essere prodotto solo da uve di "Gamay Noir à Jus Blanc", probabilmente un clone autoctono del pinot nero;
Italia: può essere prodotto con tutte le tipologie di uva comprese nei disciplinari di cui sopra, circa 59 tipi, con prevalenza di Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese.
Francia: il disciplinare obbliga alla macerazione carbonica il 100% dell uve, di conseguenza esse appartengono tutte all'anno di produzione del vino.
Italia: la nostra legge obbliga alla macerazione carbonica solo il 30% delle uve, ammettendo la vinificazione tradizionale per il restante 70%. Non solo, la nostra legge consente per un 55% (cinquantacinque attenti!) il taglio con il vino rimasto in cantina dall'anno prima.

Ora ai miei amici che hanno risposto al test, con la convinzione che Novello fosse sinonimo di nuovo, la domanda è: ma qualcosa che per oltre la metà di cioè che la compone potrebbe essere vecchia, è nuovo o vecchio?
Mentre ci pensate bevetevi un bel bicchiere di vino da meditazione, magari un Tordiruta di Moncaro, e mangiateci qualche castagna cotta nel camino. Altro che novello !!

N.B. Le bottiglie della foto risalgono al 2005, imbevute. Il Beaujolais noveau è commerciabile dalla mezzanotte del 3° giovedì di novembre di ogni anno. Per l'occasione del dèblocage, nella cittadina si tiene una manifestazione molto folkloristica a uso e consumo di turismo enologico nippoamercanoinglese.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Non puoi disilludere chi ci crede, poi il giro d'affari è notevole (manca nella tua analisi), se sanno che dici ste cose te lo chiudono loro il blog.
Ciao

Loste ha detto...

:-)
Caro anonimo
nessuna volontà disillusoria, semplicemente ritengo sia sano conoscere e far conoscere come stanno le cose. Il volume d'affari è citato: 20 mio di bottiglie, fatto un prezzo medio il conto è lì. Chiudono il blog ?.... ma chi? dove? partito? mmmeaahhh

Anonimo ha detto...

Ciao,
ero alla ricerca di un'informazione sul vino novello... e la ricerca mi ha portato qui..
La domanda delle domande è la seguente:
Il vino novello (italiano) già merdoso di suo... dove finisce l'anno successivo?.
Mi esprimo meglio: Il novello 2005 invenduto, che immagino reso dai distributori verso i produttori... dove minchia finisce????
Hai visto mai che si stanno bevendo adesso il novello 2006 corretto con quello 200-2004-1986 e così via???
Un saluto

Davide

Loste ha detto...

Credo sia abbastanza difficile che per il vino possa essere ceduto in conto vendita, quindi non dovrebbero esserci rese, ma grandi svendite. Anche perchè lo svuotamento delle bottiglie sarebbe roda da NAS. Invece per quello che rimane in cantina è vino che in qualche modo può essere utilizzato dal produttore. Che vuoi di leggi strani ne abbiamo molte, mai sentito parlare del burro italiano?

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Gata da Plar - Mony ha detto...

Loste, sei MI-TI-CO!!!!

Grazie... e vorrà dire allora che cercheremo l'anno prossimo il novello francese! ^__^
Magari se cominciano a far così tutti, allora anche il protocollo italiano cambia... :)

Bacioni!