Chiudi gli occhi !
Nella mia infanzia non esistevano i cinema. O meglio esistevano ma noi non ci andavamo. Vivevamo in un paese con due telefoni e il primo cinema distava venti chilometri, un lusso per quei tempi, che potevamo permetterci raramente. Così il lunedì sera quando alla tv, in bianco e nero, di marca "Kennedy" con carrello a doppio piano in vetro e trasformatore stile bauletto, c'era il film: una volta i film c'erano solo il lunedì sera. Io e mio fratello, il "mezzano", disponevamo tutte le sedie della casa a formare due o tre file di un'improbabile cinema casalingo. Tutta la famiglia, padre madre e un altro fratello piccolo che non riesco ad inquadrare in questo ricordo, doveva poi accomodarsi, con le luci spente. Peppe, il fratello che collaborava, faceva da maschera, in quel cinema dalle sedie scomode e troppo vicine. I film erano sempre dei western, tanto che a mio padre è rimasta la passione per questo genere e per le pellicole di quel periodo. Lui non capirebbe mai il concetto di un remake, e gode tutt'ora di quella polvere in bianco e nero che si alza alle spalle del cow-boy in fuga sul suo cavallo, senza che cappello, fazzoletto, camicia e gilet, subiscano l'effetto del vento. Restavamo lì in cinque, con altrettante sedie vuote, a guardare diligenze rincorse da indiani, cowboy che sparavano senza mirare, e morti che morivano senza segni evidenti del colpo che li aveva raggiunti. Il sangue non era nell'iconogrfia del cinema degli anni '60, evidentemente il bianco e nero non avrebbe reso quanto il colore che arrivò più tardi.
Ma a volte succedeva. Capitava che andavamo al cinema. Le sedie di legno, il fumo delle sigarette attraversato dal fascio di luce. Ogni volta scrutavo quelle fessure quadrate dalle quali le immagini prendevano vita, e cercavo di capire quale magia si nascondesse dietro a quel muro. Le luci che si spegnevano e mi madre che in un sussurro mi chiedeva di voltarmi verso lo schermo. Io che con lo sguardo scorrevo il cono di luce, sperando che un improbabile effetto ologramma facesse apparire l'Holden di turno, lì, sopra la mia testa.
In quei film, al cinema, c'era sempre qualcosa che non andava: perché sempre, a volte ripetutamente, ad un certo punto mia madre metteva la sua mano calda sopra i miei occhi. Ed io restavo così ad occhi aperti, a guardare il contorno delle sue dita sfocate, muovevo le pupille a cercare nello spazio tra un dito e l'altro la ragione di quella censura. Ascoltavo il sonoro della scena che non potevo vedere, e immaginavo, dai lamenti, il "dolore" e la "pena" di una "sofferenza", anche questa, scoprii più tardi, del tutto improbabile.
Seduto su questa poltrona di un giallo morente, navigo nella rete, con il telegiornale accesso che parla, parla, parla e non dice più niente. Mentre nel computer leggo di cose che solo raramente finiscono in pasto al grande pubblico. Ci vorrebbe ancora mia madre a coprirmi gli occhi, a nascondermi le tristezze da non vedere. Invece sono mani più piccole che mi nascondono chissà quale sorpresa, mani così piccole che non riescono a quasi a sigillare del tutto la vista. Alle mi spalle "Spaccaball" sorride , sghignazza si muove, da istruzioni al fratello di mettere qualcosa sul tavolo, si raccomanda di non guardare. Le mani si muovono sui miei occhi, lasciandomi vedere la scena con un'intermittenza data dal suo movimento alle mie spalle, poi spalanca le mani alla mia vista. Poggiata sul tavolo c'è la sua prima pagella, un foglio di cartoncino di un verde pisello scarico, un timbro blu, Matteo C., 1^B. La apro la leggo, ha uno sguardo soddisfatto, e ad ogni giudizio che leggo annuisce impercettibilmente con la testa, leggo un giudizio che non c'è, lui scatta mi strappa il foglio dalle mani, controlla, e mi guarda con aria di commiserare il continuo prenderlo in giro. Dobbiamo fare una festa, facciamo una festa e per la festa facciamo la:
Verticale di Lasagne
Ma a volte succedeva. Capitava che andavamo al cinema. Le sedie di legno, il fumo delle sigarette attraversato dal fascio di luce. Ogni volta scrutavo quelle fessure quadrate dalle quali le immagini prendevano vita, e cercavo di capire quale magia si nascondesse dietro a quel muro. Le luci che si spegnevano e mi madre che in un sussurro mi chiedeva di voltarmi verso lo schermo. Io che con lo sguardo scorrevo il cono di luce, sperando che un improbabile effetto ologramma facesse apparire l'Holden di turno, lì, sopra la mia testa.
In quei film, al cinema, c'era sempre qualcosa che non andava: perché sempre, a volte ripetutamente, ad un certo punto mia madre metteva la sua mano calda sopra i miei occhi. Ed io restavo così ad occhi aperti, a guardare il contorno delle sue dita sfocate, muovevo le pupille a cercare nello spazio tra un dito e l'altro la ragione di quella censura. Ascoltavo il sonoro della scena che non potevo vedere, e immaginavo, dai lamenti, il "dolore" e la "pena" di una "sofferenza", anche questa, scoprii più tardi, del tutto improbabile.
Seduto su questa poltrona di un giallo morente, navigo nella rete, con il telegiornale accesso che parla, parla, parla e non dice più niente. Mentre nel computer leggo di cose che solo raramente finiscono in pasto al grande pubblico. Ci vorrebbe ancora mia madre a coprirmi gli occhi, a nascondermi le tristezze da non vedere. Invece sono mani più piccole che mi nascondono chissà quale sorpresa, mani così piccole che non riescono a quasi a sigillare del tutto la vista. Alle mi spalle "Spaccaball" sorride , sghignazza si muove, da istruzioni al fratello di mettere qualcosa sul tavolo, si raccomanda di non guardare. Le mani si muovono sui miei occhi, lasciandomi vedere la scena con un'intermittenza data dal suo movimento alle mie spalle, poi spalanca le mani alla mia vista. Poggiata sul tavolo c'è la sua prima pagella, un foglio di cartoncino di un verde pisello scarico, un timbro blu, Matteo C., 1^B. La apro la leggo, ha uno sguardo soddisfatto, e ad ogni giudizio che leggo annuisce impercettibilmente con la testa, leggo un giudizio che non c'è, lui scatta mi strappa il foglio dalle mani, controlla, e mi guarda con aria di commiserare il continuo prenderlo in giro. Dobbiamo fare una festa, facciamo una festa e per la festa facciamo la:
Verticale di Lasagne
Questi tre piatti sono tutti derivati da ricette presenti già nel blog per la pasta per le lasagne qui, per la lasagna al ragù di agnello, che avevo fatto ma non ricordavo, qui, per il ragù tradizionale di qua e per il pesto a cui ho aggiunto poca besciamelle e passato la lasagne in forno per non più di cinque minuti di qua
Però tre ricette senza neanche scrivere un ingrediente !
11 commenti:
Evvaiiii Matti,bravissimo!
Sò che perdonerai se nn guardo altro per oggi ;-))
Anch'io ho appena ricevuto la prima pagella di mia figlia! Purtroppo nello studio assomiglia a suo padre!!! Quindi... minestrina!
Scherzo, è stata una bella emozione.
Una realta' a me sconosciuta ... quando sono nato io i bianco&nero non esistevano piu' ....
ora mi vedo il tuo ragu di agnello, che da tanto che ne voglio provarne una versione diversa.
bravo, proponi piatti a base di agnello... ;-) ma ricordatevi, che sia italiano, allevato dai pastori locali!
stupenda verticale! quoto lo sprone a scegliere agnello locale :-)
complimenti!
Sarò di parte ma, la versione pesto/patate e fagiolini è il TOP!
Bravissimo!!!
Più che le lasagne mi sono piaciuti i ricordi e le emozioni del bianco e nero: che belli quei film con la pellicola che andava a scatti, che saltava, con tutti i puntini bianchi della polvere sul nastro e dall'audio gracchiante... altro che DVD !!
PS: ho gradito anche le lasagne però :-D
Jacopo
Ciao, volevo farti i complimenti per la torta di mele di Matte,
profata, mangiata, fotografata!!
a presto
… io per la pagella devo aspettare 5 anni e 5 mesi!
sai che mi hai fatto quasi sentire la mano sugli occhi? quando racconti così (moolto spesso!) i piatti finiscono in secondo piano…
@Lory: perdono! :)
@Monica: la motivazione attraverso il gioco ;)
@TFT ti sei perso qualcosa, dai prova e facci conoscere.
@Marzia: Sabato vado a rifornirmi e ti faccio vedere un pastore marchigiano.
@salsadisapa: grazie
@Sere: oggettivamente era ottima.
@Jajo: bene felice di averti soddisfatto
@Gnocchetto: buona eh!
@Daniela: Ne sono felice.
Loste
You have a most interesting blog.
Stay on groovin' safari,
Tor
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