16 marzo 2008

Le pasque degli altri

Mi sveglio presto, più presto del solito. Una nebbia pesante si alza dalla baia, adagio, lentamente, scopre il tratto di mare che separa il centro città dalla terra ferma, lascia intravedere l'isola di fronte, i primi palazzi sulla riva. Poi rimane lì, stanca di salire, attaccata alle colline, che lascia solo all'immaginazione l'idea di sole e di cielo azzurro, cappa pesante di salsedine e smog, .
Esco.
Nel piazzale dell'albergo un gruppo di vecchi si muovono al ritmo del Pa Tua Chin. Misurano i movimenti con una lentezza che non ci appartiene più, con le mani giocano nell'aria, nel tempo, forse nella memoria, scaricano tensione e compensano la distanza tra passato e presente.


E' silenzio, la strada è deserta, qualche taxi sonnecchia in attesa del caos che scoppierà tra qualche ora. Salgo sul primo della fila, do un indirizzo, il tassista mi guarda strano e tre minuti dopo mi lascia qualche isolato più a nord, in una delle zone più popolari di Kowloon. Mi infilo in una via laterale ed è come se dio avesse acceso il gioco, una folla si muove veloce e sinuosa lungo la via, odori, rumori, colori, grida, richiami, luci. Urto la gente, calpesto piedi e mani, sembro ubriaco forse di sonno, certamente di profumi, mi appoggio ad un muro di lato, mi fermo ad osservare la gente che passa come fotogrammi di un film, un film che se ci fosse la pioggia potrebbe sembrare dell'ottandadue.
Da una bancarella alcune pentole fumano, l'odore di zuppa sale, si infila sotto la tenda e viene verso di me, a zaffate indistinte di profumo e di puzze, ora il fritto, poi il sudore, il piscio, e lo scalogno. Mi avvicino, faccio colazione con un brodo di verdure e noodles, non sono molti gli occidentali, anzi, non ci sono occidentali e anche la signora delle zuppe nota la cosa. Mi fa un paio di domande in un inglese stentato, rispondo, sorride: la zuppa era buona e le verdure fresche e saporite, dal suo raccontare capisco che qui vicino c'è un mercato o qualcosa del genere, dove lei le compra la mattina presto. Davvero?!


Mi rinfilo nella corrente di gente che mi passa accanto, galleggio lento a momenti e veloce in altri, guardo le spalle delle persone di fronte, spinto da chi arriva da dietro, riconosco l'approssimarsi degli incroci dal gracchiare dei semafori. Ascolto annuso, cammino, le luci sembrano rimbalzare sul marciapiede bagnato, non fosse per il grigiore del cielo potrebbe essere sera, notte. Poi quando meno me lo aspetto la folla scompare, lascia il posto alla luce di un giorno che stenta, le luci colorate alle spalle, la strada ora è ingombra di scatole bianche: il Mercato. E' una cacofonia di gente indaffarata, varco il cancello: tutti i contadini del sud della Cina si sono dati appuntamento qui, insalate, cavoli, bietole, meloni, estraggo la macchina e scatto una foto, una soltanto, poi un tizio con appeso al taschino della camicia un distintivo troppo pesante, mi invita a togliermi di torno. Riconosco la parola "security" e poi "headquarter", con garbo mi stringe un braccio e nonostante sia più basso di me, mi spinge con forza di là del cancello e mi intima di non azzardarmi più a fotografare.
Me ne vado. Cammino lungo il marciapiede,finché una fermata della metro non mi ingoia nella sua bocca spalancata. Una, due, alla terza scendo, quando riemergo il traffico è aumentato, è come passeggiare sulla riva di un fiume, risalendo la corrente di auto. Guardo le vetrine, mi è tornata la fame e mentre ho fame mi imbatto nella pubblicità di ristorante italiano che ha deciso di dedicare il mese di marzo ai carciofi, in effetti di carciofi ne o visti pochi anzi niente. Carciofi certo, da noi è tempo, poi Pasqua, l'agnello, i carciofi, madonna che fame.
E' meglio che torni, si è meglio, stanotte mi imbarco, poi ci penso, che tanto non dormo, e in mezza giornata di volo vuoi che non mi venga in mente qualcosa, che so, magari uno:

Spezzatino d'agnello con carciofi e patate rosticciate.



Per quattro: disossate e fate a pezzi non troppo grandi una spalla di agnello, dal macellaio fatevi dare anche il collo, per questo piatto è spettacolare, rosolate l'agnello in poco evo buono e una noce di burro, aggiungete un trito di rosmarino, salvia e timo. Una volta che la carne è ben rosolata, salate, pepate e sfumate con del vino bianco e poi aggiungete poca acqua fino a lasciare la carne coperta a metà. Chiudete con un coperchio e fate a andare a fuoco basso per un'ora. Nel frattempo pulite i carciofi e fateli a spicchi, teneteli a bagno in acqua e succo di limone. Pulite le patate e fatele a rotelle spesse un paio di centimetri, tuffatele in acqua bollente per un quattro minuti, freddate e asciugate. Quando mancano dieci minuti alla fine della cottura dell'agnello aggiungete i carciofi, salate, coprite e terminate la cottura. Nel frattempo in una padella scaldate un filo di olio evo con uno spicchio di aglio e del rosmarino, rosolate le patate finché non fanno una bella crosticina.
Mi sa che ad Hong Kong. la Pasqua si festeggia poco.

8 commenti:

fiordisale ha detto...

bisogna dire che ti è andata pure di fortuna che lella ti ha fatto una valigia con tutte maglie-giacche blu-nere-verdi. Niente niente avessi indossato il rosso mi sa che sto spezzatino, la cui foto è stra-stra-strabellissima, mica avresti potuto gustarlo.
fiordisale

Anonimo ha detto...

i commercianti di bestiame dicono che "quest'anno l'agnello non va... non c'è richiesta". boh?

Nic ha detto...

perchè disossata??

Giovanna ha detto...

ma cosa ci fai laggiù? bellissimo il racconto... l'agnello lo adoro... sempre grande Marco!

Loste ha detto...

@Fior: Aaahh aggio capito !!!
@Marzia: ma dai?! perché secondo me sono i prezzi al dettaglio che frenano.
@Nic: Ne ho fatti dei bocconcini, ma onestamente con una buona mannaia spezzando l'osso la cosa sarebbe migliore e più divertente. Ma io la mannaia non ce l'ho: mi devo attrezzare.
@Giovanna: Lavoro la metà del mio lavoro è lì ;)

Loste

Lory ha detto...

Bentornato Marco!

Anonimo ha detto...

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Unknown ha detto...

t'ho rubacchiato la ricetta
:P
ma tu non lo devi sapere, è un segreto
ahahah
cla