Mezza pensione, servizio completo
Matti è seduto al mio fianco, gioca con due tappi di minerale, Leo di fronte, a fianco di sua madre, è concentrato sul piatto d’insalata presa al buffet. Ormai tutti gli ospiti di questo ristorante, di questo albergo, di questo posto in mezzo ai monti sono seduti ai loro tavoli.
Una comitiva di quarantenni occupa tutto il lato di sala di fronte a noi sono in dodici, tutti adulti, i figli, i loro figli, sono “parcheggiati”, distanti, da loro, nel lato ovest del ristorante: due tavolate chiassose e litigiose. Lontani "che mica possiamo starci a rompere le palle con i nostri figli". I bambini tutti tra i sei e i dieci anni, sono irrequieti, si fanno dispetti, si tirano pezzi di pane, ordinano cocacola a fiumi, e quando arrivano i piatti li rifiutano non li vogliono, cambiano l’ordine fatto al mattino. Il cameriere imbarazzato cerca con un’occhiata di attirare l’attenzione dei genitori, nell'inutile tentativo di far rispettare le regole, ma quelli neanche per idea. Ogni tanto una madre, sempre la stessa, si alza e si avvicina al tavolo dei bambini, fa finta di arrabbiarsi, rimprovera i suoi due figli che non se la filano di pezzo, sequestra la cocacola, più per ripicca che per altro, tanto tra due minuti ne hanno ordinata un’altra lattina, e se ne torna al tavolo sorridente abbronzata e figa. Fa gli occhi dolci ad un tizio della comitiva, che non è suo marito, un tipo che fa di tutto per assomigliare a Riccardo Fogli, lei gli fa le battute e il marito la guarda di traverso, l'amico risponde sminuendo con mimica facciale la frase per non dagli troppo peso. Ogni tanto RiccardoFogli lancia un richiamo al suo figlio/amico: alza il braccio e grida “Vai Kevin !!!” Il figlio neanche si volta e mi ci occorrono due cene per capire chi sia Kevin. Che poi Kevin non lo sa, ma tra cinquant’anni quando di Costner non si ricorderà più nessuno, troppi attori famosi in questo ventennio, lui passerà tutto il suo tempo a rispondere alla domanda: "perché Chevin?"
Più vicino a noi c’è un’altra comitiva, ma i figli, tre bambini, stanno seduti con loro, seduti è una parola grossa. Si seggono per identificare la loro sedia, poi cominciano a correre per il ristorante. Tra l’atteggiamento di assoluta indifferenza tenuto dalla maggior parte di quei genitori e quello che adotta invece una madre, che seguendo con lo sguardo la figlia gli urla dietro: “Martinaaa torna qui non si correeeeee”, con voce stridula aquilina, sinceramente preferisco di gran lunga il primo. La mamma prova ad afferrare Martina durante un passaggio vicino al tavolo, un po’ come i cambi gomma della formula uno, ma la manovra non riesce e Martina, di corsa, si infila tra la mia sedia e il muro alle mie spalle. La mamma si alza prende a correre dietro a Martina e fa per infilarsi, oddio no, nello stesso pertugio dove è passata la figlia. Ma la signora onestamente non è in gran forma, anzi a due fianchi sporgenti, anzi ha un culone enorme, fasciato da una specie di tuta che sembra esplodere. Ma non demorde, con due colpi di reni accosto la sedia al tavolo, ma non basta, lei mi spinge avanti nel tentativo di afferrare la figlia, incastrandosi tra sedia e muro. E io penso che ora mi si spezzeranno le costole, le ultime due per lato quelle appena sopra il diaframma, perché quel culo e troppo grande per poter passare senza danni. E invece di vedermi scorrere tutta la mia vita, vedo le facce bastarde di Leo e Lella che si sbellicano dal ridere. E quando son sicuro che sto per sentire il “crack” netto dell’osso che si spezza e il collasso polmonare che ne conseguirà, Martina ha un’idea geniale: gira intorno al mio tavolo e con un guizzo è alle spalle della mamma, che torna indietro e mi lascia vivere e respirare, senza farmi mancare la visione di quell’enorme mappamondo allontanarsi dai miei incubi.
Lella e Leo continuano a ridere come pazzi, l’unico serio che ha capito la gravità della situazione è Matti, che prima guarda me, poi il culo della donna che sta tornando seduto e poi fa “Papà ti stava per schiacciare”.
E io mi incazzo, ribollo rabbia totale e definitiva, per il "mi scusi" neanche pensato, per tutto quell’urlare, per i bambini che corrono e che sbattono sul mio gomito mentre mangio. Per quel gruppo di figli che adesso è intorno al tavolo di servizio, ché lo chef sta preparando le crepes, e loro lì con i gomiti sul tavolo e la bocca appoggiata alle pile dei piatti e non solo la bocca ma anche i nasi smocciolanti tipici del dopo-sci, riccardofogli che parla con il suo amico, dennidevito, due tavoli più in là, e per farlo urla. Urlano i bambini, urlano i genitori per farsi sentire, urlano questi due anziani signori di fronte a me, con uno sforzo incredibile per loro, urlano tutti. E noi invce non parliamo, stiamo tutti e quattro zitti in attesa di andarcene via, solo Matti, credo, non riesco a sentirlo, sta facendo dei versi con la bocca giocando con i tappi. E allora mi viene in mente quella barzelletta in cui il matto dice: ma lo hai visto dove sta scritta la parola manicomio? Fuori. Ecco se mi guardo intorno gli strani, gli anormali, gli asociali, siamo noi. Mi alzo, no grazie le crepes non mi vanno proprio stasera signor camemeriere. Prendo Matti per mano, lo guido in questa "chicane" tra tavoli e bimbi buttati a terra, e mentre passo a fianco al tavolo dei quarantenni, la mia indole riemerge con tutta la sua inutilità: "Buonasera... e buon proseguimento.", "Buonasera... e buon proseguimento.", "Buonasera... e buon proseguimento."
E lì, ho la certezza definitiva della mia pazzia, perché solo i matti parlano da soli.
Una comitiva di quarantenni occupa tutto il lato di sala di fronte a noi sono in dodici, tutti adulti, i figli, i loro figli, sono “parcheggiati”, distanti, da loro, nel lato ovest del ristorante: due tavolate chiassose e litigiose. Lontani "che mica possiamo starci a rompere le palle con i nostri figli". I bambini tutti tra i sei e i dieci anni, sono irrequieti, si fanno dispetti, si tirano pezzi di pane, ordinano cocacola a fiumi, e quando arrivano i piatti li rifiutano non li vogliono, cambiano l’ordine fatto al mattino. Il cameriere imbarazzato cerca con un’occhiata di attirare l’attenzione dei genitori, nell'inutile tentativo di far rispettare le regole, ma quelli neanche per idea. Ogni tanto una madre, sempre la stessa, si alza e si avvicina al tavolo dei bambini, fa finta di arrabbiarsi, rimprovera i suoi due figli che non se la filano di pezzo, sequestra la cocacola, più per ripicca che per altro, tanto tra due minuti ne hanno ordinata un’altra lattina, e se ne torna al tavolo sorridente abbronzata e figa. Fa gli occhi dolci ad un tizio della comitiva, che non è suo marito, un tipo che fa di tutto per assomigliare a Riccardo Fogli, lei gli fa le battute e il marito la guarda di traverso, l'amico risponde sminuendo con mimica facciale la frase per non dagli troppo peso. Ogni tanto RiccardoFogli lancia un richiamo al suo figlio/amico: alza il braccio e grida “Vai Kevin !!!” Il figlio neanche si volta e mi ci occorrono due cene per capire chi sia Kevin. Che poi Kevin non lo sa, ma tra cinquant’anni quando di Costner non si ricorderà più nessuno, troppi attori famosi in questo ventennio, lui passerà tutto il suo tempo a rispondere alla domanda: "perché Chevin?"
Più vicino a noi c’è un’altra comitiva, ma i figli, tre bambini, stanno seduti con loro, seduti è una parola grossa. Si seggono per identificare la loro sedia, poi cominciano a correre per il ristorante. Tra l’atteggiamento di assoluta indifferenza tenuto dalla maggior parte di quei genitori e quello che adotta invece una madre, che seguendo con lo sguardo la figlia gli urla dietro: “Martinaaa torna qui non si correeeeee”, con voce stridula aquilina, sinceramente preferisco di gran lunga il primo. La mamma prova ad afferrare Martina durante un passaggio vicino al tavolo, un po’ come i cambi gomma della formula uno, ma la manovra non riesce e Martina, di corsa, si infila tra la mia sedia e il muro alle mie spalle. La mamma si alza prende a correre dietro a Martina e fa per infilarsi, oddio no, nello stesso pertugio dove è passata la figlia. Ma la signora onestamente non è in gran forma, anzi a due fianchi sporgenti, anzi ha un culone enorme, fasciato da una specie di tuta che sembra esplodere. Ma non demorde, con due colpi di reni accosto la sedia al tavolo, ma non basta, lei mi spinge avanti nel tentativo di afferrare la figlia, incastrandosi tra sedia e muro. E io penso che ora mi si spezzeranno le costole, le ultime due per lato quelle appena sopra il diaframma, perché quel culo e troppo grande per poter passare senza danni. E invece di vedermi scorrere tutta la mia vita, vedo le facce bastarde di Leo e Lella che si sbellicano dal ridere. E quando son sicuro che sto per sentire il “crack” netto dell’osso che si spezza e il collasso polmonare che ne conseguirà, Martina ha un’idea geniale: gira intorno al mio tavolo e con un guizzo è alle spalle della mamma, che torna indietro e mi lascia vivere e respirare, senza farmi mancare la visione di quell’enorme mappamondo allontanarsi dai miei incubi.
Lella e Leo continuano a ridere come pazzi, l’unico serio che ha capito la gravità della situazione è Matti, che prima guarda me, poi il culo della donna che sta tornando seduto e poi fa “Papà ti stava per schiacciare”.
E io mi incazzo, ribollo rabbia totale e definitiva, per il "mi scusi" neanche pensato, per tutto quell’urlare, per i bambini che corrono e che sbattono sul mio gomito mentre mangio. Per quel gruppo di figli che adesso è intorno al tavolo di servizio, ché lo chef sta preparando le crepes, e loro lì con i gomiti sul tavolo e la bocca appoggiata alle pile dei piatti e non solo la bocca ma anche i nasi smocciolanti tipici del dopo-sci, riccardofogli che parla con il suo amico, dennidevito, due tavoli più in là, e per farlo urla. Urlano i bambini, urlano i genitori per farsi sentire, urlano questi due anziani signori di fronte a me, con uno sforzo incredibile per loro, urlano tutti. E noi invce non parliamo, stiamo tutti e quattro zitti in attesa di andarcene via, solo Matti, credo, non riesco a sentirlo, sta facendo dei versi con la bocca giocando con i tappi. E allora mi viene in mente quella barzelletta in cui il matto dice: ma lo hai visto dove sta scritta la parola manicomio? Fuori. Ecco se mi guardo intorno gli strani, gli anormali, gli asociali, siamo noi. Mi alzo, no grazie le crepes non mi vanno proprio stasera signor camemeriere. Prendo Matti per mano, lo guido in questa "chicane" tra tavoli e bimbi buttati a terra, e mentre passo a fianco al tavolo dei quarantenni, la mia indole riemerge con tutta la sua inutilità: "Buonasera... e buon proseguimento.", "Buonasera... e buon proseguimento.", "Buonasera... e buon proseguimento."
E lì, ho la certezza definitiva della mia pazzia, perché solo i matti parlano da soli.
16 commenti:
Queste sono le classiche situazioni in cui mi sento completamente ripagata delle fatiche di genitore autorevole e all'antica quale sono.
E mi crogiolo nell'osservare gli altri figli e gli altri genitori; e penso sempre, fino alla noia, che i figli non sono obbligatori, che fare i genitori è un'altra cosa, ecc.ecc...
Piccole soddisfazioni che mi danno la forza di continuare il mio lavoro di genitore con maggiore energia cercando di essere sempre più coerente con i miei principi.
Non è questione di fortuna, c'è tanto lavoro dietro figli educati e "famiglie come di deve".
Orgogliosa di essere strana, anormale, asociale, ecc.ecc...
Con il tuo racconto, ancora una volta sei riuscito a rendermi partecipe. Complimenti e grazie, hai davvero talento.
noi niente figli, ma quando assistiamo a queste scene speriamo vivamente di non diventare come questi genitori...
anch'io mi sono sentita molto partecipe e... probabilmente me ne sarei andata prima delle crepes! ;-)
"vedrai quando sarai genitore anche tu", mi hanno risposto mamme di figli tra i 2 ed il 12-13 anni di fronte a certe mie osservazioni. è vero che i tempi cambiano, ma l'ordine ed il rispetto possono esistere anche nel XXI secolo, o no? quando sarò genitore anch'io sarò probabilmente severa e, spero, giusta. forse crescerò dei figli che, come me oggi, si sentiranno poi "alieni" in certe occasioni. ma preferisco (io) oggi sentirmi così che far parte della massa urlante!
Ma una Pasqua in casa rigorosamente soli no ?? hehehehehe
Ah, santo Erode: se un paio di generazioni fa gli avessero permesso di fare il suo dovere..... purtroppo i teppistelli di oggi sono il frutto di un paio di generazioni "andate a male" e con molti, troppi sensi di colpa...
Siete veramente delle mosche bianche voi 4, soprattutto in Italia. La prossima volta meglio andare in Austria: pochi chilometri e ti trovi agli "antipodi dell'educazione" :-D
Jacopo
Dimenticavo: pensa che ieri la "figlia piccola" (20 anni) ha chiesto alla madre ed a me se poteva alzarsi da tavola.... :-)
Pranzo come da tradizione alla Trattoria da Marco a Stanghella (PD) chiedo a Luca il figlio se posso portarmi due boccie, lui acconsente, mi dimentico però che l'indomani è Pasqua e che ne sideranno almeno sentosinquanta come si dice nel Pavan. La mattina di buon ora chiamiamo e chiediamo di stare nella saletta piccola " che te se a go el bocia de do mesi" no problem "el bocia" il mio a dormito e sorriso, ciucciato la tettona di mamma e sorriso ancora tra le braccia di nonni zii etcetera. "Annamaria all'altro capo della sala sei mesi e due polmoni che manco la Ricciarelli a ga zigà per tutto il tempo tutto", non la prendevano in braccio si sentiva eslcusa", Matti quello di mio fratello sei anni, le è andato vicino l'a guardata e con un sorriso tra l'incredulo e il divertito le ha dato un giochino ce si era preservato per il piccolo Tommaso. Lei incuriosita ha smesso di piangere. E io mi son posto qualche domanda....
ciao capo!!!
Sono un genitore di una figlia unica, unica per scelta.
Mi reputo severa, sicuramente molto più di altri genitori sparsi in giro per il mondo, c'è troppa maleducazione, e poco rispetto per le cose per le persone e soprattutto per i propri genitori.
i nostri figli ci rispecchiano...
vorrà pur dire qualcosa
buona giornata
Cla
@Monica: anche io sono fiero dell'educazione che do ai miei figli, e orgoglioso di loro. Ciò non toglie che siamo sempre "mosche bianche"
@Filibusta: bhe siete già sulla buona strada.
@Marzia: anche io non credo alla giustificazione del "lasser faire laser passer" e condivido l'impegno ad educare.
@Jajo: E' vero di là del confine (anche in Svizzera) le cose cambiano, ma io sono Italiano e lo sono i miei figli e preferisco giocare duro e provare a cambiare il Mondo ;)
@Nic: è ti credo che ti sei posto qualche domande :) me le porrei anche io.
@Claudia: in effetti i nostri figli sono la nostra immagine e la loro non è maleducazione ma eventualmente è INEDUCAZIONE.
Loste
giovanotto ma non si era d'accordo che ci si sarebbe rilassati in 'ste vacanze? aho quando uno dice che te le vai (pure) a cercare :)))
Dai non prendertela, consolati pensando che quei piccoli selvatici tu li hai retti per un paio d'ore, i loro genitori, se tutto va bene, se li sciropperanno per una trentina d'anni, che di sti tempi manco co' un omicidio ti danno tanto (lo vedi che so' perfida inside? :))))
Il Kevin, è per Macaulay Culkin, non per Costner, magari fosse Costner. No, è proprio per Culkin, sì quello di Mamma ho perso l'aereo, che nel film si chiama Kevin.
Auguri passati!
Concetta
sai una cosa? forse non sei così pazzo...
io ho 29 anni e con mio marito quando guardiamo questi bambini sospiriamo inorriditi e pensiamo che ai nostri genitori bastava uno sguardo per incollarci alla sedia e che non ci saremmo mai nemmeno sognati di alzarci e correre...
e poi, se siamo fortunati, prendiamo un tavolo dalla parte opposta del locale sperando di riuscire a mangiare tranquilli!
Si capisce adesso perché Vissani non accetta bambini nel suo ristorante?
Auguri Marco, le uova sono buone anche dopo Pasqua.
Bambini e ristoranti possono essere una combinazione difficile per tanti motivi, a partire dall'età (1-3 è la paggiore, secondo me). Prima li cominci a portare fuori esigendo che si comportino bene anche per far divertire te, meglio è.
Detto ciò, io sono per un minimo di laissez faire finché non si dà (troppo) fastidio agli altri, perché nessuno pretende da un quattrenne che stia zitto, buono e ingessato con la stessa durata degli adulti.
I miei preferiti sono i ristoranti che mettono anche solo in un angolo non di passaggio una scatola di giochi riciclati, i libretti, due matite e una risma di fogli. Funziona da dio, specie nelle interminabili pause tra una portata e l'altra.
Io li capisco i genitori esausti, io stessa non ho dormito per 5 anni: ma allora uscivo poco. Però se non ci metti mano subito, per comodità e pigrizia, ti condanni da solo non ai trent'anni di figli selvaggi, ma all'ergastolo. E i due genitori (e gli zii, gli amici ecc. ecc.) servono in fondo a farsi dare il cambio ogni tanto.
Insomma, basta scegliersi i ristoranti un minimo adatti, magari con un giardino o pacheggio in cui far correre i mostri nelle pause, o un giochino.
Mia madre nordica, una volta si scandalizzo' dei bambini che correvano selvggiamente a una festa, dicendo che da lei sarebbe stato impensabile. Però tre secondi dopo ha anche aggiunto che da loro a quel punto della festa i 3/4 dei padri sarebbero stati ubriachi fradici, e che forse i bambini che possono correre urlando alle feste da piccoli sono meno repressi da grandi. Quindi oprima di guardare i bambini austrici e svizzeri, chiedimoci se da grandi li vogliamo svizzeri. In fondo hai ragione, siamo italiani
Ma finché tanti locali in Italia hanno di default una televisione a tutto volume che non si può né spegnere né abbassare anche se nessuno la guarda davvero, che costringe le conversazioni a doverla superare, scusate, come si fa a pretendere che gli unici zitti e buoni siano proprio i bambini? Loro fanno solo quello che gli insegniamo e permettiamo noi.
Ciao,
Mammamsterdam
@Fior: sono rilassatissimo.
@Concetta: ah! Non ci avevo pensato... peggio pure.
@Moscerino: non dare del savio ad un pazzo, chissà come finisci :)
@Maurizio: Bhe lì secondo me si esagera e do ragione a @Mammaamsterdam che basterebbero delle tovagliette di carta da colorare, e un bicchiere pieno di matite colorate, se non un angolino per i piccoli che alla fine, non volendoli svizzeri ma solo educati, saranno i clienti di domani.
Loste
si appunto
ineducati!
quello volevo dire...non s'è capito?
Sì,sì; si è capito, perché tu non hai capito? Perché se tu non hai capito che io avevo capito, allora non ci siam capiti, ma io ho capito, se tu hai capito ...
Mi sa che i peperoni a cena non mi fanno tanto bene ... !!!
Loste
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