03 febbraio 2008

Dall'altra parte del mondo

Da che sei vestito ?
A fare la domanda è "grandecapoindiano" lui in effetti si chiama E. Sulla testa ha una grande corona di penne coloratissime, che scendono in due lunghe file lungo la schiena, indossa un costume che sembra proprio da indiano, di quegli indiani che nel '73 vedi solo nei film in bianco e nero. Dietro di lui c'è "corsarorosso" un altro costume bellissimo tutto rosso, una spada che sembra vera, veri stivaloni al ginoccchio e un cappello immenso. S, il suo vero nome, annuisce come a certificare che la domanda è giusta, ma lui sta dietro defilato un po' nascosto dalla sua timidezza. S è l'amico di E, ma E è il capo. Loro fanno la terza elementare come me, in questa classe di una scuola di campagna dove nella stessa aula, ci sono la prima, la terza e la quinta. Le pluriclassi una sola maestra tre lezioni diverse, nell'aula a fianco la seconda e la quarta.
Allora? Da cosa sei vestito?
"grandecapoindiano" incalza: la domanda è rivolta a G il mio compagno di banco. Un ragazzone, almeno a me sembrava così, alto e grande che fa la quinta, un ragazzone che parla con un leggero difetto alla bocca che lo fa balbettare ogni tanto, e per questo deriso immancabilmente da E e da S, un ragazzone buono, tanto, troppo. G li guarda a bocca aperta, forse non ha capito la domanda o forse non sa la risposta. La madre gli ha calcato in testa un cappello, quei cappelli di finta pelliccia, forse del nonno, glielo ha girato e messo a rovescio, poi gli ha calato le falde sulle orecchie, lo ha vestito con una camicia del padre, e gli ha messo sopra una vecchia giacca di pelle a cui sono state tolte le maniche, poi ,forse con un pezzo di carbone, gli ha "disegnato" dei baffi e una barba.
Si può sapere da cosa sei vestito allora?
Intorno a questo banco ci sono tutte le classi sociali di questa terra di campagna. Il padre di S è un commerciante imprenditore, loro hanno il telefono, dopo quello del bar è l'unico telefono nel raggio di dieci chilometri. S riceve sempre un sacco di telefonate dalla nonna che abita a venti chilometri da lì. E è figlio di un artigiano, lui è l'unico a possedere un pallone di cuoio, strumento essenziale in una terra di venti dove i "
supertele" prendono strani effetti. Io sono figlio di un ragioniere che si barcamena tra lavori fissi e meno fissi, oggi lo chiamerebbero un "precario". G è figlio di un contadino, il padre lavora un pezzo di terra che era del nonno, ma spera di andare a lavorare in una fabbrica aperta da poco, lì vicino. G vive in una casa a un paio di chilometri dal paese, lui come me non ha il telefono, in effetti lui non ha nenche il bagno dentro casa. Noi giochiamo spesso assieme, nella sua aia abbiamo costruito un campo da calcio e nell'unica porta del campo abbiamo messo una vecchia rete di un letto, arrugginita e mezza sfondata, per poterci tuffare a parare i palloni.
Me lo dici tu, allora? Da cosa è vestito?
La domanda mi riporta seduto al mio banco, è rivolta a me. "corsarorosso" simula uno sguardo cattivo, ha messo la mano sull'elsa della sciabola, che ha estratto a metà, in segno di minaccia. "grandecapoindiano" imbraccia l'ascia di gommapiuma, anche lui pronto a sferrare un colpo "fatale".
E' vestito da bandito, perché io faccio lo sceriffo e lui il bandito, e dopo quando la maestra ci porta fuori noi giochiamo a banditi e cauboi, e non ci serve un indiano perché c'è già mio fratello e neanche i corsari perchè i corsari stanno da un'altra parte del mondo dove non si sono nè cauboi nè indiani. E adesso ditemi come farete a giocare insieme voi oggi, visto che gli indiani stanno da una parte e i corsari dall'altra parte, del mondo?
Non se l'aspettavano. La sciabola ritorna nel fodero, l'ascia si abbassa, si guardano confusi. Ho distrutto i loro programmi. Ho cambiato il loro mondo. Ho ridefinito confini che non erano stati chiariti. Ho rotto, per un giorno, un allenza indissolubile. Dopo la
foto, durante la ricreazione, mentre diaciannove bambini: zorri, cauboi, fate, arlecchini, banditi e zingare giocano tutti insieme in una mescolanze di ruoli e di tempi assoluta, un "corsarorosso" e un "grandecapoindiano" se ne stanno separati alle due estremità opposte del giardino di una scuola a giocare in solitudine, per un giorno amici separati, dai ruoli delle maschere di un carnevale. Perché non si è mai visto un corsaro insieme ad un indiano.

In quelle occasioni ogni mamma portava o mandava qualche dolce per festeggiare, vi semplifico la vita, un unico impasto per:

I tre dolci di carnevale.



La ricetta di carnevale, per accontentare otto o dieci persone:
Battete 3 uova con 150 g di zucchero, 1 cucchiaio di zucchero vanigliato, e 1 pizzico di sale, incorporate 75 gr di burro fuso, la buccia grattugiata di un limone, 700 g di farina, 1 bustina di lievito per dolci, 50 ml di liquore all'anice (Varnelli per i marchigiani, Sambuca per gli altri), latte se serve per ammorbidire. Formate un panetto morbido che dividete in tre parti.
Per gli ARANCINI stendete un terzo della pasta con un mattarello fino a raggiungere lo spessore di 3/4 millimetri, distribuite sulla sfoglia la buccia di 2 arance grattugiata, mischiata con un quantità doppia (fate a occhio) di zucchero semolato. Arrotolate la sfoglia e tagliate a rotelle dello spessore di un paio di centimetri
così.
Con gli altri due panetti formate degli gnocchi: per le CASTAGNOLE CON LO ZUCCHERO della grandezza di uno gnocco di patata, per le CASTAGNOLE CON IL MIELE E L'ALCHERMES grandi il doppio o poco di più dei precedenti. Friggete tutto in abbondante olio di semi e festeggiate.

13 commenti:

Luc ha detto...

mai mancavano nel mio carnevale bambino. come non mancavano cauboi, banditi e sceriffi. coi fuciletti di legno ad elastico, pistole susanna e baffi fatti col carbone.

Luc ha detto...

ps: ai tempi della mia infanzia il politically correct non si sapeva cosa fosse. essere indiani era da sfigati, e quindi evitato come una peste.

Mammamsterdam ha detto...

Eeh, marchigiani. E la Meletti?

Comunque noi facevamo le chiachiere delle monache (o frappe). Ma era Abruzzo nord oltre il Tronto.

fiordisale ha detto...

Dunque, comincio col dire che questo sarà un commento monoriga, indi per cui questa premessa non sarà da conteggiare nel commento medesimo che sarà opportunamente evidenziato dalla stringa *inizio commento*. Questo per dirti che con te applicherò la moderazione dei commenti, così non potrai più lamentarti della mia verbosità irrefrenabile (non agitarti, l'ho trovato nei sinonimi, per non ripetere logorrea che me pare na malattia di quelle che prima o poi portano sfiga). Detto questo sarei incuriosita di sapere se eri un provetto stratega anche da piccolo, no, perché ti spiego, quella è na mossa da stratega, li hai fregati perché erano due contro uno, eh!?
*inizio commento*
belle ricette, forse le faccio.
*fine commento*

Postpremessa
ovviamente le farò solo e soltanto se mi prometti che non ti porteranno sfiga pure queste.

piesse da non conteggiare nelle parole

sono stata abbastanza brava stavolta, eh? visto che ci sono riuscita a fare un commento monoriga?

Valeria, Marco e Sara, i Maramei ha detto...

da noi a carnevale solo le chiacchiere (o fràppe), quasi quasi approfitto della casapecchia (in barca mi guardo bene dal friggere!) e sfrittello le tue castagnole

...nella foto sceriffo e bandito sono i più sorridenti di tutti, soddisfatti della loro vittoria
buona settimana

Anonimo ha detto...

buoni i arancini buon inizio di settimana

Anonimo ha detto...

bugie, bugie! in piemonte, a carnevale, è tempo di bugie... sabato pedalavo per i paesini di campagna nell'ora di mezzogiorno, ed aleggiava l'inconfondibile odore di bugie :-)

elisabetta ha detto...

Ma ai nostri figli farà lo stesso effetto il ricordo dei costumi da dragonball???

Macy ha detto...

Sei proprio bravo a raccontare, sai?
Mi hai fatto venire un flash di quando mia madre - dopo un corso di taglio & cucito - decise di cucirmi il vestito di Carnevale.
Mi ha vestita da cosacco, con tanto di stivali e colbacco!!!
Dovevo spiegarlo a tutti...

Morrigan ha detto...

Cribbio, mi hai riportato indietro nel tempo, quando anch'io alle elementari a carnevale mi travestivo da spagnola o da damina del '700.
Le castagnole con miele e alchermes me le ricordo bene, perchè mia nonna le preparava e le "condiva" con questo liquore rosso che a me sapeva tanto "da grande"
Buona mangiata!
Gnam!

Loste ha detto...

@Luc: difatti io ero un cauboi e mio fratello indiano, l'altro fratello piccolo non si capisce.
@De Kok: Meletti ? what?
@Fiordisale:Io adoro la tua Verbosità turchese.
@Filibus: non è quello lo scerigffo, io sono il primo da destra con "grandecapoindiano" ai suoi piedi a sinistra.
@grazie Caravaggio anche se la settimana meriterebbe di essere ricominciata: reset.
@Marzia: si è vero quando vivevo lassù mangiavo le bugie ;)
@Elisabetta: i miei neanche li vestiamo più.
@Macy: Grazie a me una volta mia madre me ne fece uno da Pulcinella ma visto che non aveva la stoffa nera usò il verde e in testa avevo un cappello che sembravo l'uomo di latta del mago di OZ: na tragedia.
@Morrigan: Eè "larchemuse" come diceva mia nonna faceva grandi.
Saluti Loste

Anonimo ha detto...

Che meraviglia, non saprei da dove iniziare! Elga

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good