I post(i) del cibo
La stube ha le pareti in legno, un grande banco bar di fronte all'entrata. Alla sinistra, di questo, una grande sala accoglie i pochi avventori del pomeriggio. Chi entra batte i piedi e si toglie la giacca a vento. Il mucchietto di neve che si crea, resiste qualche minuto prima di sciogliersi definitivamente nel calore del locale. Nella sala gli sgabelli, sono ricoperti con cuscini di pelliccia bianca. Sotto le grandi finestre, una panca corre senza soluzione di continuità. I tavoli formano un piccolo anfiteatro, che si affaccia sulla sala. La neve sui vetri ha scolpito strani disegni. Il vento, silenzioso da qui dentro, fuori si aggrappa ad ogni superficie della terrazza. Ghiaccia la condensa e lascia la sua impronta, in tanti ghiaccioli lattiginosi a forma orizzontale. Ho letto da qualche parte che questa formazione di ghiaccio, ha un nome particolare. Mi sforzo di ricordarlo, o di ricordare dove lo abbia letto. Son quelle cose che ti si piantano in mente e non escono. Chiudo gli occhi per concentrarmi. Eeeiiine schwarz teee. La cameriera appoggia la tazza di vetro sul tavolo di fronte a me, con una cantilena lenta e lunga. Erano tre le "e" ne sono sicuro, se ne va annunciando un: eine moment.
Sotto di noi la valle è solo immaginaria, nascosta dal turbinio dei fiocchi. Dalla foschia, sbucano le punte dei grandi abeti del bosco, vuoti di neve, incuranti della tormenta. Nel locale siamo rimasti in pochi, un basso brontolare, scandito da qualche colpo, ci da la dimensione di cosa stia accadendo fuori. Dentro è caldo. Me ne sto seduto, le gambe allungate sotto il tavolo, la mia tazza di tè che fuma lenta. Le spalle appoggiate alla spalliera, che sta contro la finestra, da lì alla neve, e poi al vento. Mi sdraio. Volo, sopra la valle, in un'immaginaria nuotata a dorso, portato dal vento fino alla montagna di fronte. Atterro. Con un movimento lento, cullante, come quelle foglie che cadendo ritardano il toccare la terra; come a voler ritardare la fine. Una risata, più forte delle altre mi riporta nella stube. Ho ancora gli occhi chiusi, in un torpore stanco, il nome del ghiaccio non molla, è ancora lì, anonimo a rubare la scena agli altri pensieri.
Sollevo le spalle e allungo una mano verso la tazza. Sorseggio il te bollente, mi riappoggio alla spalliera. La tazza in equilibrio sul petto, le mani incrociate intorno, il calore che le scalda e allunga il suo tepore al viso ancora freddo. Fame. Il te ha risvegliato la fame. La cameriera va veloce verso il tavolo accanto, Prende gli scontrini e su un taccuino, della iegermaister fa il conto. La penna scorre le cifre, la mente somma. Mentre annuncia l'importo apre un grande portamonete nero che era infilato in una tasca laterale del pantalone, ritira le banconote, restituisce monete, chiude, rimette nella tasca, solleva la testa e si guarda intorno. Mi vede. Gli sguardi si incrociano, non muovo un muscolo, aspetto, con il te caldo sul petto che sale e che scende al ritmo del mio respiro. Spalanca prima gli occhi e poi la bocca, e quindi fugge in cucina. Ritorna il piatto in mano, la faccia mortificata e la sua voce che sembra recitare un rosario di enciuldigen, enciuldigen, .... Mi mette il piatto sul tavolo. Sorrido. Lei risponde al sorriso, riconquista la calma professionale e poi annuncia: Eine Apfeeeel ....
Strudel
Sotto di noi la valle è solo immaginaria, nascosta dal turbinio dei fiocchi. Dalla foschia, sbucano le punte dei grandi abeti del bosco, vuoti di neve, incuranti della tormenta. Nel locale siamo rimasti in pochi, un basso brontolare, scandito da qualche colpo, ci da la dimensione di cosa stia accadendo fuori. Dentro è caldo. Me ne sto seduto, le gambe allungate sotto il tavolo, la mia tazza di tè che fuma lenta. Le spalle appoggiate alla spalliera, che sta contro la finestra, da lì alla neve, e poi al vento. Mi sdraio. Volo, sopra la valle, in un'immaginaria nuotata a dorso, portato dal vento fino alla montagna di fronte. Atterro. Con un movimento lento, cullante, come quelle foglie che cadendo ritardano il toccare la terra; come a voler ritardare la fine. Una risata, più forte delle altre mi riporta nella stube. Ho ancora gli occhi chiusi, in un torpore stanco, il nome del ghiaccio non molla, è ancora lì, anonimo a rubare la scena agli altri pensieri.
Sollevo le spalle e allungo una mano verso la tazza. Sorseggio il te bollente, mi riappoggio alla spalliera. La tazza in equilibrio sul petto, le mani incrociate intorno, il calore che le scalda e allunga il suo tepore al viso ancora freddo. Fame. Il te ha risvegliato la fame. La cameriera va veloce verso il tavolo accanto, Prende gli scontrini e su un taccuino, della iegermaister fa il conto. La penna scorre le cifre, la mente somma. Mentre annuncia l'importo apre un grande portamonete nero che era infilato in una tasca laterale del pantalone, ritira le banconote, restituisce monete, chiude, rimette nella tasca, solleva la testa e si guarda intorno. Mi vede. Gli sguardi si incrociano, non muovo un muscolo, aspetto, con il te caldo sul petto che sale e che scende al ritmo del mio respiro. Spalanca prima gli occhi e poi la bocca, e quindi fugge in cucina. Ritorna il piatto in mano, la faccia mortificata e la sua voce che sembra recitare un rosario di enciuldigen, enciuldigen, .... Mi mette il piatto sul tavolo. Sorrido. Lei risponde al sorriso, riconquista la calma professionale e poi annuncia: Eine Apfeeeel ....
Strudel
Stavolta le "e" mi sembravano quattro. Oggettivamente quattro, e il nome del ghiaccio non mi viene ancora, ma certi cibi mi piace mangiarli in certi posti.
Il segreto dello strudel, sapevate che in tedesco significa vortice, gorgo, turbinio? La causa è nella spirale che la pasta disegna arrotolandola. Dicevo il segreto è nella pasta, io ne conosco due tipi, uno sottile e croccante,oggi non parlo di quello e uno più consistente, di origine "nonnesca" e quindi parlo di questo. Quindi vi occorrono 300 g di farina 100 g di burro ammorbidito, un uovo, 50 ml di acqua, 30 g di zucchero e un pizzico di sale. Lavorate gli ingredienti fino ad ottenere un impasto morbido che lascerete riposare al caldo per venti minuti. Per creare un ambiente caldo all'impasto, riponetelo in un piatto che coprirete con una bastardella che avrete scaldato prima sul fuoco. Ora tirate l'impasto con il mattarello fino ad ottenere una sfoglia sottile, squadratelo con un coltello. Cospargetelo con del pan grattato tostato su di una padella, mischiato a zucchero semolato. Abbiate cura di lasciare due centimetri liberi per parte e di coprire d'impasto solo per 2/3 della lunghezza pasta. Aggiungete ora quattro mele renette tagliate a tocchetti e bagnate appena di rum, dell'uva sultanina ammollata in acqua calda per una ventina di minuti e strizzata, e della frutta secca a piacere, non fate mancare le noci, triturata al coltello. chiudete arrotolando e saldate i bordi spennellando con del burro fuso. Disponete lo strudel su di una placca coperta di carta forno imburrata. Cuocete in forno a 180° per 45 minuti. Alla fine spennellate ancora con il burro fuso e cospargete di zucchero a velo.
Aldilà della ricetta, mia o di altri, e aldilà della vostra bravura, ci sono piatti che si apprezzano meglio quando il contesto ambientale, si armonizza con essi. Che vuol dire: evitate di fare lo strudel se la giornata non è uggiosa o ancor meglio invernalmente innevata.
25 commenti:
In quello di casa,si usa mettere l'aceto,ne parlavamo giusto domenica,ho portato i tuoi saluti ;-) ricambiati ovvio!
la prima torta che ho imparato a fare... la tua ricetta è molto simile alla mia (50g di burro nella pasta ed 1 cucchiaio di zucchero, nel ripieno tutto quello che dici tu + scorza di limone grattugiata, abbondante cannella o, meglio ancora, quel misto di spezie "per strudel" che trovi solo in Austria, un paio di cucchiai i marmellata)
è vero, il contesto ambientale è importantissimo, luogo e stagione abbinati al piatto,
uno dei pochi dolci che mi piacciono, anche se io, si sa, non amo il burro e lo faccio a modo mio, come sempre :-)
Come per molti, lo strudel, è stato il primo dolce che ho "osato" fare. Mi rasserenava non poco non dover temere sgonfiamenti o tutta una serie di eventuali sventure preannunciate da mamma e nonna, per aprendiste pasticcere maldestre come me. Non voglio neanche confrontare le nostre ricette e proporzioni, magari sono uguali o simili, non so, non mi interessa. D'ora in avanti il mio strudel avrà la stessa faccia del tuo, come fosse un silenzioso ringraziamento alla gioia che mi danno i tuoi post. Adoro leggerti.
fiordisale
E io, come al solito, finisco per avere una ricetta tutta diversa dello strudel. Con Calvados invece del Rum, pasta sfoglia, etc etc
A me la tua mi garba molto. Fortuna che qui e' sempre uggoiso!!!
:-(
@Lory: aceto?? Grazie per i saluti.
@Marzia: l'altra ricetta di cui non ho parlato (ancora) prevede una pasta tirata sottilissima (quasi fillo) senza burro e con l'aggiunta di scorza di arancia, spezie e poca marmellata.
@Stella di sale: idem come sopra e grazie
@Fiordisale: mi fai arrossire.....
@TFT: anche io prima di andare a vivere in Svizzera usavo la sfoglia, ma poi ho imparato questa ricetta che tende ad esaltara i sapori della frutta e che lì accompagnano con una salsa inglese alla vaniglia. L'altra e quella che citavo sopra. Calvados anche qui ;) "Di chi non c'è si è sempre fatto a meno" altro detto di mia nonna.
Sei in Svizzera? Un emigrante come me!
Io adoro lo strudel con la salsa inglese alla vaniglia. Provero la tua versione ma il calvados rimane :-)
Che atmosfera, sembra proprio di essere lì in quella stube...
Ciao
ecco volevo appunto suggerire di adagiare questo bello Strudel su una salsa alla vaniglia...ci dai anche la ricetta della salsa inglese? Grazie, Vittoria
tu hai davvero il dono di rendere speciale ogni tuo post... ho fatto lo strudel,ho letto mille ricette di strudel...ma nessuno strudel mi è mai sembrato così poetico come il tuo! è un vero piacere leggerti...
ma chi sei uno scrittore errante??? un viaggiatore di sogni??? uno chef romantico??? che penna ragazzi quasi quasi mi mette invidia anche se per natura non conosco questo termine
ciao marco
www.chefmarco.splinder.com
@TFT ero in Svizzera, anni fa, ora solo per turismo. Emigrante in Veneto, al momento.
@Elisabetta: non mi ricordo... come eri vestita?
@Vittoria: 4 tuorli, 60 g di zucchero, 200 cl dio latte e 1/4 di stecca di vaniglia. Monta (non spumosi) uova e zucchero, scalda il latte (non bollire) con la vaniglia. Incorpora alle uova e rimetti sul fuoco bassissimo, meglio a bagnomaria finchè non addensa (prova del cucchiaio).
@Moscerino piacere reciproco.
@Marco tutte e tre ma la seconda di più.
Loste
(Galaverna? Gelicidio?)
qui è quasi impossibile che la giornata sia innevata..ma uggiosa è frequentissimo..quindi lo faccio lo faccio lo faccio e mentre lo magerò penserò ai tuoi bellissimi racconti..
@equipaje: non non è la galaverna ma (mi hai aperto comunque la mente) la "calabrosa", molto più spessa e pesante della prima, grazie.
@elisa: va bene anche un uggiosità latente ;)
Il mio dolce preferito perchè non troppo stuccevole.In alta badia me ne faccio uno al giorno, con salsa alla vaniglia(vedi the food traveller), delizioso anche questo, lo proverò.
il bicchiere rovente di theee (nel bicchiere di vetro rimane sempre rovente!)in bilico sulla panza mi ha creato attimi di suspance!
ti assicuro che anche in agosto, una buona fetta di strudel, con muerbteig (la tua) o strudelteig (quella finefine)non la batte nessuno, a mio parere, saluti golosi cat
sei contagioso.
fatto appena tornata a casa ieri sera con delle annurche profumatissime e una decina di amaretti al posto del pangrattato..e poi era a forma di U di StrUdel..ehm..avevo calcolato male le dimensioni della teglia e non mi entrava!
bonerrimo
Mò
@Cat: paura è ? :) per il bicchiere, ma io ho una panza addestrata.
@Morso: bonerrimo=bonissimo? Oppure una cosa brutta?
Loste
Ok. grazie mille, adesso sì che vedo Dirndel e sento il calore della stufa a legna! Grazie mille anche per l'altra ricetta. Vittoria
-errimo = suffisso con valore superlativo.
cosa splendida, tutt'altro che brutta!
Mò
@Morso: minchia che figura merderrima ... LostE
naaa..losterrimo, il mio è un uso erraterrimo e improprio di termine con relativo suffisso.
il suffisso -errimo è solo per alcuni aggettivi (vedi celeberrimo o acerrimo) buono vuole -issimo, tranquillo.
É che quando buonissimo non basta più, uso altro!
evocativo iltuo racconto, sembra proprio di esserci...e di sentire il calore del tè e il profumo speziato dello strudel...mmhh, come vorrei essere lì!
Qui in alta Valtrompia la giornata è stata bellissima con sole e "invernalmente innevata" ;) -sta sera biscotti con uvetta e vin brulè ,ma domani -lo strudel- che proprio amo tantissimo-specialmente con la pasta più consistente- adoro i dolci con le mele-la torta con le mele intere,pandispania e la panna che la mia mamma ci preparava spesso la domenica!Mi manca svegliarsi con il profumo delle mele cotte con la cannella,noci e cotognata...quanto vorrei essere ancora bambina...contare con le ditta sporche di zucchero le stelline di ghiaccio che il gelo disegnava sui vetri delle finestre ...
..i tuoi racconti....mi acompagnano nelle stanze della mia mente a volte con le porte chiuse da anni!
GRAZIE!...non arrossire!... ;)
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