22 novembre 2007

Storie di vino e di frittelle

Squilla il telefono. Sul display appare il suo nome, strano, lui non chiama mai.
Allora domenica !? Si domenica. Cosa cucini? Non ne ho idea, ma per certo berremo un passito da meditazione, come piace a te.
Gli racconto velocemente la storia de "il Vino dei Blogger".

Gli spiego che voglio aprire uno dei cavalli di battaglia della mia terra:
il Tordiruta


è un passito di verdicchio prodotto dalla Moncaro, nell'area classica di produzione dei Castelli di Jesi, meglio: nel comune di Castelplanio in contrada Piagge Novali.E' un vigneto piccolo, a trecento metri di altezza, due ettari di terra abbastanza sabbiosa, per un totale di 150 q.li di frutto. E' il prodotto di una vendemmia tardiva, di dieci settimane di appassimento su graticci con muffa nobile, di una fermentazione e di un affinamento per dodici mesi in barrique e altri dodici di maturazione in bottiglia. Ne esce un liquido denso, di un giallo dorato carico, con un profumo intenso di frutta candita e di frutti esotici, una nota speziata e piacevole. Un sapore armonico, vellutato in bocca, con retrogusto caratteristico della muffa nobile e una freschezza brillante.

Non ho pensato neanche al dolce, faccio io. Me lo faresti un regalo? fa lui. Se posso. Hai da scrivere? Si. Lui detta, è una ricetta quattro ingredienti, un dolce. Mi spiega il procedimento. Se tu me lo fai domenica, quando vengo a pranzo da te, è la prima volta che lo mangio dopo quindici anni. La domenica mi metto al lavoro e oltre al pranzo preparo il dolce. E' povero: 3 uova e 3 cucchiai di zucchero che vanno montati con la frusta, 500 gr. di farina di castagne, tanto latte quanto ne occorre per ottenere la consistenza di un "budino", uva passa ammollata in poco rum, una bustina di lievito per dolci, due cucchiai di anice o mistrà a profumare Poi, per prova, ne faccio due quenelle e le friggo, come da ricetta, in olio di semi bollente (magari la tradizione avrebbe voluto lo strutto) Rimangono sul piatto due "pallotte" marroni, che imbianco di zucchero a velo e poi per non farle sentire sole e abbandonate, mi invento una salsa inglese al marsala e una salsa al cioccolato.
La farina di castagne sa di fumo, mai usata. Non so se debba sapere di fumo o no, ma il dolce ha quel sapore particolare. Qualcuno ipotizza errori nell'esecuzioni delle ricetta, o un ingrediente andato a male. No è tutto a posto. Sarà! Nel dubbio preparo un dolce alternativo magari invece di un regalo gli ho preparato uno schifo.

Pranziamo e parliamo, con le mogli raccontiamo della vita, dei figli, ridiamo, scherziamo. Tu in Veneto a casa mia, e mi da Roma a Genova belin'. I programmi, il futuro, sei anni e poi basta molliamo. E' il momento del dolce ne porto solo un un paio a tavola. Spiego i dubbi e dico: assaggia che se non è, buttiamo. Lui prende la "pallotta" e la divide in due, le parti fumano soffici. La mette in bocca, chiude gli occhi mastica adagio, si alza mi abbraccia e dice: Te me gha fatto un gran regaeo. Te me gha fatto:

Le frittele col Pappazzon



E' andata. Mentre Grazia frigge, apro il vino, la chiacchiera riprende. Le spalle appoggiate alle sedie le gambe allungate sotto il tavolo, frittelle di papazzon che passano di mano e di bocca, veloci. Le storie di un bambino nella bassa Veneta, di un ragazzino, e poi di un ragazzo. Di una mamma che friggeva e di un piatto quasi di famiglia, o magari della zona? Dei "bitorzoli" che l'impasto friggendo lascia e che devono essere quasi neri, e del: mmmh ma senti che buoni!! Che poi in dialetto Se ciama i "buti": che sono come quelli che fanno le patate quando invecchiando "germinano" (butano). Lui continua: in Veneto c'è un detto: " te si come na patata col buto", cioè non servi più niente. La frittella che gira nelle sue mani, come se fosse un oggetto di culto, il piacere di ritrovare i sapori dell'infanzia. Alza il calice, il gesto fa brillare il vino, che ora sembra avere riflessi ambrati, mi guarda, serio e fa: grazie, l'ultima volta che le avevo mangiate c'era ancora mio padre.

Questo post partecipa al "il Vino dei Blogger #12"

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche qui, richiamo alla terra e alle origini eh? Bellissimo!
Grazie a te, Marco... Qui nel Veronese abbiamo qualcosa di simile, un dolce a base di farina di castagne il "papassin" e la "bole" ovvero il castagnazccio, dolce dei poveri...
Un saluto,
M.Grazia

Gata da Plar - Mony ha detto...

No Caro Loste... così non va... ho fatto l'accesso al tuo blog dal lavoro perchè volevo scusarmi tanto, tantissimo perchè non posso postare oggi niente sul Vino dei Blogger perchè alla fine non ho trovato "adesioni" per aprire la bottiglia e... leggo questo incontro-racconto... ho gli occhi lucidi, e mi vergogno... Ho l'acquolina in bocca e gli occhi lacrimosi...non lo so, forse sei tu che sei bravo a toccare certi fili solo con due parole o forse sono piagnona io... Però grazie... Un abbraccio immenso, per tutto

Lory ha detto...

Io vorrei solo le frittelle,il vino me'briaga ;-))

FrancescoP ha detto...

Un racconto bellissimo che rende l'evento del vino da meditazione un evento secondario.
Purtroppo una scusa per aprire un passito non l'ho avuta.

Anonimo ha detto...

Io ho stappato, bevuto, degustato e sognato!
Complimenti per il tuo racconto!! :))

Anonimo ha detto...

Io ho la pelle d'oca...e come scrissi la prima volta che mi lessi un post scritto da te "IO ADORO QUESTO BLOG".
M

Anonimo ha detto...

Descrizione spettacolare di momenti che profumano.... Rubo a Confucio e cito...
"Sono molti gli uomini che sanno bere o mangiare,
ma sono pochi quelli che sanno cosa abbia veramente il sapore".
Plauso a Loste..

Anonimo ha detto...

loste bel scrivere
parli di verdicchio parli di marche
parli di marche parli di belle pappate di pesce di scoglio e sabbia quest'ultime molto delicate.
comunque amo il verdichio ed apprezzo molto quello di matelica
fruttato al quadrato
buon lavoro
marco by roma city
www.chefmarco.splinder.com

Blog De Vinis ha detto...

Complimenti, Mario, per il bellissimo commento.
Anch'io, pur scrivendo in spagnolo, ho voluto partecipare al VdB#12!
Ecco il link

http://devinis.blogspot.com/2007/11/mr-2005-iec-6.html

E grazie ancora dall'invito e dal racconto che ci fai di questo vino. Complimenti, per finire, per il bellissimo flyer che annunciò l'anniversario.
Tante cose
Joan

Scribacchini ha detto...

'scolta te lo dico ancora una volta poi mai pi� come una cosa ovvia e definitiva, ecco, mi piace un sacco come racconti. Spero dia gusto a te quanto ne da a noi leggerti.
E si, ha un sapore davvero particolare la farina di castagne.
E sa di fumo. Pu� essere pi� o meno amarognola, l'importante � che non sia rancida, cosa che capita facilmente, � di conservazione delicata.
Credo sia la prima volta che mi capita di rimpiangere di non essere capace a friggere...
Da noi, con quell'ingrediente, trovi un cake, dei maltagliati e delle tagliatelle e forse anche delle cr�pes, o forse quelle non ancora, non ricordo.
Grazie Marco. Ciao. Kat

Anonimo ha detto...

Ma che bel post! Grazie è stato bellissimo leggerti

Percorso Primaro ha detto...

Bravo Loste!
Ecco il mio contributo: http://blogewine.blogspot.com/2007/11/ailanto-storia-di-un-passito.html



A presto



Mirco

Valentina ha detto...

Bel post, ci fa provare emozioni e venire alla mente ricordi legati ai nostri momenti felici.E' in sintonia con il post che ho appena pubblicato.Anche per me ieri è successa una cosa simile.Mio nonno ha cercato il numero del mio ufficio (cosa non da poco pe runo di 88 anni), per ringraziarmi di avergli fatto passare una bella giornata, ricalcando vecchie tradizioni portate avanti da suo moglie che ora non c'è più.
un abbraccio uomo sensibile

Valentina ha detto...

scuasate gli errori......
oh my god come sono frettolosa!!!!
ehm ehm
ciao Valentina

Orazio ha detto...

Un bellissimo racconto! Ci sono tutte le cose importanti della vita. Grazie.

Anonimo ha detto...

@ gata da Plar.... non sei piagnona tu... ho gli occhi lucidi anch'io. Grazie Loste, è meraviglioso leggere le storie che ci racconti!
Giada

Anonimo ha detto...

un buon bicchiere di passito buona compagnia è felicità
il vino un'aspetto della felicità

La felicità nascosta

Un giorno lontano nel tempo e cosi prossimo da essere ancora atteso, il dolce fanciullo si rivolse al vecchio saggio chiedendo con la sua tremula vocina :"Ma dimmi, buon saggio, io tanto ho cercato risposte a una domanda che ogni giorno mi sovviene alla mente e a cui non trovo risposta, sai dirmi tu qual'è la risposta? Io cerco la felicità e tanti mi dicono cosa devo fare, come devo comportarmi, dove devo andare, cosa non devo fare,ma io non capisco cosa c'entrino tutte queste cose con la felicità. Sai dirmo tu, buon uomo cosa devo fare per essere felice?".

Il vecchio saggio, che aveva ascoltato le parole del fanciullo, alzò il capo al cielo, e dopo aver profondamente sospirato, cosi iniziò.

Vedi caro mio fanciullo, troppo spesso i grandi confondono la felicità con ciò che non ne è neppure una parvenza e scambiano l' essere soddisfatti di qualcosa con la felicità, ma la vera felicità inizia da una assenza e da un grande desiderio.Ti racconterò allora cosa è la felicità, cosi che tu la sappia cercare e riconoscere nel tuo cammino.

La felicità è il bisogno di un grande cuore, che sappia colmare con il suo amore la distanza tra il nostro desiderio di felicità e la sua realizzazione.

La felicità è uno sguardo che sappia penetrare la dove nascono i nostri pensieri, cosi che quello sguardo, come una dolce mano, li possa cogliere e condurre la dove troveranno la loro risposta.

La felicità è uno sguardo che sappia incontrare i nostri occhi, per poterci rispecchiare nella felicità dell' altro.

La felicità è avere qualcuno da amare, che prima di noi abbia amato i nostri desideri.

La felicità è essere lontani , senza essere distanti.

La felicità è un passo di cui riconosciamo il suono, ed è il trepidar del cuore che l' attende.

La felicità è una carezza che sfiora il volto dell' amato senza toccarlo.

La felicità è il silenzio colmo dell' attesa della voce amata.

La felicità è il rispetto che ci fà guardare all' amato come al nostro più prezioso brillante.

La felicità è la cura con cui sosteniamo le sue fatiche più ancora delle nostre.

La felicità è avere un segreto, nascosto nel cuore dell' amato.

La felicità è nascosta dalla sua evidenza, perchè sà che il suo splendore sta nel pudore con cui si manifesta.

La felicità è un "Tu", nascosto in un "Noi" che lo contiene.

La felicità sono io e sei tu.

marco
www.chefmarco.splinder.com

Anonimo ha detto...

..CERCAVO ..una ricetta di un dolce per coccolarmi in un giorno tanto nebbioso..e come solito ho trovato molto di più...poi che coincidenza -oggi a pranzo a un buon piatto di spaghetti ai frutti di mare ho abbinato proprio verdicchio - castelli di jesi....
uffa mi manca il latte ..le frittelle con Pappazzon ... un altra domenica...non vedo l'ora!