Le Déjeuner sur l'Herbe
Un tempo era diverso.
Un tempo aveva un che, di impresa, un che di conquista, un senso di selvaggio, di scoperta. Un tempo fare un pic-nic aveva qualcosa di eroico.
Salivamo lungo i tornanti delle Dolomiti trentine prima, e delle Alpi valdostane poi. Seguivamo l'auto di mio zio che conosceva posti improbabili e al limite del raggiungibile. Arrivavamo in valli incastonate tra alte pareti a picco, attraversate da torrenti rumorosi e biancastri di acqua di fusione. Guadagnavamo scampoli di prato tra ombra e sole, sole di montagna che è peggio di quello del mare, dicevano le nonne. Mettevamo le bottiglie a rinfrescare in un angolo di torrente, in un'ansa dove la corrente era meno cattiva. E a volte neanche le pietre messe a difesa bastavano a garantire che le ritrovassimo tutte quelle bottiglie. Passeggiavamo per qualche centinaio di metri e pensavamo di aver scalato montagne. Con un vecchio binocolo cercavamo stambecchi e camosci lungo le balse delle pareti. Mangiavamo in modo frugale senza lasciare segni. Giocavamo esclusivamente alle bocce. Qualcuno scattava una, o due foto di quella giornata, di cui ricordi perfettamente, ma che oggi non trovi più. E quando il sole scompariva dietro la cresta e l'aria diventava più fresca, raccoglievamo le coperte e il cestino del pic-nic e tornavamo a valle. Noi bambini addormentati sulle ginocchia di mamme, zie e nonne, svegliati in modo sbrigativo una volta a casa per una tazza di latte e caffè d'orzo: tradizionale alternativa ad una cena che saltavamo per riprendere il sonno interrotto.
Ricordo alcuni tentativi successivi per ritrovare quell'atmosfera particolare di fine anni '60, ma senza successo. Il cibo diventava troppo, i posti troppo facili da raggiungere, il vociare del torrente coperto da stereo e addirittura televisori a batteria, le bocce sostituite da decine di palloni, rincorsi a squarciagola.
Il pic-nic non c'è più.
Eventualmente ti puoi armare di zaino e attrezzatura e camminare per ore, ma non è pic-nic diventa trekking e giocoforza è selettivo per almeno una parte della famiglia. Ma devo trovare il modo di ritrovare quelle atmosfere, quando scendevi dall'auto con una coperta sottobraccio e un libro in mano. Ti sedevi nell'erba e ti lasciavi rapire da tutto quello che immobile ti girava attorno. E quei pranzi speciali fatti con cose normali, magari come una:
Porchettina di prosciutto e verdure al forno
Il giorno prima, ho preso un pezzo di prosciutto di maiale, che ho aperto e allargato (magari chiedete il favore al macellaio), ho fatto una decina di incisioni con la punta di un coltello affilato e ci ho infilato dei mezzi spicchi di aglio. Ho salato, pepato, profumato con rosmarino, salvia e finocchietto selvatico, ho aggiunto della pancetta fresca e ho legato con dello spago. Ho lasciato riposare così, in frigo, per un giorno intero. Ho cotto la carne a 90°/95° per 3,5 ore (la mia pesava 1,5 kg). Ho usato la stessa cottura per dei pomodori belli rossi conditi con un trito di basilico olio evo, sale e zucchero, a cui sono bastati 90 minuti. Ho passato alla griglia delle fette di zucchina condite poi con olio evo, sale e prezzemolo. Mentre il tutto andava ho fatto anche qualche patata come qui. Questa carne è buona mangiata tiepida, le verdure pure, ma anche di frigorifero sono ottime.
La prossima volta stendo un plaid in giardino e faccio un pic-nic lì...
Un tempo aveva un che, di impresa, un che di conquista, un senso di selvaggio, di scoperta. Un tempo fare un pic-nic aveva qualcosa di eroico.
Salivamo lungo i tornanti delle Dolomiti trentine prima, e delle Alpi valdostane poi. Seguivamo l'auto di mio zio che conosceva posti improbabili e al limite del raggiungibile. Arrivavamo in valli incastonate tra alte pareti a picco, attraversate da torrenti rumorosi e biancastri di acqua di fusione. Guadagnavamo scampoli di prato tra ombra e sole, sole di montagna che è peggio di quello del mare, dicevano le nonne. Mettevamo le bottiglie a rinfrescare in un angolo di torrente, in un'ansa dove la corrente era meno cattiva. E a volte neanche le pietre messe a difesa bastavano a garantire che le ritrovassimo tutte quelle bottiglie. Passeggiavamo per qualche centinaio di metri e pensavamo di aver scalato montagne. Con un vecchio binocolo cercavamo stambecchi e camosci lungo le balse delle pareti. Mangiavamo in modo frugale senza lasciare segni. Giocavamo esclusivamente alle bocce. Qualcuno scattava una, o due foto di quella giornata, di cui ricordi perfettamente, ma che oggi non trovi più. E quando il sole scompariva dietro la cresta e l'aria diventava più fresca, raccoglievamo le coperte e il cestino del pic-nic e tornavamo a valle. Noi bambini addormentati sulle ginocchia di mamme, zie e nonne, svegliati in modo sbrigativo una volta a casa per una tazza di latte e caffè d'orzo: tradizionale alternativa ad una cena che saltavamo per riprendere il sonno interrotto.
Ricordo alcuni tentativi successivi per ritrovare quell'atmosfera particolare di fine anni '60, ma senza successo. Il cibo diventava troppo, i posti troppo facili da raggiungere, il vociare del torrente coperto da stereo e addirittura televisori a batteria, le bocce sostituite da decine di palloni, rincorsi a squarciagola.
Il pic-nic non c'è più.
Eventualmente ti puoi armare di zaino e attrezzatura e camminare per ore, ma non è pic-nic diventa trekking e giocoforza è selettivo per almeno una parte della famiglia. Ma devo trovare il modo di ritrovare quelle atmosfere, quando scendevi dall'auto con una coperta sottobraccio e un libro in mano. Ti sedevi nell'erba e ti lasciavi rapire da tutto quello che immobile ti girava attorno. E quei pranzi speciali fatti con cose normali, magari come una:
Porchettina di prosciutto e verdure al forno
Il giorno prima, ho preso un pezzo di prosciutto di maiale, che ho aperto e allargato (magari chiedete il favore al macellaio), ho fatto una decina di incisioni con la punta di un coltello affilato e ci ho infilato dei mezzi spicchi di aglio. Ho salato, pepato, profumato con rosmarino, salvia e finocchietto selvatico, ho aggiunto della pancetta fresca e ho legato con dello spago. Ho lasciato riposare così, in frigo, per un giorno intero. Ho cotto la carne a 90°/95° per 3,5 ore (la mia pesava 1,5 kg). Ho usato la stessa cottura per dei pomodori belli rossi conditi con un trito di basilico olio evo, sale e zucchero, a cui sono bastati 90 minuti. Ho passato alla griglia delle fette di zucchina condite poi con olio evo, sale e prezzemolo. Mentre il tutto andava ho fatto anche qualche patata come qui. Questa carne è buona mangiata tiepida, le verdure pure, ma anche di frigorifero sono ottime.
La prossima volta stendo un plaid in giardino e faccio un pic-nic lì...
6 commenti:
Al confronto con il nostro picnic a SanPa questo è un cenone di Capodanno. Secondo te, è vero che i cuochi più diventano famosi e più tendono a complicare la vita propria e degli altri? O è viceversa?
Bé senza offesa per Paolo che ci mette l'anima, ma erano messi maluccio allora ! Io credo che è vera la prima che hai detto, ma penso che valga per tutte le professioni. Nel momento che si finisce sotto i riflettori l'aspettativa del "pubblico criticante" molto diverso da quello mangiate, in questo caso, chiede sempre di più e allora si finisce giocoforza per complicarsi eccessivamente la vita e per complicarla agli altri.
Grazie per il complimento :)
Loste
Ciao Marco, purtroppo hai proprio ragione: anche il mio ultimo pic-nic risale forse al 1975, 76. Poi, successivamente, solo un paio di sortite a Villa Pamphilij con annesso pallone e radio :-(
Che nostalgia....
Sabato, con Claudia, siamo andati a Villa Borghese: abbiamo fatto 6 o 7 chilometri a piedi tra ragazzini frignanti e pazzi lanciati in bicicletta tra la gente (anche io andavo in bici a Villa Borghese qualche anno fa ma a velocità da passeggio e cercando sempre di far sentire la mia presenza quando passavo vicino alle persone, soprattutto ai bambini, che sono i più imprevedibili nei movimenti). Abbiamo chiuso la passeggiata stendendo un plaid sull'erba in un angolo tranquillo e mangiandoci un panino con le "ciabatte", che avevo fatto la sera prima, ripiene di lonzino. Nostalgia.....
Io no ho mai fatto un pic-nic...i miei non amano questo genere di cose e con il mio moroso facciamo per lo più trekking coronato da un bel panino e frutta, guardando il pesaggio attorno a noi e senza tutta quella gente vociante che è più facile incontrare in campagna o nei parchi. Sinceramente lo preferisco, mi piace camminare nella natura, ma capisco che non sia facile con magari bimbi piccoli o nonni al seguito :)
Un abbraccio
Fra
Io ne faccio almeno un paio all'anno, tutti d'estate nel mio paradiso personale il casentino (arezzo), valle incantevole della toscana dove in pochi minuti si arriva nelle foreste del parco nazionale del casentino, ed � facile trovare posti quieti ed ideali per pic nic con tovaglie a scacchi e plaid e materassini da stendere sotto gli alberi.Si fanno anche incontri con volpi, daini, istrici.Si mangia molto e si dormicchia abbastanza tra una passeggiata o la costruzione di una capanna per i bimbi.lovely.
E capirai @Jajo a villa Borghese ne so qualcosa! Peggio che andar di notte ;))
Anche io amo il trekking @Fra, trascino anche il piccolo Spaccaball in camminate chilometri in montagna, ma l'autonomia è di trequarti di giornata e non di più ;) Il pic.nic familiare ha comunque un fascino diverso dal trek.
Urca @Valentina anche la capanna ? Cose in grande ? Ma poi la capanna resta per il pic.nic successivo ? ;)
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