17 dicembre 2007

Il profumo del Natale

Di cosa profumano i tuoi Natali?
Profumano di neve fresca, appena caduta? O forse hanno il sapore degli aghi di pino? Magari sanno di polvere, di quella polvere che si posa sulle scatole degli addobbi natalizi? Oppure sanno di legna, di camino, di cenere? O magari non sanno di nulla, magari non ti sei mai accorto del loro profumo. Allora fermati. Chiudi gli occhi,odora con la mente, e ascolta il profumo del Natale.

I miei Natali sanno del profumo che, la mattina, danno le lenzuola fredde fuori e calde dentro, quel profumo di umido che avevano le case di un tempo. I miei Natali profumano dell'odore degli armadi vecchi: quell'odore di legno antico e di palline di naftalina. Profumano di quell'odore che si attacca addosso ai cappotti dei vecchi la mattina a messa. Profumano dell' odore delle vecchie foto sul comò della camera di mia nonna. Profumano dell'odore del cassetto dove lei teneva le medicine. Profumano di fumo, di quell'odore che mi colpiva appena uscivo dalla camera, il fumo della stufa in cucina e del camino nello studio. Profumano del legno delle finestre bagnato dalla condensa. Ma soprattuto, i miei Natali profumano di brodo, di brodo caldo.

Di quel brodo messo a bollire la mattina di Natale, molto presto. Perché le donne della mia infanzia prendevano la prima messa, per restare a casa poi a cucinare. A preparare l'arrosto le verdure mentre quel brodo, fatto con la tacchina e la vaccina, andava, adagio, gorgogliante . Quel profumo che riempiva le stanze e invadeva la casa. I movimenti veloci di mia madre e mia zia, i grembiuli legati sugli abiti della festa. I movimenti più lenti e misurati di mia nonna, il suo grembiule grande per la sua piccola taglia.
I miei Natali sapevano di allegria, l'allegria di stare insieme, tutti nella stessa casa. L'allegria di poter parlare con mia nonna, mio zio e non di immaginarli dalle lettere scritte, con una calligrafia incerta e sgrammatica. L'allegria semplice fatta del poco, del quasi niente, ma di quel tanto che bastava.

Di quei Natali mi ricordo vaghe immagini, di più i profumi, meno i visi, meglio i luoghi. Poi mi ricordo di un Natale, un po' strano. Nel piatto invece dei cappelletti della tradizione, mi ritrovai un'altra cosa. Non so perché, forse qualcuno stava male, o non c'era stato tempo i giorni prima per preparare il piatto tradizionale. Ma io mi ricordo che, con grande sorpresa e in uno strano silenzio, quel Natale mangiammo i:

Passatelli


I passatelli in brodo sono un piatto Romagnolo, ma anche in questo caso il Montefeltro Pesarese fa da calamita e fagocita la tradizione (vero signorQ ?). Una tradizione che in Romagna considera questo piatto, un piatto delle feste, di tutte le feste ad esclusione del Natale, dove il cappelletto in brodo la fa da padrone. A parte il mio caso descritto sopra, vi garantisco che questa minestra è una succulenta e gustosa alternativa alla tradizione più fondamentalista.

La cosa difficile è la ricetta, la difficoltà è data dalle proporzioni degli ingredienti e dalla loro natura. Mi spiego la ricetta dice: 150 gr di parmigiano grattugiato, 150 gr di pane raffermo grattugiato, 4 uova, 30 gr di burro morbido (una ma variante), la buccia grattugiata di un limone, noce moscata, pepe e sale. Io faccio questo piatto da una vita, vi garantisco che le volte che mi è riuscito al primo colpo si contano sulle dita di una mano. Il rischio è che quando si buttano i passatelli nel brodo questi si disfino. Allora una volta preparato l'impasto lo si mette in frigo, per un'ora, poi si schiacciano i passatelli con il ferro, o lo schiacciapatate se non avete il ferro, con pochi di essi si fa una prova nel brodo bollente. Il passatello deve rimanere integro anche dopo i 3/4 minuti di bollitura, se ciò non si verifica aggiungete un uovo, ben battuto prima, a tutto l'impasto, e ricominciate da capo. Il fatto che la ricetta sia così complicata è dato da una serie di fattori che influiscono sugli ingredienti: il parmigiano è fresco o stagionato? Le uova sono grandi o sono piccole? La parte di albume delle uova è abbondante o meno? Il pane è vecchio di un paio di giorni o molto vecchio? Un consiglio evitare il pangrattato che si trova in commercio, in esso vengono macinati anche i panini all'olio, bestia nera per il passatello. Qui la ricetta del brodo e qui come chiarificarlo per farlo diventare un consommé.

Ah dimenticavo: di cosa profumano i vostri Natali?

15 commenti:

Lory ha detto...

come sempre bellissimi i tuoi racconti...
Io il brodo l'ho sempre chairificato con l'albume,mi spiace sprecare carne ;-)
Il risulato è lo stesso ;-)

FrancescoP ha detto...

I miei profumano di fiori d'arancio della pastiera di nonna e dei fuochi d'artificio di tutto il vicinato a Caserta.

Bello il tuo racconto ... come al solito.

k ha detto...

Per me il Natale profuma di zuppa di pesce, che a casa mia si prepara da sempre il giorno di Natale. Anzi no, si preparava tradizionalmente il 24, ma da quando ho smesso di mangiare carne (13 anni fa) si fa a Natale. E' il profumo dell'aglio e prezzemolo, del pomodoro, e del pesce che si aggiunge via via e cuoce lentamente in un pentolone gigante. Poi il pentolone si mette al centro della tavola e ognuno si pesca i pezzi che preferisce...

ps: bravo come sempre :-)

Moscerino ha detto...

incantevole come sempre...
e poi invidio un po' i tuoi natali profumati e calorosi; gli unici che ricordo profumano di abete...ma risuonano spesso di piatti rotti..ma questa è un'altra storia...posso dirti di cosa profumerà questo Natale:del mio primo abete e di biscotti sfornati da me! non di altri cibi perchè parto...ma chissà di cosa profumerà il prossimo!!

Anonimo ha detto...

Tutto vero, però l'odore che mi è rimasto maggiormente impresso è quello dei mandarini, si quelli con i semi.
Ciao a presto

Lo zucchino d'oro ha detto...

I miei ricordi da piccolo profumano di focaccia di patate, di stanze fredde della casa dei nonni, di un'ottima torta con pinoli, marsala e uvetta.

Lo zucchino

Anonimo ha detto...

E per fortuna che 'sti Urbinati si son messi a rubare qualcosa. Perché avranno pure una cittadina carina finchè vuoi, ma in cucina sono di una tristezza colossale.
Ogni volta che mi magnificano la "casciotta" o le straordinarie virtù del pane sciapo, mi viene il magone !

MisterQ

adina ha detto...

i miei natali profumano di cose nuove, sempre. lo scrivo nel post.. il prossimo. un abbraccio!!!

Anonimo ha detto...

I pensieri profumosi dei miei Natali sono molto simili ai tuoi..
Avevo iniziato a scriverli qui ma era decisamente troppa roba..e li ho postati da me.
Grazie per averli risvegliati.
atsalùt
Morso

Afrodita ha detto...

I miei Natali profumano di un passato che si arricchisce del presente. Profumano della pelle bianca di mia nonna, delle dita gialle di tabacco della Pina, della cantina dove si riunivano tutti a fare gli anolini e della tazza di brodo che mia mamma mi faceva trovare a colazione. Cat

Anonimo ha detto...

Il mio Natale profumera' di cocco come la maggior parte delle creme solari... e di BBQ e birra come si usa qui in Australia... Come mi manca l'atmosfera natalizia di quando i miei natali erano gelidi!
Oste, sapevi di avere una fan a testa in giu'?

Loste ha detto...

Ognuno di noi con profumi diversi ma in fondo molto simili, piacere di avervi letti.
Un benvenuto anche a @SENSORARIO mi fa piacere avere fan a testa in giù, e con un nickname strano per uno che vive nell'emisfero dove la gravità fa andare le cose in senso antiorario. Buon Natale a tutti.

Loste

Morrigan ha detto...

Caro Loste, io rientro sicuramente nella categoria di coloro che non si sono mai accorti di cosa profumano i Natali passati oppure non ci hanno mai fatto caso :-[
Però la descrizione della sveglia a casa della nonna, o del parentame, mi ha fatto rivivere le stesse sensazioni che provavo io quando andavo da mia nonna o da mia zia per Natale. Mi piaceva tanto quel periodo.

Anonimo ha detto...

Anch'io ho il ferro per i passatelli. Mia nonna ci metteva pure il midollo.
Ciao

A.A. ha detto...

Bellissimo racconto, davvero! Complimenti!
Poi io sono un amante dei passatelli e del brodo!
Per i capelletti è un altro paio di maniche, io sto a Bologna e i tortellini sono be... sono i tortellini!