08 settembre 2006

Guide e Guidati


"amaroneggia fin dall'ingresso, con la sua sontuosa prugna che s'apre in vene di dolcezza gustativa di polpanza, di maturità come trionfante. La dolcezza s'apre avvolgendo morbida, e tutto l'insieme gusto-aromatico speziosamente, mentosamente, zuccherosamente (il velo bianco, piatta cupola del Pandoro), donando sola polpa, mai buccia tannica, rifulge morbidamente, convessamente delicato. Il frutto qui era essenza pura, compiutamente matura. La sua voltura in vino, per l'eccezionale precisione della trasformazione, ha semplicemente, magnificamente significato il suo spandersi ed effondersi da polpa a soluzione, con la sola aggiunta di tutte le stupende mentosità d'un rovere cristallino. La sua mora dolcissima: semplicemente irresistibile alla sua profonda beva. Uno tra i campioni dal frutto-speziato più integro e bilanciato mai suadentemente avvertito. Ad oggi il miglior rosso delle Marche mai testato, uno fra i migliori italiani e non di sempre."
Se non fosse per l'ultima riga, mi potrei divertire con un idovinello del tipo: "Di che si parla?". E lasciarvi qui, incollati al video, fintanto che il computer, preso da compassione, si spenga in un screensaver liberatorio. Ma non farò così. E anzi vi dirò che con questo commento, Luca Maroni stampa un bel 96 al Pathos 2003 di Santa Barbara, nella sua guida online.
Ora dato che Luca Maroni è costui, che Santa Barbara è una cantina (per la cronaca a "due passi" da casa mia), ne consegue che Pathos è un vino. La domanda è: "Ma di che saprà questo vino?"
Un poco di storia, visto che in cantina ho le altre annate prodotte a partire dal 2000. Questo vino è frutto della passione di Stefano Antonucci patron della cantina, a cui si dedica a tempo pieno dal 1995. Prima si limitava ad un part-time. Di più. Pathos è un frankestein delle colline marchigiane. E' il felice risultato di un triplo esperimento vitivinicolo. Nell'ordine:
1) Uvaggio bordolese nella Marca Anconetana
2) Syirah in abbinamento a Merlot e Cabernet Sauvignon, in proporzioni matematiche di unterzo ciascuno
3) Le tre tipologie sono coltivate nella stessa vigna e con le proporzioni finali.
Chapeau monsieur Antonucci.

Ora ho un dubbio e una paura.
Il dubbio è: se chiamare quattro amici bravi e dedicarci ad una verticale di quattro annate. Per "impossessarci" di questa sontuosa prugna, e di questo cristallino rovere. Per consegnarli definitivamente alla sola sensazione del ricordo. Dopo che hai bevuto non resta altro! Oppure se aspettare che il tempo, quando hai a che fare con un bordolese può volercene molto, faccia il suo lavoro.
La paura invece è questa: in passato un altro marchigiano "emergente" si beccò un bel 92 nel lontano 2000 (o 2001 non ricordo). Con tanto di:
"ricco di un frutto piangente alcol ed essudante polpa è questo vino il cui rosso colore sfiora il nero ed il viola per fittezza e profondità di luce. Che vino!"
Il terre dei Goti del buon Mancinelli da quel di Morro D'Alba, è praticamente scomparso, se si esclude un più normale 86 nel 2004, dalla guida Maroniana. Vedendo vanificati tutti i tentativi di replica di quel non millesimato iniziale.
La paura, quindi, è quella di un tantinello di sfiga portata da questi trasudanti elogi Maroneschi.
Egregio Antonucci se dovesse capitarle di leggere questo post le consiglio vivamente: una decisa ravanata ai coglioni. In attesa della sua, lo faccio io per procura ammirativa.
Cordialità

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