13 dicembre 2009

Potrei provarci: le ricette del pranzo di natale che non cucinerò

Potrei ritrovare la strada ad occhi chiusi. Scendere lungo il viale costeggiato dalla siepe, con gli alberi del giardino che salgono come colonne ai lati e formano una volta che nasconde il cielo. Percorrere quella navata verde e semi buia fino a quando si apre in un prato e sale verso la vecchia villa.

Potrei spingere quel portone pesante e sentirlo cedere sotto lo sforzo di un bambino. Ritrovare il fresco dell'androne, il sole bollente del pomeriggio d'estate. La vecchia specchiera con la cassapanca, e dentro un'esercito di soldatini di legno con la giacca rossa, i pantaloni celesti e il cappello nero col pennacchio.
Potrei risentire l'odore del miele dietro la porta della cantina. E il ronzio lontano, nelle canicole d'estate, delle arnie sotto il muro del giardino. Salire lungo le scale in silenzio, osservare i vecchi quadri, bisnonni sconosciuti di una famiglia poco mia. Arrivare al pianerottolo, e camminare in punta di piedi cercando di evitare lo scricchiolio del legno.
Potrei sentire l'odore di tabacco che arriva dallo studio di mio zio sulla destra. Muovermi silenzioso verso il salone a sinistra, affacciarmi sul mosaico antico del pavimento: il tavolo al centro e oltre, l'enorme camino. Il vecchio appisolato sulla sedia davanti al fuoco, la testa abbandonata sul petto, il raspare sordo del respiro, tra le gambe il bastone e il lungo tubo nero per soffiare sul fuoco.
Potrei scivolare silenzioso verso la cucina, seguendo la losanga rotonda che incornicia il pavimento. Rivedere il cielo plumbeo fuori dalla finestra, nelle mattine d'autunno inoltrato, le nubi rincorrersi verso il mare lontano, talmente lontano da non entrare nei pensieri.
Potrei aspettare, gli occhi chiusi, la mente che ritrovi i profumi di quel luogo. Rivedere le spalle di mia zia si muove veloce e sicura. Le salsicce alla griglia, servite con un fiasco di chianti, il rosso rubino nei bicchieri dei grandi, e il rosa chiaretto della mia acquaevino. Il profumo del sugo messo a sobbollire pian piano su quegli strani fornelli a carbone. E poi quell'odore unico di salvia e limone de

Gli involtini che faceva mia zia, ma senza la carne


Per otto involtini prendete una bella rana pescatrice a cui eliminerete la testa, questa la userei per un rigatone tranquillo, tranquillo. Comunque sfilettate in due la coda (ora) di rospo. Con un coltello affilato apritela praticando un taglio a spirale di un giro e mezzo per la lunghezza del pesce. Oppure se il filetto è piccolo praticate un taglio al centro che arrivi giusto alla metà. Coprite il filetto con carta forno e con un batticarne allargate delicatamente la polpa ... mooolto delicatamente.


Dividete in quattro i due filetti, salate pochissimo disponete su ciascun pezzo mezza fetta di prosciutto crudo, qualcosa di più saporito di un Parma: un Norcia o un Carpegna. Aggiungete due o tre foglioline di salvia. Arrotolate il filetto, passatelo prima nella farina, poi nell'uovo battuto e salato e infine nel pan grattato.
Preparate delle patate al forno insaporite con aglio e rosmarino, una volta cotte tenetele da parte al caldo. Nella stessa teglia cuocete gli spiedini di rana a 180 gradi per una decina di minuti, bagnateli poi con un emulsione di 2/3 di evo e 1/3 di succo di limone. Finite la cottura per dieci minuti con il grill al massimo, in modo che i gli involtini risultino belli dorati.

Servite su un letto di patate al forno schiacciate e con un insalatina mista a parte.



E questo era il secondo, ora manca solo il dolce !

10 commenti:

silvia ha detto...

e ti aspettavo al varco. ma credevo fosse un dessert. certo che dolce è l'aria di casa. il ricordo e la meraviglia. non sono così favorevole alla cucina che mischia carne e pesce, mare e monti. sono molto basica. ma anche in questo caso mi tocca fare un'eccezione. questi spiedinotti che ricordano crocchè, di cui si intuisce la panatura sotto i denti...va bene mi fermo. la coda di rospo poi è così...versatile? (che se non ci metti pomodori e aglio a balusa non sa di) ops scusa. si.

Gloria ha detto...

L'accostamento coda di rospo-pancetta l'ho provato diverse volte... con il prosciutto mai, ma credo proprio che proverò!

Gambetto ha detto...

Ti confesso che qualche perplessità questa ricetta, per altro ottima realizzazione, me la da ma solo per quanto riguarda la mia persona ovviamente. Infatti di solito la rana pescatrice mediterranea è di pezzatura piccola e sfilettarla così non è proprio facile mentre quelle oceaniche sono più grandi ma con carni meno saporite. Tra l'altro la rana pescatrice ha anche un sapore deciso ecco perchè fatico a vederla con il prosciutto. Tuttavia la ricetta l'ho copiata in toto perchè mi piace come spunto...e poi trovo il tuo blog gastronomico molto affidabile.
Non sono tipo solo da complimenti ma da condivisione di idee. Spero non ti abbia dato fastidio quanto scritto pocanzi nel qual caso me ne scuserei.
Buon inizio settimana :)

Loste ha detto...

Guarda che anche io sono contro il mare e monti@Silvia, ma provala dammi retta e appunto visto che se non ci metti l'aglio come dici tu ;) il prosciutto ci sta...

Prova prova @Gloria e poi mi racconti si anche con la pancetta ma quella è fuori ;)

@Gambetto chiedi al tuo pescivendolo di portarti una pescatrice mediterranea e ben fatta (grande) magari senza che i pescatori tolgano il fegato (cosa normale) e vedrai, chiaro costa più cara ma si pesca ti assicuro è che di solito finisce nei ristoranti ;) sul sapore deciso è questione di gusti ma a me non pare tanto deciso onestamente, come giudichi il sapore di uno sgombro ?

silvia ha detto...

da...sbarazzo? lo sgombro intendo...o da imbarazzo? si vede che i miei pescivendoli hanno solo rospi mediterranei. sempre grandi li trovo. sta a vedere che se li programmo per la cena della vigilia non li trovo più.

Gambetto ha detto...

Beh non c'è paragone con lo sgombro ovviamente hehehe :)
Ok, comunque ti faccio sapere casomai riesco a reperirla ci faccio un gran bel primo con la testa e gli scarti e mi lancio nell'impresa del tuo piatto...nella speranza di non fare sfaceli...altrimenti a sgombri grigliati andrebbe a finire ahahaha :)

marzia ha detto...

chissà il dolce, slurp!

Loste ha detto...

Allora muoviti @Silvia che la vigilia è tra una settimana :P

Dai facci sapere @Gambetto dicci come ti è andata.

Mooolto indeciso @Marzia :))

Marco Fraschetti ha detto...

Baccalà su purea di mele affumicate, erbe aromatiche e mosto d’uva cotto


Ingredienti per 4 persone
g 500 di filetto di baccalà dissalato
5 mele golden
g 25 di burro
g 15 di zucchero
Legnetti di melo
Olio extravergine di oliva
Sale Maldon
Sale
Per la guarnizione
g 50 di misticanza aromatica (fiori eduli, germogli di spinaci, cerfoglio, basilico rosso, menta, crescione)
4 cucchiai di mosto d’uva cotto
Erba cipollina
Olio extravergine di oliva
Sale

Lavare e tagliare le mele in quattro spicchi, togliere il torsolo. Cuocerle in una padella con dell’acqua, il burro, un pizzico di sale e lo zucchero per una decina di minuti; la mela deve rimanere al dente. In una vecchia pentola o nell’affumicatore mettere i legnetti di melo e su una griglia appoggiare gli spicchi di mela, coprire con il coperchio l’affumicatore ed accendere il fuoco. Quando si comincia a percepire l’odore del fumo spengere e lasciar freddare le mele; quindi frullarle e conservare il purè in frigorifero.
Tagliare il baccalà a fette sottilissime e disporle su un piatto. Condire con olio extravergine di oliva e qualche cristallo di sale Maldon.
Lavare e sgocciolare accuratamente la misticanza, condirla con l’olio, il sale e qualche goccia di mosto d’uva cotto.
Distribuire in ogni piatto alcune cucchiaiate di purè di mele e sopra adagiarvi il carpaccio di baccalà. Posizionare sopra e tutto intorno la misticanza aromatica, qualche filo di erba cipollina e rifinire con il mosto cotto rimasto.

Buon Natale

Marco Fraschetti ha detto...

Baccalà su purea di mele affumicate, erbe aromatiche e mosto d’uva cotto


Ingredienti per 4 persone
g 500 di filetto di baccalà dissalato
5 mele golden
g 25 di burro
g 15 di zucchero
Legnetti di melo
Olio extravergine di oliva
Sale Maldon
Sale
Per la guarnizione
g 50 di misticanza aromatica (fiori eduli, germogli di spinaci, cerfoglio, basilico rosso, menta, crescione)
4 cucchiai di mosto d’uva cotto
Erba cipollina
Olio extravergine di oliva
Sale

Lavare e tagliare le mele in quattro spicchi, togliere il torsolo. Cuocerle in una padella con dell’acqua, il burro, un pizzico di sale e lo zucchero per una decina di minuti; la mela deve rimanere al dente. In una vecchia pentola o nell’affumicatore mettere i legnetti di melo e su una griglia appoggiare gli spicchi di mela, coprire con il coperchio l’affumicatore ed accendere il fuoco. Quando si comincia a percepire l’odore del fumo spengere e lasciar freddare le mele; quindi frullarle e conservare il purè in frigorifero.
Tagliare il baccalà a fette sottilissime e disporle su un piatto. Condire con olio extravergine di oliva e qualche cristallo di sale Maldon.
Lavare e sgocciolare accuratamente la misticanza, condirla con l’olio, il sale e qualche goccia di mosto d’uva cotto.
Distribuire in ogni piatto alcune cucchiaiate di purè di mele e sopra adagiarvi il carpaccio di baccalà. Posizionare sopra e tutto intorno la misticanza aromatica, qualche filo di erba cipollina e rifinire con il mosto cotto rimasto.

Buon Natale