13 luglio 2009

Le voglie passate

Ha gli occhi bassi sulle sue scarpe. Non che ci sia tanto da guardare ormai, sulle sue scarpe, ma resta li a fissarle. Scarpe “da tennis” blu, con stringhe e suola di gomma bianche, una suola che sale fin sopra a formare una punta tonda e immacolata. Quando le aveva tirate fuori dalla scatola questa mattina, sua madre, gliele aveva mostrate come fossero un trofeo. Magari non proprio un trofeo ma un premio si, sicuramente. Le aveva messe ed era corso fuori. Lei gli aveva gridato dietro qualcosa. Qualcosa che era suonato come un divieto. Qualcosa che aveva a che fare con calci, con punte e con pallone. Ma il puzzle della raccomandazione era rimasto lì: la scatola aperta, i pezzi in giro, abbandonati nell’aria.

Aveva attraversato il paese, troppo presto per ostentare la novità che portava ai piedi. Gli amici, i suoi amici, non si svegliavano così presto come lui. E così aveva vagato per il paese, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. Le gambe nude a mostrare i segni di un dodicenne che passa l’estate all’aperto. Lo sguardo basso ad osservare le sue scarpe nuove, che una alla volta apparivano alla sua vista. Si era aggirato tra la confusione dei preparativi della festa del paese. I baracchini per i panini, quelli per il vino e anche quello del melone, già montanti e pronti ad entrare in attività. I cartelli scritti con pennarelli su fogli “bristol” gialli recitavano il menù e i prezzi. La trippa, i fagioli con le cotiche, le tagliatelle, le braciole e poi lui il prosciutto e melone. Gialli i “bristol”, giallo lo striscione, disteso in mezzo alla strada, due scale per parte. Una appoggiata al muro di una casa, un’altra appoggiata contro un lampione. Ci aveva girato intorno piano, attento a non calpestarlo, aveva piegato la testa per leggere: “IX sagra del prosciutto e melone”. E anche se di campi di meloni non aveva mai visti da quelle parti, la sagra del paese si ispirava proprio a quel frutto e al suo accompagnamento per eccellenza. Fu mentre cercava di immaginarsi per quale motivo proprio il melone, che apparvero loro. Gli occhi ancora gonfi di sonno, un pallone di cuoio sotto braccio, la domanda rimase li sospesa tra lo striscione che saliva e la loro ombra sull'asfalto. Anche se qualcuno si era accorto delle sue scarpe nessuno fece commenti. Si avviarono verso il campetto dietro le scuole. Una striscia di asfalto che mangiava, palloni, scarpe e ginocchia.

Forse giocarono per quattro ore, magari si erano pure fermati ogni tanto, ma quelle erano partite che comunque finivano con punteggi tennistici. E quando il campanile della chiesa aveva suonato mezzogiorno erano tutti seduti sul muretto, le gambe penzoloni nel vuoto, lucide di sudore. Era stato lì che si era accorto. La stoffa della scarpa, nel punto in cui si congiungeva alla punta di gomma bianca, era strappata. Un buco, o meglio uno strappo lungo tutta la lunghezza. Il cuore gli era balzato in gola, e continuava a battergli forte mentre correva verso casa. Più che una corsa era un camminare strano, un misto tra la marcia e la maratona, con un passo claudicante a non voler gravare il peso sulla gamba destra, come se questo potesse salvare o rimediare al danno.

Forse erano volate urla, sicuramente anche un paio di schiaffi, ma più di tutti era quel senso di commiserazione che lo aveva lasciato escluso dal pranzo del resto della famiglia. Nessuno che magari si fece venire il dubbio che se una scarpa non reggeva una partita di pallone, anche se era stata una partita di quasi quattro ore, finita con punteggi tennistici. Se una scarpa non reggeva una partita così, magari, in fondo in fondo, non è che fosse una grande scarpa. Sarebbe stato meglio riportarla in negozio, invece di far volare parole, schiaffi, e quella punizione. Oggi non esci e stasera niente festa. Addio ai giochi, addio alla ruota della fortuna, addio al tiro degli anelli nelle bottiglie, addio al “48” e addio serata danzante con il complesso “Quelli della notte”. Ma tra tutto quello che più gli dispiaceva, che più lo lasciava con un senso di mancanza forte e assoluto, era dire addio al piatto di prosciutto e melone. Che proprio gli era venuta una voglia che gli sarebbe rimasta lì per una vita, ne era sicuro, di quelle voglie che te ne saresti ricordato per sempre. E magari un giorno da grande si sarebbe comprato un paio di scarpe, più resistenti e si sarebbe fatto un:

Tortello di burrata e prosciutto con gelato al melone



Per quattro persone con la voglia rimasta dall'adolescenza: 200 gr di burrata, 200 gr di crudo Parma o San Daniele tagliato a julienne, che amalgamerete alla burrata sminuzzata al coltello. Se dovesse risultare toppo liquida incorporate anche un paio di cucchiai di parmigiano grattugiato, ma non esagerate. Preparate il tortello nel modo classico. Precedentemente preparate un gelato al melone: con 100 gr di panna e 100 di latte che porterete ad ebollizione insieme ad una buccia di limone. Togliete dal fuoco, eliminate la buccia di limone e aggiungete un rosso d'uovo, incorporando energicamente con una frusta, lasciate raffreddare. Passate 200gr. di melone al minipimer, aggiungete un pizzico di sale e un paio di cucchiaini di zucchero, incorporate al latte e mettete in gelatiera. Preparate una crema di piselli cuocendo 200 gr di piselli in poco brodo vegetale, e passando tutto al passaverdura, incorporate 25 gr di parmigiano grattugiato. Preparate il piatto con la crema di piselli tiepida, i tortelli lessati e saltati in padella con una piccola nove di burro e una quenelle di gelato al melone.



15 commenti:

Iaia ha detto...

Oggi chiamerebbero Telefono azzurro, ma una volta era così, gli sberloni erano il modo di educare i figli, le ragioni non interessavano a nessuno.
Pensavo ad un paio di scarpe da tennis (di mia sorella) la cui punta è stata letteralmente consumata nel tentativo di frenare una corsa su una bicicletta a cui improvvisamente erano saltati i freni, percorrendo una discesa che a pensarci mi fa venire i brividi ancora adesso (io "guidavo" e lei era la mia passeggera.
Ne ridiamo ancora oggi.

Babs ha detto...

ahahahah oggi vellutata di piselli per tutti a quanto pare! pure io :-), ma la tua ha il tocco d'arte!!!!! :-)

Virò ha detto...

Le Superga non sono mai state scarpe particolarmente resistenti...peccato esserne consapevoli solo oggi!

I tortelli con burrata e prosciutto doc sono particolarmente goduriosi: la Cina ti ha sfiancato ed avevi bisogno di una sana ricarica?

Lady Cioffa ha detto...

mi ricordo ancora da piccola quando avevo un paio di scarpe nuove e non le potevo mettere per uscire per non rovinarle...allora le indossavo in casa!!!
che arte questa rivisitazione del prosciutto e melone!

Laura ha detto...

Bello il racconto, bello anzi bellissimo il tortello, ma posso fare la rusticona tradizionalista?
il gelato al melone su QUEI tortelli noooooooooooooooo!!
:-)

Anonimo ha detto...

caro loste i tuoi racconti sono impeccabili molto caldi...da sentire davanti ad un caminetto con tanto di armagnac
www.chefmarco.splinder.com

marzia ha detto...

e no, non dovevano essere chissà quali scarpe ;-)
sempre un maestro nel "dipingere" i tuoi racconti, mentre li leggo riesco anche sempre a "vederli"!

Loste ha detto...

Eh si @Iaia frenare le biciclette era un altro grande impegno delle scarpe della nostra generazione.

:) il caso della vita :)))) @Babs

Bé @Virò anche se sono uno che si adatta molto, due settimane di viaggio, Cina o altro, fanno venire strani pensieri :))) come vedi.

Esi c'era anche quetsa @Giò del non mettersi la roba per non rovinarla ... come qulla di tener chiuse stanze per evitare che si rovinasse un divano :))))

Ah Ah @Laura tradizionale... prova prima ;)))

Camino e Armagnac @Marco .... bisogna aspettare l'inverno !! :)

No non erano un granchè @Marzia :) ... grazie !

Anonimo ha detto...

Io ti avevo detto sorbetto non gelato!!!
Panna con burrata..!

erika ha detto...

mi è venuta in mente una canzone di de gregori..."la leva calcistica del 68".
bello il racconto. sembra quasi di guardare e sentire le urla, gli animi che si infiammano per un rigore o un fallo...torto irrimediabile e personale.
certi immagini restano nella memoria. basta un profumo, una parola e tornano improvvisi.
il piatto di prosciutto e melone mi ricorda quand'ero piccola e non volevo mangiar nulla..
giornate afose, risate di ragazzini che si affacciano alla vita con lieve spensieratezza..
di sberle, credo di averne presa solo una in tutta la mia vita! e questo, secondo me, è stato un grande errore da parte dei miei..
O_O se mi sentissero!
tanti complimenti.
mi è sempre piaciuto leggerti.
però il gelato sul tortello non riesco proprio a mangiarlo..non averne a male!
;)

Lefrancbuveur ha detto...

è vero, il gelato non mi convince, ma lo proverò prima di giudicare :)

Anonimo ha detto...

...E tutta quella colata di piselli!!!
PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR

JAJO ha detto...

Mi sa che so chi è l'anonimo :-D

Sono pochissime le persone che sanno rendere sensazioni e sentimenti come sai fare tu, Marco. E descrivere così bene quello che tutti noi abbiamo provato da ragazzini, anche quando correvamo con le scarpe nuove su un campetto polveroso per tutta la giornata o ci arrampicavamo sulle rocce per cercare "i minerali"... Anche quando sono passati anni, magari neanche tanti ma che ci hanno portato oramai a vivere "un'altra vita", tu riesci sempre a tirar fuori dall'anima e dai ricordi quel ragazzino che dentro di noi non morirà mai.
E non mi stancherò mai di leggere i tuoi ricordi e di ritrovarmici ogni volta ! :-D
Jacopo

Mammamsterdam ha detto...

Domanda, quando dici di aggiungere un uovo a latte e panna, intendi intero o solo il tuorlo?

Loste ha detto...

Solo il tuorlo @mammaamsterdam ... era una dimenticanza ora corretta ;) ... Grazie !