23 giugno 2008

Tornare alla terra

E’ poco più di un sussurro, un bisbiglio leggero come il respiro del sonno, la diafana voce della coscienza che cerca rifugio. Non ci sono segnali premonitori, cieli che si colorano di aurore variopinte, o voli di uccelli che migrano dalla parte sbagliata. Niente di tutto questo. Quando mi prende, mi prende. Diventa subito un bisogno, un desiderio, che se non soddisfatto mi porta un senso di oppressione, di ansia immotivata che mi prende alla gola. Un' ansia che resta tale fintanto che non appago quel bisogno: tornare alla terra.
Ma non si tratta di una fuga, non devo fuggire da niente. Non scappo in posti stile agriturismo in mezzo alle colline, tra cavalli e caprette, ma son collegato e allora mandami il fail che poi magari facciamo una colconferz via gipierresseuemmetiesse e che il diavolo ci porti tutti in gloria.
Si tratta invece di un bisogno di certezza, non saprei tradurlo meglio. Ho il bisogno di esser certo che alcune cose ci siano ancora. Che nonostante la velocità della vita di tutti, quelle cose che ogni tanto han fatto parte della mia, siano ancora lì.

E allora diventa naturale alzarsi la mattina prestissimo, ed andare a cercare quelle certezze. Controllare che la nebbia si alzi ancora dai boschi, quando i primi raggi di sole scaldano, la sottile linea sinuosa delle colline Marchigiane. Con la certezza di rivederle, oramai, soltanto nelle fredde mattine di ottobre: sudore della terra che chiama.


Riscoprire, sempre che ce ne sia bisogno, che dentro al bosco i rumori sono amplificati dall’effetto “insonorizzante” del tappeto di aghi di pino. Che il canto di una tortora o il gracchio di una ghiandaia fa lo stesso effetto del grido di Tippi Hedren, chiusa nella cabina del telefono. Che il caldo ci sarà si, ma non la dentro e non a quest’ora. E starsene felice con la felpa pesante, sporca sì, ma comoda.


Ritrovare quella pace che solo sdraiato per terra in un bosco puoi avere. E fare quel gioco un po’ strano che dice: non mi alzo fintanto che qui sopra non passa un uccello. Pensare che forse se resti lì per tutta la vita, tutto il mondo intorno cambierebbe, tranne quello spicchio di cielo sopra di te.


Accertarsi in maniera scientifica che la propria ombra sia sempre lì dove l'avevi lasciata più di venti anni fa. Segno delebile della propria consapevolezza di aver vagato in quei boschi.


E una volta rifatto il pieno di una buona dose di certezze, ritornarsene a casa, passando per i luoghi dell'infanzia, perché quando cambiano quelli è ormai troppo tardi per tutto.


Ecco in queste giornate è la "terra" che comanda, che guida, che batte il tempo della mia musica. In queste giornate non mi sognerei di cucinare qualcosa di semplice, ne risulterebbe troppo complesso. In giornate come queste la cucina è una cucina di terra, basata su fondamentali, senza tante elucubrazioni mentali.
Basta scaldare uno spicchio di aglio, aggiunto ad un'olio evo buono in una casseruola bella grande. Tuffarci una melanzana lunga e sottile, lavata e tagliata, per la lunghezza, in quattro pezzi, che lascio soffriggere per qualche minuto. Infine aggiungo una bella cipolla fresca tagliata sottile e quattro peperoni in parte sbucciati, con un pelapatate, e fatti a pezzi grandi. Salo e chiudo con un coperchio, abbasso la fiamma al minimo e dopo un'ora e mezza spengo e lascio raffreddare:

La mia peperonata

17 commenti:

Anonimo ha detto...

i posti saranno belli di per sè, ma... complimenti anche per le splendide foto. per il racconto che ti porta lì, a vedere e vivere con te il luogo, rischio di ripetermi, in quanto ogni volta è così, a leggere quello che scrivi. quando arriva questo libro, allora???

Fra ha detto...

A volte la terra ti parla e il suo sospiro è così rassicurante. Ansia e frenesia spariscono, ti permette di riappropriarti del tuo tempo e del tuo centro. Una medicina in moltissimi momenti. Splendida la peperonata
Un abbraccio
Fra

Andrea Ferrigno ha detto...

che meraviglia, oste!

Anonimo ha detto...

Oltre che un ottimo fotografo sei anche un poeta, ma lo sapevi già.
La peperonata è proprio tua o di Saclà? Nel primo caso complimenti! Si vede com'è cotta al punto giusto.

Loste ha detto...

@Marzia: grazie per i complimenti ... il libro? E' quasi pronto manca solo un editore.

@Fra: splendida mattina ... !

Che spettacolarità volevi dire @Renzo :))))

@Maurizio: la peperonata della Saclà era finita... sai i gatti del vicinato sono insaziabili :)) Grazie per i complimenti ... anche se lo sapevo già :))
Buona giornata di riposo eh !!!!

Loste

Andrea Ferrigno ha detto...

Saclà? Loste? Quello che si fa anche la giardiniera per l'insalata di riso!? :)) (ah, provata iersera: e chi ci rinuncia più, veloce e squisita)

Anonimo ha detto...

...per ritrovare la campagna,l'erba,il fieno,la terra,quel certo tipo di luna molto diafano,molto più carnale di quella che ci appare in città,tra lo smog. E gli stronzi di vacca che diventano legno,sotto il sole. E il dialetto,che rende più saporite anche le bestemmie più limpide...(F.D.A.)

Gata da Plar - Mony ha detto...

Che meraviglia di post... e di posti... anch'io qualche volta mi alzo presto presto con l'intenzione di uscire e fare un giretto nella campagna intorno casa ma poi... sì, mi alzo alle 6.00 e... perdo tempo dentro casa... mannaggia... Ma prima o poi ci devo riuscire!!! Bacioni!

Gata da Plar - Mony ha detto...

PS: ... lascio però la peperonata a chi può permettersi di mangiarla :DDD

Anonimo ha detto...

che bello poter condividere con te i luoghi dell'infanzia! complimenti per le foto e per le descrizioni... a presto, caberforever

Loste ha detto...

@Renzo guarda che Maurizio scherza, almeno spero :)))) no dai scherzo anche io. Ecco mi piace quando le mie ricette riescono anche agli altri, perché io cucino e mentre lo faccio non prendo appunti o mi segno le cose. Poi mangio, e se è venuto bene mi devo ricordare tutto. Magari qualche volta faccio casino.

E si caro @Smilzo la campagna è campagna, anche in cittò ci sono stronzi, ma non sono di vacca, non si seccano al sole, e quando lo hai pistato è finita la giornata. Poi me spieghi l'acronimo.

Loste

Loste ha detto...

E il trucco è tutto lì @Gata riuscirci.

@Anonimo, uomo? donna? residenza? ci conosciamo? forse si visto che hai riconosciuto almeno un luogo delle foto. Facci sapere.

Loste

Anonimo ha detto...

L'acronimo è di colui che mi ha evangelizzato con le sue canzoni, che scioglie il sangue dinte vene,all'anagrafe Fabrizio De Andrè. Il luogo impresso dalla tua digitale è S.Stefano di Arcevia?

Anonimo ha detto...

Ooppss.....è Cabernardi vista da Camarano near Schioppetto...erro???

Anonimo ha detto...

... sono un finto anonimo! mi sono firmata: ti avevo detto che mi avresti riconosciuta! è stata solo l'occasione per farti un saluto e anche per dirti che i tuoi piatti sono così invitanti che, nonostante il gran caldo, fanno venire voglia di cucinare! a presto
caberforever

JAJO ha detto...

Marco, non c'è nulla di meglio, per sentirsi di nuovo parte della natura, di una bella passeggiata in un bosco la mattina presto :-D
La terza foto ti schiaccerebbe con la schiena al terreno per tutta la vita tanto è affascinante.
Prenoto una copia del libro :-D
Jacopo

Royal cake ha detto...

i miei complimenti
e grazie per avermi fatto ancora una volta pensarwe che le campagne che do per scontate, non sono così scontate.