Prima che torni il sole
Se ne sta seduta in un angolo. Lo sguardo basso, tra le mani il suo vecchio bastone con cui si trastulla. Lo muove, come se con la punta, di gomma, volesse sistemare l'angolo di una mattonella, che dal pavimento sporge rispetto al piano delle altre. Un errore del muratore che anni fa, forse un mezzo secolo prima, ha fatto la casa e questo pavimento. E ora lei con quel bastone, colpisce e ricolpisce quell'angolo. Poi fa scorrere la punta, come per accertarsi che sia riuscita nel suo intento, e quando sente che quell'angolo, fuori squadro, è ancora lì: ribatte di nuovo e poi ripassa e ribatte. Lo fa per ore, lo fa per giorni, lo fa da mesi forse da anni, magari da sempre, da ogni volta che si siede su quella sedia in questa vecchia cucina.
Magari è un gioco, magari uno scherzo, come quelli che ti facevano da bambino quando ti dicevano che avevi le orecchie a sventola. Passavi ore a schiacciartele contro la testa, la notte ti sdraiavi con cura sul cuscino, facendo bene attenzione a che non prendessero pieghe strane. E se la mattina le ritrovavi piegate tra il cuscino e la tempia ti disperavi. Ecco magari qualcuno, anni fa, gli ha detto detto che quella mattonella poteva tornare a posto e allora batte, ribatte, sfrega e risfrega, mentre fuori piove e ripiove.
Sarà anche aprile ma sembra autunno. La campagna e carica d'acqua, le nuvole gonfie scendono dal monte e come quegli aerei che sembrano atterrare ma poi riattaccano e ripartono, scaricano acquazzoni di pioggia e alleggerite riprendono quota, a volte si strappano contro il campanile della chiesa, poi vanno giù, verso il mare.
Ogni tanto uno scroscio di grandine fine copre il rumore di quel bastone sul pavimento. Qualcuno dice ad alta voce che sembra novembre ma invece è aprile. E adesso un nuovo suono si è infilato tra il sibilo della pentola che bolle, la pioggia e il bastone che batte. Una cantilena sussurrata appena, che la vecchia ha preso a cantare. Le parole inciampano tra i pochi denti rimasti e sono poco più che un sussurro: non le capisco. Mi avvicino e ascolto, il sibilo sembra scomparire, la filastrocca si ripete insistente, ora la vecchia accompagna i versi anche con un movimento della testa, leggero, quasi impercettibile. La pioggia insiste ora più sottile e meno rumorosa, il bastone batte e ribatte, e sopra, la filastrocca. TA-TATATA-TA-TATA TA-TATATA-TA-TATA. ...ndelor... ndelor...
Mi seggo accanto a lei, l'ascolto cantare, forse non si accorge della mia presenza, così con una mano, gli fermo il bastone. Ora mi guarda con quegli occhi piccoli ed umidi che hanno i vecchi, le rughe che scolpiscono il viso, e che sembrano i solchi lasciati da troppi pianti. Da sotto un fazzoletto rosso mattone sbucano i ciuffi argentati dei suoi capelli e tutto rimane così, incorniciato come in un quadro dai colori sbiaditi.
Mi guarda e sorride, un sorriso di quei pochissimi denti, un sorriso che porta lontano: in quei posti in cui il tempo è segnato dai detti e dalle filastrocche, in quei posti dove soltanto i vecchi, i nonni sanno tornare.
Che stai dicendo le chiedo. Guarda la pioggia oltre la finestra, e ora la sento quella stupida filastrocca: candelora, candelora, dall'inverno semo fora, ma se piove e tira vento nell'inverno semo dentro.
Le lascio il bastone, e sorrido al suo sorriso, lo vedo di sfuggita mentre lei torna a fissare in basso, a ricominciare il battere e ribattere, lo sfregare e il risfregare, su quella maledetta mattonella, che non metteremo mai a posto. E penso che questa pioggia non può durare ancora per molto, ché la candelora è passata da tempo ed è passato anche l'inverno, e poi la pasqua, e che se smette di piovere tornerà il sole, e allora prima che arrivi definitivamente l'estate faccio:
L'ultimo tortello
Ho preso un pezzo di magatello di circa un chilo, l'ho rosolato in olio e burro, ho salato e pepato, l'ho annaffiato con mezza bottiglia di vino rosso, un cabernet toscano rimasto lì dalla sera prima. Ho fatto andare il brasato, per un tre ore, ho tolto la carne l'ho passata al mixer e insieme a 250 grammi di ricotta e 50 di parmigiano è diventata il ripieno dei tortelli, fatti come sempre. Poi ho fatto una brunoise di carota e zucchina che ho saltato a fuoco vivo nel fondo del brasato, per pochi minuti, lasciandola croccante. Ho lessato i tortelli e li ho conditi con il fondo e le verdure.
Adesso fuori non piove più, e tra le nubi si fa largo un po' di sole, e anche il rumore di quel bastone è sparito; per sempre. La filastrocca invece mi ronza nella testa, come quei motivetti che alla mattina si piantano come chiodi: candelora, candelora, dall'inverno semo fora, ma se piove e tira vento nell'inverno semo dentro.
Magari è un gioco, magari uno scherzo, come quelli che ti facevano da bambino quando ti dicevano che avevi le orecchie a sventola. Passavi ore a schiacciartele contro la testa, la notte ti sdraiavi con cura sul cuscino, facendo bene attenzione a che non prendessero pieghe strane. E se la mattina le ritrovavi piegate tra il cuscino e la tempia ti disperavi. Ecco magari qualcuno, anni fa, gli ha detto detto che quella mattonella poteva tornare a posto e allora batte, ribatte, sfrega e risfrega, mentre fuori piove e ripiove.
Sarà anche aprile ma sembra autunno. La campagna e carica d'acqua, le nuvole gonfie scendono dal monte e come quegli aerei che sembrano atterrare ma poi riattaccano e ripartono, scaricano acquazzoni di pioggia e alleggerite riprendono quota, a volte si strappano contro il campanile della chiesa, poi vanno giù, verso il mare.
Ogni tanto uno scroscio di grandine fine copre il rumore di quel bastone sul pavimento. Qualcuno dice ad alta voce che sembra novembre ma invece è aprile. E adesso un nuovo suono si è infilato tra il sibilo della pentola che bolle, la pioggia e il bastone che batte. Una cantilena sussurrata appena, che la vecchia ha preso a cantare. Le parole inciampano tra i pochi denti rimasti e sono poco più che un sussurro: non le capisco. Mi avvicino e ascolto, il sibilo sembra scomparire, la filastrocca si ripete insistente, ora la vecchia accompagna i versi anche con un movimento della testa, leggero, quasi impercettibile. La pioggia insiste ora più sottile e meno rumorosa, il bastone batte e ribatte, e sopra, la filastrocca. TA-TATATA-TA-TATA TA-TATATA-TA-TATA. ...ndelor... ndelor...
Mi seggo accanto a lei, l'ascolto cantare, forse non si accorge della mia presenza, così con una mano, gli fermo il bastone. Ora mi guarda con quegli occhi piccoli ed umidi che hanno i vecchi, le rughe che scolpiscono il viso, e che sembrano i solchi lasciati da troppi pianti. Da sotto un fazzoletto rosso mattone sbucano i ciuffi argentati dei suoi capelli e tutto rimane così, incorniciato come in un quadro dai colori sbiaditi.
Mi guarda e sorride, un sorriso di quei pochissimi denti, un sorriso che porta lontano: in quei posti in cui il tempo è segnato dai detti e dalle filastrocche, in quei posti dove soltanto i vecchi, i nonni sanno tornare.
Che stai dicendo le chiedo. Guarda la pioggia oltre la finestra, e ora la sento quella stupida filastrocca: candelora, candelora, dall'inverno semo fora, ma se piove e tira vento nell'inverno semo dentro.
Le lascio il bastone, e sorrido al suo sorriso, lo vedo di sfuggita mentre lei torna a fissare in basso, a ricominciare il battere e ribattere, lo sfregare e il risfregare, su quella maledetta mattonella, che non metteremo mai a posto. E penso che questa pioggia non può durare ancora per molto, ché la candelora è passata da tempo ed è passato anche l'inverno, e poi la pasqua, e che se smette di piovere tornerà il sole, e allora prima che arrivi definitivamente l'estate faccio:
L'ultimo tortello
Ho preso un pezzo di magatello di circa un chilo, l'ho rosolato in olio e burro, ho salato e pepato, l'ho annaffiato con mezza bottiglia di vino rosso, un cabernet toscano rimasto lì dalla sera prima. Ho fatto andare il brasato, per un tre ore, ho tolto la carne l'ho passata al mixer e insieme a 250 grammi di ricotta e 50 di parmigiano è diventata il ripieno dei tortelli, fatti come sempre. Poi ho fatto una brunoise di carota e zucchina che ho saltato a fuoco vivo nel fondo del brasato, per pochi minuti, lasciandola croccante. Ho lessato i tortelli e li ho conditi con il fondo e le verdure.
Adesso fuori non piove più, e tra le nubi si fa largo un po' di sole, e anche il rumore di quel bastone è sparito; per sempre. La filastrocca invece mi ronza nella testa, come quei motivetti che alla mattina si piantano come chiodi: candelora, candelora, dall'inverno semo fora, ma se piove e tira vento nell'inverno semo dentro.
17 commenti:
come sempre, quando ti leggo mi sembra di essere lì anch'io in quella cucina con la pentola che bolle, il vapore che cola sui vetri e fuori la pioggia...
Con un piatto del genere spunta sempre il sole, ed i suoi raggi riscaldano il cuore.... come tutti i tuoi ricordi.
Toccante !
Il risultato della ricetta di oggi è valso l'attesa!
buona giornata, Vittoria
Un'immagine forte...e nella mente mi si fissa un'altra canzone, En El Muelle de San Blas...Scrivi divinamente, e le tue ricette non sono da meno
Buona giornata
Fra
Che immagine il tuo racconto, mi sembrava di vedere ciò che hai descritto!
Ricetta fantastica!!
non c'era abbastanza posto per la pioggia dopo tutto questo turchese.
piesse
:)
complimenti per il blog...
Sembra la mia vecchia nonnina quando non faceva la polenta o i calzini di lana grossa per i nipoti.
Scusa marco,perchè il magatello per un brasato?
Nn è troppo magra come carne?
I tuoi racconti mi portano la primavera in casa"
Bé per il brasato sicuramente da sconsigliare, ma per un ripieno di tortello, ammorbidito da ricotta, non era male :)
Buono, che appetito. E che bella storia ;)
scrivi delle belle cose che mi rilassano
marco
www.chefmarco.splinder.com
tutto bellissimo (racconto, foto, ricetta...) come sempre.
quegli occhi piccoli e umidi, quella filastrocca e quel sorriso io li ho persi un anno fa e anche se li ho nel cuore mi mancano tanto. Oggi mi hai fatto piangere ma è un pianto che riscalda. Grazie.
L'importante è che riscaldi. Prego
Ciao loste!
Come va? vedo che scrivi sempre dei bei racconti e delle buone ricette.
Buon fine settimana, speriamo che torni il sole! -D
Carla
ciao passavo di qui per caso, ora ho deciso di restare, affascinata dalle tue parole lievi che accarezzano l'anima.
grazie per le emozioni che regali, che, in parte, mi appartengono.
Isabella
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