01 ottobre 2010

Quando inizia un ritorno?

Quando inizia un ritorno ?
Quando si comincia a tornare ?
Quando è che un viaggio “gira”, e hai la sensazione di andare verso il luogo da cui sei partito ?

Tiro fuori lo yoyo che mi ha regalato Spaccaball. Stringo bene la cordina attorno al suo asse. Faccio il cappio all’estremità libera e ci infilo il dito medio della mia mano destra. Fin quasi a scomparire in fondo all’ultima falange. L’inventario del viaggio. Le cose che si ammassano nella mia valigia, stanche di armadi sempre uguali e tutti i giorni diversi.
Lo stringo nel palmo della mia mano ne apprezzo il peso, il perfetto bilanciamento nonostante la forma conica, il morbido della gomma arancione. Quel fremito freddo che sento: l’attimo prima di partire, l’attimo prima di volare via lungo quel filo. Poi è tutto un susseguirsi cacofonico di gesti automatici. Le code, il traffico, la folla, una babele di lingue, puzze e profumi. Migliaia di volti sconosciuti che affollano questo presente, come tele di una galleria di un passato senza fine. Il colpo secco e impercettibile del polso, la mano che si apre per lasciarlo fuggire, la mia mano il suo abbraccio. Il “fffrrrrrrr…” sottile nel silenzio di questa stanza, dentro al mondo, lontano dal mio.

Di fuori, nel buio della notte, è quasi giorno pieno, di gente che non ha tempo per il sonno, di un traffico che scorre veloce quasi caotico. Il frullo leggero è rotto dal “tgiiing …” acuto di un messaggio che arriva. Sorrido. Ha passato l’ultimo mese ha mostrare il suo nuovo telefono: una reliquia dismessa dal nonno, di cui ha decantato improbabili capacità tecnologiche. Un mese passato ad elemosinare, invano, un scheda, per sdoganare, e dare finalmente uno scopo a quello strumento.
Ha ingoiato una sfilza di “no” talmente lunga da minare la resistenza del più stoico elemosinatore. Poi mentre io non c’ero, qualcuno preso da stanchezza, o impietosito da quell’espressione triste che si sarà attaccato addosso, gli deve aver comprato una scheda. Prima è arrivato un messaggio: “ciao papà, sono Matteo” ha scritto la “c” minuscola e la “M” del nome maiuscola. Poi sono arrivate tre telefonate, o meglio tre tentativi, che hanno lasciato passare la sua vocetta squillante solo per per dire “Ciao pap….” Per tre volte è caduta la linea. Ho tentato di richiamare ma il telefono era spento. Una reliquia appunto, che si resetta ad ogni chiamata.

Fuori, oltre la strada, sullo specchio scuro del mare, ora, passan le luci di una nave. Le guardo scomparire verso la città dalla parte opposta, fintanto che non le confondo in mezzo ad altre navi, alle luci dei palazzi, alle voci della gente, come i visi di quella galleria. Lo yoyo scende con il suo “fffrrrrrrr…” triste. Con l’altra mano scorro il menù del telefono: messaggi, Matti, apri.
E’ quasi in fondo, lo sento: la corda tesa, il polso piegato in avanti e verso il basso, pronto. Guardo il messaggio di mio figlio, ha un senso di arrampicato, di veloce. Come il cono di ferro e gomma che sta per arrivare giù in basso. “Ecco perché non fonziona tu sei troppo lontano”
Il polso scatta veloce, secco, lo yoyo gira su stesso a vuoto per qualche attimo interminabile, sospeso, come quel “troppo lontano”. Poi quando penso che potrebbe fermarsi lì, spegnersi, sento che morde, si riarrotola sul filo e ricomincia a tornare. Il viaggio gira si riorna, verso la mia mano, verso quell’abbraccio che mi aspetta.

Insieme: la pesca al vino di visciole con gelato allo zabaione e crumble di mandorle


Una pesca a persona bella tosta e consistente a cui toglierete la buccia bruciandola velocemente con un cannello o sui fornelli del gas, e passandola poi con uno strofinaccio pulito. Sciroppate le pesche in uno sciroppo composta da 300 gr di acqua,100 gr di zucchero e 300 gr di vino di visciole di Cantiano. Lasciate sobbolire per una ventina di minuti poi toglietele dal fuoco e raffreddatele. Lasciate addensare lo sciroppo continuando il bollore finché non vi sembrerà abbastanza denso.
Per il gelato: battete 4 tuorli con 200 gr di zucchero, portate 60°C 1/2 litro di latte e incorporatelo alle uova continuate a cuocere fino a 70°C a bagnomaria. Raffreddate aggiungete 250 ml di panna e 80 ml di marsala almeno "vergine". Mettete nella macchina per il gelato e lasciate andare.
Per il crumble: incorporate 100gr di zucchero semolato con 100 gr di farina, 50 gr di burro a pomata e 75 gr di mandorle tagliuzzate nel verso della lunghezza, lavorate con le dita fino a formare delle briciole irregolari. Infornate il tutto a forno ventilato + grill 170° per una quindicina di minuti.
Per la preparazione: in un bicchiere di vetro mettete la pesca fatta a fettine bagnata con il suo sciroppo, due quenelle di gelato allo zabaione, sbriciolateci sopra il crumble e guarnite con qualche visciola di Cantiano e ancora un po' di sciroppo


Sto tornando.

15 commenti:

silvia ha detto...

infornare senza il gelato vero? ok sono stanca e il gelato mi ha catturata. intanto che aspetto la risposta mi leggo il resto del post. alla parola pesche e gelato non ho visto altro.
buon ritorno.

Loste ha detto...

la vedo duta infornare il gelato @Silvia :)))) Comunque hai ragione ho aggiunto la preparazione finale. Diciamo che ieri sera ero stanchino ;)

Maurice ha detto...

Me lo immagino Matti elemosinare la scheda per chiamare il padre che adora. Non c'è niente di più bello dell'abbraccio di un figlio dopo una lontananza. Sei fortunato.

deny ha detto...

Quando è finita l'andata...!!!!!!!
Matti è il tuo ritorno!!!!
Buon incontro deny

lucyinvacanzadaunavita ha detto...

meravigioso dolce e meravigiose parole! Tuo figio è fortunato: un padre lontano ma proteso al ritorno, che in più sa preparare queste dolcezze!! Ciao e a presto, Lucia

Mia ha detto...

Partire,tornare,partire ancora,confondere i letti,i cieli e gli operatori telefonici che cambiano con gli orizzonti,aspettare un messaggio,riceverlo e tornare ad attenderne un altro,giocare con un gioco d'altri tempi e preparare un gelato...mia madre diceva"è solo vita Milena,niente paura".Buona domenica Loste.

marzia ha detto...

nonostante la giornata autunnale, la pioggia, l'umidità, la stufa a legna accesa in cucina... ce l'avessi, lo mangerei, il tuo gelato!!

Loste ha detto...

Eh immagino che te lo immagini @MAurizio ora ha la consapevolezza che non era la distanza ma proprio il telefono.

Mmmmh @Deny anche lì il problema è capire quandofinisce l'andata :))

Grazie @Lucia troppo :) mi fai arrossire ciao

Questa di tua mamma @Mimmì me la prendo .. è proprio così: è solo la vita ... un abbraccio

sta cosa della pioggia e della stufa accesa mi aattira @Marzia non poco,

iaia1960 ha detto...

Ci sono, continuo a leggerti con grande piacere, ma a volte trovo più appagante limitarmi appunto a leggerti e a godere delle sensazioni che vengono fuori, molto spesso condivise. E' sempre bello ritrovarti.

Lefrancbuveur ha detto...

Ciao, sempre complimenti per il tuo interessante blog!
Enrico

Christian ha detto...

..bellissimo racconto (as usual)
non poteva che terminare con un dolcissimo abbraccio dato dalla ricetta. Mi hai quasi convinto ad utilizzare la mia gelatiera per la prima volta..
mi mancano però le visciole ed il vino di visciole.

Loste ha detto...

Ottimo @Iaia ci conto, anche se so che costa fatica ogni tanto fatti viva così. A me appagano i Vostri commenti :)

Grazie @Enrico ...

Grazie @Christian al volo ti dico che qui trovi il vino per le visciole son convinto che se cerchi in rete qualcosa si trova :) un abbraccio

ANNA MARIA PELLEGRINO ha detto...

Emozionante il tuo post. Riscalda il cuore. Come il gelato :)

Günther ha detto...

il ritorno di un viaggio è quando ricominci a pensare a quello che ti aspetta, alle persone care e la nostalgia si fa troppo forte irresistibile, non che non ti mancano anche prima, ma ora le senti in modo diverso più vicine

Loste ha detto...

Grazie @AnnaMaria molto gentile :)

Ecco @Gunther questo si ci sta anche se io comncio a tornare mentre parto :))