Il tempo del mare
Penso che sia lo stesso profumo che avrò sentito più di trenta anni fa. Socchiudo gli occhi e respiro. Si è lo stesso profumo, ne sono sicuro.
Mi lascio alle spalle quella che qui tutti chiamano la piazzetta. Mi infilo tra due baracche, ma che qui poi, sono i ristoranti di questa piazza. Mi affaccio sull'insenatura che questo pugno di terra fa nel mare. Una spiaggia di ciotoli tondi e grigi, una spuma leggera che si infrange sulla riva, più in là il Conero si tuffa nel mare; oltre, nascoste alla vista, le "due Sorelle". Si il profumo è lo stesso: salsedine, legno ammuffito, e poi ogni tanto, seguendo le bizze di un venticello leggero, un profumo di cucina di mare.
Arruffo i capelli di Matti che tenta di far saltare i sassi sul pelo dell'acqua, i "plooff" sordi dei tonfi si susseguono uno via l'altro. Belli 'sti sassi ma troppo rotondi, belli, ma non per saltare sull'acqua. Più in là la figura alta di Leo, che passeggia sul bagnasciuga, mi da le spalle, forse giochicchia con il telefonino o forse è perso anche lui nei suoi pensieri.
Avevo la sua stessa età quando venni qui la prima volta, gli stessi pensieri di un adolescente al secondo ragioneria. La primavera era arrivata da un pezzo, quella primavera che ti fa tornare ad infilare le polo a maniche corte anche se la mattina hai la pelle d’oca. Un mese prima le brigate rosse avevano ucciso Aldo Moro, la scuola si stava consumando nel sole di un’estate imminente. Era andata. Giusto un paio di materie a settembre, forse diritto e qualcos'altro, chi si ricorda più. Tra scioperi, manifestazioni e motivi familiari, non avevo più fogli nel libretto delle giustificazioni. Ma andai lo stesso, andava tutta la classe, andava tutta la scuola e anche qualche professore, c’era il seghino di fine anno. Ma si ! “far sega”, “schissare”, “far tappa”, “far buca”, marinare la scuola insomma, su quell'angolo di mare, su quell'angolo di spiaggia.
Non ricordo come ci arrivai, di quella giornata ho pochi ricordi: gli amici che mi prendevano in giro perché non sapevo nuotare, il terrore di venir scoperto dai miei genitori, le ragazze della classe: più carine de solito e irraggiungibili come sempre. I ciotoli che mi facevano male ai piedi e le scarpe da ginnastica fuori luogo nel costume poco alla moda.
Ricordo che pranzammo su quei sassi, piatti di carta e una pasta che con il pesce io non avrei mai immaginato. Un vecchio pescatore che lavorava per “Anna”, e che se ne stava a crogiolarsi al sole, mi parlò del “Trave”, uno dei pochi posti dove i "moscioli" nascono naturalmente, non allevati. “Ai da rrivà fino al casotto, poi camini sul trave, ma ai da ‘sta tento !Che te ritrovi a culo puzzò ‘nte momento”
E quel profumo, quel leggero sentore di mare e di sugo che torna, e poi fugge mi scappa lontano. Passammo lì anche il pomeriggio perduti in chiacchiere futili e senza senso. Fumai un paio di sigarette, forse le prime. Restai per lo più in silenzio senza storie mirabolanti da raccontare. Ascoltai. Gli amici parlavano di musica impossibile per me, roba importata dalla “Baia degli Angeli”, e io mi sentivo indietro, piccolo, magari anche lontano, cos’era la Baia degli Angeli? Io che avevo un mangiacassette sfigato e poche cassette da infilarci. E ogni tanto quel venticello bastardo, riporta quel profumo, talmente labile che non sai se sia vero o sia frutto dell’immaginazione. Mi ricordo di Roberto, di Daniele, sembravano più grandi di me, più scafati, intraprendenti, e io un bambino fuori luogo.
Metto una mano sulla spalla di Leo e con lo sguardo gli chiedo come va. Sorride, e ammicca sicuro, quasi grande oramai. Matti geloso infila la testa tra il fianco e il mio braccio, gli arruffo i capelli, e restiamo così, su questa spiaggia di sassi, in silenzio. Di fronte allo stesso mare di trenta anni fa, il Conero immobile in quel tuffo infinito, e là sotto, il casotto Fattorini dove comincia il trave. E quel profumo, quel profumo che torna leggero e sottile, quel profumo di :
Boccolotti con le seppie e i moscioli de Portonovo
Mi lascio alle spalle quella che qui tutti chiamano la piazzetta. Mi infilo tra due baracche, ma che qui poi, sono i ristoranti di questa piazza. Mi affaccio sull'insenatura che questo pugno di terra fa nel mare. Una spiaggia di ciotoli tondi e grigi, una spuma leggera che si infrange sulla riva, più in là il Conero si tuffa nel mare; oltre, nascoste alla vista, le "due Sorelle". Si il profumo è lo stesso: salsedine, legno ammuffito, e poi ogni tanto, seguendo le bizze di un venticello leggero, un profumo di cucina di mare.
Arruffo i capelli di Matti che tenta di far saltare i sassi sul pelo dell'acqua, i "plooff" sordi dei tonfi si susseguono uno via l'altro. Belli 'sti sassi ma troppo rotondi, belli, ma non per saltare sull'acqua. Più in là la figura alta di Leo, che passeggia sul bagnasciuga, mi da le spalle, forse giochicchia con il telefonino o forse è perso anche lui nei suoi pensieri.
Avevo la sua stessa età quando venni qui la prima volta, gli stessi pensieri di un adolescente al secondo ragioneria. La primavera era arrivata da un pezzo, quella primavera che ti fa tornare ad infilare le polo a maniche corte anche se la mattina hai la pelle d’oca. Un mese prima le brigate rosse avevano ucciso Aldo Moro, la scuola si stava consumando nel sole di un’estate imminente. Era andata. Giusto un paio di materie a settembre, forse diritto e qualcos'altro, chi si ricorda più. Tra scioperi, manifestazioni e motivi familiari, non avevo più fogli nel libretto delle giustificazioni. Ma andai lo stesso, andava tutta la classe, andava tutta la scuola e anche qualche professore, c’era il seghino di fine anno. Ma si ! “far sega”, “schissare”, “far tappa”, “far buca”, marinare la scuola insomma, su quell'angolo di mare, su quell'angolo di spiaggia.
Non ricordo come ci arrivai, di quella giornata ho pochi ricordi: gli amici che mi prendevano in giro perché non sapevo nuotare, il terrore di venir scoperto dai miei genitori, le ragazze della classe: più carine de solito e irraggiungibili come sempre. I ciotoli che mi facevano male ai piedi e le scarpe da ginnastica fuori luogo nel costume poco alla moda.
Ricordo che pranzammo su quei sassi, piatti di carta e una pasta che con il pesce io non avrei mai immaginato. Un vecchio pescatore che lavorava per “Anna”, e che se ne stava a crogiolarsi al sole, mi parlò del “Trave”, uno dei pochi posti dove i "moscioli" nascono naturalmente, non allevati. “Ai da rrivà fino al casotto, poi camini sul trave, ma ai da ‘sta tento !Che te ritrovi a culo puzzò ‘nte momento”
E quel profumo, quel leggero sentore di mare e di sugo che torna, e poi fugge mi scappa lontano. Passammo lì anche il pomeriggio perduti in chiacchiere futili e senza senso. Fumai un paio di sigarette, forse le prime. Restai per lo più in silenzio senza storie mirabolanti da raccontare. Ascoltai. Gli amici parlavano di musica impossibile per me, roba importata dalla “Baia degli Angeli”, e io mi sentivo indietro, piccolo, magari anche lontano, cos’era la Baia degli Angeli? Io che avevo un mangiacassette sfigato e poche cassette da infilarci. E ogni tanto quel venticello bastardo, riporta quel profumo, talmente labile che non sai se sia vero o sia frutto dell’immaginazione. Mi ricordo di Roberto, di Daniele, sembravano più grandi di me, più scafati, intraprendenti, e io un bambino fuori luogo.
Metto una mano sulla spalla di Leo e con lo sguardo gli chiedo come va. Sorride, e ammicca sicuro, quasi grande oramai. Matti geloso infila la testa tra il fianco e il mio braccio, gli arruffo i capelli, e restiamo così, su questa spiaggia di sassi, in silenzio. Di fronte allo stesso mare di trenta anni fa, il Conero immobile in quel tuffo infinito, e là sotto, il casotto Fattorini dove comincia il trave. E quel profumo, quel profumo che torna leggero e sottile, quel profumo di :
Boccolotti con le seppie e i moscioli de Portonovo
I boccolotti sono un rigatone corto, una sorta di pacchero corto con il diametro di un rigatone, mi son spiegato? Fa niente.
Allora fate così: prendete dei pomodori rossi e dolci, dei piccadilly vanno benissimo, togliete la buccia immergendoli per 30 secondi in acqua bollente, dopo aver praticato un'incisione a stella sul vertice. Una volta spellati, togliete i semi e metteteli a cuocere a fuoco lento, in una casseruola . Lasciate che l'acqua si assorba quasi del tutto. Ora passateli con un mixer fino ad ottenere una salsa densa, salate. A parte fate soffriggere in poco olio evo uno spicchio di aglio e appena l'olio sarà caldo tuffateci due seppie di media grandezza, che avrete pulito e fatto a striscioline sottili, Lasciatele rosolare ben bene e poi aggiungete qualche cucchiaio di salsa di pomodoro. Fate cuocere a fuoco basso e coperto, e man mano che la salsa si assorbe e restringe, aggiungete ancora, fino a che le seppie non risulteranno belle tenere, un ventina, trenta minuti basteranno. A parte dopo averle pulite, mettete su una padella bella calda i "Moscioli di Portonovo": le cozze. Le cozze di Portonovo, non è tanto per dire, ma vi garantisco che sono diverse, sono un'altra cosa, mi spiace ma è così. Le lasciate aprire e poi fermate il fuoco. Lessate la pasta e cavatela al dente, saltatela in padella con il sugo, e a questo punto aggiungete i moscioli sgusciati. Servite con un filo d'olio, un macinata di prezzemolo, e un cucchiaino di polvere di pomodoro.
Per la polvere di pomodoro: mettete le bucce dei pomidoro, che avete pulito precedentemente, su di una teglia ricoperta di carta forno, lasciatele seccare in forno a 105° per circa un paio d'ore. Quando risulteranno belle secche passatele al mixer, fino a riduerle in polvere.
Ci siete mai stati a Portonovo ?
15 commenti:
Hai il dono di trasportare chi ti legge sulla spiaggia, di riportare il tempo indietro per ricordare il vecchio mangianastri che ognuno ha nella memoria ed il senso di inadeguatezza di ogni adolescente, dai l'illusione di percepire l'odore forte del mare seduti ad una scrivania ed, alla fine, sorprendi con il profumo di questi rigatoni.
Dì la verità: quella rossa di pomodori è una polvere un po' magica?
che bella ricetta...e la polvere di pomodori non la conoscevo proprio...a prima vista credo che fosse del peperoncino macinato...questa me la segno sicuramente...
Bé se i miei racconti ti danno tutte quelle sensazioni @Virò ... :) eh si un po' magica deve essere quella polverina :))
Neanche io la conoscevo @Saretta, ma sicuramente non è una mia invenzione, qualcuno ci sarà arrivato prima.
Bella la scrittura ed i ricordi raccontati. Come il vento descritto anche i sapori e gli odori per quanto labili possano sembrare a volte restano però impressi inspiegabilmente per tornare a galla dopo molto tempo...
Perfetto il piatto, come sempre è un bel regalo da farsi passare da queste parti ;)
Buonissima giornata :)
dovessi tornare a portonovo vorrei trovare il tuo piatto. i due ristoranti provati, carini eh?, troppa fretta, troppa gente, troppo mare. il clandestino solo per scatoletta e toast di tonno e piedi sempre a mollo insieme al resto. il tuo racconto è come la polvere di pomodoro.
Che bel racconto e la pasta credo sia speciale. La polvere di pomodoro anch'io non la conosco, ma ogni tanto deve essere utile. Purtroppo, dandomi fastidio la macchina, ho viaggiato pochissino in Italia e mi manca anche Portonovo. Peccato buona serata deny
Felice di regalare @Gambetto
A quel tempo @Silvia il Clandestino non c'era. Eh si quando c'è troppa gente quel posto perde la sua magia, grazie :)
Peccato @Deny :( che non puoi girare come vorresti, bé magari ti aiuto un po' :)
Da Fratte Rosa non e' lontano. Qui tra queste terre c'e' il mio escorial..il mio rifugio...e pensare che tra un po' dovro' riaffrontare la grande metropolo sudamericana. Uno choc termico e ambientale.
Beh la ricetta la passo alla mammetta cosi' quando torno me la rifa' pari pari con la pasta gluten free (pero')
Stai a Fratterosa @Glu.Fri ? Non è lontano neanche da qui !! Chissà magari un giorno tutto questo mondo che mi legge e che gravita qui intorno, vicino , lo incontro.
polvere di pomodoro? da te c'è sempre qualche gemma nascosta da scoprire... oltre ai "soliti" racconti!
La polvere di pomodoro? Giusto per curiosità, ma una volta fatta si può conservare?
... a Portonovo, ci sono stata un'estate in tenda, e ci ho pure trascinato il marito per il sentiero che porta alla spiaggia de "Le due sorelle", semplicemente poetico (e anche un po' un dirupo!)
;) mi è venuta per caso @Marzia, ma magari non ho inventato nulla, anzi ne sono certo, è che una volta si metteva direttamente la buccia a mo' di bandiera, a me è venuto in mente di macinarla.
Si @Gloria si mantiene alla grande e profuma di pomodoro gratinato alla brace :)))) sabato ci ho messo anche una pianta di basilico seccata amche lei ;)... In effetti quello non è proprio un sentiero, è un passaggio da treking quasi EE :)
Portonovo?!
Hai parlato di un posto a me molto caro! Il mio mare! Anch’io tanti, ma tanti anni fa andavo lì dopo aver fatto “seghino” solo che mi incamminavo con i miei compagni di scuola”seghinari” anche loro, verso la Vela (quella roccia grande appunto a forma di vela) che si trova dall’altra parte del Trave dopo l'incantevole chiesetta di S. Maria e lì altro che ciotoli rotondi! Ci sono dei sassi giganti che per trovar posto devi spostarli se vuoi sederti comodo. Fra tutte le spiagge di Portonovo la mia preferita è quella della Torre vicino al Clandestino. Ci vado però nei mesi non affolati, altrimenti nel pomeriggio sul tardi quando le persone se ne vanno a casa. Io rimango lì sino a sera con la brezza del mare sul viso, l’ombra del Monte che si avvicina e ti ritempra dal caldo della giornata, lo sguardo rivolto al mare dove i surfisti con la loro tavola a vela volano via lontano come schegge sino a non vederli più, qualche gabbiano che si avvicina senza paura e tutto sembra un paradiso! Se poi il mare è calmo un bel bagno non me toglie nessuno!
Allora c’era un “baretto” al posto del Clandestino (non mi ricordo il nome)ma prorpio piccolo che cucinava solo di sera, per poche persone e bisognava prenotare chiaramente. Un unico tavolo con massimo 12 persone, delle picole lampadine e il menù da favola: spaghetti con i moscioli pescati al Trave e moscioli alla tarantina! Che delizia e che sapori! Concordo con te, i moscioli del Trave hanno quel qualcosa in più che non hanno gli altri pescati da altre parti. La musica della “Baia degli Angeli”? Anch’io l’ascoltavo e la ballavo. Tempi indimenticabili e irripetibili! Mi hai fatto tornare indietro nel tempo con immenso piacere!
I rigatoni con i moscioli sono buonissimi come pure le tagliatelle e gli gnocchi. Ma quella polverina di pomodoro essiccato è una genialata…proverò!
Ah dimenticavo! Hai fatto ragioneria in Ancona? Lo Stracca o il Benincasa? No perché io ho fatto Lo Stracca :)!
Sorry per il lungo commento...
A presto Carla
No problem per il lungo commento @Carla, va benissimo :)
Io ero e sono un montanaro alla fine, e quindi non andavo alla Vela :) rimanevo lì, imbambolato e indeciso. Non essendo indigeno :) ho fatto il Benincasa quando ancora era su alle Tavernelle.
Me lo ricordo quel baretto che ha lasciato il posto al clandestino, anche se per me il punto di riferimento è stato sempre "Anna la zozza" ma perché poi la chiamavamo così ? era pulitissima :))
Ora dove vivi ?
Non sono mai stata anconetana, ci sono nata, ma vissuto sempre in periferia...prima nei dintorni di Falconara M. ora invece abito sulle colline a 10 km dalla città, dove lo sguardo vede da lontano il mare ma anche gli Appennini :)
Le amicizie però sono sempre state anconetane :) da quando ho frequentato lo Stracca :)
Adoro Portonovo come anche Sirolo, il mare con la sabbia non lo sopporto, preferisco di gran lunga il mare verde/cobalto dei sassi bianchi :)
Certo ti alzavi presto la mattina, per prendere il treno e poi l'autobus per raggiungere il benincasa?
Hai ancora dei contatti con i tuoi amici di scuola o nè hai perso le tracce?
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