17 gennaio 2010

La musica della domenica

Il silenzio di questa casa a volte è impressionante. Resto ad ascoltarlo, infilato ancora nel caldo abbraccio delle coperte. Mio fratello mi dorme a fianco, ne percepisco il regolare respiro, sommesso e lontano. Trattengo il mio; immobile cerco di carpire, in mezzo a tutto questo silenzio, i flebili segni di vita che oltre la porta, sicuramente, si muovono. Mia nonna si è già alzata: da dietro il paravento che divide il suo letto dal resto della stanza, non arriva quel fioco russare che segna il suo sonno. Dalla parte opposta, la luce del mattino grigia e pesante fa distinguere il letto di mia zia: liscio e deserto.
Ascolto.
Una musica lontanissima sembra arrivare dal fondo dei miei pensieri. Per un attimo penso che sia solo un vago ricordo, un dejà vu, un gioco dell’immaginazione che ti fa canticchiare lo stesso motivetto per tutto il resto della giornata. Ma questo non è un motivetto, sembra un crescendo di archi, qualcosa di grande e imponente, poi all’improvviso scompare. Solo immaginazione? Muovo leggermente la testa, cerco di modificare la posizione per cogliere meglio i suoni, impossibili geometrie acustiche. Il fruscio del capelli sul cuscino, rimbomba nelle mie orecchie: enorme, fastidioso.
Immobile.
Le note grevi di un piano lontanissimo riprendono, una musica diversa, riesco a seguirne le note e ne riconosco la melodia. La canticchio con un “mmh… mmh..” silenzioso. Mio zio che in bagno si fa la barba e ascolta musica dalla sua vecchia radiolina. Di quelle radioline con la scala delle frequenze nera a numeri bianchi, una barretta rossa che in equilibrio come un funambolo raccoglie onde invisibili. Movimenti impercettibili, eufemismi dislocativi di oggetti nelle stanze, nella vana speranza di attenuare frusci e pulire i suoni.
Silenzio.
Ritorna il silenzio profondo. Basta muoversi sotto le coperte, accoccolarsi meglio in questa posizione fetale, alla ricerca del caldo concentrato sotto il proprio corpo. Che il silenzio ritorna. Le gambe che fuggono dal fresco dell’estremità del materasso. Le muovo piano verso mio fratello, lo sfioro, rubo il suo calore e mi accorgo di essere ghiacciato. Sfrego i piedi, uno contro l’altro. Lui si gira lamentoso. Fuggo. Ritorno nel mio angolo ora più freddo.
Sento.
Come una vibrazione lontana, leggera, colpi ovattati e regolari. Mi sfilo dalle coperte e scivolo da questo letto altissimo. Mi affaccio sul corridoio, la musica del pianoforte, arriva da dietro la porta alla mia sinistra, scivola lungo il pavimento e riempie la penombra di questo lungo passaggio che porta verso l'uscita. Si insinua nel disegno delle piastrelle e gioca con i miei piedi scalzi. Il colpi ora arrivano chiari, apro la porta che conduce per un piccolo corridoio, ancora, verso la cucina, ed ora il “tan-ta-ta, tan-ta-ta” è cristallino.
Luce.
Le finestre aperte su questa domenica mattina, illuminano di una luce grigio-bianca le stanze di questa parte di casa. Il tepore della stufa accesa mi ridà un fiato di vita, nel freddo del solo pigiama. Resto nell’arco, che la porta della cucina disegna nello spazio. Il limitare di un mondo: dietro, il silenzio ora ovattato del pianoforte, di fronte, la frenesia di una cucina domenicale, e quel rumore “tan-ta-ta, tan-ta-ta” intervallato dal “ta-ta-ta-ta tan”. Lo sculettare regolare di mia madre, una danza che parte dalle braccia, sale alle spalle e lungo la schiena arriva ai suoi fianchi, un movimento elettrizzante una calamita per gli occhi. Rimarrò affascinato per tutta la vita da quella “danza” da quel movimento che hanno le donne quando preparano, al mattarello, le:

Tagliatelle della domenica


Oggi è la "Giornata internazionale della Cucina Italiana", e il piatto di quest'anno sono le tagliatelle al ragù bolognese. Sarò onesto io, abituato ai paesi del nord Europa ho sempre pensato che "bolognese" e "napoletana", non ci appartenessero. Anche se ci si è premurati di depositare alla camera di commercio la ricetta e .... E allora facciamo sta ricetta proprio come dice la tradizione, vera o no che sia

Ho ammorbidito in poco evo un cuore di sedano, una cipolla e tre carote passate al mixer. Ho aggiunto 200 gr. di pancetta tritata e poi 700 gr. di polpa di manzo anch'essa tritata e ho fatto rosolare il tutto benissimo. Quando tutti i liquidi si sono riassorbiti ho sfumato con 3/4 di bicchiere di vino rosso, di quello buono che poi ci è servito per accompagnare il piatto. Ho salato, pepato e grattato un profumo di noce moscata. Ho fatto evaporare il vino e ho aggiunto 3 cucchiai di triplo concentrato di pomodoro, sciolto in un bicchiere di brodo bollente. Ho lasciato andare a fuoco basso e coperto, per 90 minuti o anche un paio d'ore. Di tanto in tanto ho aggiunto ancora brodo se asciugava troppo. Alla fine ho incorporato un paio di cucchiai di panna fresca o magari anche semplice latte.

Ho lessato delle tagliatelle all'uovo ricetta classica 100 gr di farina per ogni uovo, tirata a mano come in quelle domeniche mattina di tanto tempo fa. Condite con il ragù bolognese e servite a un consesso di miscredenti troppo abituati a ricette svizzero-tedesche

Giusto per non limitarsi allo scontato ho pensato ad una variante gratinata in forno, dove la tagliatella è messa in uno stampino è lasciata raffreddare per una mezzora in frigo. Sformata in un piatto e guarnita con un cucchiaio di besciamelle, è ripassata al grill per un 15 minuti ad indorare e servita bollente con un paio di cucchiai di ragù.

Mi piace pensare che fosse questo il ragù di quelle domeniche lì. Ma non poteva essere questo, quello era un ragù di questa terra, più pomodoro a condire, il macinato misto di carne un pezzo di gallina, una sorta di umido, e le rigagli di pollo, che qui sono l'elemento distintivo di questa terra. Il marchio di fabbrica dell'entroterra Marchigiano.

19 commenti:

il ramaiolo ha detto...

che dire... mi viene l'aquolina anche dopo aver strapranzato... complimenti per l'immagine!! e la ricetta! Ciao

Ciao Chow Linda ha detto...

ma che buono questo piatto. E le foto sono stupende. Come vorrei avere un piatto proprio adesso di questa pasta.

Fra ha detto...

Che bei rigordi! anche io mi svegiavo con il profumo del ragù cucinato dalla nonna, correvo in cucina ed erano lì le tagliatelle, belle calde e saporite! E' sempre una festa poterne mangiare un piatto

Caty2 ha detto...

la mia sveglia della domenica mattina aveva il profumo del "u tuccu" alla genovese che era un pezzo non grosso di carne (penso vitella) che si stracucinava per tirarne fuori tutto il buono. Sempre olio, tutti i sapori, il vino rosso,la "cirio" in barattolino di latta. Si condivano le lasagne o alle grandi occasioni i ravioli. E la musica era quella della radio, il caldo della stufa nel corridoio, mio papà che si faceva la barba in bagno e mia mamma che cantava con la radio. E io al caldo sotto il trapuntone pesantissimo che mi dicevo che bello ora, devo ricordarmene sempre. Avevo intorno ai 4 o 5 anni. Fortuna ad avere ricordi così....
Caty2

silvia ha detto...

la zia dormiva anche in casa mia nella stanza accanto. la ziona per l'esattezza, visto che non era maritata. e russava ah...se russava. signor loste mi scusi...la panna nel ragù? davvero? ma non è la ricetta classica vero? così son pasticciate...o è la romagna che ha deviato?

JAJO ha detto...

Fantastiche entrambe le versioni, seppur con la panna, tanto per farsi una coccola golosa in più :-)
E che bel "floflop" sordo faceva la sfoglia sotto i giri del mattarello sulla spianatoia infarinata...
Bravo... ancora una volta.

P.s.: abbasso i miscredenti svizzerotedeschi ;-D

Gambetto ha detto...

Piacevole il racconto di vita domenicale battezzata da 'musica' da cucina. Ho letto con molta attenzione la preparazione e senza volersi appellare a stilemi di cucina regionale trovo l'uso della panna insolito o quantomeno personalmente non la uso nella medesima ricetta (che faccio spesso tra l'altro). Anche la noce moscata a dirla tutta non è mai stata aggiunta...ma a provar la prossima volta non nuoce :) la noce moscata ovviamente :P
PS
Ne faccio occasionalmente anche una versione bianca con pomodori a dadini scottati e spellati in precedenza. A Natale infatti l'ho usata come base per farcire degli involtini di tacchino lardellati.
Buon inizio settimana e complimenti :)

Loste ha detto...

La ragion d'essere vuole che prima di tutto venga chiarito 'sto dubbio sulla PANNA.
Io la Panna non l'avrei messa, anzi la prossima volta non la metterò, però c'è sempre un però, l'Accadamia Italiana della Cucina con la delegazione di Bologna nel depositare presso la CCIAA sempre di Bologna la ricetta oggetto del disquisire ha detto che si metta un cucchiaio di panna, le proporzioni han fatto il resto... vi allego "qui" la pagina più autorevole che ho trovato.
Sono perdonato ?! :(

Loste ha detto...

Grazie a @Rama, @Ciao Chow Linda e@Fra per i complimenti

Non conoscevo questo piatto @Cathy2, anche se non c'entra nulla mi hai fatto tornare alla mente "la genovese" napoletana, raccontata da un caro amico. Comunque mi informerò, grazie.

C'è sempre una ziona @Silvia che dorme in casa, la mia divenne vedova molto giovane.

@Jajo: mia madre e mia nonna, quando giovane, mi cimentavo nelle prime sfoglie mi riprendevano sempre: perché al cambio del "verso", la sfoglia mi faceva "floflop" "La devi far cantare" dicevano "cia-ciaciank" :)))

Grazie @Gambetto bé per Natale ci sta anche un ragù come base a involtini lardellati ... ma ora dieta !

Gambetto ha detto...

Ed allora siamo perfettamente allineati :)

marzia ha detto...

un giorno alla radio ho sentito un dibattito molto acceso su quale fosse in VERO ragù per la bolognese... ognuno aveva la sua versione, e mi sa che è sempre così!
anni fa, per lavoro, dovevo raccogliere testimonianze su di un prodotto tipico di queste parti, la mustardela. avessi trovato due preparazioni uguali!!! ma il bello è proprio quello, no?

Iaia ha detto...

Sai cosa mi viene in mente? Che effettivamente una volta (brrr mi ritrovo a dirlo anche io) la domenica mattina la radio scandiva i tempi della famiglia, sopratutto della preparazione del pranzo domenicale. Se non sbaglio era Gran Varietà, condotto da Dorelli e i personaggi che si avicendavano erano del calibro di Monica Vitti con la divertente caricatura della donna siciliana, e come dimenticarsi dei grandi Rina Morelli e Paolo Stoppa .......parlo solo della metà anni 60, ma pagherei per risentire quelle puntate: questa fra le tante cose e persone che non si sono più. A proposito: buon anno

Iaia ha detto...

scusate: avvicendavano

Loste ha detto...

Perfettamente @Gambetto ;)

Si appunto @Marzia vatti a dare un'occhiata nel post di cavoletto sta ancora lì a rispondere su sta panna. Figurati se ti fai un giro per l'Emilia ne puoi scrivere un libro di versioni ...

Buon anno @Iaia, eh si ogni generazione ha la sua musica il suo tempo. La mia paura è che la generazione dei miei figli rischi di avere troppi stimoli che li rendano piatti e poco recettivi. Bisogna lavorarci su ! :)

Marco Fraschetti ha detto...

mitico e gustoso del fu sugo dei nonni metterci le zampe di gallina...una mia riservata leccornia
ciao colica nella tua pasta fatta in casa proporzioni uova-farina? tirata al mattarello o alla macchinetta?

Loste ha detto...

Ciao @Marco classiche e auree proporzioni di un uovo intero per 100 gr di farina. Tirata a mano in questo caso, e ogni tanto anche, altrimenti santa KW ;)

silvia ha detto...

marco le zampe di gallina io me e divoravo bollite! e guai a portarmele via! i polpastrelloni teneri...
concordo Loste, troppo di tutto èer i nostri ragazzi che perdono il gusto di "sentire" e il lavoro è duro...

Aria ha detto...

Ciao Loste, ti leggo sempre da almeno un paio d'anni ma è la prima volta che commento. Mi piacciono davvero molto i tuoi racconti, perché esprimono bene quale sia lo spirito della cucina di casa e tutti in qualche modo si ritrovano nelle situazioni che descrivi. Grazie per il lavoro che fai col blog! :)

Günther ha detto...

che roba ragazzo da mangiare con gli occhi, gran ricetta della tradizione