03 agosto 2009

In quell'ansa laggiù

Durante la settimana, ha girato un po’ su internet, distratto tra una versione di greco e una di latino. Ha organizzato la cosa senza dirci nulla. Il giorno prima mentre tornavamo dalla spesa, ha preso il navigatore e ha digitato una destinazione. L’ho guardato con la coda dell’occhio in mezzo al traffico del pomeriggio trevigiano. Quando il navigatore ha finito di calcolare, ed è apparso il percorso, ha esclamato soddisfatto: “Non è neanche tanto lontano !”

Possagno alle pendici del monte Palon. “E’ lassù che dobbiamo andare” . Basta che sia montagna e per me non ci sono problemi. Abbiam chiesto alla cartoleria del paese le indicazioni per la strada del monte Palon, ci han guardato un po’ strani. Si c’è una strada ma è pericolosa, potreste morire (!) Meglio se passate dal monte Tomba. Strano, ho pensato, per non rischiar di morire è meglio passare per un posto dove qualcuno è stato sicuramente seppellito. Siamo saliti. Una stradina stretta di asfalto e foglie cadute, generosi in strombazzate di clacson. A metà della salita abbiamo sostato ad osservare l'altra metà di salita. Un serpente di tornanti che si arrampica verso la cima, e poi ancora oltre fino al Grappa che si affaccia dietro.

Ho pensato a come doveva essere qui quando novanta anni fa si combatteva tra queste montagne. E’ allora mi sono seduto tra le trincee ad ascoltare il silenzio del monte. E poi il ragazzo commentare, che qui su quest’erba che morde i sassi bianchi, si è scritta la storia di un paese. E’ bastato respirare e sentire l’odore. Quell'odore di storia che c'è a passare nelle gallerie e tra gli avamposti recuperati dai volontari, alpini anche loro come i nonni. Quell'odore diverso a guardarsi l’Italia giù in basso lontana, il Piave che come una grossa ferita, si allunga giù verso il mare. A pensare a come erano e a come siam diventati.

Siamo stati così, ad ascoltare quell’odore, silenziosi ognuno nei propri pensieri. Spaccaball che ruzzolava tra le pietre. Leo che cercava le sue certezze. Io che continuavo ad immaginare il banale, il vivere quassù. Vedere, forse qualcuno, la casa laggiù in basso. Ho ripercorso mentalmente la storia, da quel maggio del '15 fino a quel novembre del '17. Il passare e poi ripassare su quella striscia grigia, giù nella valle. Un nuovo "confine", difeso da qui, da questa montagna e da quella appena qui dietro. E quando sembrava che potesse crollare riattraversarlo, verso il Carso, Trieste.

Si è avvicinato, si è sdraiato al mio fianco, anche lui appoggiato su un gomito. "Lo vedi il Piave? Lì all'inizio dove fa quell'ansa a sinistra Ecco dovrebbe esser lì, l'osteria dove voglio andare."






Ci rituffiamo lungo la strada che ora sembra più larga. Il sole che picchia nella valle. Onigo di Pederobba, in via rive sta la "Trattoria alle Rive" lungo l'argine destro del Piave. Le rive appunto.
Ci accoglie una casa in penombra come quelle dell'infanzia. Un vecchio pianoforte, una vecchia "mattra". Cerchiamo da soli i segni della presenza di qualcuno. Un cane grande e nero, annunciato da un cartello che informa sulla presenza di animali domestici liberi, ci fa strada verso il giardino. Un piacevole pergolato tra legno e alberi accoglie una decina di tavoli. Un grande muro sulla destra. La cucina si affaccia a porte aperte. Mi seggo, la schiena appoggiata a quel muro, rilassato ascolto il menù raccontato dalla patron Silvia.
Pomodori all'agro, tortino di zucchine e crema di pomodoro, bruschetta. Fusilli fatti in casa con pomodoro e ricotta, degli stortini (una pasta indigena) con verdure e yogurt fresco, i bigoi con l'anatra, le crespelle. I medaglioni di vitello con i porcini, il formaggio Piave cotto e le braciole con le melanzane. Il sorbetto di ananas, il tiramisù, la torta di mele e una chantilly ai frutti di bosco.
Intanto ci porti l'acqua.

E mangia piano Matti che altrimenti ti strozzi, non vedi !!!







Trattoria "Alle Rive"
Via Rive, 46
31050 Onigo (TV)

tel. 0423 64267‎



15 commenti:

Fra ha detto...

Bè direi che è stata davvero una piacevole sorpresa. La trattoria sembra un luogo rilassante dove gustare tranquillamente i sapori tipici della zona
Un abbraccio
fra

Virò ha detto...

Significativo l'avviso "bambini vaganti", interessante la trattoria ed il menu, fantastico un figlio che che capisce che la storia non è arida come sembra: spero che tu gliel'abbia detto che è un ragazzo speciale.

Loste ha detto...

Direi di si @Fra... sorpresa e Osteria inclusi ;)

Si l'avviso sui bambini "vaganti" @Virò è molto significativo... mmmh diaciamo che glielo faccio capire. Meglio non esagerare che magari mi si monta la testa ;)

JAJO ha detto...

La montagna ha sempre il suo fascino... e migliaia di ricordi da raccontare, basta saper stare ad ascoltarla.
Bambini vaganti è strepitoso (come Leo)!!! :-D

silvia ha detto...

credo copierò la scritta bambini vaganti per i miei uomini di casa, non importa quanti anno abbiano. lascia che si monti la testa Marco ci penserà il quotidiano immondenzaio e tu stesso alla prima occasione a smontarglierla.

ps mi adotti? o mi assumi? (potrei essere una sostanza stupefacente)

Loste ha detto...

Ueilà @Jajo ... era un pezzetto che non ti si vedeva ;) ... ferie ?
Si "bambini vaganti" è da museo :))

Oddio @Silvia mi sa che per l'adozione sei un tantinello cresciuta :) ... assumerti per lavoro... e chi te lo ha detto che io possa essere un buon capo ? Come droga... Bè fammici pernsare un bel trip :)))

JAJO ha detto...

Si, ferie :-(
:-D

JAJO ha detto...

Però ti ho lasciato dei "commenti a ritroso" :-)

marzia ha detto...

il pascolo vagante vuole adottare i bambini vaganti!!! ;-)

i figli generalmente vengono su come li allevi, uno raccoglie i frutti che ha seminato!

Loste ha detto...

si li ho letti tutti @Jajo... Grazie ;)

:)))) In che senso @Marzia ?

Anonimo ha detto...

Buonasera Loste, sono l'anonima (nel senso che non ho un blog, non che non ho un nome...) ticinese che ti aveva scritto qualche tempo fa. Allora, in Danimarca ci siamo stati, sono appena tornata; a Odense abbiamo seguito i tuoi "consigli" andando dai Simoncini. Posto molto bello, ottima cucina, persone simpatiche e molto cordiali. Grazie per la dritta. A presto.

Anonimo ha detto...

maestro quanta profondità in questo racconto... sembri un reduce che ha combattuto e stanco racconta le sue vicende tra i sassi e i biancospini ;)) quanta intimità!!! ma le donne lassu come sono grasse e baffute? vedo che di forchetta gli hai dato giu con grande passione...ma nei toui post c'è sempre tuo figlio che magna...tu che fai guardi?
ma in quei posti la cucina molecolare non è di moda?
con simpatia rispettosi attenti e informali saluti da un tuo fan
www.chefmarco.splinder.com

Loste ha detto...

Bene @Anonima che non sei anonima :) ... ma il tuo nome adesso dimmelo però :))
Sono contento che siate stati bene, non avevo dubbi, mangio in tantissimi posti, ma quando li scrivo qui è perché ne vale veramente la pena. Un caro saluto !

Caro @Marco è il senso che cercavamo e che volevamo dare, quando si mettono i piedi in certe terre, non si scherza mica ;) Mangio anche io tranquillo ma è meglio la faccia dei miei figli :)))

Mariù ha detto...

Che meraviglia quei posti, quanto sono familiari queste tue parole per me che, durante i miei cinque anni trevigiani, da quelle parti ci bazzicavo spesso... un senso di pace e un ricordo stupendo.
A presto,
m.

Loste ha detto...

Ah ecco vedi @Mariù che i fili dei ricordi fanno legacci strani :))