Algoritmi e favette
Se ne sta con la testa piegata sopra il quaderno di matematica. Guarda i disegni, gli schemi “matematici”, come se si aspettasse che da un momento all’atro, qualcosa possa uscire da lì. Un “misirizzi” con un cappello a sonagli, a gridargli con una vocina in farsetto, la soluzione al suo problema di logica.
Lui non sa che questo sforzo, che il suo cervello di bimbo sta facendo, si chiama logica. Non sa che tenere il pensiero e gli occhi incollati, a quelle pagine a quadretti, si chiama concentrazione. Non lo sa che la matematica è un mondo di regole, che si affrontano con trucchi e scorciatoie, non sa che concentrandosi sulla logica si arrivano a costruire degli algoritmi mentali, banali, che diventano la base per tutta la matematica di una vita.
Si sforza di nuovo, prova a tenere la pazienza, la concentrazione, alte, in tensione. Ma fuori nel giardino i cuginetti corrono, giocano, gridano. E allora quel castello che vedo aleggiare sopra la sua testa, ha una vibrazione di incertezza, si piega di lato, mentre piano, l’orecchio teso ancora, alla spiegazione materna, gira appena la testa e butta un’occhiata di fuori. E’ lì in quel preciso istante, nel momento in cui lui guarda fuori con la coda dell’occhio, che la “bava di ragno” che teneva in piedi il castello, la concentrazione, si spezza. E tutto crolla inesorabilmente nel vuoto. Non c’è più la matematica, non ci son più numeri pari e dispari. C’è solo quell’ansia di correre fuori, a giocare, di mollare le regole matematiche del “diviso” e del “per”. Di mettersi a correre intorno casa, a squarciagola, fintanto che le gambe reggono e la voce non molla. Ed è lì in quell’istante che si volta fuori a far segno al cugino che “… si aspetta che finisco i compiti e arrivo!” Incurante della spiegazione materna, che ora svolazza nell’aria solitaria e senza destino.
Scivolo via pian, mentre il rimprovero parte, e cresce di tono sì, ma basterebbe anche meno a ferire quel nano che alberga in sembianze di Matti, Spaccaball, o puffo a seconda del momento. E’ giusto, il rimprovero, è giusto che si debba capire quando è il tempo del gioco e delle cose serie. Da grande dovrà vivere in un mondo fatto solo di regole, che diranno cosa e cosa non potrà fare. Da grande rimpiangerà quando ora bambino, nonostante i rimproveri e le lacrime, sogna di numeri pari e di numeri dispari.
Ora lo sento spiegare, tra i singhiozzi del pianto, che vorrebbe andare fuori, uscire a giocare, e che lui i numeri pari non li capisce. Aggiunge poi che neanche i dispari capisce tanto bene, dando così il giusto peso alle cose e ai numeri in particolare. Li lascio discutere ancora: mamma e figlio: Lei che spiega le sue ragioni e lui che alla fine chiude tutto con un “ …. E ma io vorrei tanto andare fuori a giocare !!” tra i singhiozzi lacrimosi.
Penso ad una soluzione, arbitro superpartes, in questa diatriba. Mi affaccio, gli faccio segno di seguirmi nel mio studio. Mi seggo alla scrivania, mi abbraccia disperato del non poter correr fuori. Gli dico di smettere di piangere, e gli spiego cosa sia giusto e cosa no.
Poi chiedo: “cos'è che non capisci dei numeri pari e dei dispari ?” Lui mi spiega che lui sa che 0, 2, 4 , 6, e 8 sono pari e sa anche che 1, 3 , 5, 7, e 9 sono dispari…. Ma che quando i numeri diventano grandi non li capisce più.
Allora gli scrivo un numero su un foglietto: 37456 e gli chiedo se è grande. Annuisce distrutto dall’evidenza delle cose. Poi con un dito nascondo 3745 e gli faccio vedere solo il 6. Il viso si allarga in un sorriso, mentre gli spiego che non deve pensare a quanto sia grande un numero. Gli dico che un numero può anche essere enorme, anche infinito, ma che quello che conta è solo l’ultima cifra il resto, per ora, non serve. Banale regola nascosta negli algoritmi di una vita.
45627 “dispari”, 364222 “Pari”…. Poi comincio a parlare: “trentaduemilioniottocentosessantaduemilaequattrocentodiciotto” “Pari!” Ottantasettemilionitrecentoventimilaeduecento” “Pari” “diciassette” “Dispari”
Continuiamo mentre fuori cala la sera e qua dentro abbiamo inventato un nuovo gioco, che non fa correre intorno casa, ma che fa gridare lo stesso a squarciagola, mentre cucino:
Le reginette con favette fresche e bottarga di tonno
Ho sciolto un paio di acciughine buone, buone (che tra parentesi son quasi finite !) le ho profumate con uno spicchio di aglio, qualche zesta di limone very original south italy e della bottarga di tonno "SPE-TTA-CO-LA-RE". Ho lasciato il fuoco al minimo, mentre scottavo delle reginette, "sfrido" delle lavorazioni della mattina che contemplavano un lotto di ravioli. Le ho scolate moooooooolto al dente, e ho Finito la cottura in padella aggiungendo le favette sbucciate. Ho servito ripassando le zeste, la bottarga e un filo di olio a crudo.
"unmiliardocinquecentotrentatremilioniquattrocentoventiduemila
seicentotrentaquattro!"
"Pari !"
Lui non sa che questo sforzo, che il suo cervello di bimbo sta facendo, si chiama logica. Non sa che tenere il pensiero e gli occhi incollati, a quelle pagine a quadretti, si chiama concentrazione. Non lo sa che la matematica è un mondo di regole, che si affrontano con trucchi e scorciatoie, non sa che concentrandosi sulla logica si arrivano a costruire degli algoritmi mentali, banali, che diventano la base per tutta la matematica di una vita.
Si sforza di nuovo, prova a tenere la pazienza, la concentrazione, alte, in tensione. Ma fuori nel giardino i cuginetti corrono, giocano, gridano. E allora quel castello che vedo aleggiare sopra la sua testa, ha una vibrazione di incertezza, si piega di lato, mentre piano, l’orecchio teso ancora, alla spiegazione materna, gira appena la testa e butta un’occhiata di fuori. E’ lì in quel preciso istante, nel momento in cui lui guarda fuori con la coda dell’occhio, che la “bava di ragno” che teneva in piedi il castello, la concentrazione, si spezza. E tutto crolla inesorabilmente nel vuoto. Non c’è più la matematica, non ci son più numeri pari e dispari. C’è solo quell’ansia di correre fuori, a giocare, di mollare le regole matematiche del “diviso” e del “per”. Di mettersi a correre intorno casa, a squarciagola, fintanto che le gambe reggono e la voce non molla. Ed è lì in quell’istante che si volta fuori a far segno al cugino che “… si aspetta che finisco i compiti e arrivo!” Incurante della spiegazione materna, che ora svolazza nell’aria solitaria e senza destino.
Scivolo via pian, mentre il rimprovero parte, e cresce di tono sì, ma basterebbe anche meno a ferire quel nano che alberga in sembianze di Matti, Spaccaball, o puffo a seconda del momento. E’ giusto, il rimprovero, è giusto che si debba capire quando è il tempo del gioco e delle cose serie. Da grande dovrà vivere in un mondo fatto solo di regole, che diranno cosa e cosa non potrà fare. Da grande rimpiangerà quando ora bambino, nonostante i rimproveri e le lacrime, sogna di numeri pari e di numeri dispari.
Ora lo sento spiegare, tra i singhiozzi del pianto, che vorrebbe andare fuori, uscire a giocare, e che lui i numeri pari non li capisce. Aggiunge poi che neanche i dispari capisce tanto bene, dando così il giusto peso alle cose e ai numeri in particolare. Li lascio discutere ancora: mamma e figlio: Lei che spiega le sue ragioni e lui che alla fine chiude tutto con un “ …. E ma io vorrei tanto andare fuori a giocare !!” tra i singhiozzi lacrimosi.
Penso ad una soluzione, arbitro superpartes, in questa diatriba. Mi affaccio, gli faccio segno di seguirmi nel mio studio. Mi seggo alla scrivania, mi abbraccia disperato del non poter correr fuori. Gli dico di smettere di piangere, e gli spiego cosa sia giusto e cosa no.
Poi chiedo: “cos'è che non capisci dei numeri pari e dei dispari ?” Lui mi spiega che lui sa che 0, 2, 4 , 6, e 8 sono pari e sa anche che 1, 3 , 5, 7, e 9 sono dispari…. Ma che quando i numeri diventano grandi non li capisce più.
Allora gli scrivo un numero su un foglietto: 37456 e gli chiedo se è grande. Annuisce distrutto dall’evidenza delle cose. Poi con un dito nascondo 3745 e gli faccio vedere solo il 6. Il viso si allarga in un sorriso, mentre gli spiego che non deve pensare a quanto sia grande un numero. Gli dico che un numero può anche essere enorme, anche infinito, ma che quello che conta è solo l’ultima cifra il resto, per ora, non serve. Banale regola nascosta negli algoritmi di una vita.
45627 “dispari”, 364222 “Pari”…. Poi comincio a parlare: “trentaduemilioniottocentosessantaduemilaequattrocentodiciotto” “Pari!” Ottantasettemilionitrecentoventimilaeduecento” “Pari” “diciassette” “Dispari”
Continuiamo mentre fuori cala la sera e qua dentro abbiamo inventato un nuovo gioco, che non fa correre intorno casa, ma che fa gridare lo stesso a squarciagola, mentre cucino:
Le reginette con favette fresche e bottarga di tonno
Ho sciolto un paio di acciughine buone, buone (che tra parentesi son quasi finite !) le ho profumate con uno spicchio di aglio, qualche zesta di limone very original south italy e della bottarga di tonno "SPE-TTA-CO-LA-RE". Ho lasciato il fuoco al minimo, mentre scottavo delle reginette, "sfrido" delle lavorazioni della mattina che contemplavano un lotto di ravioli. Le ho scolate moooooooolto al dente, e ho Finito la cottura in padella aggiungendo le favette sbucciate. Ho servito ripassando le zeste, la bottarga e un filo di olio a crudo.
"unmiliardocinquecentotrentatremilioniquattrocentoventiduemila
seicentotrentaquattro!"
"Pari !"
17 commenti:
I tuo ''nano'' è molto fortunato: coccole, buon senso e cibo preparato con amore. Ne beneficiamo anche noi!
bello! (e io ripetitiva lo so...)
chef ottimo l'accostamento con bottarga di tonno invece di quella di muggine
complimenti
www.chefmarco.splinder.com
mi son commossa, che lo avrei lasciato correr fuori, se ancora ci sono cugini da seguire, mi sono commossa per la tua capacità di aver dato gioco al dovere. e consolazione alla disperazione. Non mi piacevano le fave, ora una ogni tanto la saggio, così per desiderare. Ho della bottarga siciliana da consumare. domani al massimo sperimento la tua. Grazie per ora. Silvia
e bravo papà matematico! questa pasta deve essere mia! appena vedo le acciughe vado in visibilio...
...adesso cosa ci dovremmo aspettare da questo manager-educatore-chef-poeta,magari una relazione con Monica Bellucci da futuro presidente del consiglio?!?!
Oggi tutto il tuo post mi riguarda: a partire dai "singhiozzi lacrimosi"... oggi il cugino gridava sotto la finestra mentre il fratello sgommava con la bici... il tutto mentre cercavo di spiegare alla sorella/cugina i segreti dell'orientamento... una fatica!
Favette (o baccelli come dicono i toscani) mio papà le ha colte in giardino, in un piatto quelle, nell'altro quelle che avevo comprato poco fiduciosa! Nessun paragone... assolutamente nessuno!
Condite con olio, sale, pepe con dadini di pecorino toscano... Appena rinascono provo la tua ricetta!!! Sbav sbav...
Scusa l'enormità del commento, ma come ho detto mi riguardava :))
i tuoi figli sono fortunati e, secondo me, verranno su molto bene :-)
...sia dal punto di vista dell'educazione, sia da quello dell'alimentazione!
Mi ha commosso il tuo piccolo spacaball..anch'io mi perdevo in cucchiai d'acqua con la matematica.Lui è davvvero fotunato ad avere un papà come te, certamente una figura molto rassicurante e positiva per la sua crescita!Se poi gli prepari anche queste leccornie...stupenda!
nonostante il liceo scientifico la matematica non mi è mai stata amica. Il tuo bimbo è fortunato ad avere qualcuno che riesca a ridimensionare i problemi...e che poi magari gli cucina anche certe prelibatezze :D
Un abbraccio
fra
:) beneficiatene pure @lacquadorosa
Grazie @Matie no problem
Grazie per lo chef @Chef ;)
Prego @Silvia ;)
ANche tu @Giò ? Poi quelle lì tu non hai idea :))
Mammo mia che binomio: ragioniere/ingegnere :))) utilissimi comunque @Cibou
Magari qualcuna che mi chiami papy ... caro il mio @Smilzo :))))
Ah bé credo che siano situazioni in cui siam passati tutti @Chiara
Si mi sa che hai ragione sono fortunatini @Marzia
:)... il cucchiaio d'acqua e più picccolo del bicchiere @Saretta
I problemi vanno sempre smontati e ridimensionati ... tutti altrimenti non si sa come prenderli @Fra :)))
"Nessun matematico può essere un vero matematico se non è in parte anche un poeta" (Karl Weierstrass)
si, ma... la mamma come ci è rimasta? Non si è sentita un po' "scippata" nel non essere stata coinvolta nella soluzione? Certo che probabilmente le reginette sono state di consolazione per tutti...
Azzarola @Virò ... non ho capito se ti riferisci a me o a Spaccaball ! :)
@acquacica la mamma dice che quello che conta è il risultato, nessuno si sente scippatto di nulla ;)
il tuo blog è meraviglioso...
sabi
... azzie ! @Sabi
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