Tradizionalmente Freudiana
Misurava la cucina a passi lunghi e veloci. I capelli arruffati, l'enorme pigiama a righe stropicciato e con la giacca allacciata male. Zoppicava a causa di una ciabatta mancante che non aveva trovata nella foga del momento. Ogni tanto cambiava piede alla ciabatta per mitigare il freddo che sentiva, non era riuscito a ravvivare il fuoco e nel camino sonnecchiava la brace tiepida della sera prima. Glielo avevano detto che quando sarebbe successo, sarebbe successo all'improvviso, ma onestamente non pensava così all'improvviso. Fino alla sera prima Iole, sua moglie, aveva fatto tutte le cose che doveva fare: dopo aver finito di cavare le patate dal campo insieme a lui, aveva chiuso i polli e i conigli, pulito gli stalletti, "guernato" il maiale e la scrofa a cui era rimasto un porchetto. Aveva portato lo stabbio alla stabbiara, mentre lui puliva la stalla, poi aveva preparato la cena e infine "custodito" la cucina. Era andata a letto presto e anche lui dopo una sigaretta, rinunciando alla solita capatina all'osteria, era andato a dormire subito dopo: era meglio non esagerare, magari succedeva mentre lui non c'era.
Iole lo aveva chiamato presto, troppo presto. Gli sembrava di essersi addormentato da qualche minuto e lì per lì non si era reso conto di che ora potesse essere, anzi non capiva neanche se era già ora di alzarsi o cosa. Poi, in una smorfia di dolore, Iole gli aveva detto di correre dalla Marina per mandarla a chiamare la levatrice. Allora Alfio si era fiondato fuori dal letto, così com'era, in pigiama nella notte fredda di un fine marzo, aveva fatto correndo quei tre o quattrocento metri che separavano la sua casa da quella di Marina. Aveva corso così nella notte e non si ricordava, se quando era uscito, le ciabatte le avesse entrambe o no, magari l'aveva persa sulla strada del ritorno, visto che aveva tagliato per campi, in discesa si poteva fare. E mentre Marina correva a chiamare la levatrice in paese, lui era tornato a casa. Aveva appena infilato la testa nella camera, più per assicurarsi che la ciabatta non fosse rimasta lì, quando la moglie si rizzò a sedere sul letto gridando a squarciagola, tutta sudata e con i capelli zuppi attaccati a viso e fronte. Alfio chiuse la porta e se ne tornò in cucina seduto nell'angolo sperando che la levatrice e Marina arrivassero presto.
Arrivarono anche troppo presto, perché mentre lui aveva provato ad informarsi se avessero per caso visto una ciabatta lungo la strada, la levatrice se lo mangiò vivo. L'acqua calda non c'era, le salviette di lino non c'erano, la casa era fredda, e lui in fondo in fondo faceva anche un po' schifo conciato come un pupazzo senza una ciabatta e con i piedi neri.
Era tornato nell'angolo zitto, cercando di farsi più piccolo di quanto non fosse nella speranza di risultare abbastanza invisibile mentre le due donne andavano e venivano.
Ora dalla camera arrivavano urla e grida: la levatrice urlava "Spingiii!" Marina gridava "Daiii!" e Iole strillava "Bastaaa!" Ma possibile che per far nascere un figlio bisognava fare tutto sto bordello!? Un figlio, il primo figlio, un maschio doveva essere. Maschio. Il primo maschio per aiutare lui nei campi, la seconda femmina per aiutare la madre e per "badarli", poi, da vecchi, ma il primo maschio doveva essere.
E se era un maschio bisognava fare "il maggio", aveva già individuato l'albero, un bidollo, un pioppo alto più di quindici metri, bello diritto e con pochi rami, quasi dentro al fosso dietro casa. Aveva anche ripulito il greppo dalla sterpaglia per poterlo tirar fuori meglio. E, senza dirlo alla Iole, aveva anche preparato l'armamentario: il fuciletto, la bicicletta, due palle di pezza, il fiasco di vino e Giovanni gli aveva promesso la bandiera Italiana. L'alloro per la corona lo avrebbero fregato dietro la chiesa, la siepe del prete era grande e folta e lui non se ne sarebbe accorto, e il gioco era fatto.
Fatto. Si fa per dire, ci sarebbero voluti almeno venti uomini per tirare fuori l'albero, venti uomini, vuol dire anche venti donne più tutta la monellara, poi considera i curiosi, il prete, la farmacista con il Gigi, l'appuntato con la moglie e magari sarebbe capitato anche il dottore. Almeno cento persone bisognava contare; e cento persone vuol dire almeno una trentina di litri di vino, tre lonze, quattro salami, qualche forma di pecorino, e forse non bastava e toccava ammazzare anche il porchetto come aveva detto Giovanni, che per sto giro te la scordi la pista con quello. Ma un figlio non nasce mica tutti i giorni, e "il maggio" non lo pianti sempre, ma solo se nasce un figlio maschio.
Dalla camera arrivo un urlo più straziante degli altri, e poi il silenzio. Dopo poco Alfio sentì il vagito di un neonato, mosse la testa verso la porta per sentire meglio, era il pianto di un bimbo, di un bimbo maschio sicuramente. Si abbandono sulla sedia, dal taschino del pigiama estrasse una nazionale senza filtro tutta stropicciata, se la mise in bocca, l'accese e restò così, aspirando una lunga boccata. Fuori albeggiava, le vacche nella stalla "chiamavano". Sì, ci volevano almeno venti uomini per tirare fuori quel maggio dal fosso, e venti uomini vogliono dire anche venti donne, e tutta la monellara e poi il prete e... e un paio di ciabatte nuove e sicuramente il:
Porchetto arrosto
Procuratevi un coscio di maialino.
Rosolate il pezzo di carne in olio aromatizzato con aglio, rosmarino, timo e finocchio selvatico, sfumate con del vino bianco, fiammeggaite e infornate in forno a 80° per quattro o cinque ore. E sì, mi spiace ma la ricetta è di una cottura a bassa temperatura al contrario della tradizione che con un'ora e mezza solamente a 160° risolveva il problema. Servite con delle patate novelle cotte al forno con la buccia.
Per la cronaca la tradizione vuole che quando si pianta "il maggio", questo enorme simbolo fallico, venga addobbato con quanto di più maschile si possa immaginare: le ruote della bicicletta, il fucile, due palloni, il fiasco del vino. Il padre del neonato non deve aiutare, ma ha il solo compito di mescere il vino. Dopo un anno si taglia il maggio, e via giù di nuovo una grande magnata.
Iole lo aveva chiamato presto, troppo presto. Gli sembrava di essersi addormentato da qualche minuto e lì per lì non si era reso conto di che ora potesse essere, anzi non capiva neanche se era già ora di alzarsi o cosa. Poi, in una smorfia di dolore, Iole gli aveva detto di correre dalla Marina per mandarla a chiamare la levatrice. Allora Alfio si era fiondato fuori dal letto, così com'era, in pigiama nella notte fredda di un fine marzo, aveva fatto correndo quei tre o quattrocento metri che separavano la sua casa da quella di Marina. Aveva corso così nella notte e non si ricordava, se quando era uscito, le ciabatte le avesse entrambe o no, magari l'aveva persa sulla strada del ritorno, visto che aveva tagliato per campi, in discesa si poteva fare. E mentre Marina correva a chiamare la levatrice in paese, lui era tornato a casa. Aveva appena infilato la testa nella camera, più per assicurarsi che la ciabatta non fosse rimasta lì, quando la moglie si rizzò a sedere sul letto gridando a squarciagola, tutta sudata e con i capelli zuppi attaccati a viso e fronte. Alfio chiuse la porta e se ne tornò in cucina seduto nell'angolo sperando che la levatrice e Marina arrivassero presto.
Arrivarono anche troppo presto, perché mentre lui aveva provato ad informarsi se avessero per caso visto una ciabatta lungo la strada, la levatrice se lo mangiò vivo. L'acqua calda non c'era, le salviette di lino non c'erano, la casa era fredda, e lui in fondo in fondo faceva anche un po' schifo conciato come un pupazzo senza una ciabatta e con i piedi neri.
Era tornato nell'angolo zitto, cercando di farsi più piccolo di quanto non fosse nella speranza di risultare abbastanza invisibile mentre le due donne andavano e venivano.
Ora dalla camera arrivavano urla e grida: la levatrice urlava "Spingiii!" Marina gridava "Daiii!" e Iole strillava "Bastaaa!" Ma possibile che per far nascere un figlio bisognava fare tutto sto bordello!? Un figlio, il primo figlio, un maschio doveva essere. Maschio. Il primo maschio per aiutare lui nei campi, la seconda femmina per aiutare la madre e per "badarli", poi, da vecchi, ma il primo maschio doveva essere.
E se era un maschio bisognava fare "il maggio", aveva già individuato l'albero, un bidollo, un pioppo alto più di quindici metri, bello diritto e con pochi rami, quasi dentro al fosso dietro casa. Aveva anche ripulito il greppo dalla sterpaglia per poterlo tirar fuori meglio. E, senza dirlo alla Iole, aveva anche preparato l'armamentario: il fuciletto, la bicicletta, due palle di pezza, il fiasco di vino e Giovanni gli aveva promesso la bandiera Italiana. L'alloro per la corona lo avrebbero fregato dietro la chiesa, la siepe del prete era grande e folta e lui non se ne sarebbe accorto, e il gioco era fatto.
Fatto. Si fa per dire, ci sarebbero voluti almeno venti uomini per tirare fuori l'albero, venti uomini, vuol dire anche venti donne più tutta la monellara, poi considera i curiosi, il prete, la farmacista con il Gigi, l'appuntato con la moglie e magari sarebbe capitato anche il dottore. Almeno cento persone bisognava contare; e cento persone vuol dire almeno una trentina di litri di vino, tre lonze, quattro salami, qualche forma di pecorino, e forse non bastava e toccava ammazzare anche il porchetto come aveva detto Giovanni, che per sto giro te la scordi la pista con quello. Ma un figlio non nasce mica tutti i giorni, e "il maggio" non lo pianti sempre, ma solo se nasce un figlio maschio.
Dalla camera arrivo un urlo più straziante degli altri, e poi il silenzio. Dopo poco Alfio sentì il vagito di un neonato, mosse la testa verso la porta per sentire meglio, era il pianto di un bimbo, di un bimbo maschio sicuramente. Si abbandono sulla sedia, dal taschino del pigiama estrasse una nazionale senza filtro tutta stropicciata, se la mise in bocca, l'accese e restò così, aspirando una lunga boccata. Fuori albeggiava, le vacche nella stalla "chiamavano". Sì, ci volevano almeno venti uomini per tirare fuori quel maggio dal fosso, e venti uomini vogliono dire anche venti donne, e tutta la monellara e poi il prete e... e un paio di ciabatte nuove e sicuramente il:
Porchetto arrosto
Procuratevi un coscio di maialino.
Rosolate il pezzo di carne in olio aromatizzato con aglio, rosmarino, timo e finocchio selvatico, sfumate con del vino bianco, fiammeggaite e infornate in forno a 80° per quattro o cinque ore. E sì, mi spiace ma la ricetta è di una cottura a bassa temperatura al contrario della tradizione che con un'ora e mezza solamente a 160° risolveva il problema. Servite con delle patate novelle cotte al forno con la buccia.
Per la cronaca la tradizione vuole che quando si pianta "il maggio", questo enorme simbolo fallico, venga addobbato con quanto di più maschile si possa immaginare: le ruote della bicicletta, il fucile, due palloni, il fiasco del vino. Il padre del neonato non deve aiutare, ma ha il solo compito di mescere il vino. Dopo un anno si taglia il maggio, e via giù di nuovo una grande magnata.
26 commenti:
come al solito il tuo modo di scrivere mi incanta!
Complimenti, splendido racconto!
Non ho capito che lavoro fai per vivere, però mi auguro davvero di trovare prima o poi qualche cosa di tuo in una libreria. In ogni caso, per fortuna esiste il web ed è come sempre un grande piacere immergersi e perdersi nei tuoi racconti.
un abbraccio
k
ah questo turchese m'incanta. perché non dai retta a kappina e ti metti a scrivere per vivere? guarda maggiani nella sua bella spezia, un libro ogni tot, senza fretta e senza angoscia, e vive da pascià (vabbè in povero che qua in liguria pure i pascià sono sul moderato :)))
piesse
e comunque io li comprerei tutti i libri tuoi eh
Altro che scrivere, ma che ne capite voi due là sopra? ..ahahaha
Lui in cuicna dovrebbe stare, altro che libri!!!!
Tra una cottura e l'altra anche scrivere certo,ma prima di tutto...CUCINARE!!!
;-))
E allora un bel libro di cucina accompagnando ogni ricetta con una splendida narrazione (come fai sul blog): in fondo hai già tutti gli strumenti :-D
L'ho letto d'un fiato.....
;-D
Jacopo
Invece io penso che dovresti candidarti a queste elezioni. Ti voterei sicuramente!!!
Come sempre BRAVO!
p.s. sai come si dice dalle mie parti? "pianta' magghiu'"! e vero?
Ciao, Lorella
Beh che dire, non la conscevo questa tradizione del "pianta maggio" e non mi dirai che è anche una tradizione popolare dei nostri paesi dell'entroterra marchigiano?
Ti faccio i complimenti sia per lo scrivere che per il mangiare ....
Ottimo scrittore o giornalista? e ottimo chef!
Saluti Carla
Accidenti... ho voluto strafare.
Sentivo già il salame sotto i denti !
Ma la birra non ce la leva nessuno eh !? :)
@Kix: mi fai arrosire.
@K: Mmmmh simao in due ad avere lo stesso dubbio: nenache io ho capito che lavoro faccio.
@Fiordisale: ma sai uno sarebbe anche pronto...
@Lory: vuoi proprio che mi metta a cucinare !!! :)
@Jajo: bé magari su questa soluzione ci siamo già.
@Lorella: :) poi? Chiediamo Giuseppe Razzinger di farsi da parte !? :)))
@Carla: è solo dell'entroterra Marchigiano, nella fascia dei comuni che va da Matelica a Frontone. Se sei curiosa domenica fai una passeggiata a Sassoferrato, ti guardi i maggi dal vivo e se vuoi ti consiglio anche un buon ristorantino ;)
Loste
@MisterQ: ci siamo scritti sopra. No la birra non ce la leva nessuno. Ma se vuoi toglierti la voglia di salame qui ci si diverte Un saluto
sempre bello immergersi nei tuoi racconti così vivi, dove senti i profumi (e non solo quelli del cibo!). allora, questo libro, lo scrivi o no???? altrimenti restiamo solo noi privilegiati qui a leggerti...
Bellissima tradizione, e magico il modo in cui ce la fai rivivere.
Grazie.
Una capatina a Sassoferrato se il nostro Spaccaball di 3 anni ce lo consente la farei volentieri. Puoi consigliare anche a me il ristorantino???
guarda che sono pronto a fare un'altra copertina !!! ;^))))
C'è una ragazza che mi ha detto che nelle risposte sono troppo telegrafico: scusate,questioni di tempo, cercherò di migliorarmi.
Si @Marzia, lo scrivo, ma poi che ci faccio? Magari lo pubblico sul blog che dici?
@Letizia, certo non so quanta strada debba tu fare ma qui
ci sono alcune proposte.
@Luc: potremmo anche dar seguito a quel progetto che abbaimo nel cassetto ;) prima di impegnarci in qualcosa di grosso :))
Loste
:-D
Scusate, però secondo me qualcuno si è dimenticato di fare una domanda importante....
Loste
posso chiedere una vocale? :)
loste, ti ho assegnato un premio! Passa da me a ritirarlo!!
il progetto non è dimenticato. un po' di casini (non nel senso udc). ti scrivo in pvt.
Miinchino...Fantastico..assolutamente fantastico
Fra
Caro LOSTE, quando sono approdata nell'entroterra marchigiano vedevo questi "pali" piantati per terra e non capivo.... pensavo a pali della cuccagna ma mi chiedevo come facessero a passarci in mezzo ai raggi della bici... e poi perchè lasciare i "premi" ad invecchiare alle intemperie? :DDD
Poi finalmente ho capito e l'anno scorso un mio amico ha anche partecipato all'innalzamento di questo "totem"... ma scoprirlo leggendolo da te è troppo bello, pieno di poesia, evochi ricordi che non fanno parte della mia infanzia ma che mi piace credere lo siano e... e poi allora ti chiedo questa... ma allora, tutti quegli alberti pieni di fiocchi rosa che vedo in giro spessissimo e che rimangono così un sacco di tempo... sono per le femminucce??!! :D
Da noi (intendo Ferrara) altra cosa che non esiste, sono le lenzuola appese fuori di casa col benvenuto al/alla pargolo/a che invece mi piace tanto vedere qui! :D
Invece non mi piace vedere quelle enormi cicogne nel mezzo dei giardini col fagotto nel becco, non so perchè ma mi fa tanto "pacchiano"... de gustibus... Baci =(^.^)=
Eccola qua @Gatadaplar, la domanda giusta. Si gli alberi con tanti rami e senza corteccia pieni di fiocchi rosa sono per le bambine, ma la storia è più complicata. Quegli alberi sono i "salici" alberi che si trovano anch'essi lungo i fiumi e i cui rami giovani venivano utilizzati per fare le scope di saggina. Quegli alberi che vedi non li hanno più perché nell'immaginario della tradizione son tutti diventati scope per la nuova nascitura.
Loste
scopeeee?......ma che bell'augurio...
destino di pulizie, meno male che è nell'immaginario!!
Comunque il porchetto sembra ben riuscito!....e il racconto altettanto! ciao!
@ Certo che ti voglio ai fornelli,lo sai ;-))
Sarebbe anche una scusa per tornare a..Casa!!!! ;-)
Aiuto!!! Non dirmi carissimo, che ho vinto una scopa di saggina!!! :DDDD
Bacioni =(^.^)=
oggi è il compleanno di mia suocera...87 anni!!! x festeggiare ho cucinato 1 quarto di maialino che un amico mi aveva regalato...lo avevo in congelatore e quale occasione migliore x provare a fare la tua ricetta!! speriamo bene...l'ho gia tagliato e assaggiato...wooo buonissimo! spero piaccia anche agli ospiti..ti farò sapere!! grazie mille patrizia
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