08 febbraio 2011

Fuori

Mi appoggio a questa colonna, l'intonaco che cade a pezzi, l'odore di muffa e di varechina, il silenzio del corridoio rotto dal brusio ovattato della lezione oltre la porta, e dal fruscio regolare del giornale che il bidello sfoglia. Non é proprio facile starci appoggiati, dove finisce la colonna inizia subito la porta, e per evitare di toccarla, è la porta della mia classe, sono costretto ad appoggiarmi contro lo spigolo vivo, e non è comodissimo. Allora rinuncio ad appoggiarmi me ne sto faccia al muro ad ascoltare il sussurro della lezione e a guardare i disegni che l'intonaco scrostato fa su questa colonna. Una sorta di carta geografica, disegnata dal tempo, dal "vandalismo" di altri prima di me, dall'incuria. I buchi nell'intonaco come tanti laghetti sulle cui rive passeggio con l'indice e il medio della mia mano destra. Un passo dopo l'altro, un profumo di erba bagnata, il calore di un alba estiva, i passi che affondano in un tappeto di licheni, il rumore di pozze calpestate, l'omino della mia fantasia si gira ad osservare lo specchio di calce grigia: chissà se ci saranno pesci. Lo lascio passeggiare fino a dove, il mio braccio completamente disteso e io in punta di piedi, riesce ad arrivare. Oltre, i laghetti finiscono, il muro diventa una tavola anonima bianca e pulita.

C'è qualcosa dentro, non dentro la classe, qualcosa dentro di me che mi dice di stare qui vicino, di non allentarmi , di non andare in mezzo al corridoio o addirittura nella stanzetta del bidello. Qualcosa che possa trasformare questa inquietudine, questo mattone sullo stomaco, questo torsolo di mela in gola, in qualcosa di meno grave. Si mamma, mi hanno mandato fuori della classe, ma non tanto, appena fuori della porta, proprio dietro. Cosi vicino che ho sentito quello che il maestro ha spiegato. Mi rimetto l'omino in tasca stanco di passeggiare, appoggio la testa alla colonna, proprio di fianco al lago più piccolo. Mi guardo le scarpe, la punta contro un battiscopa grigio di marmo scadente, sopra una fascia di muro nera dalle pedate di tutta la storia di questa scuola. Chissà che dirà mia mamma. Quanto si arrabbierà, cacciato fuori dalla porta dopo due giorni di scuola, io che neanche sapevo che si potesse andare fuori dalla porta. Chissà. Chissà cosa mi avrà fatto da pranzo. Con la punta della mia scarpa do un paio di colpetti a quel muro nero di "sgommate".

"Non ti è bastato oggi ?"
La voce che mi fa la domanda, mi prende alla sprovvista sobbalzo e sbatto contro la porta della classe. Dentro sento la voce del maestro che dice "Avanti". Il bidello mi guarda severo, dall'alto in basso, uno sguardo che promette altre punizioni. Balbetto una scusa tipo:
"Ma io non facevo niente !"
La voce che mi esce piagnucola un poco, quasi mi meraviglia sentirla. Da dentro si sente di nuovo "Avanti!" stavolta più deciso. Il bidello mi supera la mano sulla maniglia: "Seee, bonanotte ! Sempre a far niente voi, e intanto la scuola va a pezzi !"
Apre la porta e si affaccia nella mia classe. Io dallo spazio che la porta lascia aperto vedo il mio banco pieno a metà, il mio posto vuoto e il mio compagno che mi guarda. Dietro altre facce, di nomi che ancora non ricordo: terzo giorno di scuola in questa città dove ci siamo trasferiti da poco. Qualche sogghigno lo intravedo, mentre il bidello spiega che nessuno ha bussato, ma che "... è questo alunno che ha mandato fuori dalla porta, signor maestro, che ha preso a calci il muro e anche la porta."

Non è vero !

"Ah bene ! Pure questo ! Gli dica allora che se ne resti fuori dalla porta fino alla fine della scuola, fino all'ora di pranzo!"

Fino all'ora di pranzo?!
Chissà che dirà mia mamma. Quanto si arrabbierà, cacciato fuori dalla porta dopo due giorni di scuola, io che neanche sapevo che si potesse andare fuori dalla porta. Chissà. Chissà cosa mi avrà fatto da pranzo.

Cacio e pepe


No non ricordo cosa mi fece da pranzo mia mamma ci mancherebbe. Il fatto è che quando a casa mia si facevano gli spaghetti in bianco una spruzzata di pepe la si metteva sempre. Ricordo invece benissimo il fatto raccontato, come se fosse accaduto un attimo fa. Una discussione tra bambini e un calcio mollato ad un mio compagno. Il motivo ? Questo !


La ricetta ? La video ricetta !





Un paio di suggerimenti:
2/3 di parmigiano reggiano e 1/3 di pecorino romano, oppure se amate i sapori decisi il contrario.

Del pepe buono e profumato. Lo so che può sembrare stupido, o peggio ancora una tirata immodestia, ma un pepe di qualità macinato al momento non ha nulla a che vedere con quello dei barattolini del supermercato.

Mai finiti fuori della porta ?

7 commenti:

Unknown ha detto...

Questa dolce malinconia che metti nei tuoi racconti mi affascina.Tutto in quello che scrivi sa di magico e non so perchè familiare.Sono sempre vissuta in città e non ho una grande dimestichezza con la montagna,ma è così.Io non sono mai andata fuori dalla porta.Da me alle elementari si usava "vai dietro alla lavagna" magari si poteva andare fuori dalla porta.Oh!comunque il tuo cacio e pepe sembra molto invitante.Alla prossima.Ciao.

luby ha detto...

ebbene si,una sola volta.
prima elementare.
per una colpa non mia,ma poi io...
diedi un calcio alla maestra sulla gamba...
motivo?
credava fossi io ad aver parlato e ancora giuro che ero zittissima!
e così,mi disse di uscire,io mi sono opposta e lei mi ha presa per le braccia e mentre mi alzava per portarmi fuori,zac,calcio.
ci sono stata pochissimo perchè poi la classe mi ha difesa ed il colpevole ha parlato.
ricordo quanto mi bruciavano gli occhi per la rabbia e lo sguardo tristissimo della maestra...
non l'ho mai perdonata.
lei in compenso si è tenuta il calcio come punizione per non avermi creduta e mi ha sempre trattata con i guanti bianchi.

ricordo chiaramente però cosa mi preparò la mia mamma il primo giorno di scuola,al ritorno trovai pasta e patate ^_^
idem per il primo giorno delle medie e superiori.
una piacevolissima coincidenza che adoro ricordare!
credo che la trasformerò in tradizione ai miei figli,che dici?

Manuela e Silvia ha detto...

Ciao! eh no...noi brave studentesse...ecco..magari una volta o due però fuori dalla porta ci siamo finite ;)
Ottima questa pasta: cremosa e dal sapore forte..come piace a noi!
baci

chez munìta ha detto...

il tuo video protebbe convincere pure un allergico alla mucca in ogni sua manifestazione..

straordinari i tuoi viaggi:

culinari. mentali. reali.

vale

Loste ha detto...

Anche nelle mie elementari "campagnole" c'era il dietro alla lavagna @Annamaria, poi in città ho conosciuto il "fuori dalla porta"

La pasta con le patate ma come @Luby racconta e certo che la devi regalare ai tuoi figli questa tradizione. Certo però che un calcio ! :D

Ah ecco @Manuela e Silvia, pensavo a delle "secchione" :)) si buona la Cacio e pepe.

Grazie @Vale ;)

Carmen ha detto...

semplice e saporita... perfetta :)

Anonimo ha detto...

...ebbene si anche io,sempre l'alunna perfetta, una volta sono finita fuori dalla porta in seconda media ,sbattuta fuori da una supplente che in un grande casino che lei non sapeva domare ha mandato fuori la prima a caso...io! Ricordo le lacrime trattenute a stento ed il magone che si e' disciolto solo nel momento in cui l'ho confessato a mia madre che stranamente (lei sempre cosi severa ) ha minimizzato la cosa. Che tenerezza ricordarlo ora che lei e' mancata da poco..chissa' che aveva cucinato quel giorno! Grazie Oste per i ricordi e per la splendida ricetta! Claudia