26 gennaio 2009

Un taxi per quattro

Un brivido freddo mi sveglia dal sonno. Sono ancora sul divano, adesso mi alzo e vado a letto. Adesso spengo la televisione, che imperterrita continua a parlare. Adesso me ne vado a dormire. Un brivido ancora, lungo la gamba. Infilo la mano nelle tasche della tuta, il cellulare mi vibra in mano. AAALEO, dice il display, illuminato, e poco sopra al nome 23:43 in cifre grandi e nere. Sono indeciso su quale tasto pigiare ... ma si va, verde!

Si.
Papà ?
Credo di si, sempre che tu sia mio figlio.
Papà, tra venti minuti alla stazione di Fabriano. Click

Ah ecco. Mi pareva troppo godurioso alzarsi dal divano e tuffarsi nel letto. Adesso ricordo: il ragazzo è andato al cinema con i suoi amici. Due coppiette di liceali, e un tassista nella notte. Infilo le scarpe, la giacca a vento e un cappello nero di lana. Esco.
Il freddo della notte, non mi prende a schiaffi. Mi molla invece un calcio diritto in mezzo alle gambe e mentre mi piego, mi assesta un colpo secco tra spalle e collo. Riparo in auto, ghiacciata come un congelatore, infilo la chiave, le cifre rosse appaiono appannate sul cruscotto, cerco quella della temperatura: -4. Meno quattro, ripeto, solo meno quattro dai. Che vuoi che sia un attimo fa eri sdraiato al caldo del divano, cullato dalla luce azzurina della tv, una coperta leggera ai piedi, e adesso sei a meno quattro. Roba da farsi venire una sincope.
Armeggio con lo stereo, ogni volta ho lo stesso dubbio: quale musica mettere per dei quasi quindicenni? Symple Red? Un po' datati. Eminem? Eccessivo. Keith Jarret? Seee bonanotte. Moby? Magari potrebbe anche andare, certo loro avevano sei o sette anni quando uscì Play e quindi che ne sanno. Ligabue? Ligabue va bene. Si capiscono le parole, è moderno, ma non troppo, è rock. Ligabue allora!
Volume non troppo alto, ma neanche troppo basso. Ma non è che questo album l'ho già messo la volta scorsa con loro? No. Non mi pare. No. Sono sicuro di no.

Allora via si va. Lungo la strada Cerco di darmi un tono, ostentare una certa indifferenza, un po' di distacco, ma non troppo. Alla fine sono sempre un papà, anche se questa è la terza volta, che tassino i ragazzi. Ma il ruolo è il ruolo. E quindi faccia seria e leggero ghigno di altezzoso distacco.
Alla stazione non c'è nessuno. Giusto un taxi, vero, fermo in sosta. Un polizziotto della polfer che mi guarda, e a cui rivolgo un incerto sorriso, probabilmente non visto nel buio della sera. Ligabue che dice di aver lasciato qualcosa sul comodino. In quel momento tutte le portiere si spalancano, e l' auto si riempie. Ciao Papà. Buonaseraaa ! Ciao Marco. Ciao come va ?. Sorrido soddisfatto a quel distacco che non c'è e non ci sarà mai, al mio leggero ghigno di altezzoso distacco, che non si è mai stampato in faccia.
Ciao ragazzi com'è?
Bene dai!
Ma lei ascolta sempre Ligabue ?

Merda. Mi pareva che l'avevo già messa. Ha parlare è stata lei laaa... di Leo. Che andesso prende e mette Moby: Play.
Figo! Bello ! Meglio Moby no ?! Grande !!
Quando si dice non capirci una mazza. A casa via. Il film era bello? Vi siete divertiti? Mangiato ?
Le chiacchiere viaggiano tra di loro, Moby grida "eeh!" tra le note del piano e il ritmo della batteria "eeh!": Porcelain. I miei pensieri turbinano alla luce dei fari, come pezzi di carta mi svolazzano intorno, tanti fogli di "moleskine" strappati. Scritti non scritti, piegati e rimessi in scatola. Così quando arriva la domanda, non capisco che è per me. Leo mi tocca la spalla e con la coda dell'occhio vedo il viso di lei tra me e Leo che chiede. Ma a lei piace il cinghiale? Bé si certo perché ?! Perché mio nonno è un cacciatore e ne prendono tanti. E già oramai i cinghiali da queste parti devono essere abbattuti per legge regionale, tanti sono. Ma si va! E' quasi mezzanotte e mezza, per quando li avrò portati tutti e tre fino all'uscio di casa e riuscirò a buttarmi a letto saranno le una. Il sonno sarà andato a farsi benedire... Mi butto: bé certo un po' di cinghiale per un bel ragù non sarebbe male! Non vedo gli occhi di Leo, ma percepisco la sua occhiataccia al buio. Ammicco soddisfatto: proviamo a mettere insieme l'utile al dilettevole no ?!

E così è stato qualche giorno fa mi chiamano da casa e: ti hanno mandato il cinghiale! Bene. Bene tieni lì che per domenica, nessuno ci toglie, una:

Pappardelle con ragù di cinghiale



Per 4 persone dovrebbero bastare un 400 grammi di cinghiale, che andranno tenuti a bagno nel vino rosso e odori (alloro, ginepro, pepe) dalla sera prima. La mattina buttate tutto il vino e anche gli odori, battete al coltello il cinghiale e aggiungete un paio di etti di polpa di maiale magra. Fate un soffritto fine di cipolla, carota e sedano, che lascerete soffrigere a fuoco basso in poco olio evo. Aggiungete la carne e rosolatela benissimo, rimettete gli odori: una foglia di alloro, alcuni grani ginepro e di pepe, io ho aggiunto anche un chiodo di garofano e un pezzetto di Macis. Sfumate con due dita di grappa buona e vino rosso, lasciate evaporare. Aggiungete poca passata di pomodoro, o del concentrato sciolto in brodo, o in poco fondo. Lasciate andare a fuoco basso per un paio d'ore e più, io ho usato la "slowcooker" per cinque ore.



Lessate le pappardelle fatte in casa o di buona fattura, condite spruzzando un po' di parmigiano e una volta impiattato ... senza scandalizzarvi ma provandoci... un velo di cacao fondente in polvere. Un altro mondo !!!





20 gennaio 2009

Ma che ci sto a fare ?

E' una domanda.
Ve le fate mai le domande ? Poche eh !!

E' una domanda che mi sono fatto ieri mentre ascoltavo l'intervista che VG ha fatto a Nicola Cavallaro (eccola qui).
A me Nicola piace. Non ho mai mangiato da lui, purtroppo, però mi piace il suo modo di approcciarsi alla cucina. Quel suo modo di fare innovazione che non è troppo aggressivo, che non è così gridato come in altri sui colleghi. Mi piace il fatto che non si allontani troppo dalla tradizione: Aioioepeperoncino (!) La costa brasata, il tortellino in brodo.
Questione di pelle probabilmente. Ma non era di questo che volevo parlare. Volevo dire che mentre lo sentivo parlare, della sua esperienza, della sua passione e del suo mestiere, mi sono chiesto: "Ma che ci sto a fare, io, in mezzo a tutta questa gente che per mestiere ha più diritto di me di parlare di cibo ?"

Ecco la domanda era questa, e la risposta che mi viene adesso è un po' pesantina. Tipo che non mi viene in mente un motivo valido per continuare parlare di cibo io che fondamentalmente non c'entro nulla. E ' un po' come pensare che se ci fosse una blogsfera del Controlling, Nicola potrebbe gestire un blog e parlare di varianze industriali, budget, effetti valuta e tanta altra roba... Magari potrebbe farlo meglio di me, mentre dubito che possa avvenire il contrario.
Ecco la cosa è un po' questa ci si pensa ci si riflette e ci si fanno domande.

E come venerdì scorso che un'amico mi ha chiesto come mi vengono in mente i piatti.
Onestamente non ci avevo mai riflettuto a fondo. Non essendo uno chef, la mia sperimentazione è molto più limitata dei professionisti, appunto, spesso non dispongo di una vasta scelta di materie prime. Quindi ?
Quindi pensandoci bene alla fine ho ricostruito il mio schema mentale di quando penso ad un piatto. La conclusione che ne è venuta fuori è che, io quando penso ad un piatto, ad una nuova ricetta, lo faccio in funzione di chi dovrebbe mangiarlo.
Penso a quella o quelle persone, i loro gusti in primis, i loro desideri, anche aldilà del cibo, il loro umore, a tutto un insieme di cose che trascendo il semplice nutrirsi. Ecco che alla fine mi ritrovo a fare delle:

Mezzamaniche Mancini con le cannocchie




Per quattro persone: una dozzina di cannocchie freschissime (vive) che vanno pulite e scottate in padella coperte con poco olio evo e una presa di prezzemolo per 5 minuti. Mentre fate lessare la pasta Mancini pulite le cannocchie mettendo da parte la polpa e lasciandone intere quattro. Nella padella dove hanno scottato le cannocchie fate sciogliere un paio di pomodori ramati fatti a cubetti e appena salati. Scolate la pasta al dente finendo la cottura in padella e incorporando la polpa e le cannochie. Impiattate e servite con un filo di olio evo

12 gennaio 2009

Facile come ...

Qualcuno deve pur ricominciare. Qualcuno lo deve pur fare.
Che poi ricominciare è ben diverso da cominciare. Iniziare qualcosa ha un che di avventuroso, di scoperta, di costruzione. Ricominciare da il senso dello scontato, del conosciuto, del tenere in piedi. Vediamo allora di (ri)cominciare.
Un mese fa circa ho postato la mia ultima ricetta che fosse commestibile, l'ultima era tutt'altra cosa. Quindi che cosa pensate possa accadere in un mese? Ecco appunto niente !
E' stato un Natale come tanti altri, anche se qualcuno aveva pronosticato un "Natale meraviglioso". Io son stato zitto, perché non è che puoi star lì sempre a fare il bastian contrario. Se non constatare poi che anche chi aveva fatto il pronostico alla fine si adeguato ad un natale normale se non peggio.
E' stato un fine anno come tanti altri, anche se qualcuno aveva pronosticato, un fine d'anno scoppiettante. Io son stato zitto, perché non è che puoi star lì sempre a fare il bastian contrario. Zampone e lenticchie un po' di purè, una tombola con "Spaccaball" e "Chi?Che?Co?Io?" che poi finiscono sempre in grandi litigate e se non ricordo male sono andato a letto prima della mezzanotte. Anche in questo caso il pronosticatore alla fine ha dovuto ammettere anche per lui non è che sia andata molto diversamente.
E' stato un inizio anno come tanti altri, anche se qualcuno aveva pronosticato "vedrai ti divertirai e scierai tanto". Io son stato zitto, perché non è che puoi star lì sempre a fare il bastian contrario. Però al secondo giorno mi sono rotto una tibia. E anche qui il pronosticatore non ha detto nulla.

Ecco diciamo che è stato tutto normale alla fine le cose che succedono son sempre le stesse. Che vuoi ci si adatta e ci si accontenta, come dicevo un post fa ? Del poco che è quasi nulla.

Ecco però prima di Natale ho sentito Lei, che anche Lei è ora che ricominci .... Quel giorno volevo provare una pentola a lenta cottura, che avevo appena comperato (slowcooking dicono nella perfida Albione) pensavo di farci un coniglio, addirittura un coniglio in fricassea. Se non che, sempre Lei, mi ha investito con la sua parlantina a razzo travolgente, roba che neanche un motore a curvatura stellare potrebbe tenergli il passo. E parla che ti parla e racconta che ti racconta, non so come sia andata, ma io volevo fare un coniglio, un coniglio in fricassea, sta di fatto che quando ho chiuso il telefono stavo preparando una:

Lonza di maiale con mele, castagne e salsa al calvaldos



Ho rosolato ben benino una lonza di maiale che avevo pancettato precedentemente, direi un buon venti minuti di rosolatura, accompagnata da aglio e odori vari (salvia, rosmarino...) che è terminata con una sfumata di mezzo bicchiere di Calvados. Il tutto è poi stato passato nella "slowcooking". Ora se non avete una di queste pentole mettete la carne in una pentola dai bordi alti, che infornerete a 90° per sei ore, coperta in modo che la carne non asciughi. Nelle sei ore che rimanevano ho preparato nell'ordine:
Castagne lessate, e pulite, caramellate in padella con poco burro zucchero e un goccio di Calvados.
Mele Golden stark delicious fatte a fettine di un paio di centimetri e saltate come le castagne, in padella con burro, zucchero e un mezzo bicchiere di ... ? Bravi! Calvados.
Ho lasciato mele e castagne da parte e le ho aggiunte alla carne negli ultimi 40 minuti di cottura. Alla fine ho recuperato il fondo della pentola e l'ho ridotto aggiungendo burro e ancora (se serve) un po' di Calvados.
Servito il piatto con bietoline saltate in padella, la salsina e se piace una spruzzata di cannella.
Ma guarda te ! E io che volevo fare un coniglio, un coniglio in fricassea.

Roba da streghe !

01 gennaio 2009

Le domande non fatte

Hai visto Juanin !? Qualcuno è venuto, qualcuno è passato a dare risposte a domande non fatte.
E se le leggi così: una via l’altra, sembrano l’elenco delle buone azioni e intenzioni, che quando eravamo bambini dovevamo scrivere sul quaderno di scuola. Ogni buona azione un fiorellino: i fioretti del mese di maggio! Son pensieri che guardano avanti, al poi, a quel che sarà, al domani che viene. Che è mica facile, guardare avanti, pensare al futuro. Qualcuno forse lo fa normalmente, ma nessuno spesso abbastanza. Siamo tutti lì concentrati a osservare la foglia: le cose tangibili, “toccabili”, il nostro lavoro, gli obiettivi raggiunti, l’apparire per l’essere, l’appagarsi della normalità. Osserviamo la foglia, ma non vediamo, l’albero ne tanto meno il bosco.
Sai Juanin, io conosco tanta gente, tante persone, ma quasi tutte guardano la foglia. Però ne conosco alcune diverse: conosco per esempio una persona che la mattina si sveglia e sente la musica, anche se la musica non c’è. Ne conosco un’altra che con l’illusione di un sogno potrebbe vivere il resto della sua vita, appagata solo da questo. Un’altra ancora, felice, ma felice di talmente poco, da sfiorare quasi il nulla. E poi ne conosco ancora un’altra che quando mi chiama al telefono parla, parla e racconta; e io so, che il mio ascoltare la riempie di gioia.
Vedi !? Allora penso che quello che ci occorre è trovare il nostro angolo di felicità, nei piccoli segni. In spigoli di muro dove non sbatter più la testa. In un orgoglio profondo da gridare soltanto a noi stessi. In un pensiero felice che stacca un sorriso. Nel gesto più vecchio del mondo: il carezzare l’anima altrui, quello che molti chiamano amore.
Penso tu abbia ragione: se bastano sette colori per fare le meraviglie che vediamo, e se bastano sette note musicali per ascoltare quello che ascoltiamo, allora le regole per vivere felici non dovrebbero esser tante.
Ma dove trovarle ?! Io so leggere, forse so scrivere, magari so fare anche altre cose che non servono se non per cose “toccabili”, qualcuno dice che so cucinare.
E allora a quelle persone di prima che si riconosceranno, e a coloro che mi conoscono, anche se non mi hanno mai visto, io regalo un piatto. Gli ingredienti?! Ce li hanno messi loro Juanin, nelle risposte che hanno dato alle domande che non abbiamo fatto. Erano lì, tra le righe, bastava guardare il bosco, e con quei pezzi di risposte ci faccio la mia:

“Ricetta per salvarsi la vita”



Prendete “un sorriso vero che parte dagli occhi e arriva al resto del viso e che aiuta sempre chi lo fa e chi lo riceve”, “delle ore serene da passare in famiglia solo per il gusto di stare insieme.” Cercate si essere “meno superficiali, magari uno sconvolgimento del nostro modo di pensare le cose” “diffidat(e) di chi ha sempre pronte le risposte” Ogni tanto “provate a tirarvi un po' su perché se no non va bene” Abbiate “Un confronto profondo che vi faccia scomparire migliori di come siete apparsi. E lasciare un affetto contagioso.” Siate “felici sentitevi fortunati” Circondatevi di “gente sana, con pensieri positivi”. Capite “che nulla è per sempre, la salute, gli affetti, la serenità e, proprio per questo, apprezzarle quando ancora si è in tempo” “Pensate parecchio e mettete in discussione tutto, si fa fatica e vengono dolori ai muscoli, ma si sta anche di un gran bene” Continuate a “muovervi, a fare, a pensare, a desiderare” Gioite “per l’immenso piacere di ogni piccola frase che arriva dai veri amici” Ricordate che “grazzieaddio ci va veramente di lusso, a noi, tutti, che viviamo tranquilli e più o meno sereni lontani da luoghi e situazioni in cui si rischia la propria vita, per delle idee, per un'appartenenza, a volte persino senza motivo.” E anche che “semo fortunà, gente mia. ecome sa lo semo!” Sognate “tanto sole dentro e anche fuori” “Continuate disperatamente a lottare” “pensate ad essere più umili e a rispettare gli anziani, i bambini e gli animali.
Abbiate “Tanti piccoli pensieri e tanti sogni che attraversino la vostra mente ogni giorno alla velocità di foglie spinte dal vento... accompagnandovi nelle faccende quotidiane fino al sonno...
Poi alla fine una sola "illuminazione" o chiamiamola "verità" : ORA,in questo preciso attimo, saper di esser VIVI ed esserne infinitamente felici


Ecco, a te che leggerai, questa è la ricetta da cucinare.
Per te, per me, per noi, ed anche per gli altri.
E ricorda che: "La gioia è una farfalla che vola rasente il prato... "